domenica 15 maggio 2022

Francia, trovato un insediamento gallo-romano

Francia, frammento di statua del dio
Mercurio (Foto: archeomedia.net)

In Francia è stato portato alla luce un insediamento rurale gallo-romano, con monete del IV secolo d.C., vari oggetti in lega di rame, tra i quali un probabile rinforzo dentellato di mozzo di carro, la testa di una statuetta che rappresenta il dio Mercurio e molte applique che potevano essere utilizzate come passamanerie forse militari.
All'inizio del 2022 gli archeologi dell'INRAP hanno intrapreso uno scavo archeologico su un terreno di 3.500 metri quadrati nella zona industriale meridionale di Appigny (Yonne), su indicazione dello Stato prima della costruzione di un magazzino.
Gli scavi hanno restituito una porzione di un habitat del IV-V secolo d.C., caratterizzato da almeno quattro edifici realizzati con materiali deperibili (pali di legno, tetti di paglia, etc.), talvolta associati ad insediamenti che tradiscono l'esistenza di attività artigianali e agricole. Le strutture, essenzialmente cave, sono impiantate direttamente nel substrato argilloso-sabbioso del terrazzo alluvionale dell'Yonne, fiume che scorre in meandri ad est a un chilometro di distanza.
Nei resti della struttura più ampia è stato trovato un forno o un essiccatoio-affumicatoio, probabilmente utilizzato per il trattamento di conservazione dei cereali.

