domenica 28 febbraio 2021

Pompei delle meraviglie: rinvenuto un prezioso carro decorato

Pompei continua a regalare sorprese. Gli scavi della villa suburbana di Civita Giuliana restituiscono uno straordinario carro da parata a quattro ruote destinato, forse, al culto di Cerere e Venere o più probabilmente ad un'aristocratica cerimonia di nozze.
Siamo in un'area subito fuori dalle mura della città, l'aristocratica tenuta di epoca augustea con terrazze che scendevano fino al mare da tre anni al centro di una vasta campagna di indagini e restauri da parte del parco archeologico. "A Pompei sono stati ritrovati in passato veicoli per il trasporto, come quello della casa del Menandro, o i due carri rinvenuti a Villa Arianna, ma niente di simile al carro di Civita Giuliana", dichiara Massimo Osanna, direttore generale dei Musei del Mic, a lungo guida del parco archeologico: "Per l'Italia è un unicum. Potrebbe trattarsi di un Pilentum, antico carro cerimoniale usato dalle élites".
Ad emergere dalla coltre di cenere, lo scorso 7 gennaio, era stato un elemento in ferro. La forma era particolare. Lasciava intuire la presenza di una biga, comunque, di un mezzo di trasporto. L'entusiasmo degli archeologi era già in fermento. Poi, lentamente, nei giorni successivi, sono riaffiorate le varie parti. Il puzzle si ricomponeva sotto gli occhi dell'équipe. Non era una biga, ma un carro. Un esemplare rarissimo, rinvenuto miracolosamente integro (salvo dai crolli tragici dell'eruzione e dalla mano di tombaroli senza scrupoli) nel porticato antistante la stalla dove, già nel 2018, erano emersi i resti di tre cavalli.
Inizialmente si pensava fosse una biga. Poi i dettagli decorativi hanno ampliato l'interpretazione. Elegante, stupefacente per la complessità e la raffinatezza dei decori a tema erotico, tutti lavorati a rilievo in stagno e bronzo, ancora con le tracce dei cuscini, delle funi, e persino l'impronta di due spighe di grano lasciate su un sedile. Le ruote sono, tra l'altro, connesse tra loro da un sistema meccanico di avanzata tecnologia. Sul cassone era prevista la seduta, contornata da braccioli e schienale metallici, per uno o due individui.
Il cassone è riccamente decorato sui due lati lunghi con l'alternanza di lamine bronzee intagliate e pannelli lignei dipinti in rosso e nero, mentre sul retro termina con un complesso e articolato sistema decorativo che prevede tre distinti registri con una successione di medaglioni in bronzo e stagno con scene figurate. Questi, incastonati nelle lamine bronzee e contornati da motivi decorativi in esse ricavati, rappresentano figure maschili e femminili a rilievo ritratte in scene a sfondo erotico. La lamina bronzea è inoltre decorata nella parte superiore con piccoli medaglioni, sempre in stagno, che riproducono amorini impegnati in varie attività. Nella parte inferiore del carro si conserva una piccola erma femminile in bronzo con corona.
Il sito indagato era già salito all'onore delle cronache lo scorso novembre, quando ha restituito le impronte dei due corpi umani di cui sono stati ricostruiti i calchi con tecniche all'avanguardia. Rimasti sepolti nella trappola mortale della furia del Vesuvio di quelle ore, tra il 24 e il 25 ottobre del 79 d.C., quando Pompei venne devastata dalle ondate piroclastiche. Resti umani e tessuti organici in due impronte di disperazione: un uomo di circa quarant'anni avvolto ancora nel suo mantello di lana e un ragazzo forse di appena diciotto anni, in tunica, probabile schiavo.
