Per chi non ne faceva parte, la Santa Vehme era un mistero. Nessuno ne conosceva i segreti e chi osava curiosare rischiava la condanna a morte. Questa sorta di tribunale segreto fu una delle istituzioni più misteriose del Medioevo.
Alcuni studiosi ritengono che fu Carlo Magno a volere la Santa Vehme, ma potrebbe anche darsi che il nome del famoso imperatore fosse uno stratagemma per incutere ancora più timore nel popolo. Le ragioni della creazione di un simile tribunale possono rintracciarsi nel clima che si respirava nella Germania del XII e del XIII secolo. L'imperatore era sempre più impotente di fronte all'ascesa dei feudatari. Questo provocò tutta una serie di guerre private all'interno del paese. Chiunque p oteva saccheggiare, uccidere e annettere territori, la popolazione non era più tutelata nei suoi interessi.
Ovviamente i tribunali segreti non vennero istituiti per garantire giustizia ai poveri ed alla popolazione, ma fiorirono sull'onda di una sempre maggiore richiesta di giustizia. Il nome della corte appare, per la prima volta, nel 1229, in un documento ufficiale ritrovato a Munster. I linguisti si sono sbizzarriti sul termine Vehme e le conclusioni che hanno raggiunto sono diverse. Il tribunale fu anche chiamato in altri modi: Fehmgericht (Tribunale di Westfalia), Heimliche Acht (Tribunale segreto), Heilige Heimliche Rechtwissende Acht (Tribunale santo, segreto e giusto).
Inizialmente il tribunale giudicava su un numero contenuto di reati: abiura della religione cristiana, la violazione e la profanazione delle chiese e dei cimiteri, l'usurpazione del potere sovrano, la rapina, il furto, l'omicidio, l'incendio. Erano esentati a comparire, di fronte alla corte, donne, bambini, Ebrei (perchè non ritenuti degni). L'unico referente della Santa Vehme era l'imperatore, che diede sempre carta bianca a questo tribunale, dando ai suoi giudici il potere di vita e di morte sugli imputati.
La carica più alta, all'interno della Santa Vehme, era quella di "gran maestro" ed era appannaggio quasi esclusivo di nobili od ecclesiastici. Dopo di lui venivano i "franchi-conti". Questi magistrati avevano il compito di pronunciare le sentenze e compilavano e spedivano le lettere di citazione. I "franchi-giudici" rappresentavano l'accusa. Per entrare nel novero di coloro che facevano parte di questo tribunale, occorreva mostrare doti particolari di onestà e rettitudine. Inoltre costoro non potevano arrogarsi il compito di agire come longa manus del tribunale. Non potevano, poi, dissentire da una sentenza, se pure iniqua. Se dovevano procedere all'esecuzione, inoltre, dovevano uccidere l'imputato quand'anche fosse innocente.
Il processo si apriva con l'atto di citazione, affisso fuori dalla casa dell'accusato o appeso a una statua sacra nelle vicinanze. Talvolta l'atto era lasciato nella cassetta delle elemosine, se questa si trovava accanto a un crocifisso. Se l'accusato era irreperibile, si affiggeva la pergamena ad un crocevia.
Quando il "franco-conte" arrivava, si sedeva sul suo seggio. Accanto gli erano poste una spada (che rappresentava la croce di Cristo) e un ramo di salice (il potere di comminare dure punizioni). I "franchi-giudici" avevano il volto scoperto. Nel momento in cui la sentenza veniva pronunciata, il "franco-conte" lanciava una corda o un ramo di salice per terra. I "franchi-giudici" dovevano sputarci sopra, suggellando l'approvazione per quanto era stato deciso.
Ben presto il tribunale sfuggì al controllo del sovrano, che si trovò scavalcato dai suoi stessi giudici. In nome della Santa Vehme furono commesse molte atrocità che sancivano vendette private, più che la giustizia. Fu un periodo oscuro, per la Germania. Fu l'imperatore Sigismondo a porre un primo freno allo strapotere della Santa Vehme. Egli varò, nel 1439, una riforma degli statuti della corte che prevedeva l'obbligo di concedere all'accusato la possibilità di difendersi e di accertare realmente le prove della sua colpevolezza. Anche Federico III, Massimiliano I e Carlo V limitarono fortemente i poteri del tribunale. I giudici, ovviamente, si opposero e continuarono in quella che ritenevano essere la strada della giustizia. Di fatto i tribunali segreti conservarono le loro competenze fino al XVII secolo. I tribunali furono definitivamente aboliti dal re di Westfalia Girolamo Bonaparte nel 1811.
