domenica 27 dicembre 2020

Repubblica Ceca, l'uomo dagli occhi d'oro...

Nella Repubblica Ceca gli archeologi del Museo Spis di Spisskà Novà Ves hanno presentato una scoperta significativa: una statuetta in bronzo di epoca celtica rinvenuta nel villaggio di Jànovce, vicino a Poprad. La località è nota, archeologicamente, sin dal XIX secolo, ma non era stata finora studiata sistematicamente.
La ricerca ha rivelato, inoltre, più di 800 oggetti di varie epoche, dalla preistoria alla storia moderna. La maggior parte degli oggetti appartiene all'Era Latheniana, che si è sovrapposta all'età romana. Si tratta per lo più di monete celtiche, fermagli in bronzo ed altre parti di indumenti, prodotti in argilla, ceramiche e perle di vetro.
La statuetta in bronzo è il ritrovamento più importante. Raffigura un uomo nudo che indossa i gioielli tipici dell'epoca. Il ritrovamento è unico soprattutto per la rappresentazione realistica e per gli occhi dorati. I reperti sono tutti conservati nel Museo Spis a Spisskà Novà Ves.

Fonte:
Spectator.sme.sk

Foto: la statuetta dagli occhi d'oro (TASR)

Turchia, trovata la testa marmorea di un sacerdote

Una testa in marmo di un sacerdote che si stima risalga a 2000 anni fa, è venuta alla luce durante i lavori di scavo e restauro nell'antica città di Laodicea. La città di Laodicea sul Lico, nella provincia occidentale di Denizli, era un'antica metropoli e come sito archeologico è conosciuto dal 2003. I lavori di scavo sono iniziati qui grazie al Museo Denizli.
Una squadra di archeologi turchi, guidati dal Professor Celal Simsek dell'Università di Pamukkale, ha lavorato ininterrottamente a Laodicea. Ed è stata proprio questa squadra a riportare alla luce il manufatto nel teatro occidentale che poteva ospitare 15.000 spettatori.
"C'era un terrapieno di otto metri vicino al muro di fortificazione che si estendeva ad ovest dell'edificio del teatro. Venne costruito alla fine del V secolo d.C. Proprio qui abbiamo trovato la splendida statua di un sacerdote durante la rimozione del riempimento derivato dagli edifici distrutti dal terremoto", ha detto il Professor Simsek.
Le fonti letterarie asseriscono che la città venne fondata in onore di Laodice moglie del re seleucide Antioco II Theos nel III secolo a.C. Gli scavi hanno tuttavia accertato che la storia di Laodicea risale al 5500 a.C. La città ha avuto il suo periodo d'oro tra il I ed il III secolo d.C., quando raggiunse gli 80.000 abitanti. Per l'epoca Laodicea era una metropoli.

Fonte:
hurriyetdailynews.com

Foto: la testa di sacerdote rinvenuta nello scavo del teatro (hurriyetdailylnews.com)

Pompei: affreschi e sali, una convivenza difficile

Da oltre dieci anni il gruppo IBeA dell'Upv/EHU, annesso al dipartimento di Chimica analitica, lavora a Pompei nell'ambito del progetto Analytica Pompeiana Universitatis Vasconicae-APUV.
Diversi studi, condotti presso la Domus di Marco Lucrezio, la Domus di Arianna e la Domus degli Amorini Dorati, hanno portato gli studiosi alla conclusione che "i sali emanati dall'eruzione sono responsabili del danno peggiore ed immediatamente percepibile agli affreschi. Il sale si dissolve e di conseguenza i pigmenti, lo strato pittorico, la malta possono andar persi", ha affermato Maite Maguregui, capo ricercatore di questo studio.
I ricercatori hanno concluso che gli ioni lisciviati dai materiali piroclastici e le acque sotterranee ricche di ioni provenienti dalle rocce vulcaniche provocano la cristallizzazione di questi sali una volta portati in superficie, a contatto con l'aria e l'umidità. Per conservare i dipinti murali, dunque, è necessario sapere quale sia il carico di sale dei piroclasti circostanti per poter bloccare, ridurre o prevenire potenziali danni.
L'eruzione del Vesuvio ha espulso una gran quantità di materiale piroclastico che non è omogeneo in tutta l'area coinvolta negli effetti dell'eruzione. Sono stati, pertanto, analizzati diversi campioni di minerale raccolti in varie parti del territorio interessato. Si è concluso che i sali analizzati coincidono con quelli rilevati sui dipinti.
I sali analizzati negli affreschi contengono ioni di fluoro, di origine vulcanica. Il fluoro non è uno dei principali elementi dell'atmosfera. L'emergere di questi sali di fluoro sta ad indicare che i materiali vulcanici e le acque sotterranee stanno esercitando una notevole influenza sulla cristallizzazione dei sali. Proprio grazie al fluoro rintracciato sugli affreschi è possibile tracciare l'impatto che è stato esercitato e continua ad essere esercitato dai piroclasti e dalle acque sotterranee.
Il prossimo obiettivo degli studiosi è quello di mappare gli affreschi su larga scala per indagare l'entità dei sali ed essere anche in grado di determinare i passaggi che il personale addetto alla conservazione deve seguire nel disotterrare un affresco.

