mercoledì 30 novembre 2016

Egitto, trovata una necropoli per...gatti

Alcune sepolture di gatti del cimitero di Berenice
(Foto: Marta Osypinska)
Ben 86 gatti domestici di età romana sono stati trovati nei dintorni dell'antica città portuale di Berenice, vicino al Mar Rosso, in Egitto. Il modo in cui sono stati sepolti indica che si tratta di sepolture rituali e che gli animali morirono per cause naturali.
Le sepolture di animali sono attestate, in Egitto, fin dall'epoca predinastica e continuarono anche in epoca romana. Sepolture riturali di animali, comunque, sono state rinvenute anche in Europa. A Berenice prevalgono le sepolture di gatti domestici, mentre in altre località europee prevalgono le sepolture di cani.
Le sepolture trovate a Berenice contenevano anche più gatti, talvolta un gatto adulto ed uno più piccolo. Solitamente gli animali domestici erano uccisi e mummificati, ma questo non è accaduto a Berenice, dove gli animali sono stati seppelliti con molta attenzione alla fine della loro vita naturali

Fonte:
ancient-origins.net

domenica 27 novembre 2016

Pisa, si è concluso il lunghissimo restauro del Giudizio Universale

Parte del Giudizio Universale di Buonamico Buffalmacco
(Foto: percevalasnotizie.wordpress.com)
Concluso l'intervento di restauro del "Giudizio Universale" di Buffalmacco, parte del "Trionfo della Morte" del Camposanto di Pisa, gravemente danneggiato dal bombardamento del 1994. La ricollocazione dell'opera è prevista per il 2018.
Il "Trionfo della Morte" è un ciclo pittorico attribuito al pittore trecentesco Buonamico Buffalmacco. Gli interventi su parte del ciclo pittorico sono stati realizzati dalle maestranze dell'Opera della Primaziale Pisana, sotto il controllo del Professor Antonio Paolucci e con la supervisione dei capi restauratori Carlo Giantomassi e Gianluigi Colalucci.
Gli affreschi trecenteschi del Camposanto pisano furono gravemente danneggiati durante la Seconda Guerra Mondiale, quando una granata provocò un incendio e la fusione del tetto di piombo. Gli affreschi vennero immediatamente staccati dalle pareti per poter essere restaurati. Dall'eternit al moderno aerolam, i dipinti del Camposanto hanno subito, da allora, numerosi "trasporti", termine tecnico con cui si indica il passaggio da un supporto ad un altro mediante la delicata operazione dello strappo della pellicola pittorica.
Negli gli interventi sui preziosi affreschi sono stati numerosi e solo quest'ultimo restauro ha permesso un pieno recupero delle opere. L'imponente e spettacolare restauro degli affreschi che ha portato alla loro ricollocazione nel Camposanto Monumentale è stato possibile grazie a tecniche nuove e scoperte fondamentali. Tra queste, il lavoro dei batteri mangiatori, fondamentali per eliminare la caseina, usata nel dopoguerra per il fissaggio degli affreschi strappati, che provocava rigonfiamenti, crepe e perdite di strato pittorico sugli affreschi. Questo sistema innovativo è stato messo a punto dal microbiologo Giancarlo Ranalli, dell'Università del Molise.

Fonte:
percevalasnotizie.wordpress.com

sabato 26 novembre 2016

Scoperto il teatro dell'antica Thouria

Parte dell'orchestra circolare dell'antica città di Thouria appena scavati
(Foto: Ministero Greco per la Cultura)
Durante gli scavi condotti, la passata estate, nell'antica città di Thouria, scavi condotti dall'archeologo Xeni Arapogianni, è stato rinvenuto un teatro precedentemente sconosciuto. Sono state scavate delle trincee dalle quali sono emersi i resti. Il sito si trova nel punto più alto del lato occidentale della collina dove sorgeva l'antica città di Thouria.
Il teatro ha un orientamento verso ovest e la vista sulla vasta e fertile valle di Messenia, nell'antichità nota come Makaria. Gli scavi hanno portato alla luce il forte muro di sostegno della cavea, che è stato messo in luce per 12,3 metri di lunghezza e 4 di altezza. Il muro aveva un orientamento nord-sud e venne costruito con estrema attenzione, con mattoni di pietra rettangolari, e rafforzato da contrafforti.
Oltre al muro di contenimento, è stata scoperta una parete perfettamente conservata a sinistra del parodos (spazio praticabile tra il limite dei sedili e la skené, che collegava l'orchestra con l'esterno del teatro), per una lunghezza di 18,35 metri e un'altezza massima conservata di 3 metri.
I ricercatori sono riusciti anche a scavare gran parte dell'orchestra del teatro: 5,45 metri in lunghezza e 3,14 in larghezza. In loco è stata trovata la prima fila di posti a sedere e un gradino della scala che conduceva ai kerkides (divisioni laterali delle gradinate) del teatro. Davanti ai sedili si trova un corridoio molto ben conservato, che corre intorno all'orchestra e che permetteva agli spettatori di spostarsi. Nella cavità dietro i sedili vi sono diversi massi lavorati in pietra, caduti dall'alto e frammenti di sedili appartenenti alle kerkides.
Il teatro venne costruito in calcare sabbioso bianco giallastro e, secondo un'analisi preliminare, risale al primo periodo ellenistico. La scoperta del teatro dell'antica Thouria è un evento cardine per la storia della Messenia e permette l'apertura di un nuovo importante capitolo nell'archeologia del territorio.

Fonte:
Archaiologia

Gli Zapotechi e l'allevamento di tacchini

Gusci di uova e ossa di tacchino da Oaxaca, Messico
(Foto: Linda Nicholas, The Field Museum)
La quantità di resti di tacchino trovati presso una località messicana abitata, in passato, da gente di cultura zapoteca, suggerisce che il consumo della carne di questo animale era secondo solo al consumo di carne di cane.
Gli archeologi hanno trovato, negli scavi in Messico, resti di tacchini adulti e giovani, frammenti di gusci di uova e uova intere, nei dintorni di due strutture residenziali risalenti ad un periodo tra il 300 e il 1200 d.C.. Sia la posizione che il contesto del ritrovamento di ossa e gusci di uova di tacchino fa pensare che gli animali siano stati allevati sia per uso domestico che per uso rituale. L'allevamento di tacchini era, dunque, ben conosciuto tra il 400 e il 600 d.C.. La località in cui è stato fatto questo importantissimo ritrovamento è conosciuta come fortezza di Mitla. Alcuni resti sono stati ritrovati nelle discariche domestiche; altri, invece, come le uova e le ossa, sono stati rinvenuti all'interno delle residenze.
Gli archeologi hanno anche trovato i resti interi di tre tacchini in una tomba, probabilmente gli animali facevano parte di un sacrificio funerario rituale. Nelle vicinanze sono emerse anche due lame di ossidiana utilizzate quasi certamente per la macellazione degli uccelli.
I tacchini venivano sacrificati ritualmente dagli Zapotechi durante cerimonie di carattere sociale come i matrimoni, le nascite e i funerali e per fornire protezione nei casi di problemi di salute o di scarsità di raccolto. L'importanza di questi animali nella cultura zapoteca è testimoniata ulteriormente dal ritrovamento di ossa di tacchini all'interno di contesti di vita quotidiana. Circa un quarto delle ossa trovate, infatti, erano state modificate per fungere da strumenti quali punteruoli o aghi, o per essere indossate a mò di gioielli.
Resti di un certo numero di animali sono stati rinvenuti attorno a due strutture. Le ossa sono piuttosto numerose, al punto da suggerire ai ricercatori che la carne di tacchino faceva parte dell'alimentazione quotidiana degli Zapotechi. I ricercatori hanno anche ritrovato resti di tartarughe, cervi, opossum, puzzole e roditori oltre ad un discreto assortimento di ossa di colombe, gufi, falchi e quaglie. A differenza di questi animali, però, solitamente oggetto di battute di caccia, i tacchini erano stati addomesticati e venivano allevati in casa. Sono state scoperte anche 8 uova di tacchino complete, 250 frammenti di guscio, che formano tre uova parziali, e 70 ulteriori frammenti sempre di guscio d'uovo. Si tratta della prova più importante dell'allevamento di tacchini nelle comunità della Valle di Oaxaca.

