sabato 22 giugno 2024

Spagna, trovata un'urna con il vino più antico del modo: era un vino bianco

Spagna, l'urna con il vino più antico del mondo
(Foto: ilgiornale.it)

Un team di scienziati dell'Università di Cordoba ha scoperto il vino più antico finora mai rinvenuto. Il liquido era contenuto all'interno di un'urna funeraria romana di duemila anni fa, in quella che una volta si chiamava Betica, ossia il sud della Spagna. Dopo averlo analizzato minuziosamente con l'aiuto di specifici biomarcatori, è stato visto che si trattava di vino bianco.
L'urna in questione fu rinvenuta nel 2019 durante alcuni lavori di ristrutturazione di un'abitazione della città spagnola di Carmona, nella provincia di Siviglia. L'autore dello studio è José Rafael Ruiz Arrebola, docente di chimica organica. 
L'urna conteneva resti cremati, avorio bruciato e circa 4,5 litri di un liquido rossastro. Anche se il liquido era rossastro, il colore superficiale non deve ingannare: gli scienziati hanno spiegato che si trattava di vino bianco perché non conteneva acido siringico, una sostanza presente solo nei vini rossi. Inoltre presenterebbe una composizione di sali minerali molto simile ai fini che si producono tuttora nel sud della Spagna.
Prima di questa scoperta e la stima che il vino nell'urna funeraria abbia più o meno duemila anni, il vino più antico, in forma liquida, era quello contenuto in una bottiglia a Spira, in Germania, con un'età stimata di 1700 anni (IV secolo d.C.), anche se, in questo caso, non ci fu alcuna conferma da parte delle analisi chimiche. La bottiglia venne rinvenuta nel 1867 ed è conservata nel Museo Storico del Palatinato in Germania.
Le condizioni di conservazione della tomba, che si è mantenuta integra e ben sigillata per duemila anni, sono ciò che ha permesso al vino di mantenere il suo stato naturale e di escludere che il liquido andasse perso per effetto di allagamenti, perdite all'interno della camera o processi di condensazione.
I resti scheletrici rinvenuti nell'urna appartenevano ad un uomo. Alle donne, nell'antica Roma, fu a lungo proibito degustare il vino, ritenuto una bevanda da uomini. Le due urne di vetro nella tomba di Carmona sono un esempio della divisione di genere della società romana e dei rituali funerarie. Se le ossa di un uomo erano immerse nel vino insieme ad un anello d'oro e ad altri resti ossei lavorati provenienti dal letto funebre in cui era stato cremato, l'urna contenente i resti di una donna non conteneva una sola goccia di vino, bensì tre gioielli d'ambra, una boccetta di profumo all'aroma di patchouli e resti di tessuti le cui prime analisi sembrano indicare che fossero di seta.
L'accostamento dei vini nei corredi funebri era un'usanza antica. Il vino accompagnava i defunti verso una nuova vita. Con il vino si usava deporre nelle sepolture anche acqua e miele. Per evitare che il vino potesse decomporsi, venivano aggiunti vari additivi.

Fonti:
ilgiornale.it
finestresullarte.info


Israele, scoperto un relitto ed il suo carico risalente all'Età del Bronzo

Israele, il carico della nave trovata al largo delle coste
(Foto: finestredellarte.info)

Scoperta archeologica straordinaria al largo delle coste di Israele. Ad una distanza di circa 90 km dalla costa e ad una profondità di circa 1,8 km sul fondo del Mediterraneo, è stato scoperto il carico di una nave di oltre 3300 anni fa, contenente centinaia di vasi intatti. La scoperta mostra per la prima volta le impressionanti capacità di navigazione degli antichi.
Il carico della nave è stato scoperto durante un'indagine ambientale della società di produzione di gas naturale Energian sul fondo del mare ed è stato indagato dall'Autorità per le Antichità di Israele. In seguito alla scoperta, Energian (che gestisce i giacimenti di gas Shark, Tanin e Katlan in Israele) ha condotto un'operazione per estrarre campioni di vasi dal raro carico della nave.
La nave risale al XIV-XIII secolo a.C. e il suo carico era composto da un nucleo di anfore cananee risalenti all'Età del Bronzo. Si tratta, dicono gli archeologi israeliani, della nave più antica del mondo scoperta nelle profondità del mare.
Sembra che la nave sia naufragata a causa di un tempesta marina o, forse, di un incontro con pirati, fenomeni frequenti durante l'Età del Bronzo. Si tratta del primo e più antico relitto finora rinvenuto nelle profondità marine del Mediterraneo orientale.
Il relitto era lungo circa 12-14 metri e trasportava centinaia di vasi, di cui solo alcuni erano visibili in superficie, mentre altre anfore sono sepolte nel fondo fangoso e, a quanto pare, parti del tronco dell'albero della nave sono sepolte in profondità. Anfore commerciali come quelle identificate nel carico della nave erano usate come recipienti adatti a trasportare merci a buon mercato e grandi quantità di olio, vino e altri prodotti agricoli come la frutta.

