sabato 15 ottobre 2022

Grado, rinvenuta una seconda antica imbarcazione in laguna

Grado, la laguna (Foto: wikipedia.it)

Dopo il ritrovamento, ai primi di luglio, in prossimità del canale di accesso alla laguna di Grado, dei resti di una nave romana fatta risalire tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C., da parte dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Udine, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia di Trieste, nello spazio acqueo antistante il lungomare di Grado è stato scoperto un secondo relitto, costituito da alcuni corsi di fasciame - assemblati tramite mortase e tenoni - ed elementi dell'ossatura dello scafo riconducibili alla fiancata di una nave.
Per questo secondo relitto è possibile fornire un'indicazione cronologica più precisa grazie al rinvenimento di un'anfora del tipo Lamboglia 2 arcaico, che colloca il naufragio tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C.
I due relitti sono distanti, l'uno dall'altro, solo due chilometri in linea d'aria, uno in laguna e l'altro in mare. Si tratta, come ha spiegato il Professor Massimo Capulli, docente di Metodologia della ricerca archeologica all'Università di Udine e coordinatore delle ricerche subacquee, di due inedite testimonianze archeologiche di quello che doveva essere il sistema portuale diffuso nella metropoli Aquileiese, in cui lo scalo gradese costituiva una vera cerniera tra le rotte marine e la vasta continuità d'acque interne fluvio-lagunari dell'arco adriatico.

Fonte:
il gazzettino.it

Sicilia: il tempio D era, forse, il tempio di Atena?

Agrigento, i reperti recentemente rinvenuti che raffigurano
la dea Atena (Foto: ilprimatonazionale.it)

Ad Agrigento, nella Valle dei Templi, una piccola testa di terracotta raffigurante la dea Atena elmata, è stata riportata alla luce dagli scavi archeologici condotti da un team di ricerca della Scuola Normale Superiore di Pisa e potrebbe riscrivere la storia dell'antica Akragas.
Ciò che sorprende, però, è che il ritrovamento risulta insolito proprio perché in prossimità del tempio D, fino ad oggi attribuito a Hera Lacinia, corrispondente a Giunone. Il ritrovamento di questa prima testa fittile della dea Atena elmata, corrispondente alla romana Minerva, per gli archeologi è databile tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C. Oltre alla testa della divinità, nel corso degli scavi è riemerso anche un braccio con l'egida e il pugno stretto in atteggiamento di attacco. Un esemplare unico, ad Agrigento, che oggi potrebbe realmente riscrivere la storia archeologica, classica e religiosa della Valle dei Templi.
L'assessore ai beni culturali e all'identità siciliana, Alberto Samonà, ha dichiarato: "Quello della testa di Atena è solamente l'ultimo ritrovamento, in ordine di tempo, di una stagione felice che da oltre due anni a questa parte ha fatto riprendere in grande stile gli scavi archeologici in tutta la Sicilia. Ritrovare testimonianze del passato e valorizzarle è un'occasione preziosa per guardare la futuro della Sicilia, partendo dalla nostra identità profonda e dalla nostra storia plurimillenaria. Puntare e investire sulla cultura vuol dire preparare le condizioni per la Sicilia di domani".
Lo scavo ha goduto della supervisione scientifica del Professor Gianfrano Adornato, associato di Archeologia classica alla Scuola Normale di Pisa, e di Maria Concetta Parello, funzionaria archeologa del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi. "Se supportato da altre evidenze archeologiche - spiega il Professor Adornato - il culto di Atena nel santuario del tempio D sulla collina meridionale andrà a sostituire definitivamente l'intitolazione del tempio di Hera Lacinia, proposta da Tommaso Fazello nel 1558 nel De Rebus Siculis Decades Duae, primo libro stampato sula storia della Sicilia, un'attribuzione ancora oggi in uso nella manualistica, ma basata su una fonte letteraria di dubbia interpretazione e non su testimonianze materiali".
Gli scavi nell'area sono stati condotti per indagare il rapporto stratigrafico e cronologico tra la pedana antistante al tempio e lo stereobate, rilevando materiali di produzione corinzia, attica e locale. Tutto materiale coerente con i depositi dell'altare del tempio D, luogo del sacro e del rito per eccellenza.
Nel corso degli anni, dall'area sono riemersi moltissimi ritrovamenti, facendo di questo sito una fonte inestimabile di informazioni. Dai reperti che puntualmente riemergono dalla rossa terra di Agrigento, infatti, è possibile comprendere le pratiche cultuali e religiose degli antichi abitanti, oltre che scandire la cronologia dell'area sacra attraverso la sua stratigrafia.
Le scoperte nella valle sacra dei Greci, però, non si esauriscono qui. In una nota della Scuola Normale Superiore di Pisa, infatti, le ricerche nell'area occidentale del tempio D hanno identificato anche un muro di fondazione perfettamente allineato non con il tempio classico ma con l'altare. Probabilmente anche questo fattore rappresenta un ulteriore indizio della preesistenza di un precedente santuario di età arcaica.

