| Agrigento, villa romana di Durrueli (Foto: archeomedia.net) |
A Realmonte, presso Agrigento, sulla costa meridionale della Sicilia, un ritrovamento sorprendente ha riacceso l'attenzione degli archeologi: un secondo impianto termale, finora sconosciuto, è riemerso all'interno del complesso della Villa romana di Durrueli. La scoperta allude ad un potente aristocratico proprietario della villa.
La Villa romana di Durrueli si affaccia sul mare e sorge a poca distanza da una spiaggia ampia e luminosa con un approdo naturale. Si trattava non solo di una residenza estiva, ma di una villa marittima connessa alle attività economiche e marittime dell'epoca. Gli spazi, i materiali e le tecnologie impiegate rivelano una cura maniacale del dettaglio, un'economia domestica capace di sostenere impianti complessi e personale specializzato.
Il nuovo impianto termale, riportato alla luce dal team del Parco Archeologico della Valle dei Templi, in collaborazione con l'Università di Catania e il CNR, aggiunge un tassello fondamentale al mosaico. Fino ad oggi era noto un solo settore termale, ora se ne scopre un secondo, più sofisticato ed articolato.
La nuova area comprende l'ipocausto, il sistema di riscaldamento a pavimento con pilae (colonnine in laterizio), il tepidarium, dove il calore era più mite, il calidarium, con temperatura elevata e vapore intenso ed un ambiente laterale più appartato, forse invernale o riservato a ospiti illustri.
Tutti gli ambienti sono dotati di tubuli in ceramica per la circolazione del calore e nei vani sono stati ritrovati residui di essenze vegetali come mirto e ginepro, usati per rendere l'esperienza termale più aromatica e sensoriale.
La presenza di due balnea nella stessa villa è un caso raro nell'architettura romana e testimonia un livello di benessere fuori dal comune, aprendo interrogativi sull'identità di chi poteva permettersi un tale lusso. Le evidenze storiche ed archeologiche suggeriscono un'attribuzione alla gens Annea, potente famiglia aristocratica romana presente in Sicilia tra il II ed il IV secolo d.C. Il nome Villa di Publio Annio è una convenzione, non confermata da iscrizioni dirette, ma fondata sul contesto storico e sui documenti epigrafici che parlano di proprietà della famiglia nella regione.
La gens Annia, di origine italica, possedeva vasti latifondi in Sicilia e residenze di prestigio. Alcuni membri ricoprivano ruoli pubblici importanti, con responsabilità amministrative nelle città dell'isola. La villa non era solo un luogo di svago, ma anche un centro produttivo e strategico. I reperti precedenti, come mosaici policromi, stucchi, tegole timbrate, lucerne e strumenti agricoli confermano l'esistenza di un'attività agricola strutturata. Non mancavano animali da allevamento né prodotti da trasformare e commerciare.
Le tracce vegetali rinvenute nei vani termali parlano di un'attenzione alla cura del corpo oggi quasi sorprendente. Gli ambienti sembrano progettati esclusivamente per il benessere, al fine di offrire un'esperienza di piacere. La presenza di calcare compatto nei canali di scolo attesta l'uso costante di acqua ricca di minerali, elemento che potenziava i benefici delle terme e richiedeva manutenzione continua.
La Villa romana di Durrueli si affaccia sul mare e sorge a poca distanza da una spiaggia ampia e luminosa con un approdo naturale. Si trattava non solo di una residenza estiva, ma di una villa marittima connessa alle attività economiche e marittime dell'epoca. Gli spazi, i materiali e le tecnologie impiegate rivelano una cura maniacale del dettaglio, un'economia domestica capace di sostenere impianti complessi e personale specializzato.
Il nuovo impianto termale, riportato alla luce dal team del Parco Archeologico della Valle dei Templi, in collaborazione con l'Università di Catania e il CNR, aggiunge un tassello fondamentale al mosaico. Fino ad oggi era noto un solo settore termale, ora se ne scopre un secondo, più sofisticato ed articolato.
La nuova area comprende l'ipocausto, il sistema di riscaldamento a pavimento con pilae (colonnine in laterizio), il tepidarium, dove il calore era più mite, il calidarium, con temperatura elevata e vapore intenso ed un ambiente laterale più appartato, forse invernale o riservato a ospiti illustri.
Tutti gli ambienti sono dotati di tubuli in ceramica per la circolazione del calore e nei vani sono stati ritrovati residui di essenze vegetali come mirto e ginepro, usati per rendere l'esperienza termale più aromatica e sensoriale.
La presenza di due balnea nella stessa villa è un caso raro nell'architettura romana e testimonia un livello di benessere fuori dal comune, aprendo interrogativi sull'identità di chi poteva permettersi un tale lusso. Le evidenze storiche ed archeologiche suggeriscono un'attribuzione alla gens Annea, potente famiglia aristocratica romana presente in Sicilia tra il II ed il IV secolo d.C. Il nome Villa di Publio Annio è una convenzione, non confermata da iscrizioni dirette, ma fondata sul contesto storico e sui documenti epigrafici che parlano di proprietà della famiglia nella regione.
La gens Annia, di origine italica, possedeva vasti latifondi in Sicilia e residenze di prestigio. Alcuni membri ricoprivano ruoli pubblici importanti, con responsabilità amministrative nelle città dell'isola. La villa non era solo un luogo di svago, ma anche un centro produttivo e strategico. I reperti precedenti, come mosaici policromi, stucchi, tegole timbrate, lucerne e strumenti agricoli confermano l'esistenza di un'attività agricola strutturata. Non mancavano animali da allevamento né prodotti da trasformare e commerciare.
Le tracce vegetali rinvenute nei vani termali parlano di un'attenzione alla cura del corpo oggi quasi sorprendente. Gli ambienti sembrano progettati esclusivamente per il benessere, al fine di offrire un'esperienza di piacere. La presenza di calcare compatto nei canali di scolo attesta l'uso costante di acqua ricca di minerali, elemento che potenziava i benefici delle terme e richiedeva manutenzione continua.
Fonte:
siciliafan.it
siciliafan.it
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