Fonte:
stilearte.it


Como, il tesoro ritrovato

Como, il tesoro di monete (Foto: romanoimpero.com)
Nel settembre 2018 aveva fatto notizia lo straordinario rinvenimento, nel corso di indagini archeologiche condotte dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Como, Lecco, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio e Varese, di un tesoro composto da mille solidi del V secolo d.C. e da alcuni altri manufatti aurei.
Grazie alla collaborazione fra la Soprintendenza e diversi enti di ricerca è stato possibile effettuare analisi scientifiche che hanno offerto importanti tasselli per l'interpretazione del tesoro e per accrescere le nostre conoscenze sulla monetazione sulla storia del V secolo d.C.
Le monete appartengono alle emissioni degli imperatori Arcadio, Onorio, Teodosio II, Valentiniano III, Marciano, Petronio Massimo, Avito, Leone I, Maioriano, Libio Severo, Antemio e Anicio Olibrio. Sono presenti solidi anche a nome delle Auguste Aelia Pulcheria, Galla Placidia, Giusta Grata Onoria e Licinia Eudossia.
Sono presenti per lo più emissioni di zecche occidentali con prevalenza di quella di Milano, dalla quale provengono 639 solidi. Questo indica che il tesoro fu costituito in Italia settentrionale, nell'area direttamente dipendente da Milano per l'approvvigionamento monetale.
Il V secolo d.C. fu un periodo di grande incertezza politica, a causa del rapido susseguirsi di diversi imperatori e per le tensioni fra loro e i comandanti barbari dell'esercito. Il periodo di crisi culminò nell'anno 470 d.C. con la rottura tra l'imperatore Antemio e il magister militum Ricimero. Particolarmente rilevante risulta l'assedio di Roma da parte dello stesso Ricimero e da una coalizione di barbari nell'anno 472 d.C.
All'epoca Como era sede del praefectus classis Comensis. Da questo ufficiale dipendevano i marinai e i soldati della flotta imperiale, schierata a difesa del bacino lacustre e delle sue vie di transito lungo il Lario. Chi ha occultato il tesoro a Como era probabilmente legato a Ricimero e poteva temere per i beni di cui disponeva dopo la morte del magister militum e di Anicio Olibrio.
L'esame dei segni presenti sulle monete ha consentito di avanzare una proposta di ricostruzione della catena operativa di produzione, dall'affinamento del metallo, alla realizzazione dei tondelli e alla coniazione e di indicare quali dovevano essere le caratteristiche e le dotazioni degli spazi in cui avvenivano le diverse operazioni.
Se, infatti, per la verifica della temperatura dell'oro fuso erano necessari ambienti bui dotati di piccoli forni, per la coniazione era opportuno che le stanze avessero buona illuminazione e disponessero di postazioni di lavoro con incudini e martelli.
La presenza di frammenti di ferro in alcune monete è indizio del recupero dell'oro proveniente dalla limatura dei bordi per aggiustare il peso. Durante questa operazione i frammenti delle lime potevano non essere riconosciuti e finivano mischiati all'oro da rifondere.
La presenza nel tesoro di consistenti gruppi di monete che non presentano tracce d'uso e che sono stati prodotti con la stessa coppia di conii suggerisce che il tesoro contenga porzioni di pagamenti effettuati direttamente dalle casse imperiali a un ricco privato o ad un ufficio pubblico. Si tratterebbe, quindi, di una riserva costituitasi in almeno 15-20 anni e nascosta tra la fine del 472 ed i primi mesi del 473 d.C., ovvero tra la morte di Anicio Olibrio e la nomina ad imperatore di Glicerio nel marzo del 473 d.C.
Fra i gioielli nascosti con le monete, tre anelli portano segni d'uso mentre gli orecchini appaiono non finiti e devono provenire da un atelier orafo, come pure altri manufatti in oro, tra cui un frammento di lingotto che le analisi hanno rivelato essere composto da una lega di oro e argento analoga a quella utilizzata per i monili. La presenza di questi oggetti dipende dalla volontà di preservare tutto il metallo prezioso che era stato possibile raccogliere.
Il tesoro è stato ritrovato nel corso di alcuni scavi in vista della costruzione di palazzine. Gli scavi, realizzati con l'aiuto di pompe idrovore per risolvere il problema dell'acqua di falda, hanno portato alla luce un edificio di funzione ignota e di epoca tardoantica, fabbricato con pezzi di reimpiego, tra cui alcune epigrafi di epoca imperiale. In uno dei vani dell'edificio, poggiato sopra uno strato di cocciopesto (che i romani utilizzavano per impermeabilizzare pavimenti o pareti), nel livello più antico individuato nello scavo, era poggiato un boccale con coperchio in pietra ollare grigia proveniente dalle Alpi centrali, con una strana forma: un'ansa quadrangolare ed una larghezza più accentuata alla base e più stretta verso il collo.
Il più antico degli edifici identificati nel corso dello scavo era strutturato attorno ad uno spazio lastricato. Entrambi gli edifici erano posti all'angolo di un'insula, fra il cardo e il decumano.

Fonti:
stilearte.it
romanoimpero.com
archeologiacomo.com

sabato 14 maggio 2022

Irlanda, antica pietra con il volto di Cristo

Irlanda, la pietra con il volto di
Cristo (Foto: arkeonews.net)

A Ballymore, nella contea di Westmeath, in Irlanda, la luce del sole ha rivelato qualcosa di interessante su quello che, in precedenza, si riteneva fosse un semplice blocco da costruzione del XIII secolo. E' stato scoperto che sul blocco è stato scolpito un volto e quel volto sembra essere proprio quello del Cristo.
La scoperta è stata fatta dallo storico locale Seamus McDermott, che era andato a fotografare vecchie lapidi. Seamus ha affermato che la pietra è stata osservata molte volte, anche da archeologi, ma nessuno ha notato il volto impresso.
La chiesa dalla quale proviene la pietra è una dei tre edifici religiosi che un tempo esistevano nel sito di St Owen. Si tratta di una chiesa del XIII secolo registrata in antichi manoscritti, la cui posizione, però, non è mai stata accertata.
E' stato rinvenuto parte di un vecchio edificio sul lato ovest delle rovine di una chiesa ancora esistente. Si tratta di un edificio molto piccolo, forse un oratorio. Dalle mappe di Down Survey si può vedere una chiesa successiva a quella del XIII secolo, risalente presumibilmente al XVI secolo. Le rovine oggi visibili appartengono alla chiesa di St Owen, eretta nel 1827 sulle fondamenta della struttura di XVI secolo.


