giovedì 27 maggio 2021

Malta, trovata una chiesa medioevale sotto una chiesa barocca

Malta, i resti trovati sotto una chiesa
(Foto: independent.com.mt)
Sotto la chiesa della Madonna tal-Hniena a Qrendi sono stati trovati i resti di una cappella risalente probabilmente al tardo medioevo.
I resti sono stati ritrovati durante la prima fase di un'indagine archeologica da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali in collaborazione con la Direzione del Restauro.
La rimozione delle pavimentazioni esistenti e degli strati di preparazione sottostanti ha portato alla scoperta dei muri che definiscono una struttura più antica, che è sopravvissuta all'interno dello spazio recintato della nuova chiesa barocca. Le informazioni preliminari indicano che quest'ultima è stata costruita sopra una cappella più antica e più piccola. Questa indagine ha fornito anche importanti dati sulla potenziale fruizione dell'area antecedente alla costruzione della cappella tardomedioevale, come suggerito dai depositi archeologici sottostanti le sue fondamenta.
Nei prossimi mesi la Soprintendenza avvierà la fase post scavo di questa indagine che includerà lo studio delle prove, che aiuteranno a comprendere la datazione della cappella più antica e l'uso precedente del sito prima che la cappella fosse costruita.

Fonte:
independent.com.mt


Istanbul, interessanti scoperte nei cantieri di scavo

Turchia, gli scavi di Istanbul
(Foto_hurriyetdailynews.com)
Gli archeologi turchi hanno scoperto i resti di una struttura che risalirebbe al III secolo a.C., durante uno scavo all'interno della stazione ferroviaria di Istanbul Haydarpasa.
La struttura è di forma absidale, caratteristica delle antiche chiese. Si tratta di un ritrovamento importante per quel che riguarda Khalkedon, l'antica "Terra dei Ciechi" risalente a 2500 anni fa. Sebbene l'architettura del sito non fornisca alcun indizio sulla sua funzione, gli archeologi ritengono si trattasse di un edificio sacro.
Sono stati anche rinvenuti altri reperti archeologici, quali: pentole e monete databili al 6 a.C. ed ai secoli successivi.
Gli scavi sono stati iniziati nel 2018 dal Ministero della Cultura turco e dai musei archeologici di Istanbul e sono stati condotti con estrema cura. Gli scavi stanno rivelando strutture connesse fortemente alla storia e alle radici dell'Anatolia e di Istanbul.

Fonte:
hurriyetdailynews.com


giovedì 20 maggio 2021

Spagna, scoperti i resti di balnea rurali sulla costa

Spagna, resti di terme romane appena emersi dal terreno
(Foto: laprensalatina.com)
Dalle dune di sabbia di Capo Trafalgar, nel sudovest della Spagna, sono emerse delle terme romane straordinariamente ben conservate, risalenti a 2000 anni fa.
La struttura alta quattro metri ha sorpreso gli archeologi dell'Università di Cadice e la gente del posto che, per anni, ha camminato sulle dure ignorando che custodissero un reperto storico.
"E' una struttura che ha uno stato di conservazione eccezionale per la penisola iberica ed il Mediterraneo occidentale in generale", ha affermato Efe Dario Bernal, Professore di archeologia all'Università di Cadice. Questi resti, posti sulla spiaggia vicino a Cadice, conservano interi muri, finestre e porte.
Bernal ed i ricercatori che lavorano con lui sono convinti che l'edificio fosse un sofisticato complesso di balnea rurali, completo di canalizzazioni per l'aria calda alimentata da un forno e che riscaldava sia i pavimenti che le pareti. Molto probabilmente serviva da bagno caldo comune per i lavoratori locali, molti dei quali lavoravano duramente nelle strutture per l'allevamento di pesci e la loro salatura.
All'inizio gli archeologi pensavano di essere in presenza proprio di un luogo dove venivano allevati e salati sia pesci che crostacei. Tali strutture, sviluppate dai Romani in Andalusia e in Marocco, sono attualmente al centro di un'indagine archeologica sull'agricoltura primitiva e sull'industria della pesca nella zona. La vicina città romana di Baelo Claudia, vicino Tarifa, era famosa per il garum, la ben nota salsa di pesce fermentato che veniva esportata in tutto l'impero.

Fonte:
laprensalatina.com


La sorprendente modernità dell'acquedotto di Costantinopoli

Turchia, il ponte di Kur Unlugerme, parte dell'acquedotto
di Costantinopoli (Foto: Jim Crow)
Gli scienziati dell'Università Johannes Gutenberg di Maiz, in Germania, hanno studiato l'acquedotto di Valente, lungo ben 426 chilometri, che riforniva di acqua Costantinopoli ed hanno scoperto come questa struttura è sopravvissuta al tempo. Sembra i canali siano stati ripuliti dai depositi di carbonato solo pochi decenni prima che il sito venisse abbandonato.
"Il risultato tecnico più rivoluzionario dell'impero romano risiede nella sua gestione dell'acqua, in particolare nei suoi acquedotti a lunga distanza che fornivano acqua alla città, ai bagni e alle miniere", ha affermato il Dottor Gul Surmelihindi, del gruppo di geoarcheologia dell'Università di Mainz.
Quasi tutte le città dell'impero romano avevano un'ampia disponibilità di acqua fresca corrente, in alcuni casi addirittura con un volume maggiore di quanto lo sia oggi. Ad oggi sono noti più di 2.000 acquedotti romani, ma sicuramente molti atri sono in attesa di essere scoperti. Lo studio intrapreso dal Dottor Gul Surmelihindi e dal suo gruppo di ricerca si è concentrato sul più spettacolare acquedotto tardo-romano, quello di Costantinopoli, ora Istanbul.
Nel 324 d.C. l'imperatore Costantino il Grande fece di Costantinopoli la nuova capitale dell'impero romano. Malgrado la città si trovi al crocevia geopolitico di una intensa rete di rotte commerciali terrestri e marittime, l'approvvigionamento idrico costituiva un problema. Per ovviare a questa difficoltà, pertanto, venne costruito un acquedotto che doveva attingere l'acqua a sorgenti poste ad una distanza di 60 chilometri ad ovest della città. 
Con la crescita della città, questo sistema venne ampliato nel V secolo d.C., interessando sorgenti che si trovano a 120 chilometri dalla città. Quest'ultimo ramo consentì all'acquedotto di Costantinopoli di raggiungere la lunghezza di 426 chilometri, l'acquedotto più lungo del mondo antico. Quest'opera straordinaria era costituita da canali in muratura a volte sufficientemente grandi da far passare una persona, costruiti in pietra e cemento e da molte gallerie.
Il Dottor Surmelihindi e la sua equipe hanno studiato i depositi di carbonato di questo acquedotto, vale a dire il calcare che si è formato per scorrimento dell'acqua e che può tornare utile per trarre informazioni sulla gestione dell'acqua e sul paleoambiente dell'epoca. I ricercatori hanno scoperto che l'acquedotto di Costantinopoli conteneva solo sottili strati di deposito di carbonato, pari a quando si può depositare in 27 anni di esercizio. Dagli annali della città, invece, si sa che il sistema funzionò per almeno 700 anni, fino al XII secolo. "Questo significa che l'interno acquedotto deve essere stato mantenuto e ripulito dai depositi durante l'impero bizantino, fino a poco prima che cessasse di funzionare", ha spiegato Surmelihindi.
Malgrado l'acquedotto sia di origine tardo romana, il carbonato trovato nel canale è del medioevo bizantino. Questo ha fatto rifletterei ricercatori sulle possibili strategie di pulizia e manutenzione. Si è scoperto che 50 chilometri della parte centrale del sistema idrico erano costruiti in modo doppio, con un canale dell'acquedotto sopra l'altro, che si incrociavano su ponti a due piani. "E' molto probabile che questo sistema sia stato ideato per consentire le operazioni di pulizia e manutenzione", ha affermato uno dei ricercatori. "Sarebbe stata una soluzione costosa ma pratica".
Purtroppo la ricerca non può proseguire e non è più possibile studiare l'esatto funzionamento del sistema. Uno dei ponti più imponenti, quello di Balligerme, è stato fatto saltare in aria con la dinamite nel 2020 da cercatori di tesori che pensavano che il manufatto potesse contenere, al suo interno, dell'oro.

