martedì 2 giugno 2015

Cannabis ed oppio dal kurgan degli Sciti

Uno dei vasi ritrovati dagli archeologi
(Foto: Andrei Belinsky, National Geographic)
Gli archeologi guidati da Anton Gass, della Fondazione patrimonio culturale prussiano, hanno portato alla luce, in Russia, un piccolo tesoro di oggetti d'oro appartenenti all'antica popolazione degli Sciti, un popolo nomade stanziato nell'odierna Russia meridionale.
Si ritiene che gli Sciti siano stati un popolo guerriero che ha occupato le steppe dell'Eurasia centrale a partire dal IX secolo a.C. fino al IV secolo d.C.. Di loro e della loro storia non rimangono molte tracce. Gli Sciti non edificarono nessuna città e furono sempre un popolo in movimento. Edificarono grandi tumuli, detti kurgan, particolari di tomba sulla cui parte summitale veniva accumulata una serie di rifiuti.
La sepoltura rinvenuta è stata già saccheggiata in passato e gli archeologi pensavano di non trovare più nulla. Eppure i saccheggiatori avevano tralasciato qualcosa che è stato ritrovato all'interno di uno strato di argilla. Si tratta di una camera sepolcrale rivestita in pietra, all'interno della quale sono stati trovati dei manufatti in oro: due vasi a forma di secchio rovesciato, all'interno dei quali vi erano tre coppe d'oro, un anello, un braccialetto e due torques ugualmente in oro che, tutti insieme, raggiungevano i sette chili.
I vasi hanno, sulla superficie, intricate immagini con grifoni che uccidono un cervo, un uomo anziano che uccide un uomo più giovane ed anche la rappresentazione di un cavallo. Le raffigurazioni sono estremamente accurate. All'interno dei vasi è stato trovato un materiale scuro e appiccicoso che dopo l'analisi ha rivelato essere cannabis ed oppio. I ricercatori ritengono che l'oppio venisse utilizzato in infuso come il tè, mentre la cannabis era affumicata. Il ritrovamento sembra sostenere quanto scritto dallo storico Erodoto, che ha descritto delle cerimonie in cui gli Sciti avevano l'abitudine di bruciare una sostanza che faceva perdere loro il senno.

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