domenica 22 maggio 2011

Massimiano Erculio



Dietro la costruzione delle famosissime Terme di Diocleziano a Roma, non vi è propriamente la figura imperiale che tutti ben conoscono, Diocleziano, appunto, quanto, piuttosto, un suo grandissimo amico e collega assai poco conosciuto, che aiutò l'imperatore nella difficile impresa di risollevare le sorti dell'impero romano. Il suo nome è Gaius Aurelius Valerius Maximianus, noto come Massimiano Erculio, il cui appellativo è collegato ad Ercole, da cui diceva di discendere.
Gli autori antichi sottolineano il carattere rozzo e la brutalità di Massimiano, sostenendo che i tratti di questa personalità così primitiva erano impressi nel suo volto. Massimiano fu nominato Cesare da Diocleziano, nel 285 d.C.. Si trattava di un ringraziamento per il fatto di aver condiviso con l'imperatore numerose campagne militari. Massimiano era un uomo dalle grandi capacità militari e questo aveva indotto Diocleziano ad affidargli il governo della parte occidentale dell'impero che aveva per capitale Milano.
Massimiano era nato tra il 241 e il 246 nelle vicinanze di Sirmium, in Pannonia, da umili contadini. Aveva servito sotto Aureliano e Probo e questo gli aveva consentito di fare una rapida carriera, agevolata dalle sue innegabili capacità sul campo di battaglia. Prima del 278 d.C. aveva sposato la siriana Galeria Valeria Eutropia da cui ebbe Massenzio e Fausta. Non appena eletto Cesare si distinse per la sconfitta che inflisse alle tribù dei Bagaudi che infestavano la Gallia. Tra il 286 e il 288 d.C. combatté contro i Germani e ristabilì un minimo di sicurezza lungo il confine renano e sconfisse Carausio, che si era sollevato in Britannia indossando, addirittura, la porpora imperiale.
Nella primavera del 289, però, la flotta romana comandata da Massimiano fu distrutta proprio durante la campagna bellica contro Carausio. La perdita della flotta fu un colpo durissimo per Massimiano, un colpo che compromise per sempre la sua carriera. Diocleziano, infatti, gli volse le spalle e sostituì all'antico compagno d'arme Costanzo Cloro, che divenne Cesare ed ebbe in consegna Gallia e Britannia.
Massimiano ottenne l'Italia con la Sicilia e la Sardegna e l'Africa, probabilmente anche la Spagna. Quando, poi, Costanzo Cloro si accinse a liberarsi definitivamente di Carausio, sferrando l'attacco decisivo alla Britannia, Massimiano si recò sul Reno per guardargli le spalle e impedire altre incursioni barbariche.
Nel 299 Massimiano, dopo una fortunata campagna d'Africa, giunse per la prima volta a Roma, accolto favorevolmente dalla popolazione e qui incontrò, dopo otto anni, Diocleziano. Il 1° maggio del 305 d.C. si svolse la cerimonia congiunta dell'abdicazione dei due Augusti, che restituirono le insegne del potere davanti alla statua di Giove: Diocleziano a Nicomedia e Massimiano a Mediolanum. Massimiano, poi, abdicò dietro pressioni da parte di Diocleziano e si ritirò a vita privata non lontano da Roma, nell'eventualità di dover intervenire nuovamente nella vita politica e militare dell'impero.
Ben presto, però, sorsero contrasti tra il figlio di Massimiano, Massenzio, e il figlio di Costanzo Cloro, Costantino, che rivendicavano entrambi il diritto a considerarsi successori di Diocleziano, secondo un principio dinastico che trovava fertile terreno negli ambienti militari. Principio che era in contrasto con il principio adottivo voluto da Diocleziano. Alla morte di Costanzo Cloro nel 306 d.C., suo figlio Costantino fu acclamato Augusto dalle truppe, in barba alla presenza di un Cesare di nome Severo che fu presto, però, sollevato al ruolo di Augusto d'Occidente, mentre Costantino era riconosciuto Cesare. A Roma, intanto, Massenzio era considerato il legittimo erede al trono imperiale e il 28 ottobre 306 assunse il titolo di princeps invictus, richiamando nella capitale il padre Massimiano in qualità di imperator Caesar Augustus. Severo finì per rifugiarsi a Ravenna dove, dopo aver restituito la porpora, morì nel 307. In quello stesso anno Costantino sposò Fausta, figlia minore di Massimiano che, dopo un infruttuoso tentativo di strappare il potere al figlio, difeso dai soldati e dai pretoriani, fu costretto a fuggire da Roma e a rifugiarsi in Gallia dal genero Costantino.
Nel novembre del 308 d.C. fu indetto un congresso a Carnutum, dove Diocleziano costrinse Massimiano ad abdicare e proclamò Licinio il nuovo Augusto d'Occidente. La sollevazione dei Franchi, però, offrì all'irriducibile Massimiano un nuovo motivo per organizzare una rivolta e per assumere, per la terza volta, la porpora imperiale ad Arles. Rimase, tuttavia, ben presto privo di appoggi militari e fu costretto a fuggire verso Marsiglia dove fu raggiunto dall'esercito di Costantino. Massimiano fu consegnato al suo destino dagli stessi militari che lo circondavano. Agli inizi del 310 d.C. fu trovato appeso alla trave della sua camera. Si uccise o forse fu ucciso per impiccagione.

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