Fonte:
finestresullarte.info

sabato 15 giugno 2024

Germania, trovati pezzi di scacchi medioevali

Germania, i pezzi di scacchi medioevali scoperti
(Foto: finestresullarte.info)

Un team di archeologi dell'Università di Tubinga, dell'Ufficio Statale per il Patrimonio e del Baden-Wurttemberg e dell'Istituto Archeologico Germanico, ha scoperto un piccolo tesoretto di giochi medioevali di quasi mille anni fa, che comprende una pedina per gli scacchi, un dado e un pezzo non meglio identificato, realizzati in corno e tutti ben conservati.
I risultati delle analisi a cui questi oggetti sono stai sottoposti, consentono, secondo gli studiosi, di ritenere che esiste una sorprendente continuità sulle regole dei giochi del tempo. Inoltre l'analisi dettagliata dei reperti promette approfondimenti sul mondo dei giochi della nobiltà medioevali e sulle origini del gioco degli scacchi europeo.
Il gioco degli scacchi arrivò dall'Oriente all'Europa più di mille anni fa, e i pezzi dei primi scacchi europei sono molto rari: proprio per questo la scoperta tedesca è singolare. La pedina da scacchi scoperta è un cavallo, recante segni di usura e anche tracce di vernice. Nel medioevo gli scacchi erano una delle sette abilità che un buon cavaliere doveva padroneggiare. Non sorprende che i reperti più noti provengano per lo più da complessi di castelli.
I reperti sono stati scoperti durante alcuni scavi condotti in un complesso di castelli nel sud della Germania. Giacevano sotto le macerie di un muro dove erano stati persi o nascosti nel medioevo. Questo ha fatto si che le superfici dei reperti rimanessero eccezionalmente ben conservate. Sotto il microscopio si nota la tipica lucentezza dovuta all'usura.
Gli occhi e la criniera della figura del cavallo, alta quattro centimetri, presentano un design elaborato, tipico dei pezzi degli scacchi particolarmente pregiati di questo periodo. I residui di vernice rossa trovati sui pezzi del gioco sono attualmente in fase di analisi chimica. I ricercatori sperano che l'analisi dettagliata dei reperti possa fornire un'ampia gamma di approfondimenti sul mondo dei giochi della nobiltà medioevale e sulle radici del gioco degli scacchi europeo.

Fonte:
finestresullarte.info

Gran Bretagna, il tesoro del relitto del mortaio...

Gran Bretagna, una delle lastre tombali recuperate da
un'imbarcazione naufragata (Foto: finestresullarte.info)

Gli archeologi subacquei dell'Università di Bournemouth, hanno fatto un'eccezionale recupero dai fondali della baia di Studland, lungo la costa meridionale dell'Inghilterra. Si tratta di due lastre tombali medioevali che giacevano in fondo al mare da quasi 800 anni. Le lastre, scolpite in marmo di Purbeck, facevano parte del carico della più antica nave naufragata di cui si abbia notizia nella storia dell'Inghilterra, affondata al largo della costa del Dorset durante il regno di Enrico III, nel XIII secolo.
Il sito è stato chiamato il "relitto del mortaio" perché altri oggetti nel suo carico includevano in gran numero mortai da macinazione, anch'essi realizzati con pietra di Purbeck. Le lastre sono state riportate in superficie nel corso di un'operazione di due ore. Una lastra, perfettamente conservata, misura un metro e mezzo e pesa circa 70 chilogrammi. L'altra lastra, molto più grande, è divisa in due pezzi, con una lunghezza complessiva di due metri ed un peso di circa 200 chilogrammi. Entrambi i pezzi recano incisioni di croci cristiane, molto popolari nel XIII secolo. Gli archeologi ritengono che fossero destinate ad essere coperchi di sarcofagi o monumenti funerari per individui di alto rango del clero.
Il sito del relitto del mortaio fu scoperto per la prima volta nel 1982, ma si presumeva fosse soltanto un mucchio di macerie sul fondo del mare. Il suo significato non è stato compreso fino al 2019, quando due archeologi subacquei si sono immersi nel sito.