Fonte:
ilprimatonazionale.it

Sardegna: il balsamario che rimanda all'Egitto...

Sardegna, l'antica città di Nora
(Foto: cagliaripad.it)

Eccezionale scoperta nella necropoli dell'antica città di Nora, in Sardegna: una statuetta ad immagine di babbuino è stata rinvenuta in una sepoltura. Il babbuino regge un vaso, un canopo egizio. Sulla sommità del contenitore c'è una rana, dalla cui bocca aperta usciva il profumo degli unguenti che venivano versati all'interno.
La tomba in cui è stata fatta l'eccezionale scoperta è la numero 62, oggetto di recenti scavi. Il prezioso e raro balsamario in maiolica risale alla fine del VII secolo a.C. La provenienza è sicuramente orientale: l'ipotesi è che questo esemplare sia arrivato dall'Egitto via mare, a confermare la centralità del porto del sudovest dell'isola negli antichi traffici del Mediterraneo.
La tomba sulla quale sono al lavoro gli archeologi è a incinerazione. Rappresentava qualcuno portato a raccogliere beni di prestigio da tutto il Mediterraneo. Lo testimoniano, dalla stessa tomba, i due buccheri etruschi che facevano parte del corredo e i monili d'argento, tra cui un anello con uno scarabeo, in questo caso una chiara imitazione egittizzante.

Fonte:
unionesarda.it

venerdì 14 ottobre 2022

Egitto, emergono i resti di un Tempio del Sole

Egitto, i resti del tempio solare
(Foto: ansamed.info)

I resti di un edificio, probabilmente uno dei quattro templi del sole perduti dei re della V Dinastia, risalente alla metà del XXV secolo a.C., sono stati dissotterrati, l'estate scorsa, ad Abusir, nel governatorato di Giza, pochi chilometri a sudovest del Cairo, da una missione congiunta dell'Università di Napoli L'Orientale e dall'Accademia Polacca delle Scienze di Varsavia.
Sono stati rinvenuti anche diversi frammenti di sigilli di argilla recanti nomi reali, tra i quali quello dell'enigmatico re della V Dinastia Shepseskare, di cui non si hanno molte informazioni. La scoperta potrebbe cambiare la conoscenza della storia di questo re nonché della V Dinastia in generale. 
Il tempio solare è una particolare struttura dell'architettura sacra egizia che si discosta dai canoni classici usati negli edifici di culto divino, che erano caratterizzati da progressivi camminamenti che conducevano verso l'oscurità più impenetrabile. Il tempio solare, invece, era il netto opposto. Da un accesso in penombra si giungeva, attraverso articolati passaggi immersi nel buio più denso, ad un cortile centrale, davanti al quale si trovava un altare per le offerte.
In un suo comunicato, il Ministero egiziano ha evidenziato che ai resti dell'edificio si accede attraverso un ingresso monumentale costruito in calcare, il quale conduce ad un'area adibita a magazzini e ad un ampio cortile ad ovest caratterizzato da un pavimento in fango e alcuni grossi blocchi di quarzite con facce lisce, incastrati nel pavimento in pietra del Tempio del Sole del faraone Niuserre.

Fonte:
ansamed.info

Pesaro, resti di sepolture medioevali e di muri perimetrali

Pesaro, gli scavi della Soprintendenza
(Foto: ilrestodelcarlino.it)

A Pesaro la Soprintendenza sta conducendo degli scavi archeologici che hanno permesso il ritrovamento di possenti spezzoni di mura con tratti circolari. Lungo palazzo Baviera, invece, stanno emergendo una serie di scheletri, uno accanto all'altro che corrono a filo con le tubature per i servizi che Marche Multiservizi sta mettendo in opera.
Sono state portate alla luce due tombe, una delle quali con il corpo di un bambino piccolo. Non ha il cranio, perché probabilmente è stato decapitato quando sono stati eseguiti, in questo tratto, dei lavori.
I corpi rinvenuti non avevano corredo funebre ma sono stati sepolti avvolti in un sudario ed in una bara. Dalla fine dell'impero romano, l'usanza di seppellire i morti con gli arredi andò decadendo. Durante il medioevo vi era l'usanza di seppellire i morti accanto a luoghi di culto oppure a delle abitazioni. La datazione dei resti è piuttosto difficile. 
Gli archeologi presumono che qui si trovassero delle abitazioni di epoca medioevale. Le mura rinvenute, però, non sono del vecchio municipio medioevale e sono in corso di analisi per la datazione.

Fonte:
ilrestodelcarlino.it


Rieti, scoperta una cisterna romana del I secolo a.C.