Fonte:
eurekalert.org

lunedì 17 maggio 2021

Kenya: Mtoto, il bambino che viene dal lontanissimo passato

Africa, i resti del bambino di 78.000 anni fa
(Foto: Jorge Gonzàles/Elena Santos)
Circa 78000 anni fa, una comunità umana dell'Africa orientale ha deposto un bambino di circa 3 anni in una fossa poco profonda. Forse i suoi parenti più stretti hanno composto il suo piccolo corpo e, probabilmente, hanno poggiato la sua testa su una sorta di cuscino, prima di ricoprirlo di terra. Lo scavo e la scoperta di questa sepoltura è tra le prove più antiche conosciute della presenza di esseri umani "moderni" in Africa. Esseri umani che hanno l'abitudine di seppellire i loro defunti.
Le deposizioni intenzionali sono relativamente rare nella documentazione archeologiche risalenti a prima di 30000 anni fa. In precedenza, le più antiche sepolture trovate in Africa risalivano a 74000 e 68000 anni fa, rispettivamente nella Border Cave del Sudafrica e a Taramsa, in Egitto. In Eurasia sono state trovate sepolture di uomini moderni e uomini di Neanderthal risalenti a 120000 anni fa, ma interessavano persone che non avevano stretti legami con gli esseri umani attuali.
La sorprendente sepoltura è stata rinvenuta nel 2013 sotto la sporgenza rocciosa di una grotta chiamata Panga ya Saidi, lungo la costa del Kenya sudorientale. Gli archeologi hanno notato un'insolita ondulazione nei sedimenti a forma di fossa all'interno delle pareti di una delle trincee da loro scavate. Quando hanno ispezionato quest'ultima, si sono imbattuti in un piccolo osso che si è polverizzato all'istante.
Gli archeologi, dunque, hanno trascorso i successivi quattro anni scavando e repertando i delicati reperti ossei. Il ritrovamento di due denti, successivamente analizzati presso il Museo Nazionale del Kenya, hanno permesso di capire che chi era stato sepolto in quel luogo era certamente un bambino.
I resti ossei sono stati inviati ad un laboratorio per la ricerca sull'evoluzione umana a Burgos, in Spagna, per ulteriori analisi. Utilizzando la tomografia assiale computerizzata, gli scienziati hanno analizzato le ossa. Non sono stati in grado di determinare le cause della morte del bambino, ma la posizione in cui era stato deposto suggeriva che chi ne aveva curato la sepoltura lo aveva intenzionalmente composto in posizione fetale. Un osso della spalla, piuttosto danneggiato, indica che il bambino era stato, probabilmente, avvolto strettamente in un materiale simile ad un sudario. Il cuscino sul quale era stato deposto si è, poi, lentamente decomposto.
L'analisi dei resti ha restituito una datazione risalente a circa 78000 anni fa, il che fa del ritrovamento il più antico sito di sepoltura umano conosciuto in Africa. Emmanuel Ndiema, un archeologo del Museo Nazionale del Kenya ed uno dei coautori dello studio sulla sepoltura, ha "battezzato" il bambino Mtoto.
Julien Riel-Salvatore, antropologo dell'Università di Montreal, concorda sul fatto che il livello di cura che è stato conferito alla sepoltura di Mtoto suggerisce che la morte di un bambino deve essere stata, per quell'antichissima comunità umana, un evento estremamente toccante. Lo si può dedurre anche dal fatto che quegli antichissimi esseri umani abbiano fatto del tutto per preservare il corpo del bambino, per rallentarne la decomposizione e per proteggerlo dagli animali selvaggi.
Illustrazione della deposizione del piccolo Mtoto di Fernando Fueyo



Fonte:
sciencemag.org


Gerusalemme, trovata una rara lampada in bronzo

Gerusalemme, la lampada ad olio ritrovata in città
(Foto: Koby Harati e Eliyahu Yanai/IAA)
Il Dottor Yuval Baruch, archeologo della Israel Antiquities Authority, ha rinvenuto a Gerusalemme una lampada ad olio in bronzo risalente a 1900 anni fa. Il reperto è tornato alla luce durante gli scavi nel Parco Nazionale della Città di David.
"Lampade ad olio in bronzo decorato sono state scoperte in tutto l'impero romano", ha detto il Dottor Baruch. "Per la maggior parte, tali lampade ad olio erano poste su eleganti candelabri o appese ad una catena. Questa lampada è una scoperta unica e, per quanto ne sappiamo, la prima del suo genere scoperta in Israele".
Gli archeologi hanno rinvenuto anche uno stoppino di lino ben conservato all'interno della lampada. "I depositi di fondazione, le offerte, erano rilevanti nel mondo antico ed erano destinati a scopi beneauguranti, per garantire la continua esistenza dell'edificio e dei suoi occupanti e di solito erano sepolti sotto i pavimenti di edifici o nelle fondamenta", ha detto il Dottor Baruch.
L'edificio in cui è stata rinvenuta la lampada è stato costruito direttamente in cima alla Via del Pellegrinaggio ed appartiene al periodo del Secondo Tempio.  La costruzione di una struttura tanto massiccia nel periodo della distruzione della Gerusalemme ebraica dimostra l'importanza dell'area anche dopo la distruzione del Secondo Tempio.

