venerdì 24 luglio 2009

I Greci di Pithekoussai


Pithecusa, in greco Pithekoussai o Pithecusae, è comunemente considerato il più antico stanziamento magnogreco in Italia. La sua fondazione, infatti, viene fatta risalire all'VIII secolo a.C., ad opera dei Greci di Eretria e di Calcide (Eubea).
Nel 1989 furono ritrovati, in modo fortunoso, dei muri a secco, in seguito ad uno smottamento nella frazione di Panza. Gli scavi si sono svolti dal 1993 al 1995 ed hanno permesso il ritrovamento di una fattoria greca tenuta da agricoltori benestanti, vista la qualità dei vasi che vi sono stati rinvenuti. Da questo luogo i coloni si sono, poi, diffusi su tutta l'isola, occupando anche le alture di Monte Vico prospicienti il continente. La baia di Sorgeto, infatti, offre un riparo ideale alle navi, soprattutto quando soffia lo scirocco e questo deve aver contato non poco a determinare l'approdo, in questo punto, dei coloni greci.
Strabone informa che la ricchezza di Pithekoussai era dovuta sia alle risorse agricole che alla lavorazione dell'oro. Gli studi effettuati sui ritrovamenti della necropoli dell'isola ha evidenziato che gli abitanti vivevano soprattutto di scambi e di lavorazioni artigianali. Le ceramiche erano decorate con figure geometriche e compaiono, anche se sporadicamente, figure umane.
A Pithekoussai si è ritrovata, inoltre, la più antica firma di vasaio sinora conosciuta, trovata sulla Coppa di Nestore. Sull'isola si lavorava anche il ferro, a tal proposito sono stati ritrovati lo scarto di una fibula e delle scorie di materiale proveniente, con tutta probabilità, dall'isola d'Elba.
La Coppa di Nestore è stata ritrovata a Lacco Ameno dall'archeologo tedesco Giorgio Bucher. Risale al 725 a.c. circa ed è il più antico esempio pervenuto di un brano poetico in scrittura contemporanea. La Coppa è un kotyle, una tazza piccola e larga non più di 10 centimetri, usata quotidianamente e con figurazioni geometriche. Fu importata da Rodi e, secondo alcuni studiosi, faceva parte di una partita di vasi contenenti preziosi unguenti orientali. Era parte di un corredo funebre appartenente ad un fanciullo di appena dieci anni. Su un lato reca inciso un epigramma di tre versi in alfabeto euboico, da destra verso sinistra (come nella tradizione fenicia). L'epigramma allude a quanto descritto nell'XI libro dell'Iliade, in cui si narra della leggendaria coppa dell'eroe Nestore, figlio di Neleo, red i Pilo. Una coppa così grande che occorrevano quattro persone per spostarla.
La Coppa di Nestore è importante per ricostruire la fitta rete commerciale che i coloni di Pithekoussai avevano intessuto con i paesi del Mediterraneo ma anche con il Vicino Oriente. Il resperto si trova, ora, presso il Museo archeologico di Pithcusae, nella Villa Arbusto di Lacco Ameno, costruito nel 1785 da Don Carlo Acquaviva, duca di Atri.

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