Fonte:
finestresullarte.info

Teramo, rinvenuta una necropoli dell'Età del Ferro sotto l'Università

Teramo, la necropoli dell'Età del Ferro
(Foto: meteoweb.eu)

A Teramo è stata scoperta una necropoli dell'Età del Ferro durante i lavori di ampliamento dell'Università, nel cantiere del Dipartimento di Medicina Veterinaria. Finora sono state individuate due aree della necropoli, che si compone di tombe del tipo "a circolo".
L'Università di Teramo ha incaricato una squadra di professionisti che stanno eseguendo lo scavo e il recupero dei resti archeologici. Si tratta degli archeologi Alessandro Mucciante e Iolanda Piersanti, della restauratrice Laura Petrucci e dell'antropologa Samantha Fusari.
Le tombe rinvenute finora sono caratterizzate dalla presenza di un circolo di pietre che segnala la tomba, una fossa contenente il defunto e il suo corredo. Quest'ultimo è prevalentemente composto da vasi in ceramica di varia tipologia, simbolo del banchetto aristocratico, di armi in ferro nel caso degli individui di sesso maschile e di fibule e fusaiole per le donne. E', inoltre, tornato alla luce lo scheletro di una donna con indosso una collana di ambra ed altri monili. In una delle 13 tombe finora scavate è spuntato fuori anche un orcio che ha contenuto vino. Di particolare interesse la sepoltura di un bambino, che presenta al collo una torques in ferro, un collare tipico delle tombe infantili. Le sepolture sono state provvisoriamente datate ad un arco temporale che va dal VII al VI secolo a.C.

Fonte:
meteoweb.eu

venerdì 14 giugno 2024

Vibo Valentia, rinvenuto un complesso abitativo con terme


Vibo Valentia, statua di Artemide,
dalle terme romane
(Foto: finestresullarte.info)
La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia ha recentemente annunciato rilevanti ritrovamenti nel quartiere di Sant'Aloe, all'interno del Parco Archeologico Urbano di Vibo Valentia. I ritrovamenti sono emersi durante i lavori di adeguamento sismico di una scuola.
Le operazioni di scavo, concluse di recente, hanno interessato i livelli di fondazione dell'edificio scolastico, esplorando 32 vani al piano terra. Di questi, tredici vani hanno restituito una gran quantità di reperti e manufatti murari di notevole interesse archeologico. Le indagini hanno rivelato resti di strutture attribuibili sia a domus che ad edifici pubblici, facenti parte del Municipium di Vibo Valentia. Tra le scoperte più importanti spicca il complesso termale, con una grande vasca per il bagno, forse una natatio. La vasca era rivestita da preziosi marmi colorati e inserita in un ambiente monumentale decorato con nicchie, colonne e statue di marmo.
Dal vano contenente la vasca termale provengono i reperti più significativi, trasferiti al Museo Archeologico Nazionale "Vito Capialbi" di Vibo Valentia. Tra questi spicca una statua in marmo della dea Artemide. La stratigrafia indagata e i materiali raccolti permettono di datare le scoperte ad un periodo compreso tra la tarda Età Repubblicana (II-I secolo a.C.) e quella imperiale (II-III secolo d.C.). Le strutture rinvenute si allineano con quelle già conosciute nel quartiere, trattandosi, probabilmente, di una prosecuzione del quartiere pubblico/residenziale già parzialmente esplorato negli anni Settanta. 

