Al-Fustat fu la prima capitale d'Egitto, proclamata tale sotto il dominio arabo ed ora situata nella Cairo Vecchia e che comprende gli antichi resti della città, il Cairo copto, rovine di epoca romana e chiese. Vi sono due possibili etimologie per spiegare le origini del toponimo arabo. La prima ipotesi è collegata al greco fossaton, per via del fossato che circondava la fortezza greco-bizantina di Babilonia, conquistata dagli arabi nel VII secolo d.C.. La seconda ipotesi prende in considerazione la parola araba fustat, che vuol dire "tende", in ricordo delle tende che Amr Ibn el-As avrebbe impiantato davanti l'anzidetta fortezza.
Una volta che gli assediati si furono arresi, il califfo 'Umar ibn al-Khattab decise che quel luogo sarebbe diventato la capitale del governatorato dell'Egitto. Al-Fustat, dunque, almeno all'inizio, era un misr, che in arabo significa "campo fortificato". Nel XII secolo, il centro raggiunse i 200.000 abitanti. La città venne data alle fiamme dal suo stesso visir, Shawar, nel 1168, almeno secondo la tradizione araba, per prevenire l'assedio dei crociati, guidati da Amalrico I di Gerusalemme, ed impedire che le truppe cristiane occupassero la città. In realtà gli incendi furono limitati alle chiese attaccate durante la rivolta anti-cristiana e non furono direttamente connessi alla minaccia dei crociati. Sono persino documentati lavori di ricostruzione e l'area fu da Saladino inclusa nelle mura della città.
In seguito Il Cairo, fondata nel 969 d.C., finì per inglobare completamente al-Fustat, alla quale attinse per i materiali da costruzione e che venne, successivamente, trasformata in una sorta di discarica.
La vicinanza del sito dove sorgeva l'antica al-Fustat al Cairo copto ha permesso una valorizzazione dell'area, anche se i resti dell'antica città somigliano, tuttora, ad una sorta di scavo permamente a cielo aperto, in cui è possibile notare mattoni tenuti insieme con malta prodotta con calcare ricavato, probabilmente, da antichi resti faraonici. Alcune colonne crollate, poi, sono in granito rosso di Assuan e sono, quasi certamente, pertinenti a templi dell'epoca faraonica costruiti nell'area di Menfi. Da qui furono dapprincipio prelevate dai Romani, che le utilizzarono per i loro edifici sacri, e vennero successivamente riciclate dai cristiani per le loro chiese.
Il sito della vecchia capitale egiziana è cosparso di resti di ceramiche e tubature in argilla ed ovunque sono presenti pozzi spesso poco segnalati.
Una volta che gli assediati si furono arresi, il califfo 'Umar ibn al-Khattab decise che quel luogo sarebbe diventato la capitale del governatorato dell'Egitto. Al-Fustat, dunque, almeno all'inizio, era un misr, che in arabo significa "campo fortificato". Nel XII secolo, il centro raggiunse i 200.000 abitanti. La città venne data alle fiamme dal suo stesso visir, Shawar, nel 1168, almeno secondo la tradizione araba, per prevenire l'assedio dei crociati, guidati da Amalrico I di Gerusalemme, ed impedire che le truppe cristiane occupassero la città. In realtà gli incendi furono limitati alle chiese attaccate durante la rivolta anti-cristiana e non furono direttamente connessi alla minaccia dei crociati. Sono persino documentati lavori di ricostruzione e l'area fu da Saladino inclusa nelle mura della città.
In seguito Il Cairo, fondata nel 969 d.C., finì per inglobare completamente al-Fustat, alla quale attinse per i materiali da costruzione e che venne, successivamente, trasformata in una sorta di discarica.
La vicinanza del sito dove sorgeva l'antica al-Fustat al Cairo copto ha permesso una valorizzazione dell'area, anche se i resti dell'antica città somigliano, tuttora, ad una sorta di scavo permamente a cielo aperto, in cui è possibile notare mattoni tenuti insieme con malta prodotta con calcare ricavato, probabilmente, da antichi resti faraonici. Alcune colonne crollate, poi, sono in granito rosso di Assuan e sono, quasi certamente, pertinenti a templi dell'epoca faraonica costruiti nell'area di Menfi. Da qui furono dapprincipio prelevate dai Romani, che le utilizzarono per i loro edifici sacri, e vennero successivamente riciclate dai cristiani per le loro chiese.
Il sito della vecchia capitale egiziana è cosparso di resti di ceramiche e tubature in argilla ed ovunque sono presenti pozzi spesso poco segnalati.
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