Fonte:
Live Science

Israele, statuetta di un "pensatore" di 4000 anni fa

La statuetta del "pensatore" di 3800 anni fa (Foto: AFP-Menahem Kahana)
Gli archeologi hanno trovato una statua in ceramica risalente a 3800 anni fa, di un genere mai finora ritrovato in Israele.
La statua mostra un uomo seduto pensieroso, con la mano sul mento, una sorta di predecessore della famosa scultura di Rodin "Il pensatore". Gli occhi guardano nel vuoto con sguardo assente, l'uomo è seduto su una sorta di vaso in argilla, andato distrutto qualche tempo dopo essere stato seppellito.
La statuetta di argilla è stata rinvenuta nella città di Yehud, in Israele, da un team di archeologi della Israel Antiquities Authority, che hanno lavorato in collaborazione con alcuni studenti delle scuole superiori. Il direttore degli scavi, l'archeologo Gilad Itach, ha affermato che l'ultimo giorno degli scavi è emersa questa figurina, alta 18 centimetri, assieme ad un assortimento di altri oggetti.
La statuetta del "pensatore" al momento della scoperta
(Foto: EYECON Productions, Israel Antiquities Authority)
"Il livello di precisione e attenzione al dettaglio nella creazione di questa scultura di quasi 4000 anni fa è estremamente impressionante. Il collo del vaso è servito come base per formare la parte superiore della figura, dopo che sono state aggiunte le braccia, le gambe e il volto", ha detto Gilad Itach. Gli archeologi hanno trovato anche altro vasellame e pugnali, punte di freccia e teste d'ascia mescolati ad ossi di pecora. Si trattava, forse, di oggetti di un corredo funerario di un membro preminente dell'allora società cananea.
Gli archeologi hanno scoperto anche tracce risalenti al periodo Calcolitico (6000 anni fa), tra i quali una costruzione circolare, probabilmente un pozzo, e frammenti di una zangola in ceramica dello stesso periodo. All'inizio di quest'anno, inoltre, gli archeologi hanno scoperto a Yehud, non lontano dal luogo dove è emersa l'eccezionale statuetta, una necropoli composta da 94 sepolture a fossa, contenente i resti di uomini, donne e bambini con offerte funerarie tra le quali vasi, pugnali, scarabei, ossa di animali e gioielli. Il sito servì da necropoli per diversi secoli.

Fonte:
timesofisrael.com

venerdì 25 novembre 2016

Trovata, in Egitto, necropoli di 5000 anni fa

Una scoperta importante potrebbe fare luce sulla storia dell'antico Egitto: ad annunciarla è stato il direttore del Dipartimento delle Antichità egiziane, Mahmoud Afifi, illustrando la necropoli individuata dagli archeologi diretti da Yasser Mahmud Hussein e risalente alla prima dinastia, a circa 400 metri a sud del tempio di Seti I ad Abido, nel goverantorato di Sohag in Alto Egitto.
Si tratta di 15 grandi tombe in mattoni crudi, nel contesto di un centro abitato con case, utensili e vasellame di oltre 5000 anni, che potrebbero appartenere ai grandi funzionari e responsabili legati all'ambiente della corte. Grazie a questa scoperta sarà possibile trarre nuove informazioni sulla città di Abido. Hassan ha definito "uniche" le tombe dal punto di vista dell'architettura.
Gli archeologi - come riporta Bbc online - hanno ritrovato una serie di reperti tra cui edifici, frammenti di ceramiche e strumenti. Si ritiene che il sito sia stato la sede di importanti funzionari e costruttori di tombe che potrebbero essere stati impegnati nella costruzione di tombe reali nella vicina città sacra di Abido, un luogo che presenta molti templi, e che probabilmente è stata una "capitale" della prima Dinastia.

Fonte:
repubblica.it

giovedì 24 novembre 2016

Mostra di antiche navi negli Arsenali Medicei di Pisa

(Foto: intoscana.it)
Verranno inaugurati venerdì 25 novembre, alle ore 10, gli Arsenali Medicei di lungarno Simonelli, i primi due padiglioni del Museo delle navi antiche di Pisa. E' la prima parte di quella che è stata definita la "Pompei del mare", una delle più importanti esposizioni archeologiche di imbarcazioni antiche, tutte risalenti ad un periodo compreso tra il II secolo a.C. e il VII secolo d.C., complete di carico, oggetti personali dei marinai e migliaia di frammenti ceramici, vetri e metalli.
Questa mattina, giovedì 24 novembre, le prime due sale sono state "svelate" in anteprima alla stampa. "Per completare il museo serviranno ancora un paio di anni - hanno spiegato dalla Soprintendenza di Pisa e Livorno - ma dopo 18 anni di lavori intensi e complicati sotto diversi punti di vista, una parte sarà finalmente aperta al pubblico".
Vicino alla stazione ferroviaria di San Rossore, nel 1998, durante i lavori per la costruzione della ferrovia, vennero alla luce i resti della prima delle 30 navi poi ritrovate. Nacque così il grande cantiere di scavo e restauro: un lavoro attraverso il quale si è riusciti a ricomporre il mosaico di una lunga storia fatta di commerci e marinai, navigazioni e rotte, vita quotidiana e naufragi.
(Foto: ilgiornaleoff.it)
I primi due ambienti ad essere aperti al pubblico (saranno 8 in tutto) sono la sala V e la sala IV. Nella grande sala V saranno esposte tutte le navi restaurate (in totale saranno 11): da guerra, da commercio, da mare aperto e da fiume. Al momento le imbarcazioni che si possono vedere sono 5. Tra queste anche la nave A, la prima rinvenuta nel 1998, lunga 18 metri e risalente al II secolo a.C.. La sala IV è invece dedicata alla tecnica delle costruzioni delle navi e racconta come un semplice cantiere di scavo venne ampliato e attrezzato per una scoperta così inaspettata. Domani, venerdì 25 novembre, sarà possibile partecipare alle visite guidate, gratuite e libere, dalle ore 11 alle ore 12.30 e dalle ore 14.30 alle ore 16. Successivamente, la visita al cantiere di scavo e al cantiere di allestimento del Museo delle navi antiche sarà su prenotazione, in giorni stabiliti o su richiesta, a partire da sabato 3 dicembre (per informazioni: turismo@archeologia.it e 055.5520407).
Gli Arsenali Medicei (Foto: 
Si tratta di un progetto innovativo a livello internazionale, considerato che per la prima volta sono state restaurate delle navi per intero, senza che queste venissero smontate. Un lavoro complesso durato 18 anni e costato fino ad ora, tra scavi, restauri e allestimento delle prime due sale, circa 14 milioni di euro, finanziati interamente dal Mibact. Al momento sono stati affidati i lavori del II lotto per circa 2 milioni di euro: interventi che permetteranno di portare a termine il progetto "Museo delle antiche navi di Pisa" e di aprire gli ambienti ancora inaccessibili al pubblico.
Una volta completati i lavori il museo raggiungerà una superficie complessiva di 4.800 metri quadrati ("il doppio della superficie degli Uffizi", sottolinea l'archeologo e funzionario della Soprintendenza di Pisa e Livorno Andrea Camilli) con 11 navigazioni in esposizione. Dall'ingresso del cortile, attraverso il lungo corridoio che costiuisce la spina dorsale dell'esposizione, sarà possibile così ripercorrere circa 1200 anni di storia: da quello che era Pisa prima delle navi, agli eventi alluvionali che portarono al loro progressivo affondamento. Sarà un percorso tra amuleti e tanti oggetti di bordo come forntelli, vasellame da mensa e da cucina, piatti e attrezzi da carpentiere per le riparazioni, lucerne e oggetti di culto che i marinai portavano con loro durante viaggi pericolosi. Il tutto disseminato all'interno degli Arsenali Medicei di Pisa, costruiti nella seconda metà del Cinquecento per volontà di Cosimo I.

Fonte:
pisatoday.it

lunedì 21 novembre 2016

Ancora scoperte eccezionali a Vulci

Il corredo della sepoltura appena scoperta a Vulci (Foto: ANSAmed)

(Fonte: ANSAmed) Continuano le sorprese dagli scavi della necropoli di Poggetto Mengarelli a Vulci (Vt): l'ultima è il ritrovamento di una tomba etrusca principesca risalente alla fine dell'VIII secolo a.C.
Gli archeologi si sono trovati di fronte ad un corredo ancora intatto e deposto circa 2800 anni fa per onorare la memoria di un facoltoso membro della nascente aristocrazia etrusca. I reperti che hanno accompagnato il defunto nel suo ultimo viaggio sono straordinari: oltre alla corta lancia in ferro con spirale di anelli bronzei all'impugnatura (oramai una costante delle tombe maschili di questo periodo, notano gli archeologi) allo spiedo a due punte e al reggivasi in ferro con ancora alcune tazze e ciotole inserite negli agganci, ad alcune ceramiche tra le quali si segnala la presenza di un'olla (vaso panciuto con coperchio) dipinta rosso su bianco del Gruppo Bisenzio (il riferimento è a una città etrusca sul lago di Bolsena), spuntano alcuni bacili di bronzo contenenti residui organici probabilmente relativi all'ultimo pasto cioè quello mai consumato.
Altri oggetti di rilievo sono un vaso biconico in bronzo con coperchio a palla sormontato da un elmo crestato e decorato a sbalzo contenente le ceneri dell'importante personaggio ed uno stamnos (contenitore) in bronzo con coperchio decorato a sbalzo, forse contenente altre ceneri di qualche parente prossimo. "La complessa forma antropomorfa del cinerario biconico risulta un unicum nel panorama dei ritrovamenti del periodo e conferma ancora una volta la volontà dei signori vulcenti di provvedere ad una ricercata rappresentazione del corpo del defunto non più esistente a causa del rito funerario dell'incinerazione", ha affermato Carlo Casi, Direttore Scientifico di Fondazione Vulci.
"Un altro importante tassello utile alla conoscenza della civiltà etrusca che emerge dagli scavi in corso a Vulci in questo momento. Ogni giorno vengono alla luce piccole e grandi storie che ci aiutano a comporre un quadro che ancora per molti versi ci sfugge", ha commentato Alfonsina Russo, Soprintendente per l'Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l'area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l'Etruria Meridionale.