Fonte:
finestresullarte.info

Roma, i castra di via Amba Aradam: un nuovo "regalo" degli scavi della Metro C

Roma, i resti archeologici trovati nel cantiere della
metro B (Foto: Soprintendenza Speciale Archeologia,
Belle Arti e Paesaggio di Roma)
Nel corso dei lavori di completamento della stazione Metro C - Amba Aradam, gli archeologi hanno rinvenuto i resti di altri due edifici adiacenti al dormitorio della caserma romana emersa nella primavera del 2018.
Pur avendo una loro funzione specifica, i nuovi ritrovamenti si presentano come parte integrante del complesso militare per le seguenti caratteristiche: formano due ali al dormitorio e appaiono costruite in età adrianea (inizi del II secolo d.C.), contemporaneamente all'alloggio dei soldati.
Le nuove scoperte sono avvenute a 12 metri di profondità, si dispongono ad una quota più bassa di circa 3 metri rispetto al resto della caserma e seguono l'orografia della zona, declinante verso nord in direzione del fiume che scorreva ai piedi delle (non ancora costruite) Mura Aureliane.
L'ala est si configura come un edificio rettangolare della superficie di circa 300 mq, che prosegue oltre la paratìa nord della stazione. Vi si accede da un'ampia area all'aperto, per mezzo di gradini che immettono in un corridoio con pavimento in opus spicatum.
In quest'area sono stati rinvenuti 14 ambienti, che si dispongono attorno ad un cortile centrale con fontana e vasche, anch'esso in opera spicata a terra. I pavimenti, di buona fattura, sono in opus sectile a quadrati di marmo bianco e ardesia grigia, a mosaico (anche figurato) o in cocciopesto. Le pareti sono decorate con intonaci dipinti o bianchi. Uno degli ambienti doveva essere riscaldato, vista la presenza di suspensurae (pile di mattoni che formavano un'intercapedine al di sotto del pavimento per il passaggio di aria calda).
Sia i pavimenti che i rivestimenti parietali sono stati rifatti più volte, con l'intento di mantenere in buon stato l'edificio, nonostante le diverse ristrutturazioni interne che, nel tempo, ne hanno modificato la forma e le dimensioni degli ambienti, nonché le aperture di passaggio. Nell'ultima fase di vita, quest'ala della caserma è stata dotata di una scala per salire al piano superiore, probabilmente un accesso ad uffici o al dormitorio dei soldati, posto più in alto. L'ipotesi è questo edificio sia stata l'abitazione del comandante della caserma.
L'ala ovest, simmetrica alla precedente, era più ampia di quanto è stato messo in luce e proseguiva oltre la paratia occidentale della stazione. Si tratta di un'area di servizio, con pavimenti in opus spicatum, vasche e sottostanti, complesse, canalizzazioni. Quest'ala, grazie ad una soglia in blocchi di travertino, era in comunicazione con un tracciato viario in basoli ad andamento est-ovest. Probabilmente qui venivano stipate le merci da stoccare, forse temporaneamente.
Molto importante è il rinvenimento di pavimenti lignei: sia resti delle cassaforme utilizzate per edificare le fondazioni dei muri (tavole e ritti ritrovati ancora in situ sulle fondazioni), sia elementi di carpenteria (tavole, travi, travetti) accatastati o buttati al fondo di fosse. Il rinvenimento di elementi lignei è molto raro per Roma.
I due nuovi edifici, come il dormitorio dei soldati, sono stati abbandonati e messi fuori uso intenzionalmente: i muri sono stati rasati ad un'altezza massima di 1,5 metri, gli ambienti sono stati spoliati e interrati. Questo radicale e massiccio intervento, databile a poco dopo la metà del III secolo d.C., può essere messo in relazione con la costruzione delle vicine Mura Aureliane (271-275 d.C.), che doveva prevedere la dismissione degli edifici esterni e prossimi, possibile riparo o nascondiglio per eventuali nemici.
Quest'ultima scoperta, unitamente a quella fatta in precedenza dell'edificio militare con corridoio centrale e stanzette affrontate destinate ad alloggio dei soldati, aggiunge un nuovo elemento alla conoscenza del complesso militare. La posizione dei castra integra la cintura di edifici militari rinvenuta tra Laterano e Celio: i Castra Priora Equitum Singularium rinvenuti in via Tasso, i Castra Nova Equitum Singularium che si trovano sotto la basilica di San Giovanni in Laterano, i Castra Peregrina al di sotto della chiesa di Santo Stefano Rotondo e la statio della V Coorte dei Vigili presso la chiesa di Santa Maria in Domnica.
Si tratta di un vero e proprio quartiere militare, edificato soprattutto nell'età traianea (inizi del II secolo d.C.). Purtroppo non di tutti i castra di Roma sono stati rinvenuti i resti. La caserma di Amba Aradam potrebbe far parte proprio di quei castra ancora sconosciuti.

Fonte:
Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma


Creta, scoperto un misterioso monumento minoico

Creta, il monumento minoico appena scoperto
(Foto: ansa.it)