Cerveteri, torna alla luce un nuovo insediamento etrusco

Cerveteri, vista aerea nel nuovo insediamento etrusco

Durante gli scavi preventivi svolti a Furbara, frazione del comune di Cerveteri, è emerso un insediamento etrusco. Ne ha dato notizia la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio dell'Etruria Meridionale. Lo scavo ha interessato un'area di 1500 metri quadrati, ma l'insediamento è molto più ampio. Indagini con il georadar hanno stabilito la presenza dei resti di strutture edilizie fino alla statale Aurelia.
Il sito, pluristratificato, si è sviluppato tra l'VIII secolo a.C. ed il IV secolo d.C. e venne costruito sui livelli di bonifica di una preesistente area palustre.
Nato probabilmente con funzione produttiva e commerciale, come attesta la presenza di un'iscrizione etrusca sull'ansa di un'anfora vinaria, il complesso era servito da una strada glareata con diverse fasi di utilizzo, che lo connetteva al mare ed alla viabilità principale, utilizzata a partire dal V secolo a.C., in un periodo di particolare vigore economico dell'area cerite.
Lo studio del materiale ceramico associato agli strati di terra scavati ha promosso l'ipotesi di una graduale romanizzazione intorno alla seconda metà del III secolo a.C. I nuovi occupanti del sito costruirono, in parte riutilizzando le murature etrusche, un vasto impianto di cui sono stati indagati gli ambienti legati alla produzione e allo stoccaggio delle materie lavorate, organizzati intorno ad un vasto ambiente centrale. Una tesi, quest'ultima, supportata dal rinvenimento di centinaia di frammenti di anfore e dolii, ma soprattutto di tre statuette votive rappresentanti dei bovini, animali da sempre legati allo sfruttamento delle risorse agricole.

Fonti:
stilearte.it
Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio dell'Etruria Meridionale




Turchia, misterioso complesso sacro sotterraneo

Turchia, processione sacra nel complesso sotterraneo
di Basbuk (Foto: M. Onal, C. Uludag, Y. Koynucu)

Gli archeologi hanno scoperto, in un complesso sotterraneo dell'Età del Ferro in Turchia, quella che potrebbe essere un'antichissima rappresentazione di un culto della fertilità, risalente al I millennio a.C.
L'antico complesso, che ancora deve essere indagato a fondo a causa dell'instabilità della struttura, presenta alle pareti rari disegni di arte rupestre nei quali è stata riconosciuta la raffigurazione di un corteo di divinità in stile assiro, uno stile che sembra essere stato adattato da gruppi locali, a dimostrazione della forza con la quale la cultura assira - proveniente dalla Mesopotamia e successivamente diffusasi in Anatolia - conquistò questa regione.
Questo antichissimo corteo sacro presenta elementi precedentemente sconosciuti, unitamente a scritte in aramaico che indicato alcune divinità e combina l'iconografia divina neo-assira, aramaica e siro-anatolica.
Le autorità locali hanno appreso dell'antico complesso sotterraneo nel 2017, dopo che i saccheggiatori lo hanno scoperto sotto una casa in un villaggio turco, tagliando il pavimento di quest'ultima. Il villaggio si chiama Basbuk e si trova nel sud della Turchia. Il complesso sotterraneo risale al primo periodo neoassiro (intorno al IX secolo a.C.) e presenta una galleria superiore e inferiore, oltre alla camera d'ingresso. L'originaria apertura della camera d'ingresso non è stata ancora trovata. Nel 2018 gli scavi sono stati sospesi a causa dell'instabilità del sito.
Durante la breve stagione di scavo gli archeologi hanno rimosso i sedimenti caduti a causa dell'erosione negli spazi sotterranei. Questa ripulitura ha rivelato una decorazione rupestre scolpita in un pannello parietale e raffigurante una processione di divinità maschili e femminili del pantheon arameo, alcune delle quali recavano scritte in aramaico.
Non è stato possibile identificare quattro delle otto divinità raffigurate sul pannello. Le altre quattro divinità sono identificate, in aramaico, come Hadad, il dio della tempesta, della pioggia e del tuono; la sua consorte Atargatis, dea della fertilità; il dio della luna Sin; il dio del sole Samas. Quella di Atargatis è la prima rappresentazione conosciuta di questa divinità, dea principale del pantheon siriano, in questa regione.
La rappresentazione di queste divinità suggerisce che questo luogo fosse deputato al culto regionale della fertilità delle divinità siro-anatoliche ed aramee, con rituali che erano supervisionati dalle prime autorità neo-assire. Una di queste autorità potrebbe essere stata Mukin-abua, un funzionario neo-assiro che visse durante il regno del re assiro Adad-nirari III (dall'811 al 783 a.C.). I ricercatori hanno identificato un'iscrizione che potrebbe riferirsi a Mukin-abua il quale potrebbe aver preso il controllo della regione ed aver utilizzato questo complesso per integrarsi e conquistare la gente del posto.

