| Toscana, l'area scavata di San Casciano ai Bagni (Foto: Comune di San Casciano ai Bagni) |
Sono stati presentati i risultati della campagna di scavo 2025 del Santuario del Bagno Grande. Il sito si conferma come uno dei complessi archeologici più rilevanti dell'intero Mediterraneo antico. Le scoperte dell'ultima stagione di ricerche aprono prospettive inedite sulla storia del santuario, retrodatandone le origini di almeno due secoli ed offrendo dati di straordinaria importanza per lo studio della religione e della medicina antica.
La scoperta più rilevante riguarda la cronologia delle fasi più antiche del santuario. I reperti rinvenuti nel corso dello scavo 2025 si datano alla fine del V secolo a.C. e non più al III secolo a.C. come ipotizzato in precedenza. Questa retrodatazione suggerisce la presenza di un grande santuario di età alto-arcaica in prossimità della sorgente o nelle sue immediate vicinanze. A conferma di questa ipotesi vi è il ritrovamento di un frammento di candelabro in bronzo, materiale che emerge come centrale nelle pratiche sacre del santuario in tutte le sue fasi di utilizzo.
Alla fase conclusiva del sito appartengono nuovi reperti, tra i quali un fulmine ed un ramo in bronzo, riferibili al momento della chiusura del santuario nel V secolo d.C., in seguito agli editti di Teodosio. In questa fase di profonda trasformazione, diversi altari furono spezzati e riutilizzati per creare una piattaforma collocata davanti all'ingresso del tempio, in una posizione intermedia tra la sorgente principale, oggetto di indagine negli ultimi anni, e una seconda sorgente situata più a sud, probabilmente fulcro di un ulteriore spazio sacro.
Dal punto di vista architettonico la campagna di scavo del 2025 ha confermato l'esistenza di un grande recinto di età etrusca, attivo almeno a partire dal III secolo a.C. ma con ogni probabilità di origine più antica, caratterizzato da dimensioni paragonabili a quelle del tempio di età romano-imperiale. In vari punti del recinto sono state individuate tracce di riti di abbandono, riconoscibili nella dispersione volontaria di elementi di terracotta architettonica.
All'esterno del recinto più antico, nell'area sudoccidentale, è stato avviato lo scavo di quella che appare essere una favissa, vale a dire un deposito votivo sacro. I materiali emersi comprendono parti anatomiche in terracotta, come piedi, gambe, mani, teste e raffigurazioni di neonati in fasce, oltre a frammenti di statue ed a elementi decorativi architettonici, tra i quali antefisse.
Di particolare interesse è la fase tardo-antica del santuario. Nel IV secolo d.C., in seguito ad una serie di crolli del tempio di età imperiale, venne realizzato un imponente muro di contenimento che comportò lo scavo profondo delle stratificazioni più antiche. In tale occasione parte dei depositi etruschi fu intercettata e rovesciata all'esterno del tempio, secondo un rituale che prevedeva l'accensione di focolari, l'aspersione di materiali organici come pinoli ed astragali e l'impiego di oggetti dipinti e dotati di valenza magica. All'interno di questi livelli sono stati rinvenuti oggetti votivi di notevole qualità, tra i quali teste, figure infantili integre e, soprattutto, un modello poliviscerale in terracotta che rappresenta, allo stato attuale delle conoscenze, la più dettagliata raffigurazione dei visceri umani mai rinvenuta.
Questa scoperta rafforza l'ipotesi dell'esistenza, presso il Bagno Grande, di una vera scuola medica di età etrusca, attiva almeno dal III secolo a.C. Il santuario appare, pertanto, non solo come luogo di cura legato alle acque termali, ma come un centro di cura complesso, assimilabile ad un antico ospedale, in cui la conoscenza del corpo umano si traduce in rappresentazioni anatomiche di altissima precisione. Tale sapere sembra condiviso anche dagli artigiani, capaci di trasformarlo in oggetti sacri in bronzo e terracotta.