Passo Corese, i resti della cisterna appena scoperta
(Foto: Soprintendenza Archeologica per l'area
metropolitana di Roma e la provincia di Rieti)

Si aggiunge un altro importante tassello, e meglio conservato, al recupero della villa rustica riaffiorata all'interno del polo della logistica di Passo Corese nei primi mesi dell'anno. Si tratta di una cisterna, risalente al I secolo a.C., la cui forma ricorda una "L" lunga più o meno 8 metri e larga 3, con una profondità di circa due metri e mezzo. Oltre ad avere resistito bene al trascorrere del tempo, poiché posta sotto il livello del terreno, si discosta da altre, centinaia ritrovate nel Lazio, per una particolarità.
Pare che la cisterna avesse un duplice utilizzo: in una prima fase era usata per raccogliere l'acqua, successivamente stando ad alcune tracce scoperte al suo interno, sembra invece essere stata trasformata e adattata per ospitare la lavorazione dei prodotti che provenivano dall'area in cui è situata l'antica fattoria. Questo secondo scopo è confermato dalla presenza di una grande porta di accesso, mai comparsa nelle cisterne destinate unicamente al recupero dell'acqua, caratterizzate soltanto da una o più rampe di scale.
Il lavoro degli archeologi della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per l'area metropolitana di Roma e la provincia di Rieti, sotto la direzione scientifica di Alessandro Betori, funzionario archeologico, ha permesso di evidenziare i dettagli di un opus reticulatum, una tecnica edilizia romana che colloca l'opera monumentale nel I secolo a.C., aspetto ulteriormente caratteristico della cisterna, che si discosta pure, per questa ragione, da altri edifici dello stesso genere, per i quali si preferivano semplici gettate di calcestruzzo battuto, meglio note come opus signinum.
Nei pressi della villa rustica è stato individuato anche un tratto di strada probabilmente a servizio dell'intero distretto che, scavo dopo scavo, acquisisce un'immagine sempre più nitida.

Fonte:
ilmessaggero.it


giovedì 13 ottobre 2022

Israele, sepoltura con...oppio

Israele, resti di un uomo sepolto con brocche contenenti
residui di oppio (Foto: Autorità Israeliana per le Antichità)

La prima prova dell'uso dell'oppio nel mondo antico è stata scoperta in una sepoltura della Tarda Età del Bronzo nell'Israele centrale.
Residui del narcotico, prodotto utilizzando le capsule di semi della pianta di papavero, sono stati trovati all'interno di alcuni vasi in ceramica risalenti a 3500 anni fa, nel sito di Tel Yehud, appena fuori Tel Aviv, una regione conosciuta, un tempo, come Canaan.
Gli archeologi dell'Israel Antiquities Authority e del Weizmann Institute of Science hanno scoperto la tomba che conteneva questi vasi nel 2012. All'interno vi è stato sepolto un uomo di circa 40-50 anni di età, i cui resti sono stati rinvenuti nel 2017.
I ricercatori hanno analizzato il contenuto dei 22 vasi e brocche trovati nella sepoltura ed hanno scoperto che otto vasi contenevano tracce di di oppio. Alcune tracce sembravano simili alla forma bulbosa di una capsula di papavero. Parte della ceramica ritrovata nella tomba è stata importata dall'isola di Cipro.
Secondo uno studio della rivista Nature, il papavero da oppio era presente nel Mediterraneo almeno dalla metà del VI millennio a.C. e qui era coltivato dalle comunità pioniere del Neolitico. Non è ancora ben chiaro il motivo per cui questa droga sia stata collocata in una sepoltura.
Documenti storici provano che i sacerdoti Sumeri usavano l'oppio per raggiungere uno stato di spiritualità superiore, mentre gli Egizi lo riservavano sia ai guerrieri che ai sacerdoti, forse con intenti psicoattivi ma anche come medicinale, dal momento che il composto principale dell'oppio è la morfina, utilizzata per alleviare il dolore. Forse l'oppio era utilizzato anche come offerta agli dei e, quindi, poteva essere utile al defunto per il suo viaggio nell'aldilà.

Fonte:
livescience.com

Israele, trovata una pietra con inciso i nomi di Cristo e di Maria

Israele, la pietra recante l'iscrizione con il nome di Cristo
(Foto: secoloditalia.it)
Una pietra, incisa in greco, che recita "Cristo nato da Maria", è stata ritrovata a el-Taiyiba, nella Valle di Jezreel, nell'Alta Galilea, in Israele. Originariamente faceva parte dell'architrave di una chiesa bizantina del V secolo d.C. 
La chiesa faceva parte dell'autorità religiosa della metropoli di Bet She'an, che comprendeva el-Taiyiba, dove gli scavi sono stati diretti dagli archeologi Tzachi Lang e Kojan Haku. L'iscrizione è stata decifrata dalla Professoressa Leah Di Segni, dell'Università Ebraica di Gerusalemme. A far porre la scritta "Cristo nato da Maria" era stato il timoratissimo e pio Teodosio, arcivescovo di Bet She'an.
La pietra è stata rinvenuta dove era stata riutilizzata e collocata in uno dei muri di un maestoso edificio, risalente al tardo periodo bizantino o al primo periodo islamico del futuro Israele. Gli scavi dell'edificio hanno rivelato pavimenti a mosaico in due stanze, disegnati con un motivo geometrico. L'iscrizione sulla pietra era un saluto ai visitatori, a conferma delle conclusioni dei ricercatori secondo i quali si trattava di una dedica a una chiesa e non ad un monastero.

