Chiesa di S. Lorenzo fuori le mura - Presbiterio |
La basilica di San Lorenzo fuori le mura si trova a Roma, a ridosso del grande cimitero monumentale del Verano. Fino al XIX secolo era considerata una basilica patriarcale. La basilica custodisce la tomba di San Lorenzo, martirizzato nel 258 d.C..
La Basilica maior fu eretta nel IV secolo d.C. da Costantino, vicino alla tomba del martire Lorenzo, a somiglianza delle altre basiliche cimiteriali della stessa epoca (S. Sebastiano sulla via Appia Antica, S. Agnese fuori le mura, i Santi Marcellino e Pietro a Torpignattara). Sulla tomba del martire Lorenzo fu edificato un piccolo oratorio, rimpiazzato da una chiesa dell'epoca di papa Pelagio II (579-590).
Per un periodo di tempo convissero sia la Basilica maior costantiniana che la basilica minore pelagiana. Tra il IX e il XII secolo, la basilica costantiniana venne abbandonata. Papa Onorio III, nel 1217, iniziò i lavori di ampliamento della basilica di Pelagio II. La chiesa fu prolungata verso ovest, distruggendo, in tal modo, la vecchia abside. L'orientamento fu rovesciato e la vecchia basilica divenne il presbiterio rialzato della nuova chiesa. Quest'ultima venne decorata da affreschi che illustravano la vita di S. Lorenzo e S. Stefano, il primo martire della cristianità, sepolto anch'egli sotto l'altare principale della chiesa.
Fino al XVIII secolo, di fronte alla basilica sorgeva un'altura rocciosa che faceva apparire il tempio incassato nel colle. Qua e là sorgevano, prima di allora, gli avanzi di un antico portico che dalla porta Tiburtina portava alla basilica. Memoria di queste opere rimane negli scritti di Anastasio bibliotecario che afferma che Adriano I (772-795) restaurò il portico e che fece così anche Benedetto III (855-858), poichè serviva a difendere i pellegrini dalle intemperie e dai raggi del sole. All'inizio del XVIII secolo sia le rovine che l'antistante monticello vennero sgomberati, facilitando l'accesso al tempio. La spianata davanti alla basilica era racchiusa da cippi di tarvertino. A sinistra dell'edificio religioso, dove è ora un muraglione, si vedeva un grande portale in pietra che dava accesso ad un vigna che apparteneva al monastero.
La chiesa di S. Lorenzo fuori le mura fu sede del Patriarca latino di Gerusalemme dal 1374 al 1847, quando Pio IX ripristinò la sede a Gerusalemme. La tomba di Pio IX si trova, attualmente, proprio all'interno della basilica di S. Lorenzo. Le trasformazioni barocche subite dalla chiesa furono eleminate dal restauro dell'architetto Virginio Vespignani tra il 1855 e il 1864. Durante la seconda guerra mondiale, la chiesa venne gravemente colpita durante il bombardamento su Roma e fu, poi, restaurata con il materiale originale (i restauri terminarono nel 1948).
Alcuni saggi di scavo nel 1957, in corrispondenza del muro del cimitero Verano, evidenziarono i resti della basilica costantiniana: un grande edificio a circo, a tre navate separate da colonne. Sotto l'attuale basilica sono stati ritrovati numerosi ambienti e cripte.
La facciata
La facciata della chiesa è in laterizio ed è stata ricostruita dopo il bombardamento del 1943. Anticamente era ricoperta completamente di mosaici che, purtroppo, sono andati in massima parte perduti. Alcuni frammenti recuperati raffigurano Cristo Agnello e la Presentazione di Pietro di Courtenay a S. Lorenzo.
