sabato 31 ottobre 2009

Prime sepolture lungo il Po


L'incinerazione è il rituale funerario maggiormente praticato durante l'Età del Bronzo finale anche nella penisola italiana. La testimonianza più significativa viene dalla necropoli del villaggio protostorico di Frattesina (Fratta Polesine, Rovigo). Qui di recente è stata indagata l'area di Narde, dove sono state ritrovate oltre 200 sepolture databili fra il Bronzo finale e la prima Età del Ferro (XII-XI secolo a.C.).
In un settore della necropoli è stata individuata una superficie ricca di carboni, frammenti ceramici e bronzei, cenere e frammenti di ossa combuste che hanno immediatamente fatto pensare ai rituali di incineraione dei defunti. Questa è la prima fase di utilizzo. La stessa area venne, poi, utilizzata per la deposizione delle urne.
Le analisi sui carboni rinvenuti nei pozzetti tombali e nell'area dei roghi funebri ha consentito di individuare specie arboree utilizzate per le cremazioni. Tra tutte spicca il frassino.
Alla prima fase di utilizzo della necropoli risale anche quello che sembrerebbe un terrapieno a difesa delle esondazioni del Po, che, in antico, correva poco distante. In un successivo periodo, l'argine perse la sua funione ed ebbe inizio la seconda fase di utilizzo della necropoli, con sepolture a cremazione a breve distanza l'una dall'altra.
Il villaggio di Frattesina documenta importanti produzioni artigianali che riguardavano il consumo interno e quello di esportazione. L'attività dei vasai è attestata da migliaia di frammenti ceramici pertinenti a vasi ed oggetti funzionali alla filatura e tessitura. Le decorazioni più frequenti erano realizzate ad incisione, impressione od a cordoni applicati. La cottura avveniva a temperature comprese tra 600°C e 800°C.
La lavorazione dell'osso animale e del corno era una delle principali, nel villaggio. Veniva soprattutto utilizzato il palco di cervo. In corno si realizzavano vari tipi di utensili e di oggetti di ornamento o connessi all'abbigliamento.

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