Fonte:
secoloditalia.it


Vulci, scoperte le fondamenta di un tempio dedicato a Minerva

Vulci, l'area di scavo (Foto: stilearte.it)
Sensazionale scoperta nel Parco Archeologico di Vulci. A condurre l'ultima campagna di scavo i ricercatori delle Università di Friburgo e Magonza in collaborazione con la Fondazione Vulci e la Soprintendenza Archeologica, belle arti e paesaggio per la provincia di Viterbo e per l'Etruria meridionale.
Nella zona nordovest dell'antica città, poco distante dal foro romano e dall'arco onorario, il team ha portato alla luce grandi blocchi di tufo che formavano le fondamenta di un grande tempio dedicato a Minerva.
Larga 45 metri e lunga 35, la struttura si trova nelle vicinanze del Tempio Grande e forma con quest'ultimo una vasta area dedicata al culto: un dualismo molto raro che in Europa è stato scoperto altre pochissime volte.
Ad agevolare il lavoro del gruppo guidato da Carlo Casi (Fondazione Vulci) e Simona Carosi (Soprintendenza) l'utilizzo preliminare del georadar, uno strumento che produce immagini senza scavare grazie alle riflessioni delle onde elettromagnetiche trasmesse nel terreno.
Secondo gli studiosi il tempio risale almeno al VI secolo a.C. e presenta una serie di innovazioni che hanno avuto luogo nel corso del tempo. La prova arriva dalla presenza di alcune terrecotte architettoniche di epoca arcaica e di una serie di lastre dedicate a Bacco, di prima età imperiale.
Un nuovo tempio urbano diventa ancora più importante se si considera che è localizzato nelle immediate vicinanze di quello che è stato sino ad oggi il più imponente edificio religioso di Vulci, il Tempio Grande. I ritrovamenti dell'iscrizione "mener(vas)" e della statua acefala in bronzo nota come Filatrice di Prassitele, oggi alle Staatlike Antikesammlungen di Monaco di Baviera, suggeriscono che il luogo di culto fosse dedicato a Minerva. Carlo Casi pensa che ci sia stata, nel luogo del ritrovamento, la presenza di una vasta area sacra con una pluralità di culti.
Il tempio aveva, forse, un'unica cella circondata sui quattro lati da quattro colonne sui lati corti e da sei colonne su quelli lunghi, chiaro riferimento alla tradizione architettonica mista greco-etrusca. Quest'area, secondo Casi, presentava due imponenti templi gemelli con il paramento rivestito da blocchi di nenfro, un tipo particolare di roccia tufacea molto utilizzata dagli Etruschi soprattutto nella statuaria.
Lo scavo, seguito da Simona Carosi della Soprintendenza per l'Etruria meridionale, sta regalando sorprese anche come reperti. "Tra le scoperte più rilevanti e significative spicca una terracotta architettonica di fase orientalizzante che reca un grifo. - Ha detto Mariachiara Franceschini, dell'Università di Friburgo. - Questa è probabilmente riconducibile ad una struttura poderosa di carattere pubblico precedente al tempio che stiamo scavando ed i cui resti, tra cui tegole e pitture parietali, sono stati reimpiegati come materiale di scarto negli strati di fondazione del tempio arcaico".
I materiali finora rinvenuti spaziano dall'Età del Ferro alla tarda Età Imperiale. Numerosi sono gli oggetti di importazione, soprattutto dall'attica, e quelli di produzione locale, come i buccheri, la ceramica etrusco-geometrica ed etrusco- corinzia.

Fonti:
tusciaweb.eu
ilmessaggero.it


Turchia, scoperto un misterioso edificio a Catalhoyuk

Turchia, l'insolito edificio di Catalhoyuk
(Foto: Mateusz Dembowiak)

