La chiesa di San Claudio è appena fuori le mura di Spello, graziosa cittadina a 30 km da Perugia. Tutt'intorno la chiesa, vi sono tracce di frequentazione antichissime. Qui, probabilmente, infatti, si trovava il santuario federale degli Umbri e qui sorsero i più importanti edifici pubblici della città romana: terme, un tempio, il teatro e l'anfiteatro.
In quest'area, inoltre, proprio dietro l'attuale chiesa, si trovava anche una necropoli paleocristiana, utilizzata fin dal V secolo d.C.. La chiesa romanica di San Claudio è posta in posizione strategica per la viabilità antica. La prima citazione è in una bolla papale di Alessandro III, nel 1178, da cui risulta che la chiesa era possedimento dell'abbazia camaldolese di S. Silvestro di Collepino. La costruzione è databile al XII secolo ed è intitolata al protettore dei lapicidi e degli scalpellini. S. Claudio, proprio in virtù di questa dedica, fu frequentata da maestranze che si spostavano di città in città e che lavoravano alle cattedrali. Il santo al quale è intitolato l'edificio sacro, un tempo, era stato un tagliatore di pietra, vissuto nella Pannonia del III secolo d.C.. Egli si sarebbe rifiutato di scolpire la statua di Esculapio ed avrebbe, in tal modo, segnato il suo destino. Chiuso in una cassa di piombo, infatti, fu gettato in un fiume.
Nel tardo medioevo, la chiesa di S. Claudio fu meta di pellegrinaggio anche per coloro che, dopo la morte di Francesco d'Assisi, si recavano sulla tomba del santo. Il 28 novembre 1392 il papa stabilì che chiunque si fosse recato in visita alla chiesa di S. Claudio nell'ultima domenica di agosto, per la ricorrenza della decollazione di S. Giovanni, avrebbe ricevuto il perdono dei suoi peccati. Questo documento è oggi conservato nell'archivio storico di Spello. La chiesa di S. Claudio divenne, pertanto, una meta di pellegrinaggio frequentatissima, al punto che vi si svolgevano anche delle fiere note in tutta l'Umbria. Si trattava soprattutto di fiere del bestiame, lo confermano tracce, tuttora visibili di due strutture rettangolari che affiancano l'edificio religioso, costruite per riparare gli animali.
Tra i vari appuntamenti fieristici, uno è sopravvissuto fino ai nostri giorni: la "fiera delle fantelle", che si svolge l'8 novembre lungo le vie del borgo medioevale di Spello. Le fantelle erano, probabilmente, delle fanciulle che, in occasione della fiera, vendevano i loro prodotti e speravano di incontrare un uomo da sposare. La data, l'8 di novembre, non è casuale. Sfogliando il calendario, in questo giorno, sesto prima delle idi di novembre, S. Claudio fu ucciso al tempo dell'imperatore Diocleziano.
L'esterno della chiesa è assai semplice, la facciata è in pietra bianca calcarea e reca un prezioso rosone. Due bifore sovrastano il portale. L'interno è quasi privo di luce. Le tre navate della chiesa sono asimmetriche e gli archi che le dividono sono sorretti da colonne a destra e pilastri a sinistra. La maggior parte degli affreschi che decorano l'interno furono eseguiti tra il XIV e gli inizi del XV secolo. Ovviamente il santo più raffigurato è S. Claudio, rappresentato sempre in figura intera e con in mano gli arnesi del mestiere: squadra, martello e scalpello. Sugli affreschi gli scalpellini hanno lasciato numerosi graffiti. Si tratta delle tracce del passaggio di monaci e pellegrini che vollero ricordare il loro passaggio in questa chiesa.
La navata centrale della chiesa termina con un'abside ed un catino poco profondo. La pavimentazione è in mattonelle di cotto. Le varie peculiarità che caratterizzano la chiesa di S. Claudio, secondo gli studiosi, deriverebbero dalla preesistenza di murature antecedenti
In quest'area, inoltre, proprio dietro l'attuale chiesa, si trovava anche una necropoli paleocristiana, utilizzata fin dal V secolo d.C.. La chiesa romanica di San Claudio è posta in posizione strategica per la viabilità antica. La prima citazione è in una bolla papale di Alessandro III, nel 1178, da cui risulta che la chiesa era possedimento dell'abbazia camaldolese di S. Silvestro di Collepino. La costruzione è databile al XII secolo ed è intitolata al protettore dei lapicidi e degli scalpellini. S. Claudio, proprio in virtù di questa dedica, fu frequentata da maestranze che si spostavano di città in città e che lavoravano alle cattedrali. Il santo al quale è intitolato l'edificio sacro, un tempo, era stato un tagliatore di pietra, vissuto nella Pannonia del III secolo d.C.. Egli si sarebbe rifiutato di scolpire la statua di Esculapio ed avrebbe, in tal modo, segnato il suo destino. Chiuso in una cassa di piombo, infatti, fu gettato in un fiume.
Nel tardo medioevo, la chiesa di S. Claudio fu meta di pellegrinaggio anche per coloro che, dopo la morte di Francesco d'Assisi, si recavano sulla tomba del santo. Il 28 novembre 1392 il papa stabilì che chiunque si fosse recato in visita alla chiesa di S. Claudio nell'ultima domenica di agosto, per la ricorrenza della decollazione di S. Giovanni, avrebbe ricevuto il perdono dei suoi peccati. Questo documento è oggi conservato nell'archivio storico di Spello. La chiesa di S. Claudio divenne, pertanto, una meta di pellegrinaggio frequentatissima, al punto che vi si svolgevano anche delle fiere note in tutta l'Umbria. Si trattava soprattutto di fiere del bestiame, lo confermano tracce, tuttora visibili di due strutture rettangolari che affiancano l'edificio religioso, costruite per riparare gli animali.
Tra i vari appuntamenti fieristici, uno è sopravvissuto fino ai nostri giorni: la "fiera delle fantelle", che si svolge l'8 novembre lungo le vie del borgo medioevale di Spello. Le fantelle erano, probabilmente, delle fanciulle che, in occasione della fiera, vendevano i loro prodotti e speravano di incontrare un uomo da sposare. La data, l'8 di novembre, non è casuale. Sfogliando il calendario, in questo giorno, sesto prima delle idi di novembre, S. Claudio fu ucciso al tempo dell'imperatore Diocleziano.
L'esterno della chiesa è assai semplice, la facciata è in pietra bianca calcarea e reca un prezioso rosone. Due bifore sovrastano il portale. L'interno è quasi privo di luce. Le tre navate della chiesa sono asimmetriche e gli archi che le dividono sono sorretti da colonne a destra e pilastri a sinistra. La maggior parte degli affreschi che decorano l'interno furono eseguiti tra il XIV e gli inizi del XV secolo. Ovviamente il santo più raffigurato è S. Claudio, rappresentato sempre in figura intera e con in mano gli arnesi del mestiere: squadra, martello e scalpello. Sugli affreschi gli scalpellini hanno lasciato numerosi graffiti. Si tratta delle tracce del passaggio di monaci e pellegrini che vollero ricordare il loro passaggio in questa chiesa.
La navata centrale della chiesa termina con un'abside ed un catino poco profondo. La pavimentazione è in mattonelle di cotto. Le varie peculiarità che caratterizzano la chiesa di S. Claudio, secondo gli studiosi, deriverebbero dalla preesistenza di murature antecedenti
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