Fonte:
sci-news.com


Svezia, trovati reperti dell'Età del Bronzo

Svezia, reperti dell'Età del Bronzo appena rinvenuti
(Foto: Mats Hellgren)
In una zona boschiva a sud della città di Alingsas, in Svezia, è stato fatto un ritrovamento unico risalente all'Età del Bronzo
A seguito di un esame archeologico condotto, tra gli altri da Johan Ling, professore di archeologia all'Università di Goteborg, sono emersi dei reperti tra i più importanti mai ritrovati nel Paese. Si tratta di circa 50 manufatti, per lo più intatti, appartenenti ad una o più donne di alto rango vissute nell'Età del Bronzo. L'area in cui è stato effettuato questo rinvenimento non è vicina ad insediamenti precedentemente noti.
Quello che ha affascinato i ricercatori ed i restauratori non è solo la quantità ma anche la condizione degli oggetti. "Tutti i manufatti erano essenzialmente intatti. Il fatto di essere così ben conservati è un evento unico ed è probabile che questi oggetti sarebbero rimasti a lungo nel luogo in cui sono stati trovati, a meno che un animale non avesse deciso di crearsi proprio lì una tana", ha affermato Madelene Skogberg, conservatrice presso il Comitato per gli Affari Culturali all'interno della regione di Vastra Gotaland.
I reperti risalgono alla tarda Età del Bronzo nordica, orientativamente intorno al 700-500 a.C. ed erano sicuramente indossati da una o più donne di alto rango, servivano a sottolineare il loro stato sociale. Oltre a fibule per mantello, spille a spirale, catene ed un tipo di spilla indossata in modo ornamentale sui vestiti o sulla cintura, è stata rinvenuta anche un'ascia cava insieme a residui di fusione del bronzo. E' stato scoperto anche un pungolo che si ritiene sia stato utilizzato per stimolare i cavalli. Quest'ultimo tipo di reperto è tornato alla luce in Danimarca ed in Germania settentrionale ma, almeno finora, non in Svezia.

Fonte:
phys.org


sabato 15 maggio 2021

Le due battaglie di Himera, Erodoto e Diodoro mentirono?

Himera, area archeologica
(Foto: sitiarcheologiciditalia.it)
Pare che Erodoto, il famoso storico dell'antica Grecia, abbia mentito sulle battaglie cruciali tra Greci e Cartaginesi ad Himera.
Nelle sue "Storie", Erodoto descrisse la prima battaglia di Himera, avvenuta nel 480 a.C., affermando che quando i Cartaginesi attaccarono la colonia greca di Himera, una coalizione di alleati greci di altre città siciliane si unì agli assediati, contribuendo alla vittoria dei Greci.
Ora, però, un'analisi chimica delle ossa dei soldati che combatterono in quella famosa battaglia, rivela che gli alleati dei Greci erano, in realtà, dei mercenari stranieri, probabilmente assoldati dai Greci affinché li aiutassero a sconfiggere i nemici.
"Ci siamo resi conto che era possibile che molti dei soldati facenti parte del contingente greco provenissero da fuori la Sicilia e, forse, anche da fuori dal Mediterraneo", ha affermato la ricercatrice Katherine Reinberger, dottoranda presso il Dipartimento di Antropologia dell'Università della Georgia.
Nel 409 a.C., poi, venne combattuta una seconda battaglia tra Greci e Cartaginesi, sempre ad Himera. Battaglia che venne, questa volta, vinta dai Cartaginesi. Erodoto all'epoca era morto ma un altro storico greco, Diodoro Siculo, ne riportò la memoria, così come aveva fatto per la prima battaglia di Himera. Diodoro Siculo, nella cronaca di quest'ultima, aveva omesso la presenza di mercenari stranieri tra le truppe greche.
Le nuove ricerche sul campo suggeriscono che sia Erodoto che Diodoro cercarono di essere accurati nel riportare le loro informazioni, ma che è necessario implementare queste ultime con altre prove raccolte mediante l'utilizzo di moderni mezzi di indagine.
Nel 2008 gli archeologi italiani hanno scoperto antiche fosse comuni ad Himera, nelle quali erano stati deposti i resti di almeno 130 soldati databili al 480 ed al 409 a.C., alcuni con armi ancora al loro fianco. I defunti erano stati sepolti in file ordinate e gli archeologi pensano che questo indichi che questi soldati avevano combattuto nelle due battaglie di Himera ed erano stati sepolti intenzionalmente dai vincitori Greci. Un team di archeologi ed antropologi americani, parte del Bioarchaeology of Mediterranean Colonies Project (BMCP), hanno analizzato la provenienza di questi soldati.
I resti degli antichi guerrieri sono stati analizzati utilizzando una tecnica che prende in considerazione diversi elementi, quali la presenza di stronzio e ossigeno, che hanno un numero diverso di neutroni nei loro nuclei (isotopi). Nel tempo, l'ossigeno dell'acqua che le persone bevono e lo stronzio presente nel cibo che mangiano si fissano nello smalto dei denti. Confrontando la presenza degli isotopi nei denti con quelli presenti nel paesaggio, i ricercatori sono in grado di determinare dove sono cresciute le persone.
A questo punto i ricercatori hanno analizzato gli isotopi presenti nello smalto dei denti di 62 soldati di Himera - 51 dei quali morti durante la battaglia del 480 a.C. ed 11 caduti nel 409 a.C. - oltre a 25 individui della popolazione locale di Himera rinvenuti in una vicina necropoli. Hanno scoperto che i soldati caduti durante la prima battaglia di Himera avevano valori isotopici altamente variabili, molto più dei campioni della popolazione generale, il che significa che sono cresciuti in luoghi diversi dalla Sicilia. Questo sembra suggerire che i tiranni manogreci di Sicilia hanno assunto mercenari stranieri per combattere la prima battaglia di Himera.
L'analisi degli isotopi di stronzio con quelli presenti nelle ossa e nei denti di altri individui rinvenuti in alcune necropoli mediterranee, ha rivelato che alcuni dei guerrieri che combatterono la prima battaglia di Himera provenivano da aree ed altitudini differenti rispetto alla Sicilia costiera. E', però, ancora difficile individuare esattamente le zone di provenienza.
Per quanto riguarda i resti dei soldati che combatterono la seconda battaglia di Himera, solo un quarto di essi non erano originari di Himera, il che significa che il resoconto di Diodoro Siculo sulla seconda battaglia di Himera è piuttosto attendibile. Non è chiaro il motivo per il quale si acuirono le tensioni tra Greci e Cartaginesi, ma probabilmente gli attriti erano correlati ai disordini politici che funestavano le città governate dai tiranni oppure dal fatto che i Persiani, che stavano impegnando i Greci nelle guerre persiane, si erano alleati con i Cartaginesi per attaccare la Sicilia greca.
Nelle "Storie", Erodoto afferma che i Cartaginesi misero in campo delle truppe mercenarie, quando attaccarono Himera, ma né lui né Diodoro Siculo menzionano mercenari stranieri arruolati tra le milizie greche. Probabilmente per una questione di orgoglio nazionale.

