sabato 9 aprile 2011

I 70 Libri di Piombo


Tra il 2005 ed il 2007, un beduino scoprì ben 70 volumi sigillati in una caverna della Giordania. Essi erano contenuti ciascuno in una nicchia. La caverna si trova a pochi chilometri da un'antica sorgente dove, duemila anni fa, si rifugiarono sette messianiche ebraiche. Tre anni fa il beduino cedette, per denaro, i libri ad un commerciante, Hassan Saida, che li portò in Israele. Le pagine di questi volumi erano in piombo ed i testi sono stati, per questo, chiamati "Libri di Piombo". Sono redatti in ebraico e in greco e si presume siano stati nascosti nella grotta dopo la presa di Gerusalemme del 70 d.C.. Ad una prima analisi, alcuni libri sembrano risalire al I secolo d.C. e sarebbero, sempre che venga confermata tale datazione, tra le prime testimonianze cristiane, precedenti, addirittura, gli scritti di Paolo di Tarso. I libri contengono parole, simboli e immagini che sembrano fare riferimento al Messia, alla crocifissione e alla resurrezione. Le analisi che finora si sono fatte ad Oxford confermano che il piombo di cui sono composti i testi ha un'origine mediterranea, che è del I secolo d.C. e che la corrosione è autentica. Analoghi risultati sono stati ottenuti da alcuni test fatti in Svizzera. Su alcuni libri compaiono scritte in lingua fenicia. Se i dati di cui si dispone si confermeranno esatti, ci troveremo di fronte ad una scoperta pari a quella dei Rotoli del Mar Morto. La tesi che sia così è stata sposata dallo studioso inglese David Elkington, esperto di storia antica e di archeologia religiosa. Il professor Philip Davies, esperto in studi biblici ed insegnante alla Sheffield University, ha spiegato che i volumi ritrovati possono davvero avere una matrice cristiana, dal momento che sulle pagine di uno di questi compare una pianta di Gerusalemme con una croce in primo piano e, dietro, un sepolcro, un piccolo edificio con un'apertura. Praticamente una crocifissione cristiana avvenuta fuori dalle mura della città, anch'esse rappresentate sulla medesima pianta. Studiosi israeliani, invece, non sembrano dare molta rilevanza alla scoperta, non fidandosi della versione fornita dal beduino. Il fatto, però, che i libri siano in piombo depone sulla loro autenticità. I cristiani, infatti, erano noti per utilizzare dei codici inseriti in libri sigillati, che facevano parte del culto di segretezza delle origini. In uno dei 70 libri, composti da una decina di pagine non ancora studiate, ci sarebbe, poi, il volto di Cristo. Se anche questo aspetto fosse confermato, si tratterebbe del primo ritratto di Gesù eseguito, oltretutto, da suoi contemporanei.

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