Fonte:
livescience.com



Sardegna, il Mont'e Prama restituisce altri due guerrieri di pietra

Sardegna, uno dei reperti di Mont'e Prama appena scoperti
(Foto: ansa.it)

I poderosi torsi di due pugili, un grande scudo flessibile che copre lo stomaco e avvolge un braccio, poi una testa, gambe ed altre parti del corpo, pochi giorni dopo la ripresa dell'ultima campagna di scavi, sono quanto è stato restituito dagli scavi nella necropoli nuragica di Mont'e Prama a Cabras, in Sardegna.
Si tratta di due giganti che si uniscono all'esercito di guerrieri e pugili ancora avvolti nel mistero e che hanno reso famoso il sito archeologico sardo in tutto il mondo.
Lo studio sul campo, iniziato il 4 aprile scorso, ha confermato che la necropoli si estende verso sud e vi è un'importante strada sepolcrale che fiancheggia le tombe. "Per noi è la prova che siamo sulla strada giusta", ha sottolineato il Dottor Alessandro Usai, l'archeologo che dal 2014 è il direttore scientifico dello scavo.
I due nuovi giganti hanno caratteristiche diverse dai pugili scoperti nel sito a metà degli anni '70 del secolo scorso, ha spiegato Usai. Ha detto che sono del tipo "Cavalupo", come gli ultimi due scoperti nel 2014, non lontani dagli scavi attuali, contraddistinti dal loro caratteristico scudo curvo. "E' una figura rara nel modello della statuetta nuragica in bronzo conservata nel Museo Etrusco di Villa Giulia", ha precisato il Dottor Usai, riferendosi al piccolo capolavoro proveniente da una tomba della necropoli di Cavalupo a Vulci, nel Lazio.
L'attento esame, la pulitura e la rimozione dei due grandi torsi appena rinvenuti richiederà tempo, a causa della particolare fragilità della pietra calcarea nella quale sono stati scolpiti. Il sito di Mont'e Prama è un grande cimitero risalente a 3000 anni fa, costruito lungo una strada funeraria e riservato quasi esclusivamente ai giovani. "Anziani e bambini sono quasi completamente scomparsi e ci sono pochissime donne nelle 170 sepolture finora studiate", ha detto il Dottor Usai.
Rimane fitto il mistero attorno a questo sito, la cui storia inizia intorno al XII secolo a.C., e intorno soprattutto ai giganti, che gli esperti hanno datato ad un periodo compreso tra l'XI e l'VIII secolo a.C. Chi erano questi colossali guerrieri, la cui altezza arriva fino a due metri, antichi custodi di un'area sacra? Si trattava di rappresentazioni delle funzioni sociali di chi era sepolto qui? Eroi, antenati o simboli identitari della comunità?
"Non amo il termine 'giganti' perché per i Sardi quelli sono i mitici costruttori dei nuraghe", spiega il Dottor Usai. "Qui, invece, siamo di fronte ad una società che si autorappresentava e si autocelebrava, richiamando i propri fondatori, i propri eroi. E li poneva accanto alle tombe. Siamo alla fine del mondo dei nuraghe che non venivano più costruiti da 300 anni almeno".
I giganti di Mont'e Prama sono antiche sculture in pietra risalenti alla civiltà Nuragica. Furono recuperati nel 1970 in un terreno della Confraternita dello Spirito Santo, a Cabras, da alcuni braccianti, ma provengono da un'area funeraria costiera. Le campagne di scavo iniziarono solo nel 1974 per concludersi cinque anni più tardi: furono recuperati circa 4.000 pezzi appartenenti a 32 statue.
I resti dei guerrieri sono rimasti nei magazzini della Soprintendenza di Cagliari, nei locali del vecchio Museo Archeologico, fino al 2005, quando è iniziata la battaglia dell'amministrazione comunale di Cabras per il loro recupero. Sottoposti a lungo restauro negli anni successivi, i giganti sono poi estati esposti a Cabras e a Cagliari.
"Siamo andati a colpo sicuro su un'area, riprendendo vecchi scavi e ampliandoli in continuità con quella che noi conosciamo come necropoli nuragica, che si sviluppa lungo una strada precisa nel tratto che stiamo indagando", ha affermato il Dottor Usai. "In particolare, i due torsi rinvenuti con lo scudo riconducono i ritrovamenti alla categoria dei pugilatori. Si tratta di sculture calcaree la cui pietra proveniva da una cava non molto distante da qui, facile da scolpire ma proprio per questo anche molto fragile".
Le sculture sono emerse in un tratto non ancora scavato. "La presenza capillare nel Sinis della civiltà nuragica nell'Età del Bronzo e del Ferro, è il presupposto stesso della ricerca che si fonda su un'indagine sul Sinis", ha detto il Dottor Usai. "Nell'ambito di questo quadro questa necropoli è unica in Sardegna. Lo scavo qui è una ricerca integrata non solo delle statue, ma di tutto ciò che comprende anche scavi di tombe, grazie ai quali viene fuori anche l'aspetto antropologico, ovvero la necessità di definire la cronologia naturale e il ruolo di queste statue".