Durante i lavori per la costruzione di un nuovo aeroporto nell'isola greca di Creta è stato rinvenuto un monumento circolare che si ritiene risalga alla civiltà minoica (Età del Bronzo).
Il sito è tornato alla luce sulla sommità della collina di Papaoura a nordovest della città di Kasteli, dove sono in corso i lavori per un nuovo aeroporto internazionale. A circa 494 metri di altezza, sul luogo dove doveva essere installato il sistema radar dell'aeroporto, è stato rinvenuto un edificio circolare in pietra, del diametro di circa 48 metri che si estende su una superficie di circa 1.800 metri quadrati, che si sviluppa in otto anelli sovrapposti - spessore medio 1,40 metri e altezza massima superstite stimata 1,7 metri. L'interno del monumento è diviso in quattro quadranti. Il sito, probabilmente utilizzato per rituali religiosi, sarebbe stato attivo più di 3700 anni fa.
Mano a mano che procedono nello scavo gli archeologi stanno portando alla luce un struttura quasi labirintica, poiché gli spazi comunicano tra loro attraverso strette aperture. Due possibili ingressi principali alle zone centrali sono stati individuati sui lati sudovest e nordest. Tra i reperti rinvenuti all'interno c'è una gran quantità di ossa di animali.
La civiltà minoica risale all'Età del Bronzo ed è sorta sull'isola di Creta approssimativamente dal 2700 al 1400 a.C.

Fonti:
ansa.it
rainews.it
scienzenotizie.it

Rho, dagli scavi di piazza Visconti emerge una strada romana

Rho, gli scavi in piazza Visconti (Foto: stilearte.it)

Gli scavi avviati per la rigenerazione di piazza Visconti a Rho, in provincia di Milano, stanno portando alla luce diversi reperti archeologici. Dopo le palificazioni medioevali e le ossa di bovino, le ruspe hanno permesso di scoprire come la strada di epoca romana proseguisse andando a costituire un crocevia.
A quanto pare, dunque, l'incrocio tra gli assi portanti cardo massimo  decumano, che a lungo si è pensato fosse di fronte alla chiesa di San Vittore, dove oggi sorge la piazza omonima, si troverebbe più o meno davanti all'accesso principale di Villa Banfi, già villa Visconti.
Dagli scavi sono emersi un ferro di cavallo e frammenti di cerchione di una ruota di carro, elementi che rafforzano l'idea di un punto del territorio percorso da cavalli e carri. Scavi del passato, realizzati per garantire sottoservizi utili alle abitazioni del territorio, hanno già danneggiato la strada in alcuni punti. Il livello più basso, secondo quanto risulta dalle tecniche di costruzione, sarebbe ascrivibile all'epoca romana. In realtà si parla di tre strati di costruzione sovrapposti: uno di epoca romana, uno tardo romano, uno medioevale.
In epoca romana la città era inserita nell'antica organizzazione amministrativa della Regio XI Transpadana e conserva ancora tracce evidenti dell'organizzazione stradale romana. Le strade attuali seguono in gran parte l'andamento delle antiche vie romane, orientandosi principalmente in direzione est-ovest e nord-sud, seguendo il tracciato della centuriazione romana.
Tra i ritrovamenti più significativi figura la via Mediolanum-Verbannus, un'importante arteria stradale che collegava Milano al Verbano, passando per Legnano e Gallarate, con Rho che fungeva da punto di sosta strategico, rappresentando il decimo miglio lungo il percorso. Per agevolare i commerci lungo questa via, gli antichi romani deviarono il corso del fiume Olona a Lucernate, creando un canale artificiale che seguiva il tracciato della via, consentendo un maggiore flusso di merci grazie al trasporto fluviale.
La presenza cristiana a Rho è documentata sin dal IV e V secolo. A piazza San Vittore sono emersi i resti di un antico cimitero e una cappella cristiana, mentre a via Belvedere sono state trovate tombe cappuccine, alcune delle quali recanti incisioni dell'alfa e dell'omega, simboli cristiani.

Fonte:
stilearte.it

Pompei, la Villa Imperiale e il Sacello di Ercole: una città che continua a stupire

Pompei resti di un probabile sacello dedicato ad
Ercole rinvenuto nell'area di Civita Giuliana
(Foto: Ufficio Stampa e Comunicazione MiC)