Gli archeologi polacchi che stanno lavorando a Catalhoyuk, nell'Anatolia centrale, hanno scoperto un grande edificio in mattoni di fango nel quale, con tutta probabilità, si riunivano gli abitanti di uno degli insediamenti più antichi del mondo. L'edificio venne costruito verso la fine della vita dell'insediamento, oltre 8000 anni fa.
Catalhoyuk venne ininterrottamente abitata per quasi 1200 anni, tra il 7100 ed il 5950 a.C. Si pensa che durante il periodo di massima floridezza, l'insediamento ospitasse almeno 2.000 persone. Gli ingressi delle case erano disposti sui tetti.
Gli archeologi polacchi, sotto la supervisione del Professor Arkadiusz Marciniak, della facoltà di Archeologia dell'Università Adam MIckiewicz di Poznan, hanno esaminato un'insolita struttura situata all'estremità orientale dell'insediamento.
L'intera superficie della struttura era stata dotata di 12 piattaforme, nove delle quali si trovano lungo tutte le pareti dell'edificio. Quest'ultimo è più grande delle strutture residenziali del periodo. Era costruito su pianta quadrata ed il suo interno presenta aspetti insoliti.
Il bordo della piattaforma orientale è ornato da due lesene. Su entrambi i lati di ogni pilastro c'erano dei peduncoli. C'era una semicolonna su ciascuna delle quattro pareti, una delle quali decorata con un rilievo. Gran parte della parete occidentale era ricoperta da un dipinto di colore prevalentemente rosso. Sulla parete meridionale si trovava una grande fornace. Nella parte centrale dell'edificio appena scoperto, gli archeologi hanno notato i resti di un focolare.
Secondo il Professor Marciniak, l'edificio non aveva una funzione residenziale, sebbene fosse invalso l'uso locale di seppellire i morti sotto le abitazioni. Le piattaforme misteriose, le loro decorazioni e la disposizione insolita della struttura indicano che l'edificio fu utilizzato da tutta la comunità che viveva a Catalhoyuk. Marciniak ha, inoltre, dichiarato: "Sappiamo che l'edificio è stato utilizzato quando Catalhoyuk non era più un grande insediamento con migliaia di residenti. Questi ultimi si erano già dispersi. Forse sono tornati a visitare il luogo in cui avevano vissuto con i loro antenati. Alcuni di questi hanno avuto l'onore di essere sepolti nella città".
Il Professor Marciniak ritiene che la presenza del focolare al centro del misterioso edificio suggerisca che le persone avessero l'abitudine di radunarsi attorno ad esso. Questa tipologia di edificio è la prima del suo genere trovata a Catalhoyuk.

Fonte:
scienceinpoland.pap.pl


Anemurium, trovati resti umani nei pressi di una strada colonnata

Turchia, le sepolture appena scoperte
(Foto: hrriyetdalynews.com)

Gli scheletri di quattro individui, uno dei quali un bambino, sono stati rinvenuti in un'area che si ritiene sia una strada colonnata, durante gli scavi nell'antica città portuale di Anemurium, nella provincia meridionale turca di Mersin.
Gli archeologi hanno lavorato recentemente in un'area che non era una necropoli ma si pensa fosse una strada colonnata. Hanno trovato per primo lo scheletro di un bambino, riposto con cura in un'anfora, e poi gli scheletri di altri tre individui che dovevano essere, con tutta probabilità, la famiglia del piccolo.
In quest'area, negli anni precedente, sono stati rinvenuti diversi scheletri umani, tra i quali quattro individui sepolti direttamente nel terreno. Il bambino rinvenuto è stato deposto in un'anfora rotta. Probabilmente è morto prematuramente e venne sepolto nell'anfora, un tipo di sepoltura utilizzata per la prima volta ad Anemurium.
Alcuni studiosi ritengono che nell'area sorgesse una chiesa, nota da fonti letterarie. Lo scorso anno sono stati identificati otto individui sepolti in un'unica tomba a camera sotterranea nell'area della necropoli. Quest'anno sono stati rinvenuti altri sette scheletri, cinque dei quali adulti e due bambini.

Fonte:
hurriyetdailynews.com

mercoledì 12 ottobre 2022

Perù, scoperta la sepoltura del Signore di Huarmey

Perù, i resti del Signore di Huarmey
(Foto: Milosz Giersz)