Il portico
Il portico che precede la facciata risale al XIII secolo. Presenta sei colonne di spoglio con capitelli medioevali ionici. Le colonne sono di diverso materiale, disposte con accorta simmetria: quelle lisce accanto ai pilastri, in marmo bigio, le altre quattro tortili, due di marmo bianco e due di paonazzetto. L'architrave è liscio, in marmo bianco, con una bassa cornice ornata di fuseruole e di una gola rovescia decorata a motivo a tridente alternato con una foglia a forma di cuore. L'alto fregio è decorato all'uso dei marmorari romani, con raffigurazioni superstiti di Cristo nimbato, S. Ciriaca, S. Stefano e S. Lorenzo, che regge nella destre la croce astile. Vi è anche un ritratto di papa Onorio, dietro cui è un uomo inginocchiato in preghiera. La cornice è estremamente ricca. All'interno del portico sono conservati dei sarcofagi e gli affreschi parietali che ripercorrono la vita di S. Lorenzo e di S. Stefano protomartire. Il portale d'ingresso presenta, ai lati, due statue marmoree raffiguranti leoni, di epoca medioevale.
L'interno
L'interno è a tre navate ed è percettibile la presenza di due basiliche costruite in epoca diversa, contigue ma non coassiali: quella pelagiana (VI secolo), rialzata e costituente il presbiterio della nuova chiesa, e quella onoriana (XIII secolo) che costituisce il corpo principale dell'edificio religioso. Quest'ultima presenta 22 colonne di diverso formato e fattura che separano le navate le une dalle altre. Cinque delle colonne sono in granito rosso, quattro in granito egizio, sette in granito bigio, sei in marmo cipollino. Nell'occhio delle volute dell'ottavo capitello di destra appaiono, scolpite, una rana e una lucertola, di tradizione medioevale.
Il mosaico dell'arco trionfale, su fondo oro, restaurato da poco, rappresenta il Redentore seduto sulla sfera terrestre, con la destra alzata. Il volto ascetico ricorda i monaci orientali. A fianco del Redentore compaiono Pietro e Paolo. Il mosaico rappresenta la transizione dal periodo romano a quello più prettamente bizantino.
Alcuni studiosi ritengono che le colonne, come le basi e la trabeazioni, provengano dalla basilica costantiniana.
In controfacciata vi è il monumento funebre del cardinale Guglielmo Fieschi, un sarcofago di III secolo d.C. adorno di un baldacchino cosmatesco. Ai Cosmati si deve anche il pavimento e i due amboni. L'ambone di destra è affiancato da un pregevole candelabro sostenuto da due leoni. Nella navata di destra sono presenti lacerti di affreschi medioevali raffiguranti Santi e Madonna con il bambino. La navata sfocia nella Cappella di S. Tarcisio, opera del Vespignani. La navata sinistra termina nella sotterranea Cappella di Santa Ciriaca, decorata nel XVII secolo, dove si trovano due monumenti funebri realizzati su disegno di Pietro da Cortona. Dalla cappella di S. Tarcisio, attraverso la sacrestia, si accede al chiostro della fine del XII secolo.
Il chiostro
Fu costruito durante il pontificato di Clemente III (1187-1191) e se ne attribuisce la fattura al marmorario romano Mastro Giacomo che costruì anche i chiostri di Subiaco. Nel 1929 ha ripreso, in parte, l'aspetto primitivo grazie all'architetto Cesanelli che rimosse le sovrapposizioni secolari scoprendo archi e colonne superiori.
Si accede al chiostro attraverso la sacrestia, anche se l'ingresso principale si trova di fianco alla basilica, nei pressi del campanile. E' formato da quattro arcate sorrette da colonne con capitelli ionici. Sopra queste arcate vi sono archetti abbinati sorretti da esili colonnine. Il tutto era murato. Dall'arcata centrale si accede all'interno del chiostro. Anticamente quest'ultimo doveva essere costituito da tre grosse colonne tuttora visibili nella parte nord. L'esistenza di un chiostro interno prpima del XII secolo può essere attestata da sei colonne recentemente scoperte al lato est, la cui base è a un livello più basso.
La struttura del chiostro è romboidale e questo attesta che l'architetto che lo progettò e lo fece costruire si servì delle pareti di un precedente ambiente claustrale. I capitelli delle colonne di marmo imettio, sono del XII secolo. Gli archetti formati dalle colonnine sono 45 ed hanno a coronamento delle piccole riseghe. I grandi archi a tutto sesto vennero sostituiti da piccoli archi opera ei marmorari romani che sovrapposero ad essi una seconda galleria con un altro ordine di archi e di colonne più piccole.