Norvegia, trovati i resti della chiesa di S. Clemente

Gli scavi nel sito di Trondheim (Foto: NIKU)
Gli archeologi che lavorano nel sito di Trondheim, in Norvegia, hanno portato alla luce le fondamenta di una chiesa in legno e dell'altare dove re Olaf venne dichiarato santo. Il progetto è diretto dalla Dottoressa Anna Petersén, che ha dichiarato che il sito è un "unicum" nella storia norvegese, sia in termini culturali che politici e religiosi. Gran parte dell'identità nazionale norvegese è stata, infatti, costruita attorno al culto religioso di Sant'Olaf.
Olaf II Haraldsson, più tardi conosciuto come Sant'Olaf, fu sovrano di Norvegia tra il 1015 e il 1028, quando morì nella battaglia di Stiklestad. Il suo fratellastro più piccolo, Harald Hadrada, che partecipò ugualmente alla battaglia, divenne re di Norvegia nel 1047 per morire in un tentativo mal riuscito di invasione della Gran Bretagna (1066).
Nella sua cronaca lo storico medioevale islandese Snorri ha dichiarato che il corpo del martire Olaf venne sepolto a Trondheim o Niardos (come era allora conosciuta) e che la comunità locale segnalò presto prodigi e miracoli attribuiti al sovrano martirizzato. Un anno dopo la sua more, il corpo di Olaf venne riesumato alla presenza del vescovo, rivelandosi miracolosamente ben conservato. Immediatamente Olaf venne dichiarato santo per acclamazione popolare.
Gli archeologi che lavorano per l'Istituto norvegese per la ricerca di beni culturali (NIKU) hanno recentemente scoperto le fondamenta in pietra di una stavkirke in legno che credono sia l'antica chiesa di San Clemente, dove venne sepolto re Olaf. E' stata riportata alla luce una piccola piattaforma rettangolare in pietra all'estremità orientale dell'edificio, probabilmente le fondamenta di un altare sotto il quale era stata collocata la sepoltura di Olaf.

Fonte:
Istituto Norvegese per la ricerca di beni culturali (NIKU)

Monete francesi trovate in Siberia

Le monete ritrovate in Siberia (Foto: Natalia Ryabogina, Yamal-Region)
Una sorta di gettoni di 300 anni fa, utilizzati al posto delle monete, sono stati rinvenuti, unitamente a diversi manufatti, nel nord della Siberia, nella regione autonoma di Yamalo-Nenets, vicino al fiume Taz. Questi "gettoni" recano l'immagine di Luigi XIV.
L'antropologa Olga Poshehonova ha affermato che il team russo-tedesco ha trovato sette gettoni con l'effige del re francese, oltre ad altri reperti del XII secolo, quali coltelli di ferro con manici decorati in smalto e figurine di leoni di origine incerta. Tra gli antichi reperti figurano anche dei gioielli creati in Siberia e negli Urali, quali degli orecchini con ciondoli.
Tra le ipotesi relative alle monete francesi, c'è quella che vuole che il governo zarista abbia comprato dei metalli non più utilizzati nei paesi europei e tra questi vi erano le monete francesi coniati tra il 1643 e il 1715.
Gli antenati del popolo selkupica risalgono al III secolo a.C. e sono il punto d'origine delle tribù della regione degli Urali orientali e della Siberia occidentale. Oggi si pensa che ci siano ancora 4.300 componenti di quest'antica cultura che vivono nei pressi del bacino del fiume Ob e dei suoi affluenti, in particolare il Vasyugan, nella regione di Tomsk.

sabato 19 novembre 2016

Eccezionale tomba a tholos rinvenuta ad Elaion

La tomba a dromos scoperta nei pressi di Elaion
(Foto: Archaiologia)
Durante un progetto di irrigazione pubblica, nel 2014, il servizio archeologico di Phocis ha scavato una tomba a tholos nella zona di Elaion, in Grecia, poco lontano da Amphissa, sulle pendici della collina di Amblianos. La sepoltura è un ritrovamento unico nella Locride occidentale ed anche uno dei pochi monumenti funebri di questo tipo nella Grecia centrale.
La Dottoressa Elena Kountouri, responsabile della direzione delle antichità preistoriche e classiche del Ministero della Cultura, presenterà la sepoltura a tholos di Amblianos nel quadro di un ciclo di seminari sulla civiltà micenea la prossima settimana.
La tomba ha un dromos lungo 9 metri che conduce ad una camera circolare del diametro di 5,90 metri, il cui pavimento è intonacato. Anche se la sovrastruttura del tholos, costituita da lastre in pietra, è crollata, le pareti della tomba a camera sono conservate per un'altezza di quasi 3 metri. Quanto è stato ritrovato nella tomba fa pensare che essa sia stata usata per più di due secoli, dal XIII all'XI secolo a.C.
All'interno della camera funeraria è stata trovata una gran quantità di materiale osteologico, per lo più proveniente da sepolture secondarie. Tra i reperti vi è un gran numero di vasi in ceramica, armi e una gran quantità di gioielli, perle in pietre semipreziose e sigilli con figure di animali. Di tanto in tanto i parenti del defunto hanno ripulito la sepoltura e portato nuove offerte che hanno contribuito al graduale aumento del livello del pavimento del dromos e alla costruzione di una piccola scala prima dell'ingresso nella camera funeraria per rendere più facile l'accesso.
Sono stati scoperti, anche, vasi potori e per la miscelazione dei liquidi, alcuni dei quali spiccano per la loro decorazione pittorica. Lo studio di questa particolare sepoltura è importantissimo per lo studio del periodo miceneo nel nord della Beozia e della Focide, aree per le quali esistono ancora poche pubblicazioni. La tomba fornisce anche importanti indicazioni sulla topografia della zona e sui contatti commerciale e culturali della locale comunità, alla periferia del mondo miceneo.
Tra le figurine, un interessante gruppo è costituito da un saltatore di Toro simile a quello appena scoperto a Methana. Tra i ritrovamenti d'argilla sono stati identificati pezzi di arredamento in miniatura, tra i quali una sedia a tre gambe e parti di altre mobilia, nonché alcuni anelli in bronzo per capelli.

Fonte:
Archaiologia

Emergono nuove strutture a Parthicopolis, in Bulgaria

Le strutture appena scoperte a Parthicopolis, parte della stoà e del
cardo massimo (Foto: Sandanski Museum of Archaeology)
Gli archeologi bulgari hanno trovato la stoà, un passaggio pubblico coperto e colonnato, la strada principale e la rete fognaria della città tardoantica di Parthicopolis, durante gli scavi nei pressi di Sandanski, nel sudovest della Bulgaria.
Il team archeologico del Museo di Archeologia di Sandanski ha ritrovato le colonne della stoà di Parthicopolis ed una sezione di 12,5 metri di lunghezza del cardo massimo, la strada principale della città, orientata nord-sud. Queste scoperte risalgono al V-VI secolo d.C., all'epoca dell'imperatore bizantino Giustiniano I il Grande (527-565 d.C.).
Parthicopolis era, nel IV-VI secolo d.C., un importante centro regionale della più grande provincia romana di Macedonia. E' anche stata un importante centro del cristianesimo primitivo ed è stata nominata nel concilio di Nicea. La città venne distrutta dalle invasioni barbariche, forse dagli Slavi che hanno tentato di catturare Tessalonica nel VI secolo d.C.
La sezione di cardo massimo trovata, è pavimentata con lastre di granito di grandi dimensioni, tutte ben conservate. Ogni lastra misura tra 0,45 e 0,80 metri in lunghezza e larghezza. Parte del sistema fognario di Parthicopolis è ben conservata sotto la strada principale. In precedenza gli scavi avevano riportato alla luce una colonna della stoà con un'iscrizione del tempo di Caracalla (211-217 d.C.) che nomina Marco Aurelio Capitoniano e Terenziana Giulia quali donatori delle colonne della stoà. Sono stati trovati anche diversi manufatti in ceramica e vetro ed anche monete.
Vicino agli scavi antichi vi è il complesso paleocristiano di Sandanski, che comprende due basiliche - la Basilica Vescovile e la Basilica del vescovo Giovanni - un martyrium ed un pozzo sacro noto anche come ayazmo, che è stato recentemente restaurato nell'ambito di un progetto finanziato dall'Unione europea.