Scavando in una necropoli a nord di Lima, in Perù, gli archeologi hanno portato alla luce una sepoltura decorata di 1300 anni fa, risalente all'Era Wari. La sepolture conteneva i resti di un uomo di alto rango, soprannominato il Signore di Huarmey.
Nella stessa tomba sono stati trovati i resti di altre sei persone, alcune delle quali sono state probabilmente reinterrati dopo essere stati sepolti altrove. Si tratta dei resti di quattro adulti - forse due maschi e due femmine - e tre adolescenti.
Tutte le persone sepolte nella tomba avevano un corredo di gioielli in oro e argento, strumenti in bronzo, coltelli, asce, cesti, tessuti intrecciati, oggetti in legno e pelli. Quest'abbondanza di oggetti ha fatto pensare agli archeologi che le persone sepolte in questo luogo fossero abili artigiani nonché membri dell'élite Wari.
Questa sepoltura è stata scoperta a febbraio di quest'anno presso la moderna città costiera di Huarmey, nella regione di Ancash, a circa 250 chilometri da Lima. La tomba si trova vicino ad un'altra più grande, scoperta nel 2012 da Giersz e da sua moglie, Patrycja Przadka-Giersz, assistente professore all'Università di Varsavia. Questa tomba più grande conteneva i resti di tre donne di rango ritenute regine Wari.
Queste regine vennero sepolte insieme ai resti di altre 58 persone, la maggior parte delle quali erano nobildonne che potrebbero essere state inumate in un momento successivo. Alcuni resti appartenevano a donne di classi sociali inferiori e sembrano essere state sacrificate.
Il popolo Wari visse in alcune città sulle montagne e sulla costa dell'attuale Perù dal 500 al 1000 d.C. circa. Sono famosi per la loro ricca tradizione di opere d'arte, inclusi gioielli in oro e argento, ceramiche dipinte e vivaci tessuti intrecciati.
L'impero Wari esistette più o meno nello stesso periodo dell'impero Tiwanaku. I due stati andini erano spesso rivali. Il sito vicino all'odierna Huarmey presenta una struttura piramidale conosciuta come El Castillo de Huarmey. La struttura è conosciuta dagli anni '40 del secolo scorso, ma molti pensavano che fosse in gran parte vuota, a causa dei ladri di tombe che l'avevano depredata di oro e argento. Gli scavi del 2012 e del 2013 hanno rivelato che si trattava di un'antica necropoli dei Wari con almeno una tomba intatta.
Un successivo scavo nella tomba delle regine Wari ha rivelato che Castillo de Huarmey era stato un tempo un grande mausoleo Wari e luogo di culto degli antenati sulla costa settentrionale peruviana, un'area che si trova ai confini del mondo controllata dal primo impero andino.
Sono stati riportati alla luce più di 1.300 manufatti sepolti come doni funerari nella sepoltura delle regine Wari, inclusi ricchi oggetti in oro, argento, bronzo, gemme preziose, legno, ossa e conchiglie.

Fonte:
livescience.com


Slovacchia, scoperta una fossa comune

Slovacchia, la fossa comune preistorica di Vràble
(Foto: spectator.sme.sk)
Un team slovacco-tedesco di archeologi che sta scavando in uno dei più grandi insediamenti dell'età della pietra dell'Europa centrale, Vràble, ha portato alla luce i resti di diverse persone che potrebbero essere state uccise durante delle cerimonie cultuali.
Il sito risale ad un periodo compreso tra il 5250 a.C. ed il 4950 a.C.. Nel corso degli anni sono stati portati alla luce molti interessanti reperti. La scoperta più recente, però, si è rivelata una delle più macabre.
In un fossato è stato scoperto un cumulo di ossa umane. I ricercatori sono riusciti ad identificare i resti di almeno 35 persone, le cui ossa presentano segni di fratture. Originariamente i resti giacevano, scomposti, in varie posizioni: sulla schiena, supini, su un fianco, rannicchiati. La caratteristica che li accomuna è l'assenza di testa. E' stato trovato solo il teschio di un bambino. I primi esami suggeriscono che molti scheletri appartengano a persone giovani. Dovranno essere effettuati altri test per stabilire se si tratti di individui morti in diversi momenti oppure di vittime di un'epidemia oppure individui sacrificati nell'ambito di cerimonie di culto.

Fonte:
spectator.sme.sk

Grecia, trovata una grande statua di Ercole a Filippi

Grecia, la statua di Ercole
appena scoperta
(Foto:greekcitytimes.com)
A metà settembre di quest'anno si è svolta una ricerca di scavo condotta da un'équipe di scavo dell'Università Aristotele di Salonicco a Filippi. Direttrice dello scavo è la Professoressa Natalia Poulos.
Lo scavo, quest'anno, si è concentrato sul lato orientale di una delle strade principali della città che, in questo punto, incontra un altro asse principale che passa più a nord. Il punto di convergenza delle due è formato da una piazza dominata da quella che, con tutta probabilità, è una fontana, riccamente decorata. 
Della decorazione della fontana sono stati rinvenuti alcuni frammenti. In epoca romana alla decorazione greca venne aggiunta una statua (II secolo d.C.). La statua, di grandezza superiore al vero, rappresenta Ercole giovane.
La clava, ritrovata in frammenti, e la leontea, che pende dalla mano sinistra, confermano l'identità dell'eroe mitologico. La statua reca, sulla testa una corona di foglie di vite trattenuta, sul retro, da una fascia le cui estremità terminano sulle spalle dell'eroe.
I ricercatori sottolineano che si tratta di una statua di Ercole e non Eracle (il mito originale greco al quale hanno attinto i Romani) proprio per la datazione della statua.
Questo ritrovamento mostra il modo con cui venivano decorati gli spazi pubblici nelle città più importanti dell'impero Bizantino, compresa la città di Filippi. Quest'ultima era stata fondata da Filippo II di Macedonia ed era stata costruita sulla colonia tasiana di Crenide sul Mar Egeo, poi abbandonata dopo la conquista della regione da parte degli Ottomani nel XIV secolo.
Ercole rappresentava il superamento dei propri demoni ed era riconosciuto come un campione dei deboli.