Fonti:
ansa.it
agi.it
repubblica.it


Città del Messico, scoperti i resti di un'abitazione azteca

Città del Messico, fossa di scavo dell'abitazione azteca
(Foto: INAH)

Nel centro di Città del Messico gli archeologi hanno scoperto le rovine di un'abitazione costruita 800 anni fa, durante l'era azteca. La scoperta è avvenuta durante i lavori di modernizzazione dell'area.
Si ritiene che l'abitazione, che si estende su 400 metri quadrati, risalga al periodo postclassico (dal 1200 al 1521) e sarebbe stata edificata al confine di due quartieri della città di Tenochtitlan, capitare dell'impero azteco. 
Gli archeologi hanno rinvenuto anche i resti di canali ed un molo, utilizzati nella coltivazione agricola con la tecnica chinampa, che prevedeva la coltivazione su piccole aree di terreno artificiale (talvolta indicate come giardini galleggianti) su fondali lacustri poco profondi.
Nella zona sono stati rinvenuti diversi manufatti aztechi risalenti al periodo in cui questa parte della città era una zona residenziale. Sotto gli spessi pavimenti dell'edificio azteco individuato, i ricercatori hanno trovato due vasi funerari contenenti i resti di neonati oltre a diverse sepolture associate ad un'offerta di incensieri, un filatoio e altri utensili collegati alla filatura. 
E' stata riportata alla luce anche una statua di pietra alta poco più di 60 centimetri, anch'essa di epoca tardo postclassica. Raffigura un uomo con indosso un perizoma che sembra raffigurato nell'atto di lanciare qualcosa. Gli archeologi ritengono che la statua sia incompiuta, poiché il corpo non è stato lucidato, e pensano che sia stata nascosta al momento dell'invasione spagnola, iniziata nel 1521.
Le indagini sui resti dell'abitazione hanno reso possibile individuare anche tracce di un laboratorio di selleria e ceramica, esistente sul sito in epoca coloniale. Durante il XIX secolo è possibile che parte di questo sito sia stata utilizzata come bagno pubblico, secondo le dichiarazioni dell'archeologa Alicia Bracamontes Cruz. Sono stati scoperti resti di questi bagni pubblici, comprese delle piastrelle che rivestivano i pavimenti ed un sistema di drenaggio. Probabilmente questi bagni erano piuttosto frequentati da personaggi facoltosi, così come descritto nelle cronache di José Maria Marroqui, medico e storico messicano dell'epoca.