Già nel 2018 nella stalla a pochi passi dal portico che alloggiava il carro sono venuti alla luce i resti di tre cavalli, uno dei quali sontuosamente bardato, pronto, sembrava, per mettersi in cammino. Senza parlare dell'affresco con graffito il nome della piccola Mummia, forse una bimba di casa, emerso su un altro muro, sempre a poca distanza.
I pilenta, citati da Claudiano e altri, potevano essere dipinti in azzurro o in rosso, come nel caso del reperto pompeiano. Riservati alle classi più abbienti, servivano per i culti religiosi, ma erano un po' come un'automobile di alta rappresentanza. Il ritrovamento di questi giorni riapre il mistero sui proprietari di questa grande villa costruita alle porte della città antica che oggi si sta riportando alla luce anche per fermare lo scempio dei tombaroli, che negli anni passati attorno a queste stanze hanno scavato cunicoli e cunicoli, depredando e distruggendo e che finalmente sono sotto processo.
"Una villa molto grande e particolarmente preziosa per le indagini storiche, perché a differenza di tante altre che erano state svuotate dalle ristrutturazioni seguite al terremoto del 62 d.C., nei giorni dell'eruzione era ancora abitata", ricorda Osanna. Il ritrovamento del carro appare quindi come una nuova, preziosa tessera nel complicato puzzle di questa storia. Tanto più che non doveva essere nemmeno l'unico, perché nel processo attualmente in corso, un testimone ha menzionato la presenza di un altro carro, anche questo con ricche decorazioni, finito purtroppo nelle mani dei predoni e poi spartito. 
L'interrogativo però rimane: a cosa serviva questo pilentum decorato e scintillante come un gioiello? chi erano davvero i ricchi padroni di questa tenuta che con le sue favolose terrazze arrivava fino al mare? "Sulla cenere indurita rimossa da uno dei due sedili abbiamo trovato impronte di spighe di grano", rivela Osanna. Un particolare, chiarisce, che potrebbe far pensare al culto di Cerere, che a Pompei veniva onorata insieme a Venere e quindi "alla presenza nella villa di una sacerdotessa di questi culti".
Potrebbe anche trattarsi, semplicemente, di un augurio di fertilità: "Le spighe sul sedile potrebbero essere l'indizio di un matrimonio celebrato da poco o che era pronto per essere celebrato", aggiunge Osanna. A sostegno di questa ipotesi è la natura decisamente erotica delle raffinate decorazioni in stagno, applicate sul supporto di bronzo per ornare il retro e le fiancate del carro: una serie di amorini e di coppie di satiri e ninfe impegnate in appassionati amplessi. "Visto che le fonti antiche alludo all'uso del pilentum da parte di sacerdotesse e signore, non si esclude che potesse trattarsi di un carro per condurre la sposa nel nuovo focolare domestico", ha detto Osanna, che ha pure precisato che "il tipo di carro trova confronti con reperti rinvenuti una quindicina di anni fa all'interno di un tumulo funerario della Tracia (nella Grecia settentrionale, al confine con la Bulgaria). Uno dei carri traci è particolarmente vicino al nostro anche se privo delle straordinarie decorazioni figurate che accompagnano il reperto pompeiano".