Fonte:
livescience.com

Locri Epizefiri, i segreti dei suoi magnifici specchi stanno per essere scoperti

Locri, specchio
magnogreco
(Foto: locriantica.it)
Gli specchi in bronzo di Locri Epizefiri, rinvenuti durante l'esplorazione della Necropoli di Contrada Lucifero, sono senza dubbio tra i reperti più interessanti riportati alla luce durante gli scavi nell'antica polis insieme ai pinakes - tavolette in terracotta con raffigurazioni in bassorilievo - e costituiscono l'esposizione di maggior valore del Museo Archeologico Nazionale di Locri, in provincia di Reggio Calabria.
E', infatti, impressionante e sorprendente (questo è l'unico caso nell'occidente greco) la frequenza con la quale questi oggetti, solitamente considerati come semplici utensili da bagno, ma che evidentemente dovevano rappresentare dei beni di prestigio, compaiono nei corredi funerari del periodo compreso tra la metà del VI secolo a.C. e la metà del IV secolo d.C.
Se la produzione è locale - venivano, infatti, realizzati a Locri - lo stile ionico è probabilmente dovuto alle influenze artistiche della zona tra le isole Cicladi e le coste egee dell'attuale Turchia. Secondo gli studiosi l'antica città di Locri Epizefiri esportava questi meravigliosi manufatti anche al di fuori della Magna Grecia.
Particolarmente importanti risultano i manici degli specchi, per la loro raffinata bellezza e soprattutto per le informazioni che hanno tramandato sulle espressioni artistiche, nel campo della lavorazione del bronzo, in Magna Grecia, in quanto essi rappresentano, in miniatura, le statue bronzee a grandezza naturale dell'epoca che, purtroppo, non sono giunte a noi.
Ora, grazie ad un nuovo strumento tecnologico ad altissima risoluzione, i loro segreti potranno venire alla luce. Lo strumento, realizzato grazie alla collaborazione tra l'Università della Calabria e la Elettra Sincrotrone di Trieste, sarà in grado di esaminare la struttura interna e la composizione fisica e chimica di oggetti e manufatti.

Fonti:
locriantica.it
archeomedia.net


Grecia, la sepoltura del guerriero dalla spada piegata

Grecia, la spada piegata rinvenuta nella chiesa
paleocristiana di Salonicco (Foto: Errikos Maniotis)
In Grecia gli archeologi hanno scoperto una spada di ferro risalente a 1600 anni fa, volutamente piegata, non spezzata, prima di essere deposta nella sepoltura di un soldato che aveva prestato servizio nell'esercito imperiale romano. Questa scoperta è sorprendente, dal momento che il soldato venne sepolto in una chiesa paleocristiana e che la spada piegata faceva parte di un rituale pagano. "E' raro che armi di questo periodo si trovino in contesti di scavo, anche in Grecia. La maggior parte dei risultati di scavo analoghi provengono dai paesi balcanici e dall'Europa occidentale", ha detto l'archeologa Melina Paisidou, professore associato di archeologia presso l'Università Aristotele di Salonicco
Si pensa che il soldato fosse un mercenario che si era convertito al cristianesimo ed aveva abbandonato la vecchia vita militare. La sepoltura del soldato è l'ultimo dei ritrovamenti nel sito della basilica paleocristiana, un edificio a tre navate risalente al V secolo d.C. La basilica è stata scoperta nel 2010, durante gli scavi per la costruzione di un tratto di metropolitana e della relativa stazione, che si trovano nella città di Salonicco.
Salonicco, le sepolture della basilica paleocristiana
(Foto: Errikos Maniotis)
La basilica paleocristiana venne costruita su un luogo di culto ancora più antico, una cappella del IV secolo a.C., che potrebbe essere la più antica chiesa cristiana di Salonicco. Nel VII secolo d.C. la chiesa venne danneggiata e fu solo parzialmente restaurata. All'interno della basilica sono presenti diverse sepolture, presumibilmente di altri soldati, deposti soprattutto al di sotto della navata meridionale, là dove è stato rinvenuta la sepoltura del soldato con la spada piegata.
"Di solito questi tipi di spade erano utilizzate dalle forze di cavalleria ausiliare dell'esercito romano." Ha affermato Errikos Maniotis, co-ricercatore del progetto di scavo e dottorando presso il Dipartimento di Archeologia Bizantina all'Università Aristotele di Salonicco. "Quindi possiamo dire che il defunto, considerando anche l'importanza del luogo di sepoltura, era un ufficiale di alto rango dell'esercito romano". 
Gli archeologi devono ancora studiare i resti dell'individuo. "Non sappiamo nulla di lui: età e causa della morte, possibili ferite che aveva ricevuto in combattimento", ha detto Maniotis. La spada piegata ha, però, incuriosito molto i ricercatori. Finora si tratta della caratteristica più importante della sepoltura. "Le spade piegate vengono solitamente rinvenute nei siti del nord Europa", ha detto Maniotis. "soprattutto in luoghi frequentati dai Celti". Quest'usanza fu osservata anche nell'antica Grecia e tra i Vichinghi, ma sembra che i Romani non l'avessero adottata e soprattutto non era in uso durante il periodo cristiano, poiché questo rituale era considerato pagano.
La spada piegata è un indizio che il soldato era, forse, un Goto romanizzato o, comunque, un appartenente ad una delle tribù germaniche che serviva come mercenario (foederatus) nelle forze imperiali romane. La parola latina foederatus deriva da foedus, un termine che indica un trattato di mutua assistenza tra Roma ed un'altra nazione. Questo trattato consentiva alle tribù germaniche di servire nell'esercito romano come mercenari, guadagnando denaro, terra e titoli.
Gli archeologi hanno anche trovato delle antiche monete nel sito che potrebbero essere utili per capire in che epoca è vissuto il defunto. Gli archeologi, guidati da Melina Paisidou, hanno rinvenuto anche un bellissimo pavimento musivo con immagini di viti, uccelli, tra i quali la fenice. Dei tanti volatili raffigurati sono stati recuperati solo sette uccelli, ma i ricercatori pensano che originariamente il mosaico fosse composto da 12 uccelli e che rappresentasse un'allegoria di Cristo con i 12 apostoli.
Nel 2010 sono state rinvenute circa 3.000 sepolture nel cimitero orientale di Salonicco, un cimitero utilizzato dal periodo ellenistico (circa 300-330 a.C.) fino a poco prima della tarda antichità (600-700 d.C.).