Fonte:
livescience.com

domenica 8 maggio 2022

Roma stupor mundi: l'ara di Valeria Laeta riemersa da uno scavo preventivo

Roma, la lapide rinvenuta nel quartiere Appio Latino
(Foto: Ansa)

Valeria Laeta aveva 13 anni e 7 mesi quando è deceduta. La sua storia è ricostruita su una lapide di marmo rinvenuta nel quartiere Appio Latino a Roma.
Nel corso di indagini archeologiche in via Luigi Tosti è tornato alla luce un colombario di piccole dimensioni, probabilmente ipogeo. Oltre all'ara funeraria dedicata alla giovanissima Valeria, è stato ritrovato un sarcofago in marmo bianco con una decorazione a bassorilievo raffigurante una scena di caccia. L'edificio è apparso fortemente danneggiato forse dagli interventi di urbanizzazione degli anni '30 del Novecento.
L'edificio in questione faceva parte di una necropoli dell'antica via Latina, di cui fanno parte urne cinerarie murate nelle pareti, sepolture ad inumazione ed una serie di frammenti marmorei. L'ara della giovane Valeria, sui cui campeggia la scritta "Valeria P F Laeta vixit anni XIII m VII" è stata rinvenuta a due metri di profondità, nel corso di alcuni scavi propedeutici alla bonifica idrica che Acea ato2 deve effettuare sulla strada. Lo scavo è stato curato dalla Soprintendenza Speciale di Roma, diretta da Daniela Porro, con la direzione scientifica di Angelina De Laurenzi e condotto da Archeo di Fabio Turchetta.
Oltre all'ara sono stati rinvenuti anche dei frammenti del sarcofago a vasca, in marmo bianco. Sulla decorazione in bassorilievo si vede una scena di caccia, con un leone sovrastato a sinistra dal cavallo di un cacciatore, di cui restano solo le zampe anteriori, e da un cane. L'ipogeo era realizzato nel banco di tufo ed era caratterizzato da murature in opera cementizia ricoperta da un paramento in laterizio. Le pareti, invece, erano rivestite di intonaco dipinto di giallo e rosso.
"Una scoperta che getta nuova luce su un contesto importantissimo - ha affermato Daniela Porro - quella via Latina che da Porta Capena arrivava fino a Capua e il cui tracciato è oggi ancora visibile nei parchi degli Acquedotti e delle Tombe di via Latina. Ancora una volta Roma mostra importanti tracce del passato in tutto il suo tessuto urbano".
Uno degli edifici rinvenuti durante lo scavo presenta marcati segni di combustione riconducibili verosimilmente all'incendio che ne ha determinato l'abbandono. Il complesso appare costruito sfruttando il fronte di una cava di pozzolana abbandonata, come indicherebbero le caratteristiche irregolarità dei tagli sul banco di tufo su cui sorge.
Dagli strati della cava precedenti le strutture funerarie provengono copiose quantità di intonaci colorati e un'interessante testa canina in terracotta. Un tipo di manufatto la cui funzione originale era di gocciolatoio collocato sugli spioventi dei tetti: l'esemplare rinvenuto, invece, privo del foro di scolo, aveva perso il suo scopo pratico ed era puramente decorativo.
Dallo studio dei materiali, dall'analisi dei dati raccolti sul campo, dalla comparazione con altri rinvenimenti vicini potranno uscire ulteriori informazione su queste scoperte avvenute lungo l'antica via Latina, una zona dove sono emersi numerosi edifici funerari.

