sabato 19 febbraio 2011

Eos, l'aurora greca


Eos, dea greca dell'aurora, era figlia di due antiche divinità della luce, due titani, Iperione e Tea. Essa conduceva un carro guidato da rapidi destrieri, guidando la luce attraverso il cielo. Al mattino diventava Emera e verso il tramonto era Esperide. Eos era sorella di Elio, il sole, e di Selene, la luna. Era moglie di Astreo, da cui ebbe i venti Zefiro, Borea, Noto e Apeliote.
Aveva molti amanti, Eos, che spesso rapiva tra gli uomini. Il più famoso dei suoi amanti fu certamente Orione, un mortale piuttosto primitivo, che a causa dei maltrattamenti perpetrati ai danni della moglie Merope, fu accecato dal padre di costei, aiutato da Dioniso. Per recuperare la vista, Orione avrebbe dovuto bagnare il viso nei raggi di Eos. La dea lo vide, gli restituì la vista e lo tenne presso di sé come amante. I modi rozzi di Orione non per questo migliorarono, alla fine fu confinato tra le stelle per aver offeso Artemide.
Un altro amante di Eos fu Titano. Il legame tra loro fu così speciale che la dea chiese per lui l'immortalità, dimenticandosi, però, di chiedere con questa anche l'eterna giovinezza. Così Titano cominciò ad invecchiare e a coprirsi di rughe. Eos se ne disamorò presto, ma ebbe sufficiente pietà di Titano da trasformarlo in cicala e da metterlo in una gabbietta accanto alla sua porta. La cicala, così, la salutava con un trillo quando la dea usciva per il suo giro quotidiano. Eos non disdegnava gli dei, primo tra tutti Zeus, da cui ebbe una figlia di nome Ersa (o Erse), dea della rugiada.

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