Già agli inizi del '900, nell'area a nord della città di Pompei, era stata identificata una grande residenza detta Villa Imperiale. Il Parco Archeologico di Pompei ha dato avvio a campagne di scavo che hanno permesso di arrestare il saccheggio sistematico che, per anni, ha interessato la villa e che hanno restituito nuovi dati e rinvenimenti eccezionali.
Le indagini del 2023-2024 si sono concentrate lungo il tratto dell'attuale via di Civita Giuliana, investigando per la prima volta un'area interposta tra i due settori già noti, quello residenziale a nord e il quartiere servile a sud, al fine di verificare l'attendibilità delle informazioni recuperate dalle indagini giudiziarie condotte dalla Procura di Torre Annunziata.
Fra le importanti scoperte che hanno interessato la villa, di cui l'ultima la stanza dei carpentiere, emerge anche un sacello, un ambiente dedicato al culto religioso, collocato in un punto di cerniera tra il settore di servizio (con stalle e la stanza degli schiavi) a sud e il complesso residenziale a nord della villa.
La rimozione della strada, avviata nell'agosto 2023, ha portato alla luce, al di sotto degli strati preparatori della via moderna, tra i 40 ed i 50 centimetri di profondità dall'attuale quota stradale, pavimentazioni appartenenti al piano superiore del quartiere servile nonché il sacello con volta ad incannucciata dalla planimetria rettangolare, di cui sono noti alcuni esempi annessi alle ville del suburbio pompeiano, anche se non con la stessa monumentalità.
Il sacello, secondo quanto rilevato dagli inquirenti nel corso delle investigazioni, sembrerebbe corrispondere ad un tempietto intitolato ad Ercole. L'ambiente è coperto con un tetto spiovente a falda unica, mentre la fronte esterna, completamente intonacata e dipinta di bianco, presenta un grande portale (2,65 x 2,75 metri) ed è sormontata da una sorta di timpano a rilievo.
Davanti alla porta è presente una rampa con tracce di ruote, indizio del possibile uso nel corso dei rituali di un carro cerimoniale. Internamente l'ambiente presenta una decorazione pittorica parietale di IV stile. Il ciclo decorativo prevedeva una sequenza su fondo rosso di dodici pannelli a drappo giallo, mentre al centro della parete di fondo due pannelli che inquadravano un podio in muratura, verosimilmente di supporto per una statua.
Poco distante corre, lungo le pareti, una banchina continua, in muratura rivestita di intonaco dipinto, di cui è evidente l'usura determinata dall'uso nel tempo, da parte dei partecipanti ai rituali.

Fonte:
Ufficio Stampa e Comunicazione MiC

sabato 8 giugno 2024

Turchia, torna alla luce un bellissimo pavimento musivo

Turchia, resti del pavimento musivo rinvenuto ad Antalya
(Foto: hurriyetdailynews.com)
Il Ministero della Cultura e del Turismo turco ha annunciato che è stato rinvenuto un pavimento musivo nell'antica città di Side, nella provincia meridionale di Antalya.
I lavori di scavo e restauro nell'antica città di Side sono iniziati nel 2023, nell'ambito del progetto Heritage to the Future, che si impegna a proteggere il patrimonio storico e culturale della Turchia, a ricercare siti archeologici ed a promuovere nel mondo le ricchezze archeologiche del Paese.
Il pavimento musivo è stato rinvenuto nell'area della città di Side attualmente in fase di scavo, area che è stata ampliata, dopo la scoperta di rami di un acquedotto alle spalle della Fontana Monumentale. Il mosaico raffigura Calliope, la musa della poesia epica, con magnifici dettagli.
L'opera d'arate risale al II secolo a.C. Sulle pareti dell'area in cui è stato rinvenuto il pavimento sono stati trovati affreschi che mostrano la comprensione estetica e la ricchezza artistica dell'epoca.

Fonte:
hurriyetdailynews.com


I romani e le ostriche, trovato un allevamento per la lavorazione di ostriche in Gran Bretagna

Gran Bretagna, resti della lavorazione delle ostriche
(Foto: bbc.com)
In Gran Bretagna, nei pressi dell'estuario dei fiumi Trent e Ouse, l'Humber, è stato rinvenuto quello che si pensa essere un sito romano per la lavorazione delle ostriche. La scoperta è avvenuta durante i lavori utili a difendere dalle inondazioni il terreno circostante, nello Yorkshire orientale.
Gli archeologi si sono imbattuti in questi resti nei pressi di quello che era, un tempo, un insediamento romano. Le ostriche erano molto apprezzate dai romani e, forse, giocarono un ruolo importante, secondo alcuni, nella decisione di Giulio Cesare di invadere la Gran Bretagna.
Sono state trovate notevoli quantità di "gusci di ostriche deformi", a sostegno della teoria secondo la quale crescevano naturalmente su una barriera corallina di conchiglie piuttosto che su corde, che era una pratica comune dell'allevamento, all'epoca. E' anche probabile che il lavoro di selezione compiuto dai lavoranti si svolgesse con una cernita del pescato. Le ostriche più regolari sono infatti non solo più grate all'occhio, ma risultano più polpose, ricche di umori e avrebbero garantito una migliore conservazione durante il trasporto. Le ostriche, un tempo, erano abbondanti e costituivano una parte fondamentale nella dieta. In particolare le ostriche britanniche erano molto apprezzate dai romani.
A partire dall'epoca di Nerone, a Roma, il consumo delle ostriche ebbe un vero boom. E' noto che nel periodo neroniano giungevano a Roma navi cariche di ostriche dalla Britannia, molto diverse da quelle raccolte lungo le coste italiane. Molti studiosi si sono chiesti come queste ostriche della Manica potessero arrivare fresche nella capitale dell'Impero, ipotizzando che fossero conservate anche grazie ad uno strato di ghiaccio o in giare piene di acqua marina cambiata periodicamente durante il viaggio.
Una parte significativa dell'approvvigionamento romano proveniva dall'ostricoltura lungo le coste francesi, che producevano varietà di ottime dimensioni e che risultavano particolarmente succose e polpose. In precedenza - tra il II ed il I secolo a.C. - erano noti i pregiati allevamenti di Baia, nel Lago di Lucrino, citati da Cicerone, Varrone e Plinio il Vecchio. Alcune ostriche di questo allevamento sono state trovate negli scavi di Pompei. I metodi di allevamento delle ostriche furono descritti dal poeta romano Decimo Magno Ausonio, vissuto nel IV secolo d.C.