Fonte:
livescience.com

Instabul, emergono sepolture di 3500 anni fa

Turchia, scavi delle tombe di Istanbul
(Foto: hurriyetdailynews.com)
Durante gli scavi promossi dal Museo Archeologico di Istanbul sono state rinvenute delle sepolture di tipo Kurgan, risalenti al 3000-3500 a.C. in un'area - Besiktas - in cui è in progetto la costruzione di una stazione della metropolitana.
Inoltre resti del tardo periodo ottomano e del tardo periodo bizantino sono emersi tra le rovine di una linea di tram e dei depositi risalenti entrambi al 1910. Al di sotto di questo strato sono stati rinvenuti anche alcuni reperti di età ellenistica e romana, considerati molto significativi.
I reperti, però, considerati più importanti sono stati trovati effettuando ulteriori scavi. Si tratta di tombe di tipo Kurgan, che giacevano all'interno di filari di pietra. Non sono stati trovati resti umani, poiché le antiche tombe Kurgan dell'Età del Bronzo custodivano i resti del defunto dopo la cremazione. Questo impone un lavoro molto delicato, ai ricercatori. Tutte le tombe vengono aperte e documentate durante gli scavi.
All'interno di una di queste tombe sono state rinvenute due statuette di terracotta. Si tratta di reperti mai rinvenuti finora in una sepoltura Kurgan. Sulle statuette c'erano anche dei simboli alfabetici runici, simboli appartenenti alla cultura Vinca, proveniente dall'attuale Romania. Questo particolare può contribuire a cambiare la mappa della migrazione dall'Anatolia ai Balcani, al nordest dell'Europa e al Mar Nero.
L'archeologo Mehmet Ali Polat ha affermato che "Le tombe di tipo Kurgan trovate risalgono al 3500 a.C., cioè appartengono all'era che chiamiamo il Primo Periodo del Bronzo". Sono in totale quasi 82 le sepolture rinvenute all'interno e all'esterno dei Kurgan. Di queste, 75 sono sepolture di resti cremati mentre il resto delle sepolture accoglie le spoglie del defunto.

Fonte:
hurriyetdailynews.com


giovedì 13 maggio 2021

Ercolano, chi era il misterioso soldato?

Ercolano, i resti del soldato romano trovati nell'antica città
(Foto: Parco Archeologico di Ercolano)
Gli archeologi italiani stanno studiando i resti di un soldato romano caduto a faccia in avanti nella sabbia di Ercolano, quando il Vesuvio eruttò nel 79 d.C. Questo scheletro suggerisce che centinaia di Romani in fuga dall'eruzione del Vesuvio erano sul punto di essere salvati, ma che morirono proprio ad un passo dalla salvezza.
Ercolano venne sepolta dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. I lavori in questo sito sono iniziati 40 anni fa, quando vennero rinvenuti i resti di 300 persone nei pressi della spiaggia della città. Una volta che saranno completati i lavori di scavo e di messa in sicurezza del luogo, i visitatori potranno passeggiare sulle orme dei ricchi Romani che perirono durante l'eruzione.
I resti del soldato romano sono stati rinvenuti durante il primo scavo sulla spiaggia della città. Si pensa che si tratti di un ufficiale di marina, forse proprio della flotta di soccorso inviata da Plinio il Vecchio nel Golfo di Napoli durante l'eruzione. Una prima analisi ossea dei resti ossei ha rivelato che il soldato aveva un'età compresa tra i 40 ed i 45 anni, che era sano ed aveva un fisico allenato. Con i resti ossei di questo antico soldato sono stati ritrovati frammenti di armatura ed una borsa a tracolla contenente una serie di piccoli strumenti di falegnameria. Inoltre l'uomo aveva con sé un prezioso pugnale ed una cintura di cuoio con placche d'argento e d'oro dalla quale pendeva una spada con un'elsa d'avorio.
Francesco Sirano, direttore del Parco Archeologico di Ercolano, ritiene che i resti ossei non sono attribuibili ad uno dei soldati di stanza ad Ercolano, perché sono note guarnigioni dell'esercito nell'area vesuviana. Rimane in piedi l'ipotesi che possa trattarsi di un pretoriano, facente parte delle guardie del corpo dell'imperatore. La ricca panoplia di armi, molto simile a quelle ritrovate nel 1900 in uno scavo in località Bottaro di Pompei indosso a quello che sembra essere stato se non proprio l'ammiraglio della flotta di Plinio il Vecchio almeno un alto ufficiale della marina e gli attrezzi da lavoro che l'uomo portava con sé, hanno fatto pensare ai ricercatori ad un faber navalis, una figura ben conosciuta sulle navi militari romane. Praticamente si trattava di un ingegnere specializzato in lavori di carpenteria. Questa ipotesi viene ulteriormente confermata dal fatto che i resti dell'uomo sono stati ritrovati a poca distanza da quelli di un'imbarcazione militare.
Sepolti accanto all'uomo sono stati scoperti 12 denari d'argento e due d'oro, il salario mensile di una guardia pretoriana. La prossima fase dei lavori di restauro si concentrerà sulle armi recuperate accanto al corpo del soldato.

Fonti:
ancient-origins.net
open.online


Roma, le origini di una nazione alle Scuderie del Quirinale

La triade capitolina (Foto: Ales, Scuderie del Quirinale)
"L'Italia intera giurò per me", a pronunciare queste parole fu Ottaviano Augusto durante il conflitto che lo consacrò primo imperatore di Roma. Non era mai accaduto nella storia che qualcuno si riferisse alla penisola come ad un'unica entità. Negli anni le parole di Augusto avrebbero assunto un significato sempre più profondo, mentre le diverse etnie unificate sotto le insegne romane si trasformavano in una popolazione gradualmente più omogenea, unita non solo da un governo e da un sistema di amministrazione comuni, ma anche da cultura, lingua e religione.
Si ispira al famoso giuramento di Augusto, che oggi sopravvive inciso in latino e in greco sulle pareti del tempio dedicato all'imperatore ad Ankara, in Turchia, il titolo della grande mostra inaugurata alle Scuderie del Quirinale: "Tota Italia. Alle origini di una nazione". Nel palazzo simbolo della Repubblica, una preziosa selezione di 400 reperti è pronta a narrare quel primo, originario processo di unificazione, senza il quale forse oggi l'Italia non sarebbe uno Stato unico e indipendente. Statue, rilievi, corredi funebri, arredi diventano occasioni per ripercorrere un cammino lungo e complesso fatto di conquiste militari, ma anche di incontri e di ibridazioni culturali. La varietà e la ricchezza di tradizioni dell'Italia di oggi si specchiano nel panorama altrettanto multiforme di due millenni fa, confermando ancora una volta quel carattere composito che è la forza del nostro patrimonio culturale ed artistico.
Ben 36 musei della penisola hanno fatto rete per costruire un racconto il più possibile completo: le opere in mostra arrivano da 12 regioni, dal Veneto alla Calabria. Tra le meraviglie disseminate lungo il percorso, troviamo il Ritratto di Augusto con il capo velato del Museo Archeologico Nazionale delle Marche e il celebre Trono decorato a rilievo delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma, il Corredo della Tomba dei due Guerrieri del Museo Archeologico di Melfi e il Rilievo con scena di battaglia del MArTA di Taranto, il Sostegno di mensa con due grifoni che attaccano un cerbiatto del Museo Civico di Ascoli Satriano e il Busto di Ottavia Minore del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme.