Fonte: ilmessaggero.it
Foto: particolare del carro trovato a Pompei (Gazzetta del Sud); 
particolare di uno dei medaglioni che ornano il carro (Yahoo notizie);
il carro così come è stato rinvenuto in situ (Gazzetta del Sud);
archeologa al lavoro per liberare il carro dai sedimenti (Gazzetta del Sud).

martedì 23 febbraio 2021

Abydos, rinvenuta un'antica fabbrica di birra

Gli archeologi americani ed egiziani hanno portato alla luce quella che potrebbe essere la più antica fabbrica di birra conosciuta. Il ritrovamento è avvenuto in uno dei siti archeologici più importanti dell'antico Egitto: Abydos.
Mostafa Waziri, segretario generale del Consiglio supremo delle antichità, ha affermato che la fabbrica è stata rinvenuta nei pressi di un antico cimitero situato nel deserto ad ovest del fiume Nilo, ad oltre 450 chilometri a sud del Cairo. Waziri ha affermato che la fabbrica risale all'epoca del faraone Narmer, noto per aver unificato l'antico Egitto all'inizio del primo periodo dinastico (3100 - 2600 a.C.).
Gli archeologi hanno trovato otto enormi unità di circa 20 metri di lunghezza e 2,5 metri di larghezza. Ogni unità comprende circa 40 bacini di ceramica su due file, utilizzati per riscaldare una miscela di cereali e acqua per produrre birra.
Sembra che la fabbrica sia stata costruita ai fini di fornire birra per i rituali religiosi, soprattutto sacrificali, che gli egittologi hanno accertato essere parte della vita religiosa degli antichi Egizi. Gli archeologi britannici furono i primi a menzionare l'esistenza di questa fabbrica di birra agli inizi del 1900, ma non furono in grado di determinarne l'ubicazione.
Con le sue vaste necropoli ed i suoi templi, Abydos era nota per i templi in onore di Osiride, divinità infera dell'antico Egitto e responsabile del giudizio sulle anime nell'aldilà. La necropoli dove è stata rinvenuta la fabbrica ebbe un uso continuo dalla preistoria all'età romana.

Fonte: hosted.ap.org
Foto: bacino in ceramica che si pensa sia stato utilizzato per riscaldare la miscela di cereali ed acqua per produrre la birra (Egyptian Antiquities Ministry via AP)

Turchia, trovato un tesoro di monete d'argento

In Turchia gli archeologi hanno portato alla luce un tesoro di monete d'argento di epoca romana, custodite in una giara vicino ad un ruscello.
Si tratta di ben 651 monete risalenti a duemila anni fa che, malgrado il tempo trascorso, recano ancora leggibili sia il testo che le immagini che vi sono incise. Non si sa ancora perché questo tesoro sia stato sepolto ed abbandonato.
La giara contenente le monete è stata trovata nel settembre 2019 sepolta nei pressi delle sponde di un torrente ad Aizanoi. Sono stati identificati, tra le monete, 439 denarii o monete in argento e 212 cistofori, monete d'argento di Pergamo, antica città greca situata nell'attuale Turchia nordoccidentale. 
Molte monete sono state coniate nell'Italia meridionale e tutto il tesoro risale ad un periodo compreso tra il 75 ed il 4 a.C. Le monete d'argento recano le effigi di imperatori romani ma anche di grandi personaggi dell'epoca, quali Cesare, Bruto, Marco Antonio ed Augusto. Ogni retro, poi, racconta una storia diversa. Un tipo di moneta, per esempio, reca la scena di Enea, figlio di Afrodite e Anchise, che porta il padre sulle spalle mentre fugge da Troia in fiamme. Le monete saranno presto esposte al Museo delle Civiltà Anatoliche di Ankara.

Fonte: livescience.com
Foto: Aizanoi Excavation Archive

giovedì 11 febbraio 2021

Grecia, voci dal profondo...

Reperti archeologici quali anfore e ceramiche di vari stili ed epoche, sono stati scoperti a bordo di relitti situati nella zona marittima di Kassos, l'isola più meridionale del Mar Egeo. Uno di questi relitti, un'imbarcazione romana, considerato il più significativo, è stato datato ad un periodo compreso tra il II ed il III secolo d.C.
Il tesoro subacqueo è stato trovato durante la seconda missione di ricerca subacquea condotta tra settembre ed ottobre dall'Eforato per le antichità subacquee del Ministero della Cultura e dello Sport. Kassos è considerata un antico crocevia ed importante centro di navigazione.
Sono state fatte oltre cento immersioni in vari settori, esplorando i fondali marini ed ispezionando gran parte dell'area. E' un'area di particolare interesse.
Il ritrovamento più significativo è il vascello di epoca romana che trasportava anfore contenenti olio, anfore provenienti dalla zona del Guadalquivir, in Spagna. Sono state rinvenute anche anfore realizzate nei laboratori dell'Africa proconsolare e, in particolare, nella regione dell'attuale Tunisia, datate ad un periodo compreso tra il II ed il III secolo d.C.