Fonte:
greekcitytimes.com

Israele, scoperta una sepoltura in grotta dell'Età del Bronzo

Israele, alcune delle ceramiche trovate nella grotta di
Palmahim (Foto: Emil Aladjem)
Un'antica grotta destinata a sepoltura, non visitata da tombaroli, è stata rinvenuta sulla costa meridionale israeliana. Un trattore ha rimosso una roccia durante la costruzione di un nuovo parco nel kibbutz Palmahim e Dror Czitron, ispettore dell'Autorità per i parchi e la natura, è stato il primo ad entrare nella tomba, aperta dopo oltre 3300 anni.
La sepoltura non era stata violata, tuttavia sono state trovate prove che vi sia entrato qualcuno dopo la sua scoperta e che abbia rubato alcuni oggetti in essa contenuti. Le autorità confermano che sono in corso indagini in merito.
Tra gli oggetti destinati al defunto per l'aldilà, gli archeologi hanno rinvenuto ceramiche intatte e vasi di bronzo, esattamente così come erano stati deposti nella tomba nel XIII secolo a.C.: anfore e ciotole di vari tipi e forme, recipienti per la cottura e lucerne. Sono stati rinvenuti anche piccoli recipienti contenenti esigui resti di sostanze preziose che provenivano, con tutta probabilità, da Tiro, Sidone ed altri porti del Libano. Insieme alle punte di freccia, anch'esse rinvenute nella grotta associate ad una sorta di materiale organico, il contenuto della grotta fornisce un quadro completo delle tradizioni funerarie nella tarda Età del Bronzo.

Fonte:
haaretz.com


Egitto, scoperto il sarcofago di Ptahemwia

Egitto, il sarcofago scoperto a Saqqara
(Foto: english.ahram.org.eg)

A sud della strada rialzata del re Unas, nella necropoli di Saqqara, la missione archeologica della Facoltà di Archeologia dell'Università del Cairo, guidata da Ola el-Aguizy, si è imbattuta nel sarcofago di Ptahemwia, vissuto durante il regno di Ramses II, la cui tomba venne scoperta l'anno scorso a Saqqara.
Ptahemwia detenne diverse titoli, tra i quali quelli di scriba reale, grande sorvegliante del bestiame nel tempio di Ramses II, capo del tesoro e responsabile delle offerte a tutti gli dei del Basso e dell'Alto Egitto.
L'ingresso al pozzo che portava alla sepoltura misura 2,2 metri per 2,1. La camera funeraria sotterranea si apre sul lato ovest del pozzo, ad una profondità di 7 metri. Vi si accedeva attraverso una stanza quadrata di 4,2 per 4,5 metri, che conduceva ad altre due stanze sui lati occidentale e meridionale. Queste due stanze sono state trovate completamente vuote. Nella stanza principale è stato notato, dagli archeologi, un taglio nel pavimento sul lato nord, che conduce a delle scale che davano accesso alla camera funeraria vera e propria che misura 4,6 per 3,7 metri.
Il sarcofago è stato scoperto nel lato ovest della camera funeraria. Era orientato da sud verso nord, con un coperchio antropoide che mostra i tratti del volto del defunto con le braccia incrociate sul petto su una raffigurazione del Djed, simbolo di Osiride e del Tyet, simbolo di Iside.
Il sarcofago è decorato con le iscrizioni tipiche dei sarcofagi del Nuovo Regno, con la testa barbuta del proprietario, la dea del cielo Nut seduta sul petto con le ali spiegate. Sul coperchio e sul corpo del sarcofago sono incisi il nome di Ptahemwia ed i suoi titoli, le rappresentazioni dei quattro figli di Horus e le preghiere di rito che si dipanano lungo tutto il corpo del sarcofago.
Il coperchio del sarcofago è stato rinvenuto tagliato in diagonale. La parte mancante è stata trovata in un angolo della camera sepolcrale. E' stato ricomposto. Il sarcofago era vuoto, a parte qualche residuo di catrame sul fondo.

Fonte:
english.ahram.org.eg



Sudamerica, le scansioni su alcune mummie rivelano morti violente

Scansione in TC 3D del cranio di una delle mummie
sudamericane (Foto: AM Begerock, R. Loynes, Peschel)

Circa mille anni fa, due uomini, in Sudamerica, furono probabilmente assassinati a sangue freddo: uno fu pugnalato alla schiena mentre l'altro subì un grave trauma al collo. Sono queste le risultanze di uno studio dei resti mummificati dei due individui.
Comportandosi come dei provetti investigatori del passato, un gruppo di ricercatori ha scansionato tre corpi mummificati provenienti dal Cile e dal Perù per cercare indizi su come fossero morti. Hanno così scoperto che una delle vittime, un uomo, era stato colpito alla testa e pugnalato alla schiena, mentre un altro individuo, sempre un uomo, era morto in seguito ad un notevole trauma subito al collo. Solo la scansione in TC 3D ha potuto evidenziare queste scoperte che, altrimenti, sarebbero sfuggite.
La datazione al radiocarbonio ha rivelato che le mummie risalgono ad un periodo compreso tra 740 e 1120 anni fa, il che significa che erano antecedenti al periodo coloniale spagnolo. Una delle mummie proveniva, con tutta probabilità, dalla cultura Arica, originaria dell'attuale Cile settentrionale. Venne seppellito insieme ad attrezzi utilizzati per la pesca e gli studiosi hanno dedotto che proveniva, con tutta probabilità, da una comunità di pescatori. Le altre due mummie, un maschio ed una femmina, provenivano dalla regione di Arequipa, nell'attuale Perù sudoccidentale e sono stati sepolti con materiali in cotone e lana di lama o alpaca, oltre a resti di pelliccia di viscacha, che sono roditori della famiglia dei cincillà.