Le trifore delle pareti furono, nei secoli, sostituite da finestre di stile guelfo a doppio battente. La galleria superiore con archi e archettu fu chiusa nel 1823 per evitare che l'umidità danneggiasse il corridio e le stanze soprastanti.
Nel peristilio del chiostro sono contenuti i frammenti di quattro sarcofaghi con scene bibliche provenienti dal campo Verano. Un sarcofago pagano si trova nell'angolo meridionale. E' del IV secolo d.C. e presenta rare figurazioni. La sua provenienza è incerta. Sulla parete frontale del coperchio vi è il trionfo di Cibele, dea della fertilità della terra, seguita da Amore. A sinistra Dioniso trionfante reduce dall'India e quattro elefanti che tirano un carro. Nel centro del coperchio un cartello che recava il nome del defunto.
Il presbiterio pelagiano
Quel che resta dell'antica basilica pelagiana costituisce l'attuale presbiterio. Quest'ultimo fu realizzato nel XIII secolo, rialzato di 2,15 metri sul piano della basilica e vi si accede ai lati della confessione. Il lato di fondo è chiuso da due ricchi plutei che accolgono, al centro, la cattedra episcopale. I plutei sono due lastroni rettangolari ornati con 12 placche di serpentino e porfido a rettangoli che sono incorniciate da fasce di mosaico. I plutei terminano con un pilastrino e con una colonna a spirale incrostata di mosaico. I plutei sono di un periodo compreso tra il 1230 e il 1250. La cattedra, con due dischi di porfido e uno di granito sulla seduta, incorniciati di mosaico, restaurata nell'Ottocento, è simile a quella di S. Balbina.
L'altare è collocato all'uso antico, in modo che il sacerdote sia volto verso i fedeli. E' in gran parte di restauro e conserva un lastrone di porfido rosso pomato. E' sormontato da un ciborio retto da quattro colonne di porfido rosso. La parte superiore è di restauro.
Sotto il presbiterio vi è la cripta del IV secolo, con le reliquie dei santi Lorenzo e Stefano. Nell'arco trionfale, rivolto verso la basilica pelasgiana, vi sono mosaici del VI secolo. Il pavimento cosmatesco risale ai lavori fatti eseguire da papa Onorio. Il ciborio è opera dei Cosmati ed è del 1148. E' composto da quattro colonne in porfido sormontate da una copertura a piramide.
La Basilica maior fu eretta nel IV secolo d.C. da Costantino, vicino alla tomba del martire Lorenzo, a somiglianza delle altre basiliche cimiteriali della stessa epoca (S. Sebastiano sulla via Appia Antica, S. Agnese fuori le mura, i Santi Marcellino e Pietro a Torpignattara). Sulla tomba del martire Lorenzo fu edificato un piccolo oratorio, rimpiazzato da una chiesa dell'epoca di papa Pelagio II (579-590).
Per un periodo di tempo convissero sia la Basilica maior costantiniana che la basilica minore pelagiana. Tra il IX e il XII secolo, la basilica costantiniana venne abbandonata. Papa Onorio III, nel 1217, iniziò i lavori di ampliamento della basilica di Pelagio II. La chiesa fu prolungata verso ovest, distruggendo, in tal modo, la vecchia abside. L'orientamento fu rovesciato e la vecchia basilica divenne il presbiterio rialzato della nuova chiesa. Quest'ultima venne decorata da affreschi che illustravano la vita di S. Lorenzo e S. Stefano, il primo martire della cristianità, sepolto anch'egli sotto l'altare principale della chiesa.
Fino al XVIII secolo, di fronte alla basilica sorgeva un'altura rocciosa che faceva apparire il tempio incassato nel colle. Qua e là sorgevano, prima di allora, gli avanzi di un antico portico che dalla porta Tiburtina portava alla basilica. Memoria di queste opere rimane negli scritti di Anastasio bibliotecario che afferma che Adriano I (772-795) restaurò il portico e che fece così anche Benedetto III (855-858), poichè serviva a difendere i pellegrini dalle intemperie e dai raggi del sole. All'inizio del XVIII secolo sia le rovine che l'antistante monticello vennero sgomberati, facilitando l'accesso al tempio. La spianata davanti alla basilica era racchiusa da cippi di tarvertino. A sinistra dell'edificio religioso, dove è ora un muraglione, si vedeva un grande portale in pietra che dava accesso ad un vigna che apparteneva al monastero.