Indicazioni:
Scuderie del Quirinale, via Ventiquattro Maggio n. 16 - Roma
Curatori: Massimo Osanna e Stéphane Verger
Periodo: 14 maggio - 25 luglio 2021
Sito Ufficiale: www.scuderiequirinale.it

Fonte:
arte.it


Egitto, trovate sepolture scavate nella roccia

Egitto, alcuni dei reperti rinvenuti nelle sepolture
(Foto: english.ahram.org.eg)
Nella necropoli di al-Hamidiyah, ad est di Sohag, in Egitto, sono state scoperte alcune sepolture scavate nella roccia. Si tratta di una scoperta accidentale, avvenuta durante un rilievo archeologico presso la necropoli.
Mostafa Waziri, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha affermato che le tombe hanno diversi stili architettonici e sono state scavate a più livelli all'interno della roccia della montagna. Alcune sepolture hanno uno o più pozzi funerari, mentre altre hanno corridoi in pendenza che terminano con pozzi funerari. L'arco temporale di queste sepolture va dalla fine dell'Antico Regno alla fine del periodo tolemaico.
Una delle tombe scoperte presenta una falsa porta ed un ingresso che conduce ad una galleria con un pozzo sepolcrale posto a sudest. Si pensa che risalga alla fine dell'Antico Regno e che sia stata utilizzata anche in epoche successive. La falsa porta è incisa con un testo geroglifico e scene raffiguranti il proprietario della tomba nell'atto di fare sacrifici e altri personaggi che presentano offerte al defunto.
I lavori di scavo hanno portato anche alla scoperta di molti vasi in ceramica, alcuni dei quali utilizzati nel corso della vita quotidiana ed altri, invece, forgiati per un esclusivo uso funerario nei quali deporre delle miniature votive. Sono stati rinvenuti anche dei vasi sferici di piccole dimensioni, con tracce di vernice giallastra all'esterno, insieme a diversi vasi in alabastro e ceramica di piccole dimensioni, resti di uno specchio rotondo in metallo, ossa umane e animali e molti frammenti di ceramica pertinenti anfore risalenti al Tardo Periodo. Sono stati trovati anche resti di iscrizioni in pietra calcarea, forse parti di lastre funerarie risalenti al periodo della IV Dinastia.
Nell'ambito del progetto di scavo sono stati documentati più di 300 cimiteri nella zona, che si estende da Nag al-Sheikhs a sud fino ad al-Kharandariyah a nord. Questo gruppo di sepolture appartiene ai governanti e agli impiegati della nona regione dell'Alto Egitto, considerato uno dei centri amministrativi più importanti dell'Antico Egitto per la sua posizione sul Mediterraneo e la sua vicinanza alla città di Abydos, centro del culto di Osiride.

Fonte:
english.ahram.org.eg


mercoledì 12 maggio 2021

San Felice Circeo, nuove scoperte nella grotta Guattari

San Felice Circeo, i resti dei nove neanderthaliani
rinvenuti nella grotta Guattari (Foto: Ministero della
Cultura italiano/AFP/Getty)
Gli archeologi italiani hanno portato alla luce le ossa di nove uomini di Neanderthal che sarebbero stati sbranati dalle iene nella loro tana a circa 100 chilometri a sudest di Roma.
I ricercatori della Soprintendenza Archeologica di Latina e dell'Università di Tor Vergata hanno affermato che i resti appartengono a sette maschi adulti, una femmina ed un bambino. Si pensa che il gruppo umano sia vissuto in epoche diverse, in un lasso temporale compreso tra i 50000 ed i 68000 anni fa. I resti più antichi si crede abbiano 100000 anni.
I resti umani comprendono calotte craniche ed ossa mascellari rotte, due denti e tre femori parziali. Sono stati rinvenuti nella grotta Guattari, che aveva già acquisito notorietà per la presenza di fossili di questi lontani cugini umani, ritrovati per caso nel 1939. "E' una scoperta spettacolare", ha detto Mario Rolfo, professore di archeologia dell'Università di Tor Vergata. "Un crollo, forse causato da un terremoto, ha sigillato questa grotta per più di 60000 anni, preservando così i resti lasciati all'interno per decine di migliaia di anni".
I ricercatori hanno trovato tracce di verdure, accanto ai resti umani, insieme a resti di rinoceronti, cervi giganti, cavalli selvaggi e iene. Secondo gli studiosi la maggior parte dei Neanderthal sono stati uccisi dalle iene e poi trascinati nella grotta che questi animali avevano trasformato nella loro tana. "I Neanderthal erano delle prede per questi animali", ha detto il Professor Rolfo. "Le iene li cacciavano, specialmente i più vulnerabili, come i malati e gli anziani".
Un'analisi preliminare del tartaro dentale ha rivelato che la dieta di questo gruppo umano era piuttosto varia. Consumavano principalmente cereali, che hanno contribuito alla crescita del loro cervello. I Neanderthal hanno abitato l'Eurasia, dalla costa atlantica agli Urali, a partire da circa 400.000 anni fa, scomparendo dopo che la nostra specie si stabilì nella regione. 
Spesso descritti come i parenti semplici e tozzi degli esseri umani moderni, i Neanderthal avevano cervelli simili ai nostri e svilupparono una ricca cultura. Al di là dei loro complessi strumenti in pietra e gioielli dipinti, i Neanderthal erano soliti adornare le caverne con rudimentali affreschi, quali lo stampo delle loro mani.
La speranza è che gli studi consentano di svelare alcuni punti oscuri. Uno, in particolare, legato proprio alla grotta laziale, dove tutti i crani ritrovati presentano una larga apertura alla base, come se qualcuno li avesse aperti apposta per mangiarne il cervello. Secondo gli antropologi potrebbe essere stato l'uomo ad aprire il foro occipitale ed una iena a finire di sgranocchiarlo, potrebbe essere stata la iena stessa ad aprirlo e potrebbe, anche, semplicemente trattarsi di una rottura dovuta al caso. Molte delle ossa rinvenute mostrano chiari segni di rosicchiamento.
Nel 1939, quando venne ritrovato il primo cranio, poggiato in terra al centro di quello che sembrava un cerchio di pietre, si era pensato ad un rito di cerebrofagia. Il paleontologo Alberto Carlo Blanca aveva parlato allora di "cannibalismo rituale" e a dimostrazione della sua teoria aveva fatto una comparazione con una collezione di crani provenienti dalle tribù antropofaghe della Melanesia. Il ritrovamento di altri teschi con le stesse caratteristiche potrebbe far pensare ad una conferma dell'ipotesi avanzata dal paleontologo novecentesco, peraltro poi largamente discussa e contestata dagli studi successivi nei quali altri studiosi hanno immaginato come più probabile che il cranio fosse stato svuotato, invece, da un animale, facilmente le stesse iene che nell'ultimo periodo di vita della grotta l'hanno abitata facendone la loro tana.
"Lo studio geologico e sedimentologico di questo deposito", spiega Mario Rolfo "ci farà capire i cambiamenti climatici intervenuti tra 120 mila e 60 mila anni fa, attraverso lo studio delle specie animali e dei pollini, permettendoci di ricostruire la storia del Circeo e della pianura pontina".

