L'uso dei sarcofagi a Roma si diffuse a partire dal II secolo a.C., quando si cominciò ad inumare i defunti, piuttosto che bruciarli. Si conoscono rari esempi di sarcofagi romani anteriori al I secolo a.C., uno di questi è il sarcofago di Lucio Cornelio Scipione Barbato, conservato nei Musei Capitolini. Questo sepolcro è stato ricavato dal peperino e presenta una sobria decorazione che riprende alcuni elementi degli ordini classici greci e l'iscrizione con il nome del defunto.
L'esempio più antico di sarcofago in marmo con decorazione scolpita ritrovato a Roma, è il Sarcofago Caffarelli, del I secolo a.C., conservato nel Museo di Berlino. E' a forma di cassone, con sottile incorniciatura, ornato, sui lati lunghi, da ghirlande pendenti da bucrani con in mezzo boccali e patere.
Un cambiamento nel rituale si verifica nella tarda età traianea (98-117 d.C.) e l'inizio dell'età di Adriano (117-138 d.C.), quando l'incinerazione venne sostituita dall'inumazione, in concomitanza con i sempre più stretti rapporti con l'area del Mediterraneo orientale, dove alcune discipline religiose incentrate sull'immortalità dell'anima richiedevano la cura e la conservazione del corpo in vista della rinascita a vita futura.
Durante il regno di Adriano, poi, si creò un clima artistico e culturale che prendeva a modello la Grecia classica che portò all'importazione di sarcofagi in marmo pentelico prodotti sia ad Atene che a Proconneso ed in Asia Minore. Essi erano di diversi tipi: a klinè, con le figure dei defunti distese sul coperchio; asiatici ad edicole e colonne; a cassone parallelepipedo, con coperchio a frontone; a lenòs (od a tinozza o a vasca).
Il sarcofago era un bene di lusso, commissionato da famiglie con notevole disponibilità economica. Esso giungeva a destinazione semilavorato, con la decorazione solamente abbozzata. Le officine romane, poi, che impiegavano artigiani originari dei paesi di provenienza dei sarcofagi, si occupavano di completare la decorazione. I sarcofagi prodotti in Italia sono lavorati su un lato lungo e sui due brevi; quelli di fabbrica greca ed orientale sono, invece, decorati su tutti e quattro i lati, perchè venivano posti al centro della camera sepolcrale o dellheroon.
Parallelamente all'importazione di sarcofagi dalla Grecia, si sviluppò una produzione di sarcofagi in marmo di Luni, recanti cicli pittorici del IV secolo a.C.. Il più antico sarcofago romano, oltre al Sarcofago Caffarelli di età giulio-claudia, è il sarcofago di Caius Bellicus Natalis Tebanianus, al Camposanto di Pisa, risalente al 110 d.C..
La mitologia offre un ricco campionario per raffigurare la morte: Meleagro, Medea, Alcesti. Compaiono anche scene di lotta quali la gigantomachia, il ratto delle Leucippidi mentre le gioie ultraterrene sono raffigurate con il thiasos di Bacco ed Arianna, mentre un corteo di Tritoni e Nereidi accompagna l'anima del defunto. Sui sarcofagi ricorrono spesso le strigliature a "S" e le protomi leonine agli angoli. Le decorazioni che raffigurano la fermentazione dell'uva richiamano soggetti dionisiaci connessi all'immortalità dell'anima.
Il Sarcofago di Velletri (II secolo) è l'esempio classico del sincretismo religioso alla base delle credenze escatologiche cristiane del periodo. Vi è raffigurata la storia della regina Alcesti, moglie di Admeto, che sacrificò la sua vita per il marito morendo al suo posto ma che, proprio in virtù di questo gesto, poté tornare in vita.
Il regno di Commodo (180-192 d.C.) porta un mutamento decisivo nell'arte ufficiale romana, si introducono gli effetti ottici ed illusionistici, il cassone si sviluppa in altezza e si crea uno stile baroccheggiante, con figure grandi e disposizione centralizzata delle stesse. Questa fase di produzione continua fino al 240 d.C., la segue una fase detta del classicismo gallienico, che dona corposità e volume alle forme. A questo momento di transizione appartiene il più grande e splendido dei sarcofagi romani, il Sarcofago Ludovisi (foto), con la raffigurazione di una battaglia in cui fu coinvolto, forse, Ostiliano, figlio dell'imperatore Decio, morto nel 251 d.C.. Dopo la metà del secolo si cominciò a raffigurare, sui sarcofagi, effigi di filosofi e Muse. Il defunto, specie se di nobile famiglia, preferiva raffigurare se stesso come un antico filosofo.