La chiesa di S. Lorenzo fuori le mura fu sede del Patriarca latino di Gerusalemme dal 1374 al 1847, quando Pio IX ripristinò la sede a Gerusalemme. La tomba di Pio IX si trova, attualmente, proprio all'interno della basilica di S. Lorenzo. Le trasformazioni barocche subite dalla chiesa furono eleminate dal restauro dell'architetto Virginio Vespignani tra il 1855 e il 1864. Durante la seconda guerra mondiale, la chiesa venne gravemente colpita durante il bombardamento su Roma e fu, poi, restaurata con il materiale originale (i restauri terminarono nel 1948).
Alcuni saggi di scavo nel 1957, in corrispondenza del muro del cimitero Verano, evidenziarono i resti della basilica costantiniana: un grande edificio a circo, a tre navate separate da colonne. Sotto l'attuale basilica sono stati ritrovati numerosi ambienti e cripte.
La facciata
La facciata della chiesa è in laterizio ed è stata ricostruita dopo il bombardamento del 1943. Anticamente era ricoperta completamente di mosaici che, purtroppo, sono andati in massima parte perduti. Alcuni frammenti recuperati raffigurano Cristo Agnello e la Presentazione di Pietro di Courtenay a S. Lorenzo.
Il portico
Il portico che precede la facciata risale al XIII secolo. Presenta sei colonne di spoglio con capitelli medioevali ionici. Le colonne sono di diverso materiale, disposte con accorta simmetria: quelle lisce accanto ai pilastri, in marmo bigio, le altre quattro tortili, due di marmo bianco e due di paonazzetto. L'architrave è liscio, in marmo bianco, con una bassa cornice ornata di fuseruole e di una gola rovescia decorata a motivo a tridente alternato con una foglia a forma di cuore. L'alto fregio è decorato all'uso dei marmorari romani, con raffigurazioni superstiti di Cristo nimbato, S. Ciriaca, S. Stefano e S. Lorenzo, che regge nella destre la croce astile. Vi è anche un ritratto di papa Onorio, dietro cui è un uomo inginocchiato in preghiera. La cornice è estremamente ricca. All'interno del portico sono conservati dei sarcofagi e gli affreschi parietali che ripercorrono la vita di S. Lorenzo e di S. Stefano protomartire. Il portale d'ingresso presenta, ai lati, due statue marmoree raffiguranti leoni, di epoca medioevale.
L'interno
L'interno è a tre navate ed è percettibile la presenza di due basiliche costruite in epoca diversa, contigue ma non coassiali: quella pelagiana (VI secolo), rialzata e costituente il presbiterio della nuova chiesa, e quella onoriana (XIII secolo) che costituisce il corpo principale dell'edificio religioso. Quest'ultima presenta 22 colonne di diverso formato e fattura che separano le navate le une dalle altre. Cinque delle colonne sono in granito rosso, quattro in granito egizio, sette in granito bigio, sei in marmo cipollino. Nell'occhio delle volute dell'ottavo capitello di destra appaiono, scolpite, una rana e una lucertola, di tradizione medioevale.
Il mosaico dell'arco trionfale, su fondo oro, restaurato da poco, rappresenta il Redentore seduto sulla sfera terrestre, con la destra alzata. Il volto ascetico ricorda i monaci orientali. A fianco del Redentore compaiono Pietro e Paolo. Il mosaico rappresenta la transizione dal periodo romano a quello più prettamente bizantino.
Alcuni studiosi ritengono che le colonne, come le basi e la trabeazioni, provengano dalla basilica costantiniana.
In controfacciata vi è il monumento funebre del cardinale Guglielmo Fieschi, un sarcofago di III secolo d.C. adorno di un baldacchino cosmatesco. Ai Cosmati si deve anche il pavimento e i due amboni. L'ambone di destra è affiancato da un pregevole candelabro sostenuto da due leoni. Nella navata di destra sono presenti lacerti di affreschi medioevali raffiguranti Santi e Madonna con il bambino. La navata sfocia nella Cappella di S. Tarcisio, opera del Vespignani. La navata sinistra termina nella sotterranea Cappella di Santa Ciriaca, decorata nel XVII secolo, dove si trovano due monumenti funebri realizzati su disegno di Pietro da Cortona. Dalla cappella di S. Tarcisio, attraverso la sacrestia, si accede al chiostro della fine del XII secolo.
