martedì 16 agosto 2016

Ava dei Beaker

Il cranio e la ricostruzione delle fattezze di Ava
Un gruppo di archeologi ed esperti forensi delle Highlands scozzesi ha ricostruito il volto di una giovane donna morta circa 3700 anni fa, in piena Età del Bronzo. Chiamata Ava, abbreviazione di Achavanich, il sito megalitico dove sono state trovate le ossa, si pensa sia appartenuta alla Cultura Beaker, nota per la lavorazione dei metalli e della ceramica con uno stile molto particolare.
I resti di Ava sono stati rinvenuti nel 1987, quando un gruppo di ricercatori trovò il cranio e altre ossa in un pozzo scavato nella roccia, insieme ad un bicchiere e altri manufatti. Secondo Maya Hoole, a capo della ricerca, il ritrovamento è molto particolare, perché i Beaker seppellivano i loro morti nel terreno, dove poi impilavano delle rocce dando origine a tumuli che vengono chiamati cairn. Spiega Hoole che "la stranezza sta nel fatto che per scavare la tomba direttamente nella roccia ci volle di sicuro molto tempo: è difficile che l'abbiano fatto dopo la morte della donna. Forse sapevano che stava lentamente morendo..."
La ricostruzione di Ava è stata realizzata da Hew Morrison, che ha superato non poche difficoltà, per esempio perché al cranio mancava la mandibola. Per definire le dimensioni delle labbra si è basato sul volume dei denti, e dalle labbra è poi risalito allo spessore dei tessuti facciali. Ava, quando morì, doveva avere un'età compresa tra i 18 e i 22 anni ed essere alta 1,67 metri, più o meno come una donna moderna.
Nulla si è potuto dire sulle cause della morte, ma c'è un elemento che colpito i ricercatori: la forma del cranio. E' noto che molti Beader soffrivano di brachicefalia, ossia avevano un cranio piuttosto piccolo e rotondo, ma quello di Ava esce da ogni canone, con la parte superiore e posteriore completamente piatte, tant'è che si pensa che sia stato deliberatamente modificato post mortem da chi la seppellì. Ma perché lo fecero, se lo fecero, è un mistero: forse si tratta di una pratica inusuale tra i Beaker, ancora da decifrare.

Fonte:
Focus.it

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