mercoledì 24 marzo 2021

Israele, le incredibili sorprese del deserto di Giuda

Gli archeologi dell'Autorità Israeliana per le Antichità (Iaa), che dal 2017 sta scavando in alcune grotte nel deserto di Giuda, hanno scoperto minuscoli frammenti di un antico rotolo biblico vicino al Mar Morto, a 60 anni dalla scoperta dei primi rotoli di pergamena. I frammenti sono stati rinvenuti durante uno scavo regolare nella cosiddetta Grotta dell'Orrore, nella riserva di Naval Herver.
Durante gli scavi sono stati rinvenuti anche i resti mummificati di una bambina di 6000 anni fa ed un cesto che si pensa sia il più antico del mondo, rinvenuto intatto, risalente a circa 10.000 anni fa. La zona del ritrovamento è arida e desertica, la stessa dove, negli anni '40 e '50 del secolo scorso, sono emersi i famosi rotoli del Mar Morto.
Le nuove scoperte sono il risultato di un massiccio intervento del governo israeliano per esplorare centinaia di grotte lungo il Mar Morto al fine di scoprire eventuali altri rotoli. Nel 2013 i saccheggiatori di antichità hanno portato alla luce, in una grotta nella zona del Mar Morto, un impressionante papiro risalente a 2700 anni fa, che reca la più antica iscrizione ebraica conosciuta della parola "Gerusalemme".
Per quattro anni gli archeologi si sono calati lungo i fianchi delle rocce del deserto ed hanno esplorato quasi la totalità delle 500 grotte conosciute lungo la costa occidentale del Mar Morto. Attualmente rimangono ancora 20 grotte da esplorare.
Tranne tre grotte, tutte le altre sono state già "visitate" dai saccheggiatori negli anni '50. Nell'area di Nahal Hever in Israele, nella Grotta dell'Orrore, che deve il suo nome alle dozzine di scheletri umani scoperti in uno scavo degli anni '60, gli archeologi hanno trovato un insieme di minuscoli frammenti di pergamena vergati in greco antico. I pezzi sono stati ricomposti come un puzzle ed i ricercatori hanno stabilito che il testo che ne è risultato è una traduzione greca di diversi versetti dei Dodici Profeti Minori, un libro della Bibbia ebraica. Questi frammenti corrispondevano a frammenti più consistenti del rotolo scoperti da un archeologo israeliano negli anni '60 nella stessa grotta.
In base allo stile di scrittura, i frammenti sembrano risalire al I secolo a.C.. Sulla base di alcune monete trovate anch'esse nella grotta, il rotolo venne portato qui nel 135 d.C., al termine di una rivolta ebraica contro i Romani condotta da Bar Kokhba. Le monete recano simboli tipicamente ebraici quali un'arpa e palme da dattero. Sono stati rinvenuti anche utensili quali punte di freccia e di lancia, tessuti, sandali e persino pettini per pidocchi.
Il greco era ampiamente parlato nella comunità ebraica dell'epoca, oltre all'ebraico ed all'aramaico. I testi sono redatti completamente in greco, tranne il Tetragrammaton, in venerato nome delle quattro lettere di Dio, che nei frammenti appare in caratteri ebraici antichi.
Sul rotolo sono stati anche riscontrati errori di copiatura, che rivelano il mondo culturale dello scriba. Nella Caverna dell'Orrore è stato scoperto anche il corpo di una bambina parzialmente mummificato, avvolto in un panno, del quale si conservano - in parte - tendini e capelli. Il corpo giaceva in posizione fetale e la particolare disposizione del lenzuolo in cui era avvolto, fa pensare che il corpo sia stato "rimboccato" con quel lenzuolo, come si fa con un bambino addormentato. La bambina, secondo uno studio preliminare condotto dalla Dottoressa Hila May dell'Università di Tel Aviv, aveva tra i 6 ed i 12 anni di età.
Nelle grotte è stato rinvenuto anche un enorme cesto intrecciato risalente al periodo Neolitico, circa mille anni prima dell'invenzione della ceramica. Si tratterebbe del più antico cesto intatto mai trovato. Il cesto ha la capacità di circa 100 litri. I ricercatori stanno ora studiando i piccoli campioni di terreno trovati al suo interno per capire cosa vi fosse contenuto.
Il clima secco del deserto ha reso possibile la conservazione straordinaria dei reperti, che sono stati datati utilizzando la tecnica del radiocarbonio dalla Professoressa di origine italiana Elisabetta Boaretto dell'Unità di Archeologia Scientifica dell'Istituto Weizmann di Rechovot. "Fortunatamente questi reperti sono scampati ai saccheggiatori di antichità: la loro importanza è enerme perché ci consentirà di portare avanti studi sulla conservazione dei prodotti prima dell'invenzione della ceramica", ha affermato, in una intervista a Repubblica, la Professoressa Boaretto.

Fonte:
npr.org

Foto:
- parte dei frammenti del rotolo trovato nel deserto di Giuda (Shai Halevi/Israel Antiquities Authority)
- monete del periodo di Bar Kokhba rinvenute nella grotta (Ofer Sion/Israel Antiquities Authority)
- il grande cesto nel laboratorio di conservazione (Yaniv Bernam/Israel Antiquities Authority)

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