Fonte:
Eurekalert.com

Foto: la studiosa Maite Maguregui rileva la presenza di sali su uno degli affreschi di Pompei (IBeA / UPV/EHU)

sabato 26 dicembre 2020

Eccezionale ritrovamento a Pompei

Pompei, il termopolio appena trovato (Foto: Adnkronos)
Straordinaria scoperta a Pompei: nei nuovi scavi, ripresi all'interno del progetto di manutenzione e restauro della Regio V, è riaffiorato un termopolio perfettamente conservato con l'immagine di una ninfa marina a cavallo e animali con colori talmente accesi da sembrare tridimensionali.
Ma a stupire è il ritrovamento nei recipienti del termopolio di tracce di alimenti che venivano venduti in strada. Era, infatti, abitudine dei pompeiani quella di consumare all'aperto cibi e bevande calde. Gli specialisti del Parco Archeologico di Pompei stanno già studiando il materiale per verificare quanto questa scoperta possa ampliare le conoscenze sulle abitudini alimentari di età romana.
"Con un lavoro di squadra, che ha richiesto norme legislative e qualità delle persone, oggi Pompei è indicata nel mondo come un esempio di tutela e gestione, tornando ad essere uno dei luoghi più visitati al mondo in cui si fa ricerca, si continua a scavare e si fanno scoperte straordinarie come questa", dice il ministro per i Beni e per le Attività culturali e per il Turismo, Dario Franceschini.
"Oltre a trattarsi di un'ulteriore testimonianza della vita quotidiana a Pompei, le possibilità di analisi di questo termopolio sono eccezionali, perché per la prima volta si è scavato un intero ambiente con metodologie e tecnologie all'avanguardia che stanno restituendo dati inediti", dichiara Massimo Osanna, Direttore Generale ad interim del Parco Archeologico di Pompei. "All'opera è un team interdisciplinare composto da: antropologi fisici, archeologi archeobotanici, archeozoologi, geologi, vulcanologi. Alle analisi già effettuate in situ a Pompei saranno affiancate ulteriori analisi chimiche in laboratorio per comprendere i contenuti dei dolia (contenitri in terracotta)".
L'impianto commerciale dove è riaffiorato il termopolio era stato indagato solo in parte nel 2019, durante gli interventi del Grande Progetto Pompei per la messa in sicurezza e consolidamento dei fronti di scavo storici. Considerata l'eccezionalità delle decorazioni e al fine di restituire la completa configurazione del locale, ubicato nello slargo all'incrocio tra il vicolo delle Nozze d'Argento e il vicolo dei Balconi, si è deciso di estendere il progetto e di portare a termine lo scavo dell'intero ambiente in modo da proteggere con un restauro adeguato l'intero contesto.
Di fronte al termpolio, nella piazzetta antistante, erano già emerse una cisterna, una fontana e una torre piezometrica per la distribuzione dell'acqua, dislocate a poca distanza dalla bottega già nota per l'affresco dei gladiatori in combattimento. Le decorazioni del bancone - le prime emerse dallo scavo - presentano sul fronte l'immagine di una Nereide a cavallo in ambiente marino e, sul lato più corto, l'illustrazione probabilmente della stessa bottega alla stregua di un'insegna commerciale. Al momento dello scavo, il ritrovamento di anfore poste davanti al bancone rifletteva non a caso l'immagine dipinta.
In questa nuova fase di scavo sono emerse altre pregevoli scene di nature morte con rappresentazioni di animali, probabilmente macellati e venduti nel locale. Frammenti ossei, pertinenti gli stessi animali, sono stati inoltre rinvenuti all'interno di recipienti ricavati nello spessore del bancone contenenti cibi destinati alla vendita. Come le due anatre germane esposte a testa in giù, pronte per essere preparate e consumate, un gallo e un cane al guinzaglio, quasi un monito alla maniera del famoso "Cave canem".
Altro dato interessante è il rinvenimento di ossa umane, ritrovate parzialmente sconvolte a causa del passaggio di cunicoli realizzati in età moderna da scavatori clandestini in cerca di oggetti preziosi. Alcune sono di un individuo di almeno 50 anni che verosimilmente, al momento dell'arrivo della corrente piroclastica, era posizionato su un letto di cui restano tracce.
Altre ossa, ancora da indagare, sono di un altro individuo e sono state rinvenute all'interno di un grande dolio, forse qui riposte sempre dai primi scavatori. Inoltre nel termopolio è stato rinvenuto diverso materiale da dispensa e da trasporto: nove anfore, una patera di bronzo, due fiasche, un'olla di cercamica comune da mensa. Il piano pavimentale di tutto l'ambiente è costituito da uno strato di cocciopesto (rivestimento impermeabile composto da frammenti in terracotta), in cui in alcuni punti sono stati inseriti frammenti di marmi policromi (alabastro portasanta, breccia verde e bardiglio)
I termopoli, dove si servivano bevande e cibi caldi, come indica il nome di origine greca, conservati in grandi dolia (giare) incassati nel bancone in muratura, erano molto diffusi nel mondo romano, dove era abitudine consumare il prandium (pasto) fuori casa. Nella sola Pompei se ne contano un'ottantina, ma nessuno con il bancone interamente dipinto, a conferma dell'eccezionalità del ritrovamento.