Fonte:
archaeologyinbulgaria.com

venerdì 18 novembre 2016

Tel Gezer, emerge un tesoretto d'oro e d'argento

Veduta aerea del sito di Tel Gezer (Foto: telgezer.com)
Una rara cache di oggetti d'oro e d'argento risalenti a 3600 anni fa è stata trovata a Tel Gezer, sito canaanita d'Israele. Tra i reperti vi sono figurine rappresentanti le controparti cananee della divinità accadica Ishtar, dea della fertilità, del sesso, dell'amore e della guerra e del dio della luna. Gli oggetti si trovavano in un vaso d'argilla, nelle fondazioni di un edificio e questo ha indotto gli archeologi a pensare che gli oggetti siano stati deposti come offerta alle divinità affinché benedicessero l'edificio.
Sul luogo stanno scavando gli archeologi guidati dal Dottor Tsvika Tsuk. Gezer era una città chiave, all'epoca della Bibbia, situata lungo la strada costiera che collegava l'Egitto alla Mesopotamia. Tra le altre scoperte importanti vi è un ciondolo in argento ed uno scarabeo in una lunetta d'oro di epoca Hyksos (1650 a.C. circa). Gli scavi nel Parco Nazionale di Tel Gezer, nel centro di Israele, sono condotti dalla Israel Nature and Parks Authority e dal New Orleans Baptist Theological Seminary, sotto l'egida della Israel Antiquities Authority.
Il ciondolo in argento è composto da un disco con un rilievo raffigurante una stella ad otto punte con il nucleo centrale prominente. Al bordo del disco vi sono due cilindri che venivano fissati a una catena, sui quali è stata posta una mezzaluna. E' l'esempio meglio conservato mai trovato in Israele di un pendente del genere.
I gioielli erano posti all'interno di un vaso di argilla con coperchio ed avvolto in un tessuto che è stato identificato come lino e che ha lasciato un'impronta su parte del ritrovamento. Il vaso si trovava nelle fondamenta di una stanza, forse offerta agli dèi che dovevano benedire l'edificio.
Durante la stagione estiva degli scavi è stato scoperto, a Gezer, un sontuoso edificio dell'epoca di Salomone, anche se non sono state trovate prove che i re israeliti abbiano vissuto in questo luogo. E' stata trovata anche ceramica filistea. Nel 2013 gli archeologi, inoltre, hanno annunciato la scoperta di una città cananea risalente all'Età del Bronzo, intorno al XIV secolo a.C., sotto i ruderi della Gezer cananea. Tra i reperti rinvenuti in questo strato vi sono vasi in ceramica, una cache di sigilli cilindrici e un grande scarabeo con il cartiglio di re Amenhotep III.

Fonte:
haaretz.com

Svezia, mappati i resti sommersi di un antico insediamento preistorico

L'ascia trovata nel fondale marino svedese (Foto: Arne Sjostrom)
Per la prima volta è stato mappato un'insediamento dell'Età della Pietra sul fondale del mare prospiciente la Svezia. Per anni le reti dei pescatori si sono incagliate sui ceppi presenti nella baia di Hano, ma solo recentemente il sito è stato esplorato usando la moderna tecnologia ad echosounder, una sorta di sonar.
Il sito era occupato circa 9000 anni fa, quando il livello del Mar Baltico era di circa 10-12 metri più basso dell'attuale. Si pensa che qui la pesca fosse abbondante e che gli abitanti abbiano abbandonato il luogo solo quando il livello del lago cominciò ad innalzarsi, vale a dire 8000 anni fa.
Questa zona è relativamente inesplorata rispetto agli altri siti coevi. Gli archeologi hanno ripescato anche diversi reperti archeologici di una certa importanza, quali un'ascia di 9000 anni fa, ricavata dalle corna di un alce. L'attrezzo presenta delle tacche che, però, non sono state ancora spiegate dai ricercatori. L'ascia potrebbe essere stata utilizzata nell'ambito dell'attività di pesca, per installare trappole per i pesci, resti delle quali sono stati trovati in zona. L'ascia è piuttosto smussata, per cui si pensa che non sia stata utilizzata nella caccia. E' stata rinvenuta in uno strato di rifiuti prodotti dall'antico insediamento.

Fonte:
ibtimes.co.uk

Trovato un cimitero anglosassone con sepolture cristiane

Modello in 3D di uno degli scheletri con la bara in cui è stato sepolto
(Foto: Museo di Archeologia di Londra)
In Inghilterra è stato rinvenuto un antico cimitero anglosassone con più di 80 bare in legno complete di scheletri. Gli archeologi stavano indagando un terreno nei pressi di un fiume nel villaggio di Ryburgh, nell'Inghilterra orientale, quando hanno effettuato il sorprendente ritrovamento.
Basandosi sui frammenti di ceramica trovata nel fango utilizzato per riempire le tombe, l'archeologo James Fairclough, del Museo di Archeologia di Londra, ha datato il cimitero al primo periodo anglosassone, tra il VII e il IX secolo d.C.. Verso la fine del VI secolo d.C., San Augustine venne inviato in missione dal papa per convertire i pagani re anglosassoni al cristianesimo al fine di diffondere la nuova religione in tutta la Bretagna e il cimitero appena scoperto sembra essere proprio un cimitero cristiano.
Le sepolture non avevano corredo funerario ed erano disposte lungo una griglia est-ovest, due tipiche caratteristiche dei cimiteri cristiani dell'epoca. Gli archeologi hanno trovato anche i resti di una struttura in legno, probabilmente una chiesa o una cappella. Il legno è un elemento che tende a scomparire nel tempo, lasciando nel terreno solo delle tracce, ma molte delle bare sono rimaste quasi intatte. Il dottor Fairclough ha spiegato che l'acqua del vicino fiume ha reso alcalino il suolo che si è mescolato con la sabbia acida del cimitero, creando un ambiente neutro che ha preservato le bare.
Gli archeologi hanno trovato 81 bare ricavate da tronchi di legno tagliati nel senso della lunghezza. Essi ritengono che siano le prime bare scavate nel legno. Sono state trovate anche sei sepolture scavate direttamente nel terreno e ricoperte da assi di legno, probabilmente i primi esempi del genere in Gran Bretagna. Gli archeologi ancora non hanno individuato la relazione esistente tra i due tipi di sepolture.
"Queste rare ed eccezionalmente ben conservate sepolture sono una scoperta significativa che può far progredire la nostra conoscenza delle credenze religiose e degli usi delle comunità rurali dell'epoca sassone", ha affermato Duncan Wilson, direttore esecutivo dell'organizzazione che ha finanziato lo scavo.