Fonte: tomosnews.gr
Foto: una delle anfore rinvenuta sul luogo del naufragio - tomosnews.gr

Egitto, nuove scoperte ad Aswan

La missione archeologica egiziana del Consiglio Supremo delle Antichità, che opera presso il sito dove sorge il forte di Shiha, nel Governatorato di Aswan, ha recentemente scoperto i resti del forte romano, i resti di una chiesa della prima epoca copta e quelli di un tempio di epoca tolemaica.
I resti architettonici del tempio tolemaico sono stati rinvenuti all'interno del forte. Si tratta di un pannello incompleto in arenaria, con un modello dell'ingresso del tempio e la raffigurazione di un uomo, forse un imperatore romano, in piedi accanto ad un altare sul quale troneggia una divinità. Sono stati rinvenuti anche un vaso di argilla e parte di una volta in mattoni rossi di epoca copta oltre ad iscrizioni tardo ieratiche.
La spedizione ha completato i lavori di scavo dei resti del monastero e della chiesa all'interno delle rovine del forte. L'archeologo tedesco Hermann Juncker aveva già scoperto una parte del forte nel periodo 1920-1922. La missione ha rivelato l'estensione dei resti di un muro di mattoni in fango che circondava la chiesa di Shiha dal lato occidentale.

Fonte: egypttoday.com
Foto: i resti del forte romano di Aswan

Bulgaria, trovato un prezioso tavolo in marmo

Gli archeologi bulgari hanno scoperto un bellissimo tavolo di marmo bianco risalente al IV-V secolo d.C., periodo tardo romano e proto bizantino, durante gli scavi che hanno interessato una delle torri della fortezza di Petrich Kale, vicino alla città di Varna, sul Mar Nero, nel nordest della Bulgaria.
Il reperto, un raro manufatto indice dell'appartenenza ad un alto funzionario romano, è stato rinvenuto in frantumi con tutti i pezzi, però, in situ, il che ha consentito ai restauratori del Museo di Archeologia di Varna di ricostruirlo.
La fortezza di Petrich Kale fu utilizzata per circa mille anni dall'Impero Romano d'Oriente (Impero Bizantino) e dall'Impero Bulgaro fino alla conquista della regione da parte dei Turchi Ottomani. La fortezza si trova nel comune di Avren, poco fuori la città di Varna, venne costruita intorno al V secolo d.C. e venne distrutta alla fine del VI secolo d.C. dalle invasioni barbariche. Venne, quindi, ricostruita nell'XI secolo e divenne una delle principali roccaforti del Secondo Impero bulgaro (1185-1396). Nel 1154 il geografo arabo Muhammad al-Idrisi descrisse Petrich come una cittadina fiorente.
Il team archeologico del Museo di Archeologia di Varna ha rinvenuto la tavola di marmo all'interno delle rovine della torre meridionale della fortezza di Petrich Kale nel corso degli scavi dell'autunno del 2020. A differenza della maggior parte dei tavoli di marmo di epoca tardoantica e altomedioevali, collegati essenzialmente a funzioni liturgiche del periodo cristiano, questo tipo di tavoli ha carattere più secolare ed un uso domestico a riprova del benessere di cui godeva chi lo possedeva.
Oltre al tavolo in marmo, gli archeologi hanno rinvenuto, all'interno della fortezza, anche numerosi frammenti di ceramica e monete tardo romane del primo periodo bizantino.

Fonte: archaeologyinbulgaria.com
Foto: Il tavolo in marmo trovato in Bulgaria - Video grab from BTA