Fonte:
Adnkronos.com

sabato 12 dicembre 2020

Cipro, sorprese dal sottosuolo...

Cipro, vasi rinvenuti nello scavo (Foto: P. Fischer)
Gli archeologi dell'Università di Goteborg hanno rinvenuto, durante gli scavi a Cipro, nella città di Hala Sultan Tekke, fosse comuni ed un gran numero di oggetti a riprova dell'intenso commercio di una città dell'Età del Bronzo, quasi 3500 anni fa. I reperti più impressionanti sono un vaso utilizzato come oggetto rituale nei riti funebri, un sigillo con caratteri cuneiformi che sono ora in fase di traduzione ed uno scarabeo risalente all'epoca di Nefertiti.
La pandemia di coronavirus ha reso difficile effettuare scavi archeologici all'estero, ma per un breve periodo, nell'autunno 2020, la spedizione archeologica svedese a Cipro ha avuto l'opportunità di continuare gli scavi in una grande città dell'Età del Bronzo. Nel 2017 era stata condotta un'indagine radar su larga scala che aveva rilevato, sotto la superficie del terreno, in un'area ad est della città, dei passaggi che conducevano alle camere sepolcrali. Gli indizi sulla presenza di diverse sepolture si sono susseguiti dal 2017 fino al 2020.
Cipro, resti di una donna rinvenuta nella prima sepoltura
(Foto: P. Fischer)
La prima sepoltura trovata è composta da due camere. Finora sono stati rinvenuti 52 scheletri umani ed una gran quantità di corredi funebri. Tra questi del vasellame risalente al 1350 a.C., proveniente dalla Grecia, con scene dipinte di carri da guerra trainati da cavalli e con guerrieri armati di spade.
Sono stati prelevati, inoltre, dagli scheletri, campioni di DNA e sono stati analizzati gli isotopi dello stronzio. Queste analisi raccontano le origini e la parentela degli individui. L'analisi dello stronzio nei denti, invece, indica l'origine ed i vari trasferimenti fatti da questi individui.
Sono state trovate anche diverse tonnellate di scorie di rame, a dimostrazione di una produzione su larga scala del minerale. Questa produzione ha esposto gli abitanti all'azione di sostanze dannose per la salute umana, quali piombo e arsenico, presenti nel rame. Le analisi di campioni del suolo prelevati attorno alla parte superiore degli scheletri indicano che questi individui hanno sofferto, durante la loro vita, per la presenza di parassiti. Il tasso di mortalità, tra i bambini ed i giovani, era allora molto alto: una persona che riusciva a raggiungere i 40 anni era considerata anziana.
Cipro, sigillo babilonese (Foto: P. Fischer)
La seconda tomba, scavata nel 2020, conteneva moltissimi reperti, molti dei quali importati da aree corrispondenti all'odierna Grecia, da Creta, Turchia, Siria, Libano, Israele, Palestina ed Egitto. Quest'anno gli archeologi hanno scavato una nuova struttura, molto diversa da quella di una sepoltura. Si tratta di una struttura costituita da una cupola interrata rivestita internamente da uno spesso strato di sostanza simile al gesso, che serviva per renderla più stabile. Lo spazio era accessibile dalla superficie tramite un passaggio. Tra i reperti trovati vi è un vaso alto circa 40 centimetri che veniva utilizzato nei rituali funebri. Si tratta di un reperto unico nel suo genere, la cui superficie è ricoperta da intricati motivi dipinti in un colore rosso-marrone ed è impreziosita dall'applicazione di grandi anelli e da una testa d'ariete.