Fonte:
Live Science

Lucca, rinvenuta una dentiera nel sepolcro dei Guinigi

La dentiera trovata a Lucca (Foto: Università di Pisa)
Gli archeologi si sono imbattuti, nei pressi di Lucca, in Toscana, in una scoperta eccezionale. La squadra, composta da paleopatologi dell'Università di Pisa, ha scoperto una protesi dentaria in un'antica tomba di famiglia.
I ricercatori ritengono che la protesi risalga al tardo XIV secolo o agli inizi del XVII, il che le rende le più antiche protesi mai recuperate. Etruschi e Romani utilizzavano protesi di denti umani e animali già nel VII secolo a.C.. Un membro del team, la Dott.ssa Simona Minozzi, della Divisione di Paleopatologia del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, ha affermato: "Lo studio del contesto archeologico non ha permesso una datazione precisa per la protesi, che comunque si colloca tra la fine del XIV secolo e l'inizio del XVII e malgrado esistano descrizioni di apparecchi simili nei testi del periodo, non sono conosciute altre evidenze archeologiche. La protesi dentaria ritrovata nella tomba dei Guinigi è quindi la prima testimonianza di protesi dentale di questo periodo storico e aggiunge un prezioso tassello alla storia dell'odontoiatria".
Immagini ottenute attraverso la micro-CT scanner ad alta risoluzione
(Università di Pisa)
La dentiera si compone di cinque denti mandibolari umani, canini ed incisivi, tenuti insieme da una lamina metallica in oro. Gli archeologi pensano che i denti originariamente appartenevano a persone diverse e che la forma e le dimensioni li rendano adatti alla sostituzione dell'arcata anteriore mandibolare. Un esame ulteriore ha rivelato che il rivestimento di metallo era composto per lo più d'oro, d'argento e di un metallo riutilizzato. Uno strato di tartaro sulla superficie dimostra che la dentiera è stata indossata per un lungo periodo di tempo.
Per la realizzazione dell'apparecchio la radice di ciascun dente è stata limata e tagliata longitudinalmente; all'interno del taglio è stata inserita una sottile lamina d'oro alla quale i denti sono assicurati attraverso piccoli perni. La lamina fuoriesce ai due lati della protesi con due alette piegata ad S, sulle quali sono presenti due piccoli fori che garantivano l'ancoraggio ai denti ancora in situ nella mandibola, di cui non è però stata trovata traccia. Infatti, i tentativi di associazione con le numerose mandibole rinvenute nella tomba collettiva che raccoglieva i resti di quasi un centinaia di individui, sepolti assieme alla protesi, non hanno dato esito positivo.
Il ritrovamento è stato effettuato in una tomba appartenente all'antica famiglia Guinigi a Lucca, dove gli scienziati hanno studiato i resti di più di 200 scheletri sepolti in una cappella di famiglia nel convento di San Francesco. I Guinigi erano un'importante casata che governò Lucca agli inizi del 1400. Nel corso dello studio sono stati identificati tra di essi i resti di tre delle quattro mogli di Paolo Guinigi, tra le quali la famosa Ilaria del Carretto, della quale resta esposto nel duomo di Lucca il celebre sarcofago in marmo scolpito da Jacopo della Quercia.

Fonti:
thelocal.it
lanazione.it

Trovata tomba ellenistica in Giordania

Uno degli affreschi trovati nella sepoltura
(Foto: lastampa.it)
Recentemente è stata scoperta, in Giordania, una tomba a Beit Ras, nel nord del Paese, durante uno scavo per il risanamento idrico cittadino.
Si tratta di una caverna con all'interno due camere sepolcrali, la più grande delle quali contiene un sarcofago di basalto decorato con incisioni a teste di leone. Sulle pareti circostanti vi sono numerosi affreschi a olio in colori brillanti, figure umane, cavalli ed altre scene mitologiche, alcune delle quali erose dal tempo. Secondo gli esperti, gli affreschi offrono informazioni interessanti sugli antichi riti di sepoltura.
La seconda camera contiene due ulteriori tombe, questa volta senza artefatti. Gli affreschi sembrano appartenere al primo periodo romano-ellenistico e comprendono figure di viti che rappresentano la vita sociale e agricola dell'epoca. Le iscrizioni e alcuni reperti trovati nella camera sepolcrale più grande verranno presto analizzati per approfondire il periodo esatto di costruzione del sepolcro.

Fonte:
lastampa.it

Necropoli romana trovata a Bologna

L'area dello scavo a Bologna (Foto: Il Resto del Carlino)
Una piccola formazione di sepolture, una necropoli composta da reperti antichi, risalenti alla piena età romana. E' la scoperta fatta da archeologi, amministrazione e Tper durante gli scavi a due passi da Porta San Donato, a Bologna.
Si tratta di tracce di una frequentazione lontana dal centro. Quasi periferia, in aperta campagna, visto che all'epoca la città, da quel versante, terminava alle Due Torri. All'interno degli scavi sono visibili tre buche di epoca romana: un antico sepolcreto, una sorta di cimitero, forse appartenente a una famiglia riconducibile al I secolo d.C.. Gli archeologi in questi giorni hanno analizzato i reperti coordinati dalla Dottoressa Renata Curina, responsabile dell'Ufficio Tutela della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna.
Entro la fine dell'anno i lavori di scavo dovrebbero essere ultimati e il cantiere riprenderà la sua normale attività. Nelle tombe sono state trovate delle ollette, piccoli vasi dalle pareti sottili, e una lucerna; una delle due tombe conserva, oltre a due anfore spezzate e utilizzate per versare all'interno della tomba delle libagioni rituali, anche la base di un piccolo monumento funerario, una stele o un'ara.
Nello stesso punto di questo ritrovamento - questione di strati - solo pochi mesi fa, a maggio, era stata rinvenuta una banlieue medioevale. E già allora gli archeologi avevano puntualizzato che sotto le costruzioni in legno era visibile una via di età romana. Tutto torna, starà ora al nuovo Soprintendente - un archeologo, Luigi Malnati - scegliere cosa fare degli scavi, nel caso qualcosa possa essere salvato. Lo stesso Malnati ha recentemente ribadito di voler sfruttare il museo archeologico civico più grande del nord, quello di Bologna, per una mostra sulla città sia per quanto riguarda l'età antica, sia per quella medioevale.

Fonte:
Il Resto del Carlino

Messico, una piramide nella piramide nella piramide...

La piramide a gradoni di Chichén Itza 
Una piramide all'interno di una piramide che si trova all'interno di un'altra piramide. Gli archeologi hanno trovato questo straordinario insieme nell'antico sito maya di Chichén Itza, nella penisola dello Yucatàn, nel sud del Messico.
Gli archeologi hanno trovato una sottostruttura, forse la più antica, sotto la piramide periferica di Chichén Itza El Castillo, un monumento che, secondo i ricercatori, è stato eretto per adorare Kukulkan o Quetzalcoatl, il serpente piumato il cui culto era diffuso nell'antico Messico e in tutta l'America centrale. I Maya costruirono le tre piramidi in fasi successive.
Questa struttura "a matrioska" era stata individuata già nel 1940, ma solo quest'anno i ricercatori, utilizzando un processo di tomografia di resistività elettrica tridimensionale (ERT-3D), hanno potuto individuare una piramide molto più piccola sotto le due piramidi già note. Anche se la piramide deve essere ancora scavata, si suppone che anch'essa possa avere un altare nella parte superiore.
La struttura visibile, conosciuta come El Castillo (il castello) ha i lati di 58-59 metri circa. La piramide intermedia, al di sotto di questa, ha lati di 32 metri per 20 metri di altezza. L'intera struttura è stata costruita sopra un fiume sotterraneo o un cenote. Tutto il complesso templare di El Castillo si trova, in maniera piuttosto precaria, sopra una sorta di depressione e gli esperti temono che possa collassare da un momento all'altro.
La piramide più piccola misura circa 10 metri di altezza e non è allineata con le due strutture superiori. I ricercatori ritengono che questa struttura possa essere molto importante per acquisire maggiori informazioni sugli abitanti del primo periodo di Chichén Itza. Gli archeologi ritengono che questa piramide possa risalire al 500-800 d.C. e sia stata costruita nel "puro stile Maya", non influenzato da altre culture e civiltà mesoamericane. La piramide più esterna venne, invece, costruita intorno al 900 d.C.
Kukulkan, il serpente piumato, era il dio del vento, del sole e il dio creatore degli uomini nel Messico e nell'America centrale. Egli si recò nel regno sotterrano di Mictlan, dove riportò indietro le ossa delle persone vissute nei mondi precedenti, spruzzò il suo sangue su di loro e li trasformò in esseri umani. Kukulkan portò il mais agli esseri umani, li istruì nell'arte della tessitura del cotone e nella lucidatura della giada.

Fonte:
ancient-origins.net

Svizzera, la pentola dalle ventidue lucerne

La pentola con le lucerne (Foto: Aargau canton archeology department)
Una squadra di archeologi ha scoperto una pentola di terracotta di epoca romana, riempita con 22 lampade a olio, ciascuna contenente una moneta di bronzo in Svizzera. I ricercatori ritengono che il vaso sia rimasto sepolto per duemila anni e risalirebbe all'epoca in cui i Romani installarono un accampamento per la legione Vindonissa vicino a Windish.
Vindonissa venne probabilmente fondata nel 15 d.C.. Qui si stabilì la Legio XIII Gemina, conosciuta anche come Legio Tertia Decima Gemina e vi rimase fino al 44 o 45 d.C.. Questa legione fu una delle unità più importanti, tra quelle che combatterono in Gallia con Giulio Cesare. Fu anche la legione con la quale quest'ultimo varcò il Rubicone nel 49 a.C.. Quello che è più sorprendente è che si hanno notizie di questa legione ancora nel V secolo d.C.
Con l'arrivo della Legio XXI (XXI Rapax), l'accampamento di Vindonissa venne ricostruito con fortificazioni in pietra. Questa legione venne in seguito sostituita dall'Undicesima (XI Claudia) che rimase di stanza nel luogo fino al 101 d.C.. Vindonissa era, all'epoca, un insediamento civile.
Precedenti scavi archeologici nella zona hanno individuato e confermato la presenza di abitazioni ben organizzate risalenti all'epoca romana, tra le quali le fondamenta di una struttura piuttosto grande. La pentola (o piatto) rinvenuta di recente era abbastanza comune tra i soldati di stanza a Vindonissa, ma resta un mistero la presenza delle 22 lampade ad olio, ciascuna delle quali con la sua moneta all'interno. Ogni lampada è decorata con un'immagine, tra le quali spiccano quella della dea Luna, quella di un gladiatore, di un leone, di un pavone ed una scena erotica. Le monete di bronzo all'interno delle lucerne non hanno grande valore e sono state datate al 66-67 d.C., forse il loro posizionamento è dovuto ad un gesto simbolico.
La pentola conteneva, insieme alle lampade, anche resti carbonizzati di ossa animali. Finora non ci sono state scoperte simili in Svizzera e si spera che presto ce ne possano essere per gettare maggior luce sul significato di questi insoliti reperti.