Fonti:
romatoday.it
dire.it

Egitto: tombe, templi e torri antiche lungo il Nilo

Egitto, il tempio scoperto
(Foto: Ministero del Turismo e delle Antichità)

Gli archeologi di una missione archeologica egiziana hanno scoperto 85 tombe, una torre di avvistamento e un tempio a Gabal El Haridi, nella regione egiziana di Sohag. Precedenti indagini a Gabal El Haridi hanno rivelato materiale archeologico significativo risalente alla VI Dinastia e materiale vario databile ad un periodo che va dal tardo Impero Romano al periodo copto.
Durante l'ultima stagione di scavi, i ricercatori hanno trovato una torre in mattoni di fango che veniva utilizzata per sorvegliare il traffico sul fiume Nilo. La torre risale al regno di Tolomeo III, terzo faraone della Dinastia tolemaica, che governò l'Egitto dal 246 al 222 a.C.
Il team ha anche scoperto un tempio di epoca tolemaica, risalente anch'esso al periodo della torre, dedicato ad Iside. Il luogo dove sorge il tempio misura 33 metri di lunghezza per 14 di larghezza ed è composto da un'aula rettangolare con una serie di colonne e un pavimento in pietra calcarea.
Gli scavi hanno rivelato anche 85 sepolture scavate nel fianco di una montagna, alcune delle quali sono semplici tombe di lavoratori, altre sono più ricche e sono formate da una serie di corridoi su più livelli che conducono a camere funerarie. Trenta sepolture contenevano dei certificati di morte scritti in ieratico e demotico, che riportavano il nome dei defunti, la loro età, le origini, il ruolo ricoperto nella società dell'epoca e il nome dei genitori.

Fonte:
heritagedaily.com


Svizzera, il tesoro nella pentola...

Svizzera, le monete romane rinvenute da un
cacciatore di tesori (Foto: Archaeologie Baselland)
Un cacciatore di tesori dilettante ha scoperto, in Svizzera, un vaso di terracotta sepolto pieno di monete romane risalenti al IV secolo d.C. Si calcola che il reperto contenga almeno 1.290 monete, unitamente ad un frammento di pelle bovina. Il rinvenimento è avvenuto nel settembre 2021 non lontano dal castello di Wildenstein, risalente al XIII secolo, nel territorio di Basilea.
Secondo gli archeologi il frammento di pelle era utilizzato con funzioni di separatore tra le monete. Il motivo è ancora sconosciuto.
Le monete riempivano il vaso fino all'orlo. Sono in prevalenza fatte di una lega di rame ed una piccola percentuale di argento. In complesso il loro valore è pari ad un solidus, una moneta d'oro puro introdotta dall'imperatore Costantino che pesava circa 4,5 grammi. Un solidus costituiva circa due mesi di paga di un soldato dell'epoca. Le monete sono state coniate con iscrizioni e disegni su entrambi i lati e risalgono all'epoca di Costantino (306-337 d.C.).
Non sorprende trovare monete romane in questa regione, che faceva parte di una provincia dell'Impero Romano. Sono stati già rinvenuti, in passato, altri nascondigli, dove le monete furono nascoste in tempi di crisi, a differenza di quanto è accaduto per le monete recentemente rinvenute.
Il tesoro di Bubendorf (la località dove è stato trovato il vaso contenente le monete) risale ad un periodo di relativa pace e ad una certa ripresa economica. Rimane il mistero sulle motivazioni per le quali questo piccolo tesoro venne sepolto.

Fonte
livescience.com


Antichi rituali di sacrifici umani: l'incaprettamento femminile

Francia, le sepolture neolitiche rinvenute in grotta (Foto: stilearte.it) Uno studio, pubblicato da Science advances , ha portato alla luce ...