L'esempio più antico di sarcofago in marmo con decorazione scolpita ritrovato a Roma, è il Sarcofago Caffarelli, del I secolo a.C., conservato nel Museo di Berlino. E' a forma di cassone, con sottile incorniciatura, ornato, sui lati lunghi, da ghirlande pendenti da bucrani con in mezzo boccali e patere.
Un cambiamento nel rituale si verifica nella tarda età traianea (98-117 d.C.) e l'inizio dell'età di Adriano (117-138 d.C.), quando l'incinerazione venne sostituita dall'inumazione, in concomitanza con i sempre più stretti rapporti con l'area del Mediterraneo orientale, dove alcune discipline religiose incentrate sull'immortalità dell'anima richiedevano la cura e la conservazione del corpo in vista della rinascita a vita futura.
Durante il regno di Adriano, poi, si creò un clima artistico e culturale che prendeva a modello la Grecia classica che portò all'importazione di sarcofagi in marmo pentelico prodotti sia ad Atene che a Proconneso ed in Asia Minore. Essi erano di diversi tipi: a klinè, con le figure dei defunti distese sul coperchio; asiatici ad edicole e colonne; a cassone parallelepipedo, con coperchio a frontone; a lenòs (od a tinozza o a vasca).
Il sarcofago era un bene di lusso, commissionato da famiglie con notevole disponibilità economica. Esso giungeva a destinazione semilavorato, con la decorazione solamente abbozzata. Le officine romane, poi, che impiegavano artigiani originari dei paesi di provenienza dei sarcofagi, si occupavano di completare la decorazione. I sarcofagi prodotti in Italia sono lavorati su un lato lungo e sui due brevi; quelli di fabbrica greca ed orientale sono, invece, decorati su tutti e quattro i lati, perchè venivano posti al centro della camera sepolcrale o dellheroon.
Parallelamente all'importazione di sarcofagi dalla Grecia, si sviluppò una produzione di sarcofagi in marmo di Luni, recanti cicli pittorici del IV secolo a.C.. Il più antico sarcofago romano, oltre al Sarcofago Caffarelli di età giulio-claudia, è il sarcofago di Caius Bellicus Natalis Tebanianus, al Camposanto di Pisa, risalente al 110 d.C..
La mitologia offre un ricco campionario per raffigurare la morte: Meleagro, Medea, Alcesti. Compaiono anche scene di lotta quali la gigantomachia, il ratto delle Leucippidi mentre le gioie ultraterrene sono raffigurate con il thiasos di Bacco ed Arianna, mentre un corteo di Tritoni e Nereidi accompagna l'anima del defunto. Sui sarcofagi ricorrono spesso le strigliature a "S" e le protomi leonine agli angoli. Le decorazioni che raffigurano la fermentazione dell'uva richiamano soggetti dionisiaci connessi all'immortalità dell'anima.
Il Sarcofago di Velletri (II secolo) è l'esempio classico del sincretismo religioso alla base delle credenze escatologiche cristiane del periodo. Vi è raffigurata la storia della regina Alcesti, moglie di Admeto, che sacrificò la sua vita per il marito morendo al suo posto ma che, proprio in virtù di questo gesto, poté tornare in vita.
Il regno di Commodo (180-192 d.C.) porta un mutamento decisivo nell'arte ufficiale romana, si introducono gli effetti ottici ed illusionistici, il cassone si sviluppa in altezza e si crea uno stile baroccheggiante, con figure grandi e disposizione centralizzata delle stesse. Questa fase di produzione continua fino al 240 d.C., la segue una fase detta del classicismo gallienico, che dona corposità e volume alle forme. A questo momento di transizione appartiene il più grande e splendido dei sarcofagi romani, il Sarcofago Ludovisi (foto), con la raffigurazione di una battaglia in cui fu coinvolto, forse, Ostiliano, figlio dell'imperatore Decio, morto nel 251 d.C.. Dopo la metà del secolo si cominciò a raffigurare, sui sarcofagi, effigi di filosofi e Muse. Il defunto, specie se di nobile famiglia, preferiva raffigurare se stesso come un antico filosofo.
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