Gli autori classici ritenevano che la colonizzazione fenicia nel Mediterraneo ebbe inizio nel XII secolo a.C.. Cadice, nella penisola iberica, sarebbe stata fondata nel 1110; Utica, in nordafrica, nel 1100. Ma le testimonianze archeologiche non sorreggono a fondo queste ipotesi.
Solo per Cartagine, la Qart Hadasht (in fenicio "Città Nuova") della virgiliana Didone, i dati archeologici sembrano confermare quelli storici. La più antica ceramica cartaginese rinvenuta, infatti, risale all'800 a.C.. E' oramai storia che, nel 146 a.C., i Romani distrussero la loro acerrima nemica. I primi archeologi del XIX secolo, pertanto, si prefissero come compito di ritrovare i resti della città che gli antichi avevano esaltato per il numero degli abitanti e per la ricchezza dei centri urbani.
Alla metà dell'Ottocento, Davis esplorava, per conto del governo britannico, la piccola pianura litorale. Charles-Ernest Beulé, che aveva scoperto i Propilei dell'Acropoli di Atene, intreprese, poi, per proprio conto degli scavi sulla collina che si convenne di chiamare Byrsa, dalla pelle di bue (in greco byrsa) che, secondo la leggenda, dava il nome all'acropoli di Cartagine. Il sito fu identificato con l'acropoli in base a considerazioni topografiche dedotte dalle indicazioni ritrovate nei testi antichi.
Sul declivio meridionale della collina, il 7 aprile 1878, padre Delattre, della congregazione dei Pères Blancs, scoprì una tomba punica. Fu l'inizio di un'attività che doveva durare mezzo secolo. Vennero messe in luce centinaia di tombe a pozzo, scavate nella roccia. Malgrado gli scavi fossero condotti con criminale leggerezza ed incapacità totale, tra il 1930 ed il 1938 si trovarono tombe del VII-VI secolo a.C..
Fu nel 1921 che, però, Cartagine rivelò la sua sorpresa più grande. Un uomo si aggirava, un giorno, per il mercato, portando con sé una stele a forma di obelisco, alta più di un metro, che tentava di vendere. Fermato ed interrogato l'uomo, venne accertato che la stele recava su una faccia l'immagine di un sacerdote fenicio con in braccio un bambino. Si avviarono immediatamente le ricerche che condussero all'identificazione di un santuario a sud di Byrsa, nei pressi della zona portuale. A sei metri di profondità vi erano centinaia di stele, associate ad urne in terracotta contenenti resti di ossa bruciate e ceneri. Questi resti, una volta analizzati, risultarono appartenere a bambini piccolissimi ed animali di piccola taglia.
Il santuario di Salammbo (dal nome dell'eroina protagonista del romanzo omonimo di Gustave Flaubert) fu esplorato durante diverse campagne di scavo che accertarono la datazione del sito all'VIII secolo a.C., subito dopo la fondazione della città. Il tofet si presenta come un'area sacra a cielo aperto, circondata da una cinta rudimentale fatta di terra e pietre grezze. All'interno vi era un gran numero di urne costrassegnate da stele, le cui scritte rivelano che i sacrifici dei fanciulli erano dedicati al dio Baal Ammon e alla dea Tanit. Le immagini scolpite sulle stele più recenti, invece, si ispirano alla vita quotidiana.
L'interesse degli archeologi si concentrò, in seguito, sulla zona portuale. La laguna circolare, a sud di Byrsa, fu identificata con il porto militare della tradizione classica, anche se l'identificazione fu piuttosto criticata. Dal 1974 in poi, gli esiti più spettacolari degli scavi si ebbero proprio nella zona portuale, ad opera della missione britannica. Il porto di Cartagine aveva una forma circolare ed era destinato alle imbarcazioni di tipo militare. Vi era anche un isolotto su cui sorgeva l'edificio dell'ammiragliato, preceduto dal porto commerciale. In epoca romana questo era un bacino di carenaggio concepito con estrema razionalità.
Alla fine del I secolo la collina di Byrsa subì un gigantesco livellamento. Furono prelevati tutti gli elementi che potevano essere riutilizzati. Quello che non poteva essere riutilizzato ed i resti delle costruzioni incendiate e distrutte, fu spinto sui pendii. Una vasta resezione tagliò la collina e la terra così tolta andò a formare il terrapieno destinato a diventare il centro monumentale della Cartagine romana.