Fonte:
ancient-origins.net

Egitto, due coccodrilli al "prezzo" di uno...

Mummie di coccodrilli a Kom Ombo (Foto: Michael Birrell/B.C. Archaeology
Gli antichi egizi usavano mummificare, oltre alle persone, anche gli animali. Anche i coccodrilli. Una di queste mummie è stata recentemente analizzata nel Museo Nazionale di Antichità olandese Rijksmuseum van Oudheden.
Secondo un comunicato stampa del museo, la mummia del coccodrillo, di tre metri di lunghezza, è stata esaminata con uno scanner 3D. La prima volta che è stata sottoposta ad analisi è stato nel 1996, con un vecchio tipo di scanner che ha comunque scoperto che la mummia erano, in realtà, due mummie di grandi coccodrilli avvolte insieme. I nuovi esami con il moderno tipo di scanner hanno mostrato un'altra sorpresa: assieme ai due coccodrilli mummificati ve ne erano decine di altri, piccoli, mummificati singolarmente.
Questa scoperta è stata una vera e propria sorpresa per i ricercatori del Museo olandese, poiché questo tipo di mummie sono molto rare e mostrano un notevole grado di maestria nel confezionarle. Le scansioni hanno anche rivelato la presenza di amuleti inseriti all'interno delle bende, che possono essere utili per capire di più sulla mummificazione degli animali, quali le loro caratteristiche fisiche, l'età e il processo di essiccazione.
Mummia di coccodrillo (Foto: Museo di Liverpool)
Dal 18 novembre i visitatori del museo possono sperimentare un'autopsia virtuale interattiva sulle mummie di questi due coccodrilli e su quella di un sacerdote egiziano. I ricercatori ritengono che i due coccodrilli siano stati mummificati insieme per un'antica tradizione religiosa egiziana collegata al ringiovanimento e alla vita dopo la morte. Un'altra spiegazione possibile potrebbe essere quella di un'offerta al dio Sobek: poiché non era, forse, disponibile un coccodrillo gigante, sono stati mummificati due coccodrilli.
Il culto di Sobek, dio del Nilo, era popolare fin dall'Antico Regno. In onore del dio venne costruita la città di Crocodilopolis, che gli egiziani chiamavano Shedet. Sobek era una divinità aggressiva e violenta. Uno dei centri di culto del dio era Kom Ombo, nel sud dell'Egitto, dove, in epoca tolemaica, gli fu dedicato un tempio rimasto attivo fino alla fine dell'occupazione romana.
Nel 2015 è stato scoperto, in Egitto un enorme necropoli in cui erano stati sepolti, mummificati, degli animali. Molti altri vennero deposti in tutto il Paese, tra essi gatti, uccelli e roditori oltre, naturalmente, ai coccodrilli.

Fonte:
ancient-origins.net

lunedì 14 novembre 2016

Scoperte della Bulgaria medioevale

Vasellame domestico dalla fortezza di Rahovets, in Bulgaria
(Foto: Gorna Oryahovitsa Municipality)
Nell'estate 2016 è stata individuata, durante degli scavi archeologici nella Fortezza di Rahovets, vicino la città di Gorna Orjahovica, nella Bulgaria centrale, una piazza di mercato.
La squadra di archeologi guidata da Iliyan Petrakiev, del Museo Regionale di Storia Veliko Tarnovo e Maya Ivanova del Museo di Storia di Gorna Oryahovitsa hanno riportato alla luce parti di pesi di bilancia conosciuti come egzagia ed un gran numero di monete. Esaminando questi reperti, gli archeologi hanno stabilito che il mercato medioevale di Rahovets esisteva già tra l'inizio e la metà del XIII secolo, in coincidenza con il secondo impero bulgaro.
Rahovets è stata scavata inizialmente dal 1980 fino al 1991. Nel 2015 è stata scoperta una casa dell'Età del Bronzo e parte della parete di una fortezza dei Traci, che ha fatto ipotizzare che la medioevale Rahovets sia stata edificata sull'antica fortezza tracia di Zikideva.
La scoperta del mercato del XIII secolo presso la fortezza di Rahovets è collegata alla caduta dell'impero bizantino e alla quarta crociata. Le monete portate alla luce arrivano fino alla metà del XIII secolo, quando, appunto, Bisanzio cessò di esistere e la Bulgaria ancora non batteva moneta.
Un'altra scoperta degli ultimi scavi è stata una casa medioevale, a ridosso del muro settentrionale della fortezza di Rahovets. All'interno della casa sono stati rinvenuti manufatti domestici quali recipienti di ceramica e un gran numero di monete.

Il cavaliere mongolo dell'Altai

La faretra trovata in Siberia (Foto: Almadakov E.A.)
In un'area sepolcrale nell'Altai, in Siberia, è stato trovata la sepoltura di un arciere medioevale all'interno di un sarcofago in legno. La sepoltura è stata scoperta accidentalmente da due residenti del vicino villaggio di Kokorya.
La tomba contiene le ossa di un uomo adulto, la sua faretra in corteccia di betulla, frecce in legno e punte di frecce in ferro. Sono stati individuati anche complicati ornamenti e utensili ricavati dal legno e i resti di nastri in seta. Gli archeologi ritengono si tratti dei resti di un uomo vissuto tra il XIII e il XV secolo che rimanda al famoso Robin Hood. Gli archeologi non hanno ancora aperto il sarcofago in legno.
Il Dottor Nikita Konstantinov, responsabile del Museo dell'Università di Gorno-Altaisk ha affermato che la faretra che fa parte del corredo funebre dell'uomo è in corteccia di betulla, decorata con dettagli in osso. Si pensa che il guerriero sepolto fosse di origine mongola, dal momento che era avvolto in nastri di seta e la sua faretra è piuttosto inusuale, tra i reperti dell'epoca in Siberia. E' stato rinvenuto anche una sorta di cinturino in pelle che serviva ad assicurare la faretra alla cintura. Inoltre la faretra contiene diversi contenitori a seconda del tipo di frecce che venivano usate.
Gli archeologi sperano di ottenere il permesso di aprire il sarcofago ed esaminarne il contenuto entro la prossima estate. Nel frattempo hanno preso provvedimenti per custodire e preservare il luogo di sepoltura. I reperti dell'occupazione mongola sono piuttosto rari, nell'Altai.

Fonte:
siberiantimes.com

domenica 13 novembre 2016

Trovata una grande villa romana in Bretagna

La villa gallo-romana trovata in Bretagna
(Foto: Hervé Paitier, Inrap)
Uno scavo di salvataggio nel villaggio di Langrolay-sur-Rance, vicino Dinan, in Bretagna (Francia nordoccidentale) ha permesso di portare alla luce una grande villa gallo-romana. Gli archeologi dell'Istituto Nazionale di Francia per l'Archeologia preventiva, hanno iniziato lo scavo nel 2016 su un'area di 2,3 ettari.
I ricercatori hanno scoperto più strutture disposte a forma di "U" intorno ad un cortile centrale, con gallerie colonnate su tre lati. Questa era la pars urbana (sezione residenziale) di una grande villa che ricopre, da sola, 1.500 metri quadrati.
Chiave in bronzo (Foto: Emmanuelle Collado, Inrap)
La parte principale della casa è stata costruita su un altopiano che domina il fiume Rance. La parte meridionale della struttura secondaria era disposta in modo da poter sfruttare la luce del sole, mentre la terza struttura era, probabilmente, utilizzata come stalla. Dei giardini circondavano sia il cortile che gli edifici. Alcune monete trovate nella villa indicato che l'edificio è stato costruito intorno al I secolo d.C. e che rimase in uso almeno fino al IV secolo d.C., dopo aver subito numerosi rimaneggiamenti nel corso degli anni.
Le terme sono la testimonianza più impressionante del lusso eccezionale di questa villa. Questi ambienti misurano oltre 400 metri quadrati di superficie e sia le pareti che i pavimenti sono ben conservati. Si pensa che questa villa enorme fosse una sorta di residenza di campagna di una nobile e ricca famiglia, che aveva, forse, una notevole influenza politica. Forse una famiglia appartenente al popolo dei Coriosoliti. Si crede che il vicino villaggio di Corseul fosse la capitale di questa gente. Qui sono stati scoperti i resti dell'antica città di Fanum Martis.