Alcuni studiosi ritengono che fu Carlo Magno a volere la Santa Vehme, ma potrebbe anche darsi che il nome del famoso imperatore fosse uno stratagemma per incutere ancora più timore nel popolo. Le ragioni della creazione di un simile tribunale possono rintracciarsi nel clima che si respirava nella Germania del XII e del XIII secolo. L'imperatore era sempre più impotente di fronte all'ascesa dei feudatari. Questo provocò tutta una serie di guerre private all'interno del paese. Chiunque p oteva saccheggiare, uccidere e annettere territori, la popolazione non era più tutelata nei suoi interessi.
Ovviamente i tribunali segreti non vennero istituiti per garantire giustizia ai poveri ed alla popolazione, ma fiorirono sull'onda di una sempre maggiore richiesta di giustizia. Il nome della corte appare, per la prima volta, nel 1229, in un documento ufficiale ritrovato a Munster. I linguisti si sono sbizzarriti sul termine Vehme e le conclusioni che hanno raggiunto sono diverse. Il tribunale fu anche chiamato in altri modi: Fehmgericht (Tribunale di Westfalia), Heimliche Acht (Tribunale segreto), Heilige Heimliche Rechtwissende Acht (Tribunale santo, segreto e giusto).
Inizialmente il tribunale giudicava su un numero contenuto di reati: abiura della religione cristiana, la violazione e la profanazione delle chiese e dei cimiteri, l'usurpazione del potere sovrano, la rapina, il furto, l'omicidio, l'incendio. Erano esentati a comparire, di fronte alla corte, donne, bambini, Ebrei (perchè non ritenuti degni). L'unico referente della Santa Vehme era l'imperatore, che diede sempre carta bianca a questo tribunale, dando ai suoi giudici il potere di vita e di morte sugli imputati.
La carica più alta, all'interno della Santa Vehme, era quella di "gran maestro" ed era appannaggio quasi esclusivo di nobili od ecclesiastici. Dopo di lui venivano i "franchi-conti". Questi magistrati avevano il compito di pronunciare le sentenze e compilavano e spedivano le lettere di citazione. I "franchi-giudici" rappresentavano l'accusa. Per entrare nel novero di coloro che facevano parte di questo tribunale, occorreva mostrare doti particolari di onestà e rettitudine. Inoltre costoro non potevano arrogarsi il compito di agire come longa manus del tribunale. Non potevano, poi, dissentire da una sentenza, se pure iniqua. Se dovevano procedere all'esecuzione, inoltre, dovevano uccidere l'imputato quand'anche fosse innocente.
Il processo si apriva con l'atto di citazione, affisso fuori dalla casa dell'accusato o appeso a una statua sacra nelle vicinanze. Talvolta l'atto era lasciato nella cassetta delle elemosine, se questa si trovava accanto a un crocifisso. Se l'accusato era irreperibile, si affiggeva la pergamena ad un crocevia.
Quando il "franco-conte" arrivava, si sedeva sul suo seggio. Accanto gli erano poste una spada (che rappresentava la croce di Cristo) e un ramo di salice (il potere di comminare dure punizioni). I "franchi-giudici" avevano il volto scoperto. Nel momento in cui la sentenza veniva pronunciata, il "franco-conte" lanciava una corda o un ramo di salice per terra. I "franchi-giudici" dovevano sputarci sopra, suggellando l'approvazione per quanto era stato deciso.
Ben presto il tribunale sfuggì al controllo del sovrano, che si trovò scavalcato dai suoi stessi giudici. In nome della Santa Vehme furono commesse molte atrocità che sancivano vendette private, più che la giustizia. Fu un periodo oscuro, per la Germania. Fu l'imperatore Sigismondo a porre un primo freno allo strapotere della Santa Vehme. Egli varò, nel 1439, una riforma degli statuti della corte che prevedeva l'obbligo di concedere all'accusato la possibilità di difendersi e di accertare realmente le prove della sua colpevolezza. Anche Federico III, Massimiliano I e Carlo V limitarono fortemente i poteri del tribunale. I giudici, ovviamente, si opposero e continuarono in quella che ritenevano essere la strada della giustizia. Di fatto i tribunali segreti conservarono le loro competenze fino al XVII secolo. I tribunali furono definitivamente aboliti dal re di Westfalia Girolamo Bonaparte nel 1811.
Nessun commento:
Posta un commento