Il chiostro
Fu costruito durante il pontificato di Clemente III (1187-1191) e se ne attribuisce la fattura al marmorario romano Mastro Giacomo che costruì anche i chiostri di Subiaco. Nel 1929 ha ripreso, in parte, l'aspetto primitivo grazie all'architetto Cesanelli che rimosse le sovrapposizioni secolari scoprendo archi e colonne superiori.
Si accede al chiostro attraverso la sacrestia, anche se l'ingresso principale si trova di fianco alla basilica, nei pressi del campanile. E' formato da quattro arcate sorrette da colonne con capitelli ionici. Sopra queste arcate vi sono archetti abbinati sorretti da esili colonnine. Il tutto era murato. Dall'arcata centrale si accede all'interno del chiostro. Anticamente quest'ultimo doveva essere costituito da tre grosse colonne tuttora visibili nella parte nord. L'esistenza di un chiostro interno prpima del XII secolo può essere attestata da sei colonne recentemente scoperte al lato est, la cui base è a un livello più basso.
La struttura del chiostro è romboidale e questo attesta che l'architetto che lo progettò e lo fece costruire si servì delle pareti di un precedente ambiente claustrale. I capitelli delle colonne di marmo imettio, sono del XII secolo. Gli archetti formati dalle colonnine sono 45 ed hanno a coronamento delle piccole riseghe. I grandi archi a tutto sesto vennero sostituiti da piccoli archi opera ei marmorari romani che sovrapposero ad essi una seconda galleria con un altro ordine di archi e di colonne più piccole.
Le trifore delle pareti furono, nei secoli, sostituite da finestre di stile guelfo a doppio battente. La galleria superiore con archi e archettu fu chiusa nel 1823 per evitare che l'umidità danneggiasse il corridio e le stanze soprastanti.
Nel peristilio del chiostro sono contenuti i frammenti di quattro sarcofaghi con scene bibliche provenienti dal campo Verano. Un sarcofago pagano si trova nell'angolo meridionale. E' del IV secolo d.C. e presenta rare figurazioni. La sua provenienza è incerta. Sulla parete frontale del coperchio vi è il trionfo di Cibele, dea della fertilità della terra, seguita da Amore. A sinistra Dioniso trionfante reduce dall'India e quattro elefanti che tirano un carro. Nel centro del coperchio un cartello che recava il nome del defunto.
Il presbiterio pelagiano
Quel che resta dell'antica basilica pelagiana costituisce l'attuale presbiterio. Quest'ultimo fu realizzato nel XIII secolo, rialzato di 2,15 metri sul piano della basilica e vi si accede ai lati della confessione. Il lato di fondo è chiuso da due ricchi plutei che accolgono, al centro, la cattedra episcopale. I plutei sono due lastroni rettangolari ornati con 12 placche di serpentino e porfido a rettangoli che sono incorniciate da fasce di mosaico. I plutei terminano con un pilastrino e con una colonna a spirale incrostata di mosaico. I plutei sono di un periodo compreso tra il 1230 e il 1250. La cattedra, con due dischi di porfido e uno di granito sulla seduta, incorniciati di mosaico, restaurata nell'Ottocento, è simile a quella di S. Balbina.
L'altare è collocato all'uso antico, in modo che il sacerdote sia volto verso i fedeli. E' in gran parte di restauro e conserva un lastrone di porfido rosso pomato. E' sormontato da un ciborio retto da quattro colonne di porfido rosso. La parte superiore è di restauro.
Sotto il presbiterio vi è la cripta del IV secolo, con le reliquie dei santi Lorenzo e Stefano. Nell'arco trionfale, rivolto verso la basilica pelasgiana, vi sono mosaici del VI secolo. Il pavimento cosmatesco risale ai lavori fatti eseguire da papa Onorio. Il ciborio è opera dei Cosmati ed è del 1148. E' composto da quattro colonne in porfido sormontate da una copertura a piramide.
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