Fonti:
theguardian.com
rainews.it


lunedì 10 maggio 2021

Il mistero della fanciulla del Real Alcàzar

Spagna, i resti di una bambina di 5 anni trovati a Siviglia
(Foto: Paco Puentes/El Pais)
A 20 centimetri sotto il pavimento dell'altare maggiore della cappella del Real Alcàzar di Siviglia, è stato rinvenuto lo scheletro di una bambina di cinque anni di età, vissuta nel tardo Medioevo e probabilmente di stirpe nobile.
Un team di archeologi ha trovato il coperchio di un piccolo sarcofago di piombo mentre eseguita i test propedeutici al restauro delle piastrelle di ceramica del XVI secolo del palazzo, progettate dall'artista Cristobal de Augusta. Il sarcofago conteneva una bara in legno che si stava disintegrando ed uno scheletro completo, il primo ad essere rinvenuto nel Real Alcàzar, insieme a frammenti di tessuto, pelle di scarpe e due bottoni di madreperla.
L'archeologo Miguel Angel Tabales, che guida i ricercatori, non ha dubbi sul fatto che l'altare della cappella non fosse il luogo di sepoltura originale della bambina. Crede che questa giovanetta dovesse appartenere ad una famiglia molto potente per essere sepolta all'interno del palazzo reale. L'archeologo pensa che sia stata posta a lato dell'altare quando la cappella venne ripavimentata tra il 1930 ed il 1940.
"Non abbiamo trovato alcuna documentazione per confermarlo, ma la bara di piombo era circondata da una cista realizzata con materiali riutilizzati, mattoni tenuti insieme dal cemento, materiali che ci dicono che è della prima metà del XX secolo. - Ha dichiarato Miguel Angel Tabales. - La mia teoria è che gli operai abbiano trovato il sarcofago in un'altra zona, l'hanno aperto e, vedendo che era un cadavere, hanno deciso di coprirlo e posizionarlo vicino all'altare".
La bambina è stata deposta con cura, con i capelli pettinati. I ricercatori pensano sia vissuta tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo. Gli archeologi sono convinti che presto troveranno altre sepolture, dal momento che pensano che nel seminterrato ci sia una cripta parte del palazzo gotico costruito da Alfonso X il Saggio nella seconda metà del XIII secolo sul vecchio palazzo almohade.
L'antropologo Juan Manuel Guijo, incaricato degli studi dei resti, spera che i test ai quali è stato sottoposto lo scheletro, forniscano informazioni sulla discendenza della ragazza, su dove abbia vissuto, sulla causa della morte e sui riti funebri eseguiti per la sua sepoltura. La bambina aveva le braccia semi-flesse, incrociate sul torace. Il corpo non era stato manomesso e si spera di estrarre il Dna dal bulbo della radice dei suoi capelli. Non si sa ancora quale sia la causa della morte della giovane, anche se un molare ha aiutato l'antropologo a stabilire la sua età intorno ai cinque anni.

Fonte:
english.elpais.com


Isernia: è o non è di Augusto la testa ritrovata?

Isernia, la testa marmorea di Augusto
(Foto: Soprintendenza Archeologica del 
Molise)
I ricercatori, guidati dall'archeologa Francesca Giancola, hanno scoperto una testa di marmo attribuita all'imperatore Augusto ad Isernia, in Molise. Il ritrovamento getta nuove luci sull'impatto dell'impero romano nella regione.
Isernia venne conquistata dai Romani nel 295 a.C. Nel 90 a.C. fu presa dai Sanniti per poi cadere nuovamente sotto il dominio romano.
Il reperto marmoreo è stato rinvenuto durante uno scavo delle mura cittadine, sulla via Occidentale, una delle due strade - l'altra è la settentrionale - che cinge il cuore antico della città di Isernia ed appare in buone condizioni, con qualche danno al naso.
Lo scavo archeologico era stato inizialmente motivato con la sistemazione dell'area delle mura crollate della citta. Andando avanti con lo scavo è emersa questa testa di età augustea, scolpita nel marmo e non nel calcare.
Gli scavi sono stati iniziati otto anni fa, dopo che un violento temporale aveva fatto crollare le antiche mura di Isernia.
E' la seconda straordinaria scoperta che avviene nel giro di pochi anni ad Isernia, dove è stato ritrovato il dentino di un bambino del Paleolitico, anche questo un pezzo fondamentale della storia della città.
Ancora oggi sono presenti diversi resti della civiltà romana, quali l'acquedotto, risalente a duemila anni fa ed in ottimo stato di conservazione.
L'architetto Franco Valente, però, si è dimostrato scettico fin dall'inizio sul ritrovamento ed avanza dei dubbi sul fatto che la testa possa essere effettivamente dell'imperatore romano. "A Venafro per 150 anni tutte le guide archeologiche hanno ripetuto che due grandi statue che ora sono al Museo Archeologico di S. Chiara appartenevano ad Augusto e Tiberio - ha affermato sui social l'architetto - oggi non esiste un solo storico dell'arte e dell'archeologia che sia disposto a sostenere quel riconoscimento. Si tratta, in tutta evidenza, di due personaggi importanti di cui non sapremo mai il nome se non verranno alla luce altri elementi di supporto. Sicuramente, però, non si tratta di Augusto".
"Il dubbio per la testa scavata pochi giorni fa nei lavori di rifacimento del muro longobardo - continua l'architetto Valente - è ancora maggiore. A parte la mancanza di somiglianza con le altre rappresentazioni di Augusto che si conservano in varie parti del mondo. Comunque, la circostanza che il capo di Isernia non assomigli alle altre statue di Augusto è un problema minore. Secondo me si è stati troppo frettolosi nel fare l'attribuzione. Se non si trova l'altra parte della statua è assolutamente inutile tentare di arrivare ad una conclusione definitiva. Il suggerimento a riconsiderare con maggiore attenzione la cosa ci viene, ad esempio, dai quattro personaggi ai quattro spigoli dell'Arco di S. Pietro. Una testa, addirittura, è stata sostituita nel Medioevo con l'immagine, ritengo io, dell'imperatore Federico II".
Per lungo tempo, infatti, fa notare lo studioso, le teste delle statue sono state intercambiabili. In epoca romana le statue venivano fatte in serie, tutte uguali e senza testa. L'acquirente, poi, si faceva scolpire una testa che veniva applicata sul resto della statua. "Che io sappia non risulta che Isernia abbia mai fatto realizzare una statua in onore di Augusto. Il repertorio delle epigrafi romane di Aesernia, purtroppo, non ci viene incontro", conclude l'architetto Valente.

