sabato 27 marzo 2010

In un tempio egizio


La struttura architettonica del tempio egizio è la rappresentazione della cosmogonia e dell'origine del mondo secondo gli antichi abitanti del paese del Nilo. Il percorso templare è a forma di imbuto, il soffitto si abbassa gradualmente mano a mano che ci si inoltra nel tempio. Il pavimento, nel contempo, si alza per mezzo di gradini o percorsi in salita.
Il modello canonico del tempio egizio può ritrovarsi nel tempio di Khonsu, all'interno del recinto del tempio di Amon a Karnak. Il Pilone (dal greco pyle, "porta"), preceduto da un viale di sfingi, è un muraglione che rappresenta le montagne tra cui il sole nasce e muore. La Corte Colonnata era, generalmente, a cielo aperto; si trattava di un'area semi-pubblica decorata da scene del faraone trionfante. La Sala Ipostila aveva un numero di colonne multiplo di 3 o di 4 e rappresentava la palude primordiale da cui era emerso il monticello primigenio; le colonne rappresentavano un fitta foresta. Il Vestibolo (aditon) era il luogo in cui si preparavano i culti per le divinità. La Cella (o Naos) era, in "sancta sanctorum", contenente la statua del dio, nella quale poteva accedere solo il faraone o, in sua assenza, il Sommo Sacerdote.
I possedimenti del tempio erano esenti da tasse per decreto reale. La maggior parte di coloro che lavoravano in questi possedimenti erano semplici lavoratori, mentre ai sacerdoti spettava il compito di amministrare le entrate, costituite da grano, frutta, verdura e bestiame.
Il Sommo Sacerdote sovrintendeva all'andamento del tempio. Tre volte al giorno venivano portati, all'interno dell'area sacra, cibo e bevande. La statua del dio - scolpita in oro o argento - veniva quotidianamente lavata, purificata, truccata e vestita. Una volta finita la cerimonia, il Sommo Sacerdote si ritirava volgendo il volto alla statua e spazzando il pavimento per cancellare le tracce della presenza umana al cospetto del dio.

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