Israele, trovata un'iscrizione con i nomi di Gesù e Maria


Gli scavi condotti dalla Israel Antiquities Authority nel villaggio di et-Taiyiba, nella valle di Jezreel, hanno permesso di portare alla luce un'iscrizione dedicata a Gesù, figlio di Maria. Si tratta di un'iscrizione greca, incisa nella pietra, proveniente dalla cornice di una porta d'ingresso di poca bizantina (fine V secolo d.C.). La cornice venne, in seguito, incorporata in una delle pareti di un magnifico edificio di periodo bizantino o proto islamico, del quale gli scavi hanno portato alla luce due stanze con pavimenti musivi a disegno geometrico.
Secondo la Dottoressa Leah Di Segni, ricercatrice dell'Istituto di Archeologia dell'Università ebraica di Gerusalemme, che ha decifrato il testo, si tratta di un'iscrizione dedicatoria incisa contemporaneamente alla posa in opera delle fondamenta di una chiesa. L'iscrizione recita: "Cristo nato da Maria. Quest'opera del vescovo più timorato di Dio e pio [Theodo]sius e del miserabile Th[omas] venne edificata dalle fondamenta. Chiunque entri dovrebbe pregare per loro".
Secondo la Dottoressa Di Segni la formula "Cristo nato da Maria" avrebbe dovuto proteggere chi leggeva dal malocchio ed era usualmente utilizzata all'inizio di iscrizioni e documenti dell'epoca bizantina. Teodosio, al quale fa riferimento il testo, è stato uno dei primi vescovi cristiani. Prestò servizio come arcivescovo regionale, massima autorità religiosa della metropoli di Bet She'an. 
I resti di una chiesa del periodo delle crociate sono stati scoperti, tempo fa, proprio nel luogo dove è stata rinvenuta l'iscrizione e recentemente sono tornati alla luce i resti di un monastero a Nurit Feig.

Fonte: mfa.gov.il
Foto: l'iscrizione rinvenuta in Israele - Tzachi Lang, Israel Antiquities Authority

domenica 7 febbraio 2021

Francia, il bambino con il cagnolino...

Gli archeologi francesi hanno definito "eccezionale" la scoperta dei resti di un bambino morto duemila anni fa, sepolto con offerte di animali e quello che sembra essere un cane da compagnia. Si pensa che il bambino avesse circa un anno, al momento della morte, e venne sepolto nel I secolo d.C., durante la dominazione romana, in una bara in legno lunga 80 centimetri, chiusa con dei chiodi e contrassegnata da una targhetta decorativa in ferro.
La sepoltura è stata collocata in una fossa di due metri per uno, circondata da una ventina di oggetti tra i quali una serie di vasi in terracotta in miniatura e vasi di vetro che si ritiene contenessero oli e medicinali. Sono stati trovati anche i resti di mezzo maiale, tre prosciutti e altri tagli di maiale e due polli senza testa. La tomba è stata scoperta durante uno scavo presso il sito dell'aeroporto di Clermont-Ferrand, nella Francia centrale.
Gli archeologi hanno trovato anche un perno di rame ornamentale, utilizzato per fermare un tessuto che fungeva da sudario ed un anello di ferro di 30 centimetri, attaccato ad un'asta di metallo piegata, che si ritiene fosse un giocattolo. L'estremità dell'asta era stata infilata tra le gambe di un cucciolo di cane posto ai piedi del defunto, fuori dalla bara. Il cucciolo indossava un collare con decorazioni in bronzo e munito di una piccola campana.
E' stato trovato anche un dente da latte appartenente ad un bambino più grande, che potrebbe essere il fratello di quello sepolto con il suo cucciolo. Nella Gallia romana (che comprendeva l'attuale Francia, il Belgio e parte dei Paesi vicini) gli adulti venivano solitamente cremati mentre i bambini erano spesso sepolti nella proprietà di famiglia. Il ritrovamento di questa sepoltura, dunque, sembra suggerire che nelle vicinanze dovesse sorgere una villa di dimensioni considerevoli.
Questo ritrovamento è il più antico ed importante, per quel che riguarda la sepoltura di un infante, dell'intera Francia. Nello scavo sono stati rinvenuti anche diversi oggetti dall'Età del Ferro fino al Medioevo.