Fonti:
artnews.com
isnews.it


Il mistero della mummia del sacerdote che era, invece... la mummia di una donna incinta

La mummia di donna incinta analizza con una
tac (Foto: news.yahoo.com)
E' stata analizzata, tramite la TAC, una mummia custodita nel Museo Nazionale di Varsavia e si è scoperto di avere davanti la prima mummia egiziana incinta.
Gli archeologi hanno notato, nelle immagini ai raggi X, un piccolo piede all'interno della mummia. Ulteriori analisi hanno rivelato l'intero feto. La donna mummificata aveva tra i 20 ed i 30 anni ed era incinta di 26-30 settimane. Non si sa ancora perché il feto non sia stato estratto dalla pancia della defunta durante la mummificazione. Probabilmente la donna, che in vita apparteneva ad una classe sociale elevata, aveva nascosto la gravidanza o, forse, la presenza del feto ancora all'interno del ventre della madre aveva un significato legato alle credenze e alla rinascita nell'aldilà. Sulla base di un'analisi dei geroglifici presenti sul sarcofago, si pensava dapprincipio che la mummia appartenesse ad un sacerdote maschio, vissuto tra il I secolo a.C. ed il II secolo d.C.
La TAC ha mostrato che la donna aveva lunghi capelli ricci che le arrivavano alle spalle. La mummia venne portata in Polonia nel XIX secolo ed entrò a far parte della collezione di antichità dell'Università di Varsavia. E' conservata, dal 1917, nel Museo Nazionale. Il progetto che ha portato all'analisi della mummia era stato lanciato nel 2015 ed era basato su reperti custoditi nello stesso museo della capitale polacca.

Fonte: news.yahoo.com


Polonia, riemerge dal terreno una spada medioevale

Polonia, la spada medioevale rinvenuta
(Foto: Marshall Office of Warmia and Mazury)
Un uomo con il metal detector ha portato alla luce, in Polonia, una spada medioevale che potrebbe aver "visto" la battaglia di Grunwald nel 1410. Il reperto è stato scoperto vicino a Olsztyn, nel nord della Polonia. Accanto ad essa i resti metallici di un fodero, una cintura e due coltelli che venivano, con tutta probabilità, portati alla cintura stessa.
Malgrado abbiano trascorso più di 600 anni sepolti sotto terra, i reperti sono ben conservati. Il proprietario di questi oggetti era, probabilmente uno dei circa 66.000 guerrieri che si scontrarono nella battaglia di Grunwald, nei pressi di Olsztyn, il 15 luglio 1410. La battaglia si concluse con la vittoria polacco-lituana sui Cavalieri dell'Ordine Teutonico, fondato durante le crociate in Terra Santa e successivamente giunto a governare quella che allora era la Prussia.
Spesso i Cavalieri dell'Ordine Teutonico intrapresero battaglie contro i loro vicini non cristiani, compreso il Ducato di Lituania. Poi il granduca di Lituania si convertì al cattolicesimo e sposò la regina polacca Jadwiga e divenne re alla morte di quest'ultima con il nome di Wladyslaw II Jagiello. Il suo nome è legato alla fusione tra Polonia e Lituania. La sua statua è stata collocata in Central Park, a New York.
I Cavalieri dell'Ordine Teutonico dubitarono sempre della sincerità della conversione di re Wladyslaw II e nel 1409 il loro Gran Maestro, Ulrich von Jungigen, dichiarò guerra alla Polonia ed alla Lituania. Dopo una giornata di combattimenti, von Jungingen venne ucciso con una lancia e le sue truppe si ritirarono.
La spada rinvenuta è ora in fase di conservazione e di analisi. Gli archeologi sperano di saperne di più sullo stato sociale di chi possedeva una spada ed attendono di vedere cosa si celi sotto la ruggine.

Fonte: livescience.com


Egitto, scoperte sepolture nel Delta del Nilo

 
Egitto, una delle sepolture rinvenute
(Foto: english.ahram.org.eg)
Ben 110 sepolture di epoca Boto I e II, Naqada III e del Secondo Periodo intermedio sono state rinvenute a Kom Al-Khelgan, nel governatorato di Daqahliya, nel Delta del Nilo.
Mostafa Waziri, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha affermato che 68 delle 110 sepolture risalgono al periodo Boto I e II, cinque all'epoca Naqada III e 37 al Secondo Periodo Intermedio.
La maggior parte delle tombe di epoca Boto sono sepolture di forma rotonda ed ovale, contenenti teschi e scheletri dei defunti deposti piegati sul lato sinistro. Altre sepolture erano riservate ai bambini appena nati, il cui corpo era stato inerito in vasi di terracotta. Le 31 sepolture del Secondo Periodo Intermedio hanno, invece, forma rettangolare con una profondità compresa tra i 20 e gli 85 centimetri.
Sono stati riportati alla luce anche vasi di terracotta di forma ovale e rotonda con supporti, amuleti e scarabei in maiolica, strumenti di pietra e coltelli in selce.

Fonte: english.ahram.org.eg

Israele, trovato un pavimento musivo di epoca bizantina

Israele, il pavimento musivo ritrovato
(Foto: Israel Antiquities Authority)
Gli archeologi israeliani che stanno scavando  nella città di Yavne hanno scoperto un mosaico di 1600 anni fa. Il mosaico risale al periodo bizantino (300-400 d.C.).
Probabilmente il mosaico apparteneva al pavimento di un ricco edificio residenziale. Le tessere musive sono colorate e rappresenta motivi geometrici incorniciati da un bordo nero.
Inizialmente si pensava che il mosaico fosse bianco, a causa di una patina che lo ricopriva. Dopo la ripulitura, il mosaico è stato portato al Museo Rockfeller di Gerusalemme per le operazioni di conservazione.
Gli archeologi che scavano a Yavne hanno già rinvenuto resti di antichi torchi e di una dispensa in cui venivano custodite le anfore contenenti il vino. Si spera che ulteriori scavi possano restituire altro materiale per poter, finalmente, creare ed arricchire il primo museo di Yavne.

Fonte: edition.cnn.com

Antichi rituali di sacrifici umani: l'incaprettamento femminile

Francia, le sepolture neolitiche rinvenute in grotta (Foto: stilearte.it) Uno studio, pubblicato da Science advances , ha portato alla luce ...