Fonte:
National Institute for Preventative Archaeology

Scoperta una nuova sepoltura con sarcofago a Luxor

Il sarcofago dipinto trovato in Egitto
(Foto: Egypt Antiquities Department)
Durante la nona campagna di scavo iniziata a settembre, la missione congiunta egizio-spagnola ha scoperto, nei pressi del Tempio dei Milioni di Anni di Thutmosis III, a Deir el-Bahari, sulla sponda occidentale di Luxor, la sepoltura di Amenrenef, servo della casa del re.
Mahmoud Afifi, capo del dipartimento delle antichità egiziane presso il Ministero delle antichità, ha affermato che la tomba è stata scoperta presso il muro di recinzione meridionale del tempio ed è in ottimo stato di conservazione. Una cassa di legno deteriorata è stata rinvenuta all'interno della sepoltura, dentro la cassa della quale vi era una mummia deposta in un sarcofago dipinto molto ben conservato.
Il direttore della spedizione, Myriam Seco Alvarez, ha decifrato nome e titolo dell'occupante della sepoltura, vissuto nel Terzo Periodo Intermedio (1070-712 a.C.). Presto si procederà allo studio del sarcofago dipinto, che reca una decorazione policroma quasi completa e iscrizioni caratteristiche della religione egizia. Tra queste ultime vi sono simboli solari, quali la dea Iside e la dea Nefti, raffigurata con le ali spiegate, raffigurazioni di falchi e dei quattro figli di Horus, eseguite tutte con notevole maestria.

Fonte:
Ahram Online

Continua l'esplorazione della necropoli di San Cassiano

Gli scavi nel territorio dell'Alto Garda (Foto: Ansa)
Il territorio dell'Alto Garda, e di Riva in particolare, continua a svelare significativi tasselli del suo ricco passato. L'ultima importante scoperta in ordine di tempo è stata effettuata dagli archeologi nel sito di San Cassiano, dove sono stati riportati alla luce resti di età romana appartenenti a una vasta area cimiteriale.
Scoperto nel 2004 in occasione del progetto di realizzazione di un'area destinata al deposito dei mezzi della società Trentino Trasporti, il sito archeologico di San Cassiano è stato oggetto di ricerche sistematiche fino al 2006. Si tratta di un'area che copre una superficie di circa 6.000 metri quadrati e che ha restituito fino ad oggi testimonianze di epoca romana, altomedioevale e medioevale.
Dopo dieci anni di sospensione dell'attività di ricerca, nello scorso mese di ottobre, l'Ufficio beni archeologici ha ripreso le indagini. I risultati sono andati oltre le aspettative e hanno permesso di accertare come l'area cimiteriale fosse più estesa del previsto.

Fonte:
ansa.it

La chiesa sotterranea di Saint Jean

La chiesa sotterranea di Saint-Jean
(Foto: Sara Hattie / Flickr)
La chiesa sotterranea di Saint Jean è un'imponente chiesa scolpita nella roccia, situata nel villaggio di Aubeterre-sur-Dronne, ufficialmente designato come uno dei borghi più belli di Francia.
La chiesa è stata intagliata nella roccia ma non in una singola roccia. E' una delle più impressionanti chiese del mondo, è stata dotata di tutti ciò che necessita un edificio religioso. Più tardi divenne un cimitero.
Alcune fonti storiche suggeriscono che le persone che hanno scolpito questa chiesa potrebbero essere state ispirate dai racconti dei crociati, che descrivevano le chiese rupestri della Cappadocia, in Turchia. Altri storici sostengono che parte della chiesa siano state costruite prima delle crociate: la piscina battesimale, posta al centro della navata, si pensa risalga ad un periodo compreso tra il IV e il IX secolo d.C.
La chiesa raggiunse la sua attuale forma e dimensione durante il XII secolo, quando una comunità di monaci benedettini di Aubeterre, discepoli di San Mauro, primo discepolo di San Benedetto da Norcia, ampliarono l'edificio religioso originario.
La chiesa è stata anche utilizzata come deposito di oggetti religiosi. Nel pavimento vi sono diversi pozzi, dove, un tempo, erano celate le reliquie. Quelle più importanti, però, erano tenute in un reliquiario posto nell'abside della chiesa. Si tratta di un reliquiario in pietra, che molti pensano sia una replica della tomba di Giuseppe d'Arimatea, nella chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Un altro utilizzo della chiesa è quello di mausoleo.
Sul lato ovest della chiesa vi è una porta scolpita nella roccia, che separa la navata da un'altra struttura. Nel 1958 è stata scoperta, dietro questa porta, una necropoli. All'interno quest'ultima ospitava 80 sarcofagi scavati nella roccia. Non si è ancora ben sicuri della datazione di questa necropoli, anche se si è formulata l'ipotesi che risalga ad epoca pre-cristiana. Altre tombe si trovano all'interno della chiesa: si tratta delle sepolture dei monaci benedettini che la curavano.
Le dimensioni della chiesa sono eccezionali: 27 metri di lunghezza, 16 metri di lunghezza e le sue volte arrivano a 20 metri di altezza. Si compone di un'abside, una navata e un corridoio separato dalla navata da due colonne ottagonali alla loro base. Una galleria collegava una navata ad una scalinata ricavata nella roccia. Originariamente questa galleria era posta all'esterno e serviva da ingresso alla chiesa. In realtà si pensa che questa galleria sia stata utilizzata soprattutto per il deflusso delle acque piovane raccolte in cima alla scogliera.
Al centro dell'abside vi è il monumento esagonale (reliquiario) di circa 6 metri di altezza e 3 metri di diametro, scolpito in puro stile romanico e composto da due piani. 

Fonti:
ancient-origins.net
rupestre.free.fr

Rituali funebri in Irlanda

L'ascia trovata in una sepoltura irlandese (Foto: University of York)
Gli archeologi hanno gettato una nuova luce sulle credenze religiose dei primi cacciatori-raccoglitori mesolitici dopo aver analizzato i resti cremati della più antica sepoltura irlandese. I rituali religiosi, secondo gli studiosi, si svolgevano sulle rive del fiume Shannon più di 9000 anni fa.
La squadra del Dottor Aiméè, del Dipartimento di Archeologia dell'Università di York, ha analizzato resti umani cremati tra il 7530 e il 7320 a.C.. Insolitamente il defunto venne cremato e poi sepolto, invece di essere semplicemente inumato. La sepoltura era, inoltre, dotata di un segno visibile per individuarla.
Accanto ai resti umani, gli archeologi hanno trovato un'ascia in pietra lucida che potrebbe essere la più antica del suo genere in Europa. Le analisi microscopiche condotte sul reperto hanno dimostrato il poco utilizzo dell'attrezzo, il che conferma l'ipotesi che l'ascia sia stata un oggetto rituale. L'ascia è stata intenzionalmente smussata, forse in un rito funebre.

Fonte:
Science Daily

Sorprese negli scavi della metro a Milano

Gli scavi della M4 a Milano (Foto: Corriere della Sera)
Riemerge la Milano imperiale. Ritrovamenti attesi ma anche sorprese. Tre cantieri di M4 tengono con il fiato sospeso i tecnici, che devono rispettare la tempistica dei lavori, e gli studiosi, archeologi e storici chiamati a risolvere degli autentici enigmi.
In Sant'Ambrogio alla Pusterla gli scavi hanno portato alla luce alcune tombe. Ma questo, accanto alla Basilica, era un fatto altamente prevedibile, solo una questione di tempo. Diversa la situazione in piazza Resistenza Partigiana, nel cantiere della futura stazione De Amicis, all'incrocio di via De Amicis con corso di Porta Genova e via Cesare Correnti: qui gli scavi per lo spostamento dei sotto-servizi hanno portato alla luce un'importante porzione di muro, lunga otto metri e alto tre, di probabile epoca romana, ma localizzato fuori della seconda cinta muraria fatta erigere dall'imperatore Massimiano.
La soprintendente Antonella Ranaldi conferma: "E' un muro realizzato in grandi blocchi di pietra e ricorsi in mattoni e non trova al momento spiegazione rispetto a quello che si conosce della città antica. Abbiamo chiesto di ampliare lo scavo. Dopo le analisi il muro sarà ricoperto ma si dovrà poi spostare la conduttura fognaria".
Il terzo ritrovamento, che richiederà un tempo per ora non ancora stimato di studi e sul quale c'è, invece, il massimo riserbo, è stato fatto in corso Europa, peraltro area già a lungo indagata sia alla fine degli anni '50, sia al tempo della costruzione della Linea 1. Accanto alle terme erculee sono riemerse tre tombe. In una era presente lo scheletro perfettamente integro di una giovanissima donna, forse una bambina, ribattezzata Europa.
Si è scritto molto sulle terme che l'imperatore Massimiano, nei primi anni del IV secolo d.C., aveva fatto costruire nella zona d'espansione urbana, fuori della cinta quadrata, su una pianta rettangolare di 13.000 metri quadrati. Già lo scorso febbraio le ruspe avevano portato alla luce un tratto di muratura in mattoni e tufo. 