Fonte:
theguardian.com
Foto: la sepoltura del bambino trovata in Francia (Denis Gliksman/Inrap)

Turchia, trovata una statua del dio Asclepio e la testa del dio Serapide

Una statua del dio greco della salute Asclepio ed un busto appartenente al dio Serapide sono stati rinvenuti durante gli scavi nell'antica città di Kibyra, nel distretto di Golhisar, nella provincia meridionale di Burdur, in Turchia.
Si tratta di una scoperta molto importante. Il responsabile degli scavi, membro della facoltà del Dipartimento di Archeologia dell'Università Mehmet Akif Ersoy, Sukru Ozudogru, ha detto: "La statua di Asclepio è stata trovata durante gli scavi nella struttura del Kaisario (un tempio dedicato al culto dell'imperatore) a Kibyra. Si tratta di una statuetta alta 38 centimetri, riportata alla luce in sei pezzi in uno strato contenente tracce di incendio. I pezzi sono stati ricomposti dopo un'attenta pulizia, conservazione e consolidamento".
Kibyra era una città molto importante nel campo della medicina, stando alle fonti antiche ed alle iscrizioni che vi sono state rinvenute.
La statuetta del dio della medicina risale al II secolo d.C. Nel 2019, durante gli scavi effettuati nel complesso dei balnea romani, è stato rinvenuto un busto senza testa in marmo di Afyon. Nel 2020, invece, è stata rinvenuta la testa barbuta pertinente il busto, durante i lavori di pulizia e scavo nello stesso settore dei balnea romani. La testa è stata collocata al suo posto, sul busto rinvenuto nel 2019, rivelando un'immagine del dio Serapide, divinità egizia considerato il dio della luce.

Fonte:
hurriyetdailynews.com
Foto: Statua dell'antico dio Asclepio, trovata durante gli scavi di Kibyra.

Israele, rinvenuta pietra tombale bizantina con un'iscrizione in greco

Una pietra con iscrizione in greco della fine del periodo bizantino è stata scoperta nel Parco Nazionale di Nitzana, nel Negev. Si tratta di una pietra circolare, piatta, di circa 25 centimetri di diametro, utilizzata come lapide in uno dei cimiteri ai margini dell'antico insediamento.
L'iscrizione è stata decifrata dalla Dott.ssa Leah Di Segni dell'Università Ebraica di Gerusalemme e fa riferimento alla "Beata Maria, che ha vissuto una vita immacolata". La pietra risale alla fine del VI - inizi del VII secolo d.C.
Nitzana è rinomata come sito chiave per la ricerca sulla transizione tra il periodo bizantino e il primo periodo islamico. Durante il V ed il VI secolo d.C., Nitzana costituiva il punto di riferimento per villaggi ed insediamenti delle vicinanze. Aveva anche una fortezza militare, chiese, un monastero ed una stazione di sosta che veniva utilizzata dai pellegrini cristiani che si recavano a Santa Caterina, nel deserto del Sinai. Nitzana venne fondata intorno al III secolo a.C., come stazione stradale nabatea su un'importante rotta commerciale. Venne abitata, in modo intermittente, per circa 1300 anni, fino a quando venne abbandonata nel X secolo d.C. ed il suo nome venne dimenticato.
Gli scavi archeologici degli anni '30 del secolo scorso hanno portato alla luce un archivio contenente dei papiri ed il nome "Nessana", inciso su una pietra funeraria. Si sa molto poco dei cimiteri che dovevano sorgere intorno a Nitzana. Il ritrovamento della pietra funeraria potrebbe apportare nuove e significative conoscenze in merito, facendo luce anche sui confini dell'insediamento stesso che, ad oggi, non sono stati ancora ben definiti.

Fonte:
mfa.gov.il
Foto:
La pietra tombale con iscrizione greca (Emil Aladjem, Israel Antiquities Authority)

