La Soprintendenza di Trapani, guidata dalla dottoressa Rossella Giglio, in collaborazione con la Scuola Normale Superiore di Pisa e sotto la direzione dei professori Cecilia Parra e Carmine Ampolo, ha riportato completamente alla luce l'agorà di Segesta.
La piazza, che comprendeva anche costruzioni simili ai moderni palazzi, copriva un'area di seimila metri quadri ed era circondata dalle stoai, portici monumentali, sui lati settentrionale e meridionale, mentre il lato occidentale era occupato da un criptoportico. La sala del consiglio, a forma di piccolo teatro, ed il ginnasio si trovavano sulla parte superiore della collina di Segesta ed occupavano un'area di 1800 metri quadri. Le costruzioni, in pietra locale, erano un tempo ricoperte di stucchi colorati.
Gli archeologi hanno potuto raccogliere un gran mole di materiale architettonico pertinente all'agorà, con il quale sono stati in grado di ricostruire, almeno parzialmente, un grande portico monumentale su due piani.
La caratteristica principale dell'agorà di Segesta è senz'altro la sua disposizione su terrazze artificiali, poste a livelli altimetrici diversi, il che ha comportato, certamente, lavori di realizzazione piuttosto imponenti. La strada di accesso all'agorà, poi, che veniva da sud, rese necessario lo scavo di una rampa nel banco roccioso. Il tutto comportò sbancamenti in grande stile.
In epoca romana l'area dell'agorà fu ampliata per costruire il foro. Un'incisione pavimentale ricorda questi ulteriori lavori. Si conoscono anche i nomi di coloro che finanziarono quest'opera edilizia piuttosto impegnativa: Sopolo ed Onaso. Quest'ultimo era un notabile di Segesta, ricordato da Cicerone perchè aveva reso testimonianza a Roma contro Verre. Onaso era proprietario terriero e produceva laterizi nella zona di Partinico.
Il portico settentrionale dell'agorà di Segesta è, in realtà una stoà ad ali, simile a quella di Alesa e Solunto, anche se più grande. Aveva due piani e si sviluppava su una lunghezza di cento metri. Le ali, da sole, misuravano ben venti metri. Lo spazio interno aveva undici metri di profondità ed era suddiviso in due navate da imponenti colonne ottagonali in stile dorico. Nell'angolo nord-orientale, una stanza permetteva la comunicazione con l'esterno.
Il secondo piano di questo imponente portico aveva la fronte composta da semicolonne di ordine ionico-italico, collegate tra loro da transenne a reticolo e dotate di gocciolatoi a testa leonina.
Dei monumenti minori che decoravano l'agorà non rimane molto. In essi erano solitamente stipate le statue dei personaggi più illustri della città, ricordati da iscrizioni in greco e latino.
La piazza, che comprendeva anche costruzioni simili ai moderni palazzi, copriva un'area di seimila metri quadri ed era circondata dalle stoai, portici monumentali, sui lati settentrionale e meridionale, mentre il lato occidentale era occupato da un criptoportico. La sala del consiglio, a forma di piccolo teatro, ed il ginnasio si trovavano sulla parte superiore della collina di Segesta ed occupavano un'area di 1800 metri quadri. Le costruzioni, in pietra locale, erano un tempo ricoperte di stucchi colorati.
Gli archeologi hanno potuto raccogliere un gran mole di materiale architettonico pertinente all'agorà, con il quale sono stati in grado di ricostruire, almeno parzialmente, un grande portico monumentale su due piani.
La caratteristica principale dell'agorà di Segesta è senz'altro la sua disposizione su terrazze artificiali, poste a livelli altimetrici diversi, il che ha comportato, certamente, lavori di realizzazione piuttosto imponenti. La strada di accesso all'agorà, poi, che veniva da sud, rese necessario lo scavo di una rampa nel banco roccioso. Il tutto comportò sbancamenti in grande stile.
In epoca romana l'area dell'agorà fu ampliata per costruire il foro. Un'incisione pavimentale ricorda questi ulteriori lavori. Si conoscono anche i nomi di coloro che finanziarono quest'opera edilizia piuttosto impegnativa: Sopolo ed Onaso. Quest'ultimo era un notabile di Segesta, ricordato da Cicerone perchè aveva reso testimonianza a Roma contro Verre. Onaso era proprietario terriero e produceva laterizi nella zona di Partinico.
Il portico settentrionale dell'agorà di Segesta è, in realtà una stoà ad ali, simile a quella di Alesa e Solunto, anche se più grande. Aveva due piani e si sviluppava su una lunghezza di cento metri. Le ali, da sole, misuravano ben venti metri. Lo spazio interno aveva undici metri di profondità ed era suddiviso in due navate da imponenti colonne ottagonali in stile dorico. Nell'angolo nord-orientale, una stanza permetteva la comunicazione con l'esterno.
Il secondo piano di questo imponente portico aveva la fronte composta da semicolonne di ordine ionico-italico, collegate tra loro da transenne a reticolo e dotate di gocciolatoi a testa leonina.
Dei monumenti minori che decoravano l'agorà non rimane molto. In essi erano solitamente stipate le statue dei personaggi più illustri della città, ricordati da iscrizioni in greco e latino.
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