Fonte:
livescience.com

Egitto, un formaggio...molto stagionato

 
Egitto, la missione archeologica a Saqqara che ha
scoperto blocchi di formaggio di 2600 anni fa
(Foto: thenationalnews.com)
Una missione archeologica egiziana, che sta operando nell'importante necropoli di Saqqara a Giza, ha portato alla luce diversi pezzi di formaggio bianco risalenti alla XXVI Dinastia (664-525 a.C.). La scoperta è stata compiuta durante il primo ciclo della sesta stagione della missione archeologica.
Sono stati rinvenuti una serie di recipienti di argilla contenenti formaggio, con un'iscrizione in demotico. Altri contenitori saranno aperti in seguito.
La necropoli di Saqqara è uno dei più grandi siti archeologici egizi. Dal 2018 diverse missioni archeologiche nell'area hanno portato alla luce una serie di reperti di alto profilo, tra i quali ben oltre 100 sarcofagi.
Nel 2018, sempre a Saqqara, sono stati trovati i resti di un antichissimo formaggio di almeno 3200 anni fa durante gli scavi della tomba di Ptahmes, sindaco di Tebe e ufficiale di alto rango durante i regni di Seti I e Ramses II (1290-1213 a.C.). Questa struttura era venuta alla luce già nel 1885, portata alla luce da cacciatori di tesori, ma era andata presto perduta nel deserto poiché la sua localizzazione non era stata registrata. Grazie ai nuovi scavi, però, nel 2010, è stato possibile recuperare questa preziosa sepoltura.
Il team di ricerca del dipartimento di Scienze Chimiche dell'Università di Catania, guidato, all'epoca, da Enrico Greco, ha condotto l'analisi chimica sul materiale rinvenuto nella tomba, che ha rintracciato effettivamente un prodotto lattiero-caseario ottenuto da una miscela di latte di pecora/capra e di vacca. Nonostante le condizioni di stress per conservazione (ambiente alcalino e condizioni desertiche), è stato comunque possibile rilevare una grande stabilità del prodotto. Un'ulteriore importantissima scoperta su questo reperto alimentare è stata la presenza di Brucella melitensis responsabile della malattia infettiva nota come brucellosi. Essa rientra tra le zoonosi, colpendo principalmente gli animali nei quali causa mastite bovina ed aborto. La brucellosi può colpire anche l'uomo.

Fonti:
thenationalnews.com
ruminantia.it

Georgia, trovato un dente antichissimo

 
Georgia, il dente risalente a 1,8 milioni di anni fa
(Foto: David Chkhikvishvili/Reuters)
In Georgia gli archeologi hanno rinvenuto un dente di 1,8 milioni di anni fa, appartenente ad una delle prime specie umane che, secondo loro, qualifica la regione come sede di uno dei primi insediamenti umani della preistoria in Europa e forse del mondo, al di fuori dell'Africa.
Il dente è stato scoperto vicino al villaggio di Orozmani, non lontano dalla capitale Tbilisi e vicino a Dmanisi dove, tra la fine degli anni '90 del secolo scorso ed il 2000, sono stati trovati teschi umani di 1,8 milioni di anni fa. Questi reperti sono la più antica scoperta di questo tipo in tutto il mondo, Africa esclusa, ed hanno cambiato la comprensione degli scienziati sulla prima evoluzione umana e sui modelli di migrazione. Quest'ultima scoperta fornisce ulteriori prove del fatto che l'area montuosa del Caucaso meridionale era, probabilmente, uno dei primi luoghi in cui i primi umani si stabilirono dopo la migrazione dall'Africa.
I fossili di Homo più antichi del mondo risalgono a circa 2,8 milioni di anni fa, si tratta dei resti parziali di una mascella scoperti nell'attuale Etiopia. I ricercatori ritengono che i primi esseri umani, una specie di cacciatori-raccoglitori battezzati Homo Erectus, abbiano iniziato a migrare fuori dal continente africano circa due milioni di anni fa. Strumenti antichi, datati a circa 2,1 milioni di anni fa, sono stati scoperti nella moderna Cina.

Fonte:
theguardian.com

Portogallo, rinvenute tre sepolture di età romana

Portogallo, i resti rinvenuti nelle sepolture (Foto: ERA Arquelogia) Uno scavo archeologico a Faro , in Portogallo , ha portato alla luce tr...