Fonte:
milano.corriere.it

venerdì 11 novembre 2016

Scoperta una rampa processionale ad Aswan

La rampa processionale scoperta
(Foto: mediterraneoantico.it)
L'Alto Egitto ultimamente sembra volerci stupire regalandoci ogni tanto un pezzetto della sua storia antica. E' di questi giorni, infatti, la notizia della scoperta, sulla riva occidentale di Aswan, della rampa processionale di Sarenput I, il primo governatore dell'area all'inizio del Medio Regno.
Il ritrovamento effettuato dall'Università di Birmingham e dall'Egypt Exploration Society, le quali stanno sviluppando il loro progetto di ricerca in questo settore di Qubbet el-Hawa dall'inizio dell'anno, ha risvolti davvero importanti: con esso, infatti, cambia la topografia ormai conosciuta da secoli di questa regione.
I lavori di scavo erano stati già avviati e pubblicati nel 1885 dagli archeologi britannici guidati dal generale Francis Grenfell, ma la rampa, a lungo cercata, non era mai stata individuata. Con essa il Dottor Martin Bommas ha dichiarato di aver riportato alla luce anche un rilievo presente sul lato orientale della parete nord della rampa, il quale mostra una scena funeraria in altorilievo.
Si tratta dell'esempio più meridionale di arte funeraria  risalente ai primi anni del Medio Regno mai trovano finora in Egitto. E' in arenaria blu, un materiale da costruzione disponibile sono nella zona di Shat el-Saba Regal, nei pressi di Kom Ombo, ed è dello stesso materiale utilizzato al tempio funerario di Mentuhotep II a Deir el-Bahari e al tempio della dea Satis sull'isola di Elefantina. Sarenput I, per collegare il fiume Nilo alla sua sepoltura, costruì la sua rampa processionale più lunga mai edificata sulla sponda occidentale di Aswan, misura infatti 133 metri.
Le iscrizioni dimostrano che la sua decorazione era già in corso durante l'anno 10 del regno di Senusert I (1910 a.C.) e la scena rituale giunta fino a noi mostra tre uomini trasportare un bovino sacrificale verso la tomba. Dalla ceramica votiva ritrovata in sito, la rampa restò in uso per quasi 600 anni: era un luogo di memoria e di attività rituali funerarie. Lo scavo condotto in prossimità della rampa processionale ha fatto riemergere dalle sabbie anche dei vasi che erano stati gettati all'interno di un pozzo. Secondo il Dottor Eman Khalifa, direttore del progetto ceramiche, si tratta di particolari ceramiche con coperchio in uso durante l'Epoca Tarda; esempi analoghi sono giunti dalla cache dell'imbalsamatore scoperta a Saqqara. Le ceramiche mostrano i resti ben visibili dei loro contenuti.

Fonte:
mediterraneoantico.it

domenica 6 novembre 2016

Trovata una straordinaria sepoltura a Baratti

L'uomo in ceppi di Baratti (Foto: Giorgio Baratti)
Dalle sabbie del Golfo di Baratti, nella necropoli etrusca di Populonia, è emersa la straordinaria tomba di un uomo incatenato, forse uno schiavo o un prigioniero sepolto con pesanti anelli alle caviglie e al collo.
A Baratti sta lavorando l'équipe dell'Univesità degli Studi di Milano, guidata da Giorgio Baratti. Gli scavi sono condotti in regime di concessione ministeriale nell'area centrale della spiaggia del Golfo di Baratti. La sepoltura è molto semplice, a fossa, scavata all'interno di un'antica duna sabbiosa. E' stata rinvenuta intatta e in ottimo stato di conservazione. Lo scheletro rinvenuto appartiene ad un giovane uomo, deposto supino, con le caviglie avvolte da due pesanti anelloni di ferro, uno per gamba, e con l'impronta di un oggetto sotto la nuca, forse di legno, che doveva essere collegato a un collare di ferro che si trovava in prossimità del cranio.
Probabilmente l'individuo era uno schiavo e venne sepolto con le catene attorno al suo corpo e, probabilmente, anche con del materiale deperibile (corda o cuoio) che ne completavano il "corredo". La scoperta è tanto più straordinaria in quanto la datazione è stata riferita ad un'epoca precedente alla seconda metà del IV secolo a.C., nel pieno contesto della Populonia etrusca.
La tomba dell'uomo in ceppi fu realizzata all'interno di un'area di necropoli caratterizzata da una fitta rete di sepolture, tanto da essere stata intercettata successivamente da un'altra sepoltura scavata lo scorso anno, disposta con andamento diametralmente opposto e direttamente al di sopra, che presentava un ricco corredo databile alla metà del IV secolo a.C.
Durante l'Età del Bronzo in questa baia, in un ambiente completamente diverso dall'attuale, si estraeva il sale che una rarissima struttura, qui identificata, trasformava in pani. Questo insediamento produttivo venne abbandonato alle soglie del I millennio a.C. e sepolto dagli agenti atmosferici. Poi sul promontorio nacque la nuova città etrusca.
Nel III secolo a.C., esigenze logistiche e strutturali di Populonia, oramai controllata da Roma, videro questo settore del golfo interessato dalla costruzione di una possente opera viaria di cui fino ad oggi si ignorava l'esistenza e che gli scavi hanno identificato per un lungo tratto. Lo scasso della strada venne riempito, caso eccezionale, con strati di scorie, resti di forni e altri elementi del ciclo della lavorazione dei metalli, disposti a strati con precisa maestria.

Fonte:
Articolo adattato da un testo di Giorgio Baratti per archeostorie.it

Un'antica città riemerge in Iraq

Il versane orientale della parte superiore di Bassetki, dove sono stati
scoperti i frammenti di tavolette cuneiformi (Foto: P. Pfalzner)
Gli archeologi dell'Istituto di Studi del Vicino Oriente Antico dell'Università di Tubinga (IANES) hanno scoperto una grande città dell'Età del Bronzo non lontano dalla città di Dohuk, nel nord dell'Iraq.
Gli scavi hanno dimostrato che l'insediamento, in cui oggi si trova il piccolo villaggio curdo di Bassetki, nella regione autonoma del Kurdistan, venne fondato intorno al 3000 a.C. e la sua storia si protrasse per 1200 anni. Gli archeologi hanno anche scoperto strati di insediamento risalenti all'impero accadico (2340-2200 a.C.), che è considerato il primo impero del mondo.
I ricercatori sono coordinati dal Professor Peter Pfalzner, dell'Università di Tubinga, e dal Dottor Hasan Qasim, della Direzione delle Antichità di Dohuk. Diversi sono i reperti rinvenuti durante lo scavo. La città possedeva un muro difensivo che correva intorno alla parte superiore della città già nel 2700 a.C. e che doveva proteggere i suoi abitanti dai nemici. Grandi strutture in pietra vennero erette nel 1800 a.C. circa. Sono stati rinvenuti, anche, frammenti di tavolette cuneiformi assire risalenti al 1300 a.C. circa, che ha suggerito l'esistenza di un tempio dedicato al dio mesopotamico della tempesta Adad.
Attraverso l'ausilio di strumenti di misurazione geomagnetica, gli archeologi hanno individuato una vasta rete stradale, vari quartieri residenziali, grandi case ed un edificio sontuoso dell'Età del Bronzo. Gli abitanti della città sconosciuta seppellivano i loro morti fuori dal perimetri cittadino. La città era collegata ai vicini insediamenti mesopotamici ed anatolici tramite un percorso viario risalente al 1800 a.C. circa.
La città di Bassetki è stata nota, in passato, per la "statua di Bassetki", scoperta per caso nel 1975. Si tratta di un frammento di figura bronzea raffigurante il sovrano divino accadico Naram-Sin (2250 a.C. circa). Il frammento è stato rubato dal Museo Nazionale di Baghdad durante la guerra in Iraq nel 2003, ma venne poi ritrovato dai soldati americani.

Fonte:
pasthorizonspr.com

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