sabato 7 gennaio 2012

Una tomba collettiva a quota 4300 metri sull'Himalaya

I resti umani ritrovati nelle grotte nepalesi
Lo scavo in una grotta nella Bassa Mustang (Nepal), hanno portato alla luce nuovi indizi che potrebbero aggiungere dei tasselli alla storia umana di questa regione. Indizi risalenti al 450 a.C.. Sono stati, infatti, estratti due scheletri, recuperati dal complesso di grotte della Mhebrak Muktinath.
I resti appartengono ad una donna ed a quello che, con molta probabilità, era suo figlio, un bambino, ed entrambi risalgno al 450 a.C.. La posizione della donna suggerisce agli studiosi che essa possa aver protetto in qualche modo il suo bambino. Il piccolo è stato trovato con le ossa e le articolazioni staccate. Un sottile strato di pelle ancora ricopriva queste ossa. Anche alcune parti del corpo della donna, tra cui gli arti, erano intatti, come mummificati. Gli archeologi pensano che, inizialmente, i corpi siano stati posti su ampie mensole di legno in seguito sgretolatesi e crollate.
Questa scoperta, di cui si ha notizia solo oggi, è stata effettuata nelle campagne di scavo tra il 1992 e il 1997 e non sarebbe la sola: secondo le autorità locali sarebbero ben 63 i resti umani recuperati finora. Questo porta a pensare che il complesso di grotte Mehbrak sia stato un luogo consacrato alle sepolture. Molti dei corpi ritrovati nelle grotte, a 4300 metri di altezza, sono stati scarnificati, secondo i ricercatori si tratta di un rito funebre himalyano che finora era sconosciuto.
Con i resti umani ritrovati nelle caverne nepalesi sono emersi vasi in ceramica pieni di cibo che parlano di una cultura particolare, diversa da quelle che la circondano.

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