Lo scavo della favissa è ancora nelle fasi iniziali e si prospetta, già dalla prossima campagna, come una fonte di informazioni di straordinaria importanza non solo per la conoscenza dell'artigianato artistico etrusco e romano, ma anche per lo studio delle pratiche religiose e mediche dell'antichità.
La scoperta più rilevante riguarda la cronologia delle fasi più antiche del santuario. I reperti rinvenuti nel corso dello scavo 2025 si datano alla fine del V secolo a.C. e non più al III secolo a.C. come ipotizzato in precedenza. Questa retrodatazione suggerisce la presenza di un grande santuario di età alto-arcaica in prossimità della sorgente o nelle sue immediate vicinanze. A conferma di questa ipotesi vi è il ritrovamento di un frammento di candelabro in bronzo, materiale che emerge come centrale nelle pratiche sacre del santuario in tutte le sue fasi di utilizzo.
Alla fase conclusiva del sito appartengono nuovi reperti, tra i quali un fulmine ed un ramo in bronzo, riferibili al momento della chiusura del santuario nel V secolo d.C., in seguito agli editti di Teodosio. In questa fase di profonda trasformazione, diversi altari furono spezzati e riutilizzati per creare una piattaforma collocata davanti all'ingresso del tempio, in una posizione intermedia tra la sorgente principale, oggetto di indagine negli ultimi anni, e una seconda sorgente situata più a sud, probabilmente fulcro di un ulteriore spazio sacro.
Dal punto di vista architettonico la campagna di scavo del 2025 ha confermato l'esistenza di un grande recinto di età etrusca, attivo almeno a partire dal III secolo a.C. ma con ogni probabilità di origine più antica, caratterizzato da dimensioni paragonabili a quelle del tempio di età romano-imperiale. In vari punti del recinto sono state individuate tracce di riti di abbandono, riconoscibili nella dispersione volontaria di elementi di terracotta architettonica.
All'esterno del recinto più antico, nell'area sudoccidentale, è stato avviato lo scavo di quella che appare essere una favissa, vale a dire un deposito votivo sacro. I materiali emersi comprendono parti anatomiche in terracotta, come piedi, gambe, mani, teste e raffigurazioni di neonati in fasce, oltre a frammenti di statue ed a elementi decorativi architettonici, tra i quali antefisse.
Di particolare interesse è la fase tardo-antica del santuario. Nel IV secolo d.C., in seguito ad una serie di crolli del tempio di età imperiale, venne realizzato un imponente muro di contenimento che comportò lo scavo profondo delle stratificazioni più antiche. In tale occasione parte dei depositi etruschi fu intercettata e rovesciata all'esterno del tempio, secondo un rituale che prevedeva l'accensione di focolari, l'aspersione di materiali organici come pinoli ed astragali e l'impiego di oggetti dipinti e dotati di valenza magica. All'interno di questi livelli sono stati rinvenuti oggetti votivi di notevole qualità, tra i quali teste, figure infantili integre e, soprattutto, un modello poliviscerale in terracotta che rappresenta, allo stato attuale delle conoscenze, la più dettagliata raffigurazione dei visceri umani mai rinvenuta.
Questa scoperta rafforza l'ipotesi dell'esistenza, presso il Bagno Grande, di una vera scuola medica di età etrusca, attiva almeno dal III secolo a.C. Il santuario appare, pertanto, non solo come luogo di cura legato alle acque termali, ma come un centro di cura complesso, assimilabile ad un antico ospedale, in cui la conoscenza del corpo umano si traduce in rappresentazioni anatomiche di altissima precisione. Tale sapere sembra condiviso anche dagli artigiani, capaci di trasformarlo in oggetti sacri in bronzo e terracotta.
Lo scavo della favissa è ancora nelle fasi iniziali e si prospetta, già dalla prossima campagna, come una fonte di informazioni di straordinaria importanza non solo per la conoscenza dell'artigianato artistico etrusco e romano, ma anche per lo studio delle pratiche religiose e mediche dell'antichità.
Fonte:
finestresullarte.info
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