lunedì 24 maggio 2010

Agrippina, una vita per il potere


Giulia Agrippina, madre dell'imperatore Lucio Nerone, nacque nel 15 d.C., nell'accampamento del padre Germanico, discendente diretto del triumviro Marco Antonio e fratello del futuro imperatore Claudio, nonchè nipote di Augusto. E' meglio conosciuta come Agrippina Minore per distinguerla dalla madre, Agrippina Maggiore.
Agrippina Minore fu, sicuramente, una delle personalità femminili più spiccate, nella Roma imperiale, l'unica che riuscì a raggiungere uno status molto simile a quello di principe-donna, quasi imperatrice. Ella scrisse, sulla storia della sua dinastia, dei Commentari, che vennero, poi, utilizzati da Tacito e Plinio il Vecchio come fonte storica.
Ad Agrippina Minore si deve la fondazione della città di Colonia Agrippinense, l'attuale città di Colonia, sul Reno, in cui i veterani romani di tante campagne militari vivevano pacificamente accanto al popolo germanico degli Ubii, alleati di Roma dai tempi di Giulio Cesare.
Fin da giovane, Agrippina Minore odiò profondamente Tiberio, fratello di suo nonno Druso. Tiberio, infatti, aveva sterminato la sua famiglia: Germanico, padre di Agrippina nonchè geniale comandante, fu probabilmente avvelenato proprio da Tiberio, invidioso del suo successo e delle sue conquiste militari; Nerone Cesare e Druso Cesare, fratelli di Agrippina, furono il primo esiliato e lasciato morire, il secondo rinchiuso nelle segrete del palazzo imperiale dove impazzì e morì poco dopo; la madre di Agrippina, Agrippina Maggiore, fu confinata, invece, sull'isola di Pandataria e si lasciò morire di fame.
A questo vero e proprio sterminio sopravvissero solo Agrippina Minore, le sorelle Giulia Livilla e Giulia Drusilla e Gaio Cesare che verrà poi soprannominato Caligola. Nel 29 d.C. Tiberio obbligò Agrippina Minore a sposare Gneo Domizio Enobarbo, un uomo molto più anziano di lei che la giovane odiava profondamente. Dal matrimonio nacque un unico figlio, Lucio Nerone, nel 37 d.C.. Nel 40 d.C. Enobarbo morì di malattia.
Morto Tiberio, al soglio imperiale venne chiamato Gaio Cesare detto Caligola, fratello di Agrippina Minore. Il soprannome Caligola derivava al giovane dalle caligae, i sandali che era solito portare e che erano tipici del mestiere militare. I primi mesi di governo del giovane imperatore furono estremamente equilibrati e fecero sperare, al popolo romano, di aver trovato finalmente qualcuno che potesse far dimenticare il dispotismo dell'impero di Tiberio. Ma nel 38 d.C. morì Giulia Drusilla, appena ventenne, amatissima sorella di Caligola ed il giovane cominciò a manifestare i primi segni di un carattere violento, collerico e fuori controllo. Agrippina e l'altra sorella di Caligola, Livilla, allora, ordirono una congiura - anche se storicamente quest'informazione è ancora da accertarsi - per uccidere il fratello, ma furono scoperte. Il marito di Livilla, Marco Vinicio, fu giustiziato nel 40 d.C. e le due sorelle furono esiliate a Ponza. Agrippina lasciò suo figlio alle cure della zia paterna Domizia, donna corrotta e di moralità assai discutibile.
Nel 41 d.C. Caligola cadde vittima di un'altra congiura, quella di Cassio Cherea. Fu eletto, a questo punto, un nuovo imperatore: Claudio. Agrippina e Livilla poterono tornare dall'esilio, ma Messalina, moglie di Claudio, gelosa della bellezza di Livilla, l'accusò di adulterio con Lucio Anneo Seneca e fece in modo che fosse mandata nuovamente in esilio. Dopo pochi giorni, la testa della sfortunata ragazza fu portata a Roma e Agrippina rimase l'unica esponente della famiglia di Germanico ad essere sopravvissuta ad eventi così terribili e destabilizzanti.
Nel 42 d.C. Agrippina sposò Gaio Passieno Crispo e ne ereditò il grande patrimonio alla sua morte. Nel 49 d.C., Claudio, reduce da due divorzi - quello da Messalina e da Elia Petina, sorella adottiva del potente prefetto del pretorio Seiano - si convinse nuovamente a sposarsi e Agrippina, appoggiata dal potente liberto Pallante, fu una delle candidate. La sua estrema bellezza, il prestigio della sua discendenza e la sua forte personalità ebbero successo. Claudio la sposò malgrado fosse, di fatto, sua nipote (emanò, a tal proposito, una legge che regolarizzava nozze del genere).
L'ascesa al potere di Agrippina Minore fu rapida e convincente. Fece sposare suo figlio Nerone con Claudia Ottavia, figlia di Claudio e Messalina e convinse suo marito a proclamare erede Nerone stesso al posto di Britannico, figlio che Claudio aveva avuto da Messalina.
In punto di morte Claudio si pentì di aver assecondato Agrippina e questo provocò, tra i due, dei dissidi che fecero propendere molti a pensare che la spregiudicata nipote avesse, in qualche modo, accelerato il trapasso del vecchio imperatore.
Nerone fu, dunque, proclamato imperatore, ma il rapporto tra lui e la sua ingombrante madre non fu mai nè solido nè collaborativo. Nerone preferì alla madre, in qualità di consiglieri, Sesto Afranio Burro e Lucio Annea Seneca, il che indusse Agrippina ad avvicinarsi al giovane figliastro Britannico. Nerone, insofferente per la continua interferenza della madre nella sua vita, fece avvelenare Britannico durante un banchetto. Questo determinò la rottura finale tra lui e Agrippina. L'imperatore revocò alla madre ogni tipo di protezione e la fece allontanare da corte. Prese come amante la bella Poppea Sabina, che lo indusse a sbarazzarsi della moglie Ottavia e, in seguito, anche di Agrippina.
L'assassinio di Agrippina fu piuttosto difficile, a dire il vero. Una prima volta Nerone diede ordine di affondare la nave che riportava Agrippina ad Anzio dopo una festa a Baia, alla quale era stata invitata dal figlio. L'ancella di Agrippina, Acerronia Pollia, precipitata in mare con l'Augusta, si spacciò per Agrippina con i marinai che erano stati inviati da Nerone, sperando di essere tratta in salvo, ma questi la colpirono alla testa con i remi, uccidendola. Agrippina aveva assistito alla scena al buio e, se pure ferita, si allontanò a nuoto verso la riva. Qui venne soccorsa da alcuni pescatori che la condussero ad una villa nei pressi del lago di Lucrino. Da qui Agrippina fece avvisare Nerone che era sopravvissuta al naufragio. A questo punto Nerone inviò dei sicari per ucciderla (59 d.C.).
Tacito scrive che Agrippina sia stata sepolta nottetempo ed in tutta fretta a Bacoli. C'è un monumento che ancora oggi viene indicato come "tomba di Agrippina", ma si tratta più che altro di una fantasia leggendaria. Si tratterebbe, più che di una tomba, di un odeion di una villa romna situata sulla costa dell'antica Bauli. Sempre Tacito ci informa che Agrippina venne sepoltra tra Baia e Bacoli, forse nel luogo dove ora si trova via Belvedere. Malgrado numerose indagini archeologiche in situ, però, ancora non si è rinvenuta traccia del monumento funebre della sfortunata imperatrice.

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