Il materiale che costituisce il vaso nonché le raffigurazioni sulla sua superficie indicano che venne importato dalla Grecia intorno al 1350 a.C. Probabilmente la struttura che si sta scavando e che ospitava il prezioso reperto era qualcosa di più di una semplice sepoltura. Gli archeologi pensano che si trattasse di un luogo di culto dove venivano celebrati rituali correlati alla morte.
Cipro, il vaso proveniente dalla Grecia
(Foto: Teresa Burge)
Sia la prima che la seconda struttura vennero utilizzate per un paio di secoli, dal 1500 al 1300 a.C. circa. Questo significa che per ogni rituale od ogni sepoltura, questi spazi venivano aperti e poi sigillati di nuovo. Una prima stima approssimativa per quanto riguarda la prima sepoltura, porta a credere che vi siano stati sepolti gli individui appartenenti a ben 10 generazioni. Si trattava di individui appartenenti ad una famiglia molto ricca, probabilmente parte della classe dirigente della città.
Tra i ritrovamenti più importanti ed unici vi è un sigillo di ematite, una pietra grigio-nera, proveniente dall'impero babilonese. Il sigillo è datato ad un periodo compreso tra il 1800 ed il 1600 a.C. e presenta sofisticate incisioni di divinità, esseri umani e animali. Ci sono anche tre linee di caratteri cuneiformi nei quali è stato riconosciuto, al momento, il nome di un re. Tra gli altri reperti vi è un ornamento d'oro a forma di loto intarsiato con pietre preziose e maiolica, di origine egiziana, oltre a numerosi altri gioielli in argento, bronzo ed oro. Dall'Egitto proviene anche uno scarabeo con un'iscrizione geroglifica che recita: "Tutto bene. Tutti vivono", un saluto dal regno di Nefertiti e di suo marito Akhenaton (1350 a.C.).
Questi ritrovamenti riflettono il ruolo chiave che Cipro, e in particolare Hala Sultan Tekke, hanno svolto come punto nevralgico commerciale nel sistema economico del Mediterraneo. La ricchezza della città si basava sulle esportazioni di rame e tessuti. Sono stati riconosciuti inconfondibili legami culturali ed economici tra la città ed una vasta area geografica che va dalla Sardegna all'Afghanistan e dalla Turchia all'Egitto.
L'antica città si estende per circa 50 ettari e si trova sulla riva del lago salato di Larnaca, vicino all'aeroporto. Era, anticamente, il porto della città durante l'Età del Bronzo. Successivamente il sollevamento isostatico separò il porto dal mare e potrebbe essere stata la causa dell'abbandono della città intorno al 1150 a.C.

Fonte:
University of Gothenburg

Chieti, Venere riemerge...dalla piazza

Chieti, la testa di Venere appena rinvenuta
(Foto: Soprintendenza Archeologica Belle
Arti e Paesaggio dell'Abruzzo)
Una testa in marmo di età romana, raffigurante la dea Venere, è stata ritrovata durante gli scavi di riqualificazione della centrale piazza San Giustino a Chieti, in Abruzzo.
Si pensa che il reperto risalga al I secolo d.C., è stata scolpita nel prezioso marmo pario. Potrebbe essere una copia della Venere accovacciata dello scultore greco Doidalsas di Bitinia, vissuto nel III secolo a.C.
Oltre alla testa, sono stati rinvenuti muri in laterizio di epoca post classica, murature medioevali, una serie di fondazioni di pilastri, mura pertinenti una cisterna o un ampio seminterrato. E' stato rinvenuto, anche, uno spazio domestico adibito a bottega di epoca medioevale, dotato di un piccolo silos per lo stoccaggio dei cereali.