Fonti:
bbc.com
stilearte.it


Gran Bretagna, trovati resti di una donna offerta in sacrificio

Gran Bretagna, resti di una donna forse sacrificata
(Foto: bbc.com)

Una donna dell'Età del Ferro, i cui resti sono stati rinvenuti in una fossa, potrebbe essere stata offerta quale sacrificio umano.
Un team dell'Università di Bournemouth sostiene che le ossa trovate a Winterborne Kingston, nel Dorset, nel 2010, hanno rivelato che la donna, sulla trentina, è stata pugnalata al collo.
La colonna vertebrale della giovane mostra segni di lavori pesanti. Le costole sono rotte e gli isotopi analizzati attraverso i denti mostrano che venisse da un luogo distante da dove è stata rinvenuta. I ricercatori ritengono che si tratta di una rara prova fisica di sacrifici umani nella regione. "Nelle altre sepolture che abbiamo indagato, le persone decedute sembrano essere state posizionate con cura nella fossa e trattate con rispetto, ma questa povera donna no. - Ha affermato il Dottor Martin Smith, Professore associato di antropologia forense e biologica. - La giovane donna è stata trovata sdraiata a faccia in giù, disposta in una posizione piuttosto strana, al di sopra di ossa di animali a forma di mezzaluna, deliberatamente collocati sul fondo di una fossa. Sembra, quindi, che sia stata uccisa durante un sacrificio".

Fonte:
bbc.com

 

Egitto, individuata a Giza una misteriosa struttura sotterranea

Egitto, indagine di telerilevamento condotta nella
necropoli di Giza (Foto: Motoyuki)

Utilizzando sofisticate tecniche di rilevamento, gli archeologi egiziani hanno scoperto una misteriosa struttura a forma di L, sotterranea, nella necropoli occidentale di Giza.
La necropoli contiene sepolture di membri della famiglia reale e di funzionari di alto rango, molte delle quali hanno strutture rettangolari emergenti, in pietra o mattoni di fango, le mastabe.
Un'area al centro della necropoli ha rivelato strutture emergenti utilizzando una tecnica chiamata tomografia di resistività elettrica (ERT), in cui le correnti elettriche vengono inviate nel terreno e la resistenza viene misurata per rilevare i resti. E' stato utilizzato anche il georadar (GPR), una tecnica che scansiona il terreno con un radar e mappa le strutture sotterranee. In questo modo gli archeologi hanno rilevato un'anomalia circa due metri al di sotto della superficie. 
L'anomalia rinvenuta sembra avere una forma di L di almeno 10 metri di lunghezza. Pare che questa struttura sia stata riempita di sabbia dopo la sua costruzione. Al momento sono in corso gli scavi per individuare la struttura.