Turchia, Metropolis: trovate quattro cisterne sull'acropoli

La città di Metropolis, in Turchia, continua a svelare segreti della sua storia anche a trent'anni dall'inizio degli scavi. Quest'anno gli scavi, diretti dal Professor Serdar Ybek, del Dipartimento di Archeologia dell'Università Manisa Celal Bayar, hanno portato alla luce quattro strutture monumentali collegate tra di loro.
Si tratta di quattro cisterne delle quali non era stata trovata traccia prima, rinvenute sotto una massa di terra di riempimento durante gli scavi di luglio dell'anno scorso a Metropolis, il cui nome significa "Citta della Dea Madre". Il fatto che le cisterne, che si ritiene siano state utilizzate per soddisfare il fabbisogno idrico della città in epoca tardo romana, siano quasi completamente conservate è di grande importanza al fine della raccolta di importanti informazioni e reperti del periodo.
Uno dei motivi principali perché queste cisterne vennero costruite sull'acropoli, il centro più alto della città, in alternativa alle risorse idriche della città bassa, nacque dall'esigenza di salvaguardarle da attacchi nemici durante l'epoca bizantina. Le cisterne dell'acropoli di Metropolis, circondate da robuste mura, erano vitali per resistere agli assedi, in quanto avrebbero garantito il fabbisogno idrico della città durante gli attacchi nemici. Si stima che le quattro cisterne dell'acropoli abbiano la capacità di contenere circa 600 tonnellate di acqua.
Il Professor Aybek ha dichiarato: "Le quattro cisterne scoperte di recente sull'acropoli testimoniano la conoscenza dei maestri del periodo antico di Metropolis nel campo dell'ingegneria idrica. Si pensa che le cisterne fornissero acqua all'intero insediamento sulle pendici inferiori dell'acropoli ed ai balnea sull'acropoli. Le strutture rinvenute hanno tre piani e sono tra i monumenti meglio conservati di Metropolis".
Si è meglio compreso, dal rinvenimento di molti resti di cibo (ossa animali e pezzi di ceramica) che la città di Metropolis iniziò ad utilizzare le cisterne come discariche di rifiuti tra il XII ed il XIII secolo d.C. La maggior parte dei reperti rinvenuti nelle cisterne, infatti, sono costituiti da ceramiche smaltate con decorazioni vegetali e animali. Gli esami effettuati sulle ossa di animali hanno permesso di individuare resti di bovini, ovini e pollame.
Sono stati rinvenuti, sul pavimento della cisterna, anche elementi architettonici in marmo che si ritiene appartengano al periodo ellenistico, prima della costruzione delle cisterne. Tra questi elementi vi erano un altare rettangolare ed un'iscrizione onorifica.
Gli scavi a Metropolis vanno avanti dal 1990. La storia della città risale al primo Neolitoio, all'Età Ellenistica ed ai periodi Romano e Bizantino. Finora gli scavi hanno fatto emergere un teatro di epoca ellenistica, un bouleterion, una stoà e due strutture termali costruite in epoca romana, nonché un balneum ed una palestra, una sala con mosaici ed un peristilio. Gli scavi di questi luoghi hanno permesso il recupero di più di 11.000 reperti storici tra ceramiche, monete, vetro, frammenti architettonici, figure, sculture, manufatti in osso e avorio e molti reperti metallici, attualmente esposti nel Museo Archeologico di Smirne (Izmir).

Fonte:
hurriyetdailynews.com
Foto:
le rovine della città di Metropolis (hurriyetdailynews.com)

Turchia, scoperto un tempio dedicato ad Afrodite

Un team di archeologi turchi ha scoperto, nella penisola di Urla-Cesme, nella parte occidentale della Turchia, i resti di un tempio dedicato ad Afrodite risalente a 2500 anni fa. Stanno ancora continuando gli studi sul terreno sotto la direzione di Elif Koparal, professore associato presso l'Università delle Belle Arti Mimar Sinan. Gli scavi hanno anche permesso di individuare più o meno 35 insediamenti preistorici, 16 dei quali risalenti al Tardo Neolitico.
Nell'intera regione sono stati rinvenuti diverse centinaia di insediamenti, tra i quali: aree sacre, tumuli, sentieri, terrazzamenti, villaggi e fattorie. La ricerca sul territorio ha permesso di raccogliere anche informazioni sulle relazioni economiche e sociali delle persone che hanno abitato quest'area a partire dal 6000 a.C.
Il tempio di Afrodite trovato dal Professor Koparal risale al V secolo a.C., le sue rovine sono molto impressionanti. Si tratta, a detta del Professor Koparal, di un tempio rurale. Il culto di Afrodite era molto comune al tempo. La zona non è facilmente raggiungibile, ci si può arrivare solo con un'ora e mezza di cammino.
Gli archeologi hanno rinvenuto anche un pezzo di statua di donna ed una figura femminile in terracotta. Questo parla di un preciso luogo di culto in questa regione. C'è anche un'iscrizione che corre attorno al tempio che lo definisce, appunto, come un'area sacra. Scansionando il suolo gli archeologi hanno potuto anche vedere la pianta del tempio.
Il Professor Koparal ha dichiarato di aver raccolto informazioni molto importanti sui tumuli in cui vennero sepolti personaggi importanti dell'antichità e sulle grotte, utilizzate quasi interamente come aree sacre.

