lunedì 20 luglio 2009

Cuma ai tempi della Sibilla



Cuma è ritenuta essere la più antica colonia greca in occidente. Furono i Calcidiesi, guidati da Ippocle e Megastene, a darle origine, Calcidiesi che già erano attestati a Pitecusa e Cumani, nella penisola Anatolica. Era il 740-730 a.C. e nel territorio dove stava per nascere Cuma erano stanziati gli Opici che, perciò, dovettero essere cacciati. Il nome della città deriverebbe da Kyme, che in greco significa "onda". Prima dei Calcidiesi, però, il promontorio dove sorge la città era frequentato già tra il IX e l'VIII secolo a.C. dalla cosiddetta "cultura delle tombe a fossa", la cui necropoli è stata in parte ritrovata nella città bassa.
Nel 524 a.C., secondo quanto tramanda Dionigi di Alicarnasso, Cuma fronteggiò vittoriosamente una coalizione di Etruschi, Umbri e Dauni. Nella battaglia che pose fine alle mire espansionistiche degli avversari, si fece particolarmente notare il giovane Aristodemo che, a vent'anni di distanza, si proclamerà tiranno di Cuma e tale sarà finché non verrà ucciso, vent'anni dopo la sua autoproclamazione.
Nel 474 a.C. gli Etruschi mossero ancora una volta contro Cuma e ne incrociarono la flotta al largo. Solo con l'aiuto di Siracusa, Cuma riuscì a venirne fuori. Nel 421 a.C. la popolazione indigena dei Campani conquistò il predominio in città, pur mantenendo leggi e costumi magnogreci.
La conquista romana data al 334 a.C. e, dopo l'interruzione delle guerre annibaliche, nel 251 a.C., quando Cuma sconfisse in battaglia le truppe di Capua che si erano alleate con i cartaginesi. Da allora a Cuma si utilizzò la lingua latina negli atti ufficiali e restò fedele a Roma divenendo municipium.
Cuma fu sotto il dominio bizantino nel 558 d.C., quando fu fortificata dal prefetto della flotta Flavio Nonio Erasto. In seguito passò sotto il dominio longobardo e venne governata dai duchi di Napoli. Ben presto, però, le scorrerie dei Saraceni finirono per precipitare la città nella completa decadenza, finquando i napoletani, guidati da Goffredo di Montefuscolo, liberarono il golfo dalla pericolosa presenza dei predatori saraceni. Oramai, però, Cuma era stata quasi praticamente distrutta e gli abitanti l'avevano pressocchè abbandonata. L'interramento delle acque dei fiumi Clanis e Volturno trasformarono la città bassa in un pantano
L'acropoli di Cuma si erge sul Monte di Cuma ed è stata il perno difensivo ed il fulcro religioso della città. E' stata organizzata su due terrazze che, un tempo, erano a picco sul mare, tra due insenature portuali. Sulla terrazza superiore si trova il cosiddetto Tempio di Giove, santuario eretto nel VI secolo a.C. e di cui si conserva solo il basamento in tufo. Molte sono state, nel tempo, le trasformazioni subite dal tempio che, un tempo, doveva essere circondato da portici e pilastri in laterizio, che lo dividevano in cinque navate. Nel V secolo d.C. esso fu definitivamente trasformato in una basilica paleocristiana i cui resti sono da attribuire all'età romana ed a quella bizantina. Nell'VIII secolo l'edificio divenne la cattedrale della città, dedicata a S. Massimo martire. Nella cella del vecchio tempio venne inserito un altare in muratura rivestito di marmo e poggiato alla parete di fondo. Alle sue spalle si collocò un fonte battesimale in marmi policromi, di forma circolare.
In età altomedioevale, grossi muri in blocchi di tufo vennero eretti per delimitare delle cappelle, mentre gli intercolumnia furono adoperati per dare sepoltura ai membri più illustri della società dell'epoca.
La terrazza inferiore dell'acropoli ospita il Tempio di Apollo, riportato alla luce nel 1912, in cui una dedica romana identifica la divinità alla quale era dedicato con Apollo che aveva guidato i coloni alla fondazione della città. Della fase primitiva si conserva solo il basamento. Il tempio fu eretto nel V secolo a.C. ed originariamente doveva essere periptero, vale a dire circondato completamente da colonne. All'età augustea risale la realizzazione della monumentale scala che congiunge la terrazza inferiore al tempio della via Sacra. Intorno al V secolo d.C., l'edificio venne trasformato in basilica cristiana con fonte battesimale. A questo periodo risalgono le numerose tombe a fossa ricavate dal basamento del tempio arcaico. Ad età più antica risale la cosiddetta "Cisterna Greca", una fontana monumentale strettamente correlata alle qualità medicamentose di Apollo
Alle fortificazioni dell'acropoli si riferisce, invece, una lunga galleria più comunemente conosciuta come "Antro della Sibilla", scavata nel tufo che corre parallelo alla terrazza che si affaccia sul vecchio porto Qui si riteneva risiedesse la Sibilla Cumana, profetessa di Apollo, che qui riceveva i suoi fedeli ed interpretava e prediceva il futuro per loro. Romani e Bizantini apportarono non poche modifiche alla grotta. Recenti ipotesi propendono per un uso militare del lungo corridoio, che doveva proteggere le mura alla base dell'acropoli.
Ai piedi dell'acropoli si stende la città bassa, dove è stato scavato solo il Foro Romano. Le mura risalgono al VI secolo a.C., quando era tiranno Aristodemo.

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