Fonte:
livescience.com

Pompei, continue scoperte: il Sacrario della Regio IX

Pompei, il sacrario della Regio IX
(Foto: artribune.com)

Pompei continua a regalare sorprese agli archeologi ma anche ai visitatori. Alla fine di maggio è stato inaugurato un nuovo percorso sopraelevato per apprezzare l'Insula dei Casti Amanti che permette di osservare le attività di indagine e restauro nell'area e che hanno portato alla luce disegni realizzati a carboncino da bambini in un cortile di servizio.
Un'altra scoperta ha avuto per protagonista l'insula X della Regio IX, dove proseguono gli scavi e dove è stato rinvenuto un ambiente identificato come un sacrario, con pareti a fondo azzurro (colore raramente utilizzato a Pompei) attribuibili al IV stile e decorate con figure femminili rappresentanti le stagioni (Horae), nonché due allegorie, dell'agricoltura e della pastorizia, come indicano i rispettivi attributi: l'aratro la prima figura ed il pedum (un corto bastone usato da pastori e cacciatori) la seconda.
Una rappresentazione "arcadica" del mondo rurale, che rimanda ai valori di riferimento dell'élite urbana di Pompei, committente degli affreschi, che all'epoca aveva perso ogni contatto con le pratiche agricole e che le contemplava come un ricordo nostalgico. Nell'ambiente si conservavano oggetti sacri e si svolgevano con molta probabilità attività rituali. Gli scavi hanno, infatti, riportato alla luce quindici anfore da trasporto ed un corredo in bronzo composto da due brocche e due lucerne, ma anche accumuli di materiali edilizi da ristrutturazione, cui sono riconducibili i gusci di ostrica rinvenuti sulla soglia d'ingresso, che una volta tritati venivano aggiunti agli impasti per gli intonaci e le malte.
La piccola stanza, di otto metri quadrati, faceva parte della grande domus dell'Insula X, cui era collegato anche un quartiere termale, ancora in fase di scavo.
L'Insula dei Casti Amanti si trova nel quartiere centrale della città antica di Pompei, lungo Via dell'Abbondanza. La zona è stata scavata per circa la metà, ha un'area di circa 2.600 metri quadrati. Nell'Insula sono la domus dei Casti Amanti, la domus dei Pittori al lavoro e la domus del Cenacolo colonnato.
I recenti scavi nella domus dei Pittori al lavoro hanno fatto emergere una delle raffinate pareti affreschi in IV stile, dove si riconoscono Afrodite, Apollo e Dioniso nonché una quarta divinità. Su un'altra parete un quadretto più piccolo raffigurante un bambino con cappuccio e mantello da viaggiatore, circondato da grandi grappoli d'uva e melagrane, con accanto un cagnolino.
Nella domus del Cenacolo colonnato sono stati rinvenuti alcuni disegni a carboncino, che sembrerebbero essere stati eseguiti dalla mano di un bambino. I disegni raffigurano, nelle parti conservate, una scena gladiatoria, con due gladiatori uno di fronte all'altro.

Fonti:
artribune.com
napolidavivere.it

Pompei, memorie di antichi carpentieri...

Pompei, alcuni degli attrezzi di carpenteria trovati
di recente (Foto: Parco Archeologico di Pompei)

E' l'ultima scoperta nel quartiere servile della Villa di Civita Giuliana, indagata scientificamente sin dal 2017. Un ambiente conservato in maniera eccezionale come gli altri due scoperti nello stesso settore con i letti degli schiavi, dove è stato possibile realizzare i calchi di mobili e altri oggetti di materiali deperibili: legno, tessuti, corde.
La tecnica dei calchi, sperimentata in maniera sistematica sin dal 1863 con la realizzazione dei primi calchi delle vittime dell'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., è unica al mondo in quanto frutto della dinamica specifica dell'evento catastrofico. Il materiale organico quali corpi umani, animali o oggetti, si sono decomposti, lasciando un vuoto nel terreno. Questi vuoti possono essere riempiti di gesso durante lo scavo, per riottenere, dall'impronta in "negativo", la forma originale.
Una tecnica che ha portato a risultati straordinari nella Villa di Civita Giuliana, dai calchi di due vittime e di un cavallo a quelli dei letti modesti del quartiere servile. Ora un'ulteriore stanza amplia lo spaccato di vita degli ultimi, poco documentata nelle fonti letterarie. L'ambiente contiene un letto, ma anche attrezzi di lavoro e quello che sembra un telaio, forse di un altro letto, smontato: si riconoscono, inoltre, ceste, una lunga corda, pezzi di legno e una sega con lama, che sembra non tanto diversa dalle seghe tradizionali usate fino a poco tempo fa. Individuato persino un pezzo della corda, sempre come impronta nel sottosuolo, che la teneva sotto tensione.

Fonte:
Parco Archeologico di Pompei

Spagna, trovata un'urna con il vino più antico del modo: era un vino bianco

Spagna, l'urna con il vino più antico del mondo (Foto: ilgiornale.it) Un team di scienziati dell' Università di Cordoba ha scoperto...