Fonte e foto: hurriyetdailynews. com - Il luogo in cui è stato rinvenuto il tempio di Afrodite

Libano, scoperto un mosaico romano a Baalbek

Durante i lavori in un mercato a Baalbek, a nordest di Beirut, in Libano, è stato rinvenuto un mosaico risalente all'occupazione romana della città, tra il 60 e il 300 d.C. Il mosaico è stato scoperto sotto un edificio della municipalità libanese.
Baalbek era famosa, nell'antichità, per la sua posizione all'incrocio di diverse ed importanti rotte commerciali. I Romani edificarono grandi templi, le cui rovine sono ancora visibili ai margini della città, malgrado un violento terremoto, nel 600 d.C., abbia procurato diversi danni e distrutto molti monumenti. Il tempio di Giove era uno dei più imponenti templi di Baalbek. Di questo edificio rimangono solo 54 colonne
Il mosaico appena rinvenuto costituiva il pavimento di un'enorme sala all'interno di un palazzo romano. Baalbek, infatti, ospitò diversi imperatori romani e si pensa che questa sala e l'edificio che la ospitava fossero, un tempo, dimora importante di uno di questi.

Fonte:
arabnews.com

Foto: il mosaico rinvenuto a Baalbek, in Libano (Foto: NNA)

Turchia, le statuette di Myra

Turchia, alcune delle statuette trovate hanno
conservato solo le teste (Foto: Myra Andriake
Excavations Archive/Nevzat Cevik)
Gli archeologi hanno scoperto, in Turchia, diverse statuine in terracotta risalenti a 2000 anni fa, raffiguranti divinità sia maschili che femminili, uomini, donne ed animali. Alcune di queste statuette conservano ancora tracce di pitture e di iscrizioni che aprono una finestra sulla vita dell'antica città di Myra, quella che oggi è Demre, uno degli insediamenti più importanti dell'antica Licia, una regione marittima lungo il Mar Mediterraneo.
Il porto di Myra era, un tempo, uno dei più grandi del Mediterraneo. La città è famosa per le sepolture scavate nella roccia, per il teatro di epoca romana, capace di ospitare 11.000 spettatori, e per la chiesa di San Nicola, vescovo di Myra nel IV secolo d.C. Gli scavi sotto il teatro, poi, hanno rivelato l'esistenza di un altro edificio simile, risalente al 323 a.C., quando morì Alessandro Magno.
Le statuette rinvenute raffigurano divinità quali Artemide, Eracle, Afrodite, Leto, Apollo ma anche comuni mortali: una donna con bambino, un ragazzo, un cavaliere. I ricercatori ritengono che queste statuette siano state portate qui da un altro luogo. I colori conservati in parte sulle statuette sono il blu, il rosso, il rosa, utilizzati in varie sfumature per decorare gli abiti delle figurine.
Gli archeologi hanno scoperto anche diversi oggetti in ceramica, bronzo, piombo e argento attorno al deposito di statuette ed hanno in programma di proseguire gli scavi nella zona durante quest'anno. Nel frattempo stanno operando per restaurare quanto hanno trovato.

Fonte:
livescience.com

Antichi rituali di sacrifici umani: l'incaprettamento femminile

Francia, le sepolture neolitiche rinvenute in grotta (Foto: stilearte.it) Uno studio, pubblicato da Science advances , ha portato alla luce ...