Fonte:
Ansa.it

Le sorprese negli scavi dei Fori Imperiali a Roma

Roma, le teste rinvenute nello scavo
(Foto: Romatoday.it)
E' tornata alla luce, a Roma, una nuova porzione dei Fori Imperiali. Con un unico colpo d'occhio si potrà ammirare piazza del Foro di Traiano con il complesso monumentale dei Mercati di Traiano. Questo è il primo risultato della conclusione dello scavo archeologico del primo tratto di via Alessandrina.
L'opera, curata da Roma Capitale, assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza capitolina ai Beni culturali su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo - parco archeologico del Colosseo, restituisce alla città una nuova prospettiva ed una migliore leggibilità del Foro di Traiano sia da via dei Fori Imperiali sia dai Mercati di Traiano, valorizzando ulteriormente l'area archeologica centrale. Gli scavi sono stati realizzati grazie all'atto di mecenatismo della Repubblica dell'Azerbaigian.
Al Museo dei Fori Imperiali ai Mercati di Traiano, in stretto legame con il luogo di rinvenimento, saranno esposti in modo permanente reperti scultorei e architettonici venuti alla luce durante lo scavo. Tutti i reperti facevano parte dell'apparato decorativo del Foro di Traiano, realizzato nei primi anni del II secolo d.C. a celebrazione delle vittorie sui Daci.
Roma, uno dei fregi rinvenuti nello scavo
(Foto: Romatoday.it)
In diretta streaming è stata mostrata una testa di età imperiale identificata con quella del dio Dioniso, rinvenuta il 24 maggio 2019, intenzionalmente riutilizzata in un muro tadomedioevale come materiale da costruzione e una seconda testa di età imperiale che raffigura, probabilmente, l'imperatore Augusto in età giovanile. E' stata mostrata anche una selezione di oltre 60 frammenti del fregio d'armi che rappresentano le spoglie belliche dei popoli vinti e quelle dei vincitori, tutte deposte a simboleggiare la raggiunta pax romana.
Il motivo, noto come Fregio d'Armi del Foro di Traiano, decorava pannelli marmorei fiancheggiati da statue di guerrieri Daci che coronavano il ricco fronte della Basilica Ulpia e, forse, i portici della piazza del Foro di Traiano. Inoltre è stato allestito in quest'occasione unica un frammento di fregio storico che conserva rappresentazioni figurate a rilievo sulle due facce opposte (pluteo), in marmo bianco a grana fine (marmo di Luni) ed è inquadrabile cronologicamente tra il I ed il II secolo d.C. I reperti di maggior pregio sono oggetto di interventi conservativi a cura della Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali con il supporto dell'area conservazione di Zètema Progetto Cultura.
Con gli scavi è stato rimosso il tratto settentrionale, lungo circa 60 metri, della via Alessandrina che collegava l'attuale piazza del Foro di Traiano a largo Corrado Ricci. La via costituiva l'asse principale del quartiere Alessandrino, sorto alla fine del XVI secolo a opera del cardinale Michele Bonelli, detto l'Alessandrino poiché nato nella città piemontese. La completa demolizione del quartiere tra il 1924 ed il 1932 per l'apertura della via dell'Impero, l'attuale via dei Fori Imperiali, ha privato via Alessandrina del suo originario tessuto abitativo. Di conseguenza il tracciato superstite, attraversando i Fori di Augusto, di Nerva e di Traiano rendeva difficile la comprensione dei resti degli antichi complessi architettonici.

Fonte:
Romatoday.it

Via Alessandrina, alla luce una nuova porzione dei Fori imperiali. Tra i resti una testa ritratto di Augusto
Via Alessandrina, alla luce una nuova porzione dei Fori imperiali. Tra i resti una testa ritratto di Augusto
Via Alessandrina, alla luce una nuova porzione dei Fori imperiali. Tra i resti una testa ritratto di Augusto


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Via Alessandrina, alla luce una nuova porzione dei Fori imperiali. Tra i resti una testa ritratto di Augusto

Antichi rituali di sacrifici umani: l'incaprettamento femminile

Francia, le sepolture neolitiche rinvenute in grotta (Foto: stilearte.it) Uno studio, pubblicato da Science advances , ha portato alla luce ...