La missione francese ha evidenziato, sulle pendici orientali della collina di Byrsa, verso il mare, alcune tombe tra le più antiche di Cartagine, databili ad un periodo tra l'VIII ed il VI secolo a.C..
Solo per Cartagine, la Qart Hadasht (in fenicio "Città Nuova") della virgiliana Didone, i dati archeologici sembrano confermare quelli storici. La più antica ceramica cartaginese rinvenuta, infatti, risale all'800 a.C.. E' oramai storia che, nel 146 a.C., i Romani distrussero la loro acerrima nemica. I primi archeologi del XIX secolo, pertanto, si prefissero come compito di ritrovare i resti della città che gli antichi avevano esaltato per il numero degli abitanti e per la ricchezza dei centri urbani.
Alla metà dell'Ottocento, Davis esplorava, per conto del governo britannico, la piccola pianura litorale. Charles-Ernest Beulé, che aveva scoperto i Propilei dell'Acropoli di Atene, intreprese, poi, per proprio conto degli scavi sulla collina che si convenne di chiamare Byrsa, dalla pelle di bue (in greco byrsa) che, secondo la leggenda, dava il nome all'acropoli di Cartagine. Il sito fu identificato con l'acropoli in base a considerazioni topografiche dedotte dalle indicazioni ritrovate nei testi antichi.
Sul declivio meridionale della collina, il 7 aprile 1878, padre Delattre, della congregazione dei Pères Blancs, scoprì una tomba punica. Fu l'inizio di un'attività che doveva durare mezzo secolo. Vennero messe in luce centinaia di tombe a pozzo, scavate nella roccia. Malgrado gli scavi fossero condotti con criminale leggerezza ed incapacità totale, tra il 1930 ed il 1938 si trovarono tombe del VII-VI secolo a.C..
Fu nel 1921 che, però, Cartagine rivelò la sua sorpresa più grande. Un uomo si aggirava, un giorno, per il mercato, portando con sé una stele a forma di obelisco, alta più di un metro, che tentava di vendere. Fermato ed interrogato l'uomo, venne accertato che la stele recava su una faccia l'immagine di un sacerdote fenicio con in braccio un bambino. Si avviarono immediatamente le ricerche che condussero all'identificazione di un santuario a sud di Byrsa, nei pressi della zona portuale. A sei metri di profondità vi erano centinaia di stele, associate ad urne in terracotta contenenti resti di ossa bruciate e ceneri. Questi resti, una volta analizzati, risultarono appartenere a bambini piccolissimi ed animali di piccola taglia.
Il santuario di Salammbo (dal nome dell'eroina protagonista del romanzo omonimo di Gustave Flaubert) fu esplorato durante diverse campagne di scavo che accertarono la datazione del sito all'VIII secolo a.C., subito dopo la fondazione della città. Il tofet si presenta come un'area sacra a cielo aperto, circondata da una cinta rudimentale fatta di terra e pietre grezze. All'interno vi era un gran numero di urne costrassegnate da stele, le cui scritte rivelano che i sacrifici dei fanciulli erano dedicati al dio Baal Ammon e alla dea Tanit. Le immagini scolpite sulle stele più recenti, invece, si ispirano alla vita quotidiana.
L'interesse degli archeologi si concentrò, in seguito, sulla zona portuale. La laguna circolare, a sud di Byrsa, fu identificata con il porto militare della tradizione classica, anche se l'identificazione fu piuttosto criticata. Dal 1974 in poi, gli esiti più spettacolari degli scavi si ebbero proprio nella zona portuale, ad opera della missione britannica. Il porto di Cartagine aveva una forma circolare ed era destinato alle imbarcazioni di tipo militare. Vi era anche un isolotto su cui sorgeva l'edificio dell'ammiragliato, preceduto dal porto commerciale. In epoca romana questo era un bacino di carenaggio concepito con estrema razionalità.
Alla fine del I secolo la collina di Byrsa subì un gigantesco livellamento. Furono prelevati tutti gli elementi che potevano essere riutilizzati. Quello che non poteva essere riutilizzato ed i resti delle costruzioni incendiate e distrutte, fu spinto sui pendii. Una vasta resezione tagliò la collina e la terra così tolta andò a formare il terrapieno destinato a diventare il centro monumentale della Cartagine romana.
La missione francese ha evidenziato, sulle pendici orientali della collina di Byrsa, verso il mare, alcune tombe tra le più antiche di Cartagine, databili ad un periodo tra l'VIII ed il VI secolo a.C..
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