Il sito dove, un tempo, sorse Biblo era sconosciuto quando, nel 1860, Renan cominciò a scavare e riconobbe, nei primi resti affioranti dal terreno, la città che, secondo le fonti greche, aveva dato i natali all'alfabeto. Una città a circa 37 chilometri a nord di Beirut, nell'antico porto di Gebail.
Quando i francesi cominciarono a scavare, la zona era prevalentemente occupata da abitazioni, per cui i sondaggi furono estremamente limitati dalla loro presenza. Gli scavi clandestini, tuttavia, continuarono, al punto che un busto pertinente al faraone Osorkon I comparve a Napoli intorno al 1881, anche se la scritta che lo accompagnava rivelò solo negli anni Venti del secolo scorso che il busto proveniva dall'antica città fenicia.
Nuove campagne di scavo sul sito dell'antica Biblo si ebbero tra il 1921 ed il 1924, ostacolati anch'essi dalla presenza di edifici abitativi che occupavano l'area. Tuttavia, malgrado questi ostacoli, furono scoperti due templi, chiamati "tempio egiziano" e "tempio siriano" in via provvisoria. I resti appartenevano, in realtà, ad un tempio del periodo romano costruito sui diversi livelli architettonici di un più antico santuario. Gli oggetti che furono ritravati durante gli scavi, però, erano senz'altro indizio di un fiorente commercio tra Biblo e la terra dei faraoni già a partire dal III millennio a.C..
La scoperta più sensazionale fu pressocché casuale ed avvenne nel febbraio 1922, grazie ad una frana sul pendio dell'altura dove sorgeva la cittadina moderna. La frana portò alla luce una tomba che si identificò immediatamente come appartenente ad una famiglia di rango reale. La camera funeraria conteneva il sarcofago di un sovrano di Biblo, insieme con oggetti che erano stati donati dal faraone Amenhemat III, vissuto nel XIX secolo a.C.. Questa scoperta portò, più tardi, allo scavo di un'intera necropoli reale, con nove tombe delle quali tre ancora inviolate. La più importante, sebbene non fosse la più ricca, era quella contenente oggetti dell'epoca di Ramses II insieme ad un sarcofago decorato con rilievi fenici, datato al XIII secolo. Su questo sarcofago vi era un'iscrizione che specificava come Ittobaal, re di Biblo, avesse fatto fabbricare quel sepolcro per il padre Ahiram. Quest'iscrizione è considerata una delle più antiche iscrizioni in lingua fenicia mai rinvenute.
In realtà già si conosceva l'esistenza, fuori da Saida, l'antica Sidone, di una necropoli con ricche tombe, ma poche altre tracce dell'antico centro fenicio erano sopravvissute al tempo ed agli uomini. A Saida i primi scavi condussero alla scoperta del Sarcofago di Eshmunazar, scoperta che spinse gli archeologi a scavare, nei primi decenni del XIX secolo, fino ai piedi delle colline che circondano la moderna Saida.
La scoperta più spettacolare data al 1887, quando, nei pressi di Sidone, in un terreno sfruttato come cava, un operaio portò casualmente alla luce una tomba. L'esistenza di questo sepolcro portò ben presto alla individuazione di ben altri sei ipogei scavati nella roccia. Questi contenevano sarcofagi scolpiti in modo magistrale appartenenti agli antichi sovrani fenici. Questi sarcofagi furono battezzati con i nomi di Sarcofago di Alessandro, Sarcofago del Satrapo, Sarcofago licio, Sarcofago delle Piangenti.
Nel 1901 una Missione dell'American School di Gerusalemme rinvenne, nella necropoli di Ain el-Helwe, a sud est della città di Seida, un gran numero di sarcofagi antropoidi in marmo bianco che si ispiravano alle mummie egiziane ma i cui capelli erano realizzati in stile greco. Gli scavi presso Seida continuarono nel 1914, nel 1920, nel 1924 e nel 1929.
Circa 4 chilometri a nord di Sidone, in località Bostan esh-Sheik erano ben note le rovine di un grande complesso architettonico. Nell'estate del 1900 alcuni operai che lavoravano al recupero dei grandi blocchi di un muro, s'imbatterono in due massi iscritti, che furono letti da Charles C. Torrey, dell'Università di Yale. Le iscrizioni erano in fenicio e dicevano che il re Bodashtart, sovrano dei Sidoni, aveva costruito quel tempio per il suo dio Eshmun. Nel 1924 il tempio, che nel frattempo era stato praticamente dimenticato e ricoperto di vegetazione, tornò alla ribalta. Eshmun era una divinità guaritrice che era "specializzata" soprattutto nella guarigione dei fanciulli. Dagli scavi si dedusse che il tempio fu costruito forse alla fine del VI secolo. Esso era un alto massiccio piramidale, ricoperto da un podio monumentale sul quale, in epoca persiana, fu costruita un'altra struttura. Fu proprio quest'ultimo il periodo più fiorente del santuario, quando Sidone era la sede della V satrapia ed il suo re era l'ammiraglio principale della flotta al servizio del re di Persia. L'edificio fu distrutto, con tutta probabilità, al tempo della rivolta dei satrapi, culminata con l'incendio di Sidone nel 343-342 a.C.. Il santuario conobbe una nuova vita quando furono edificati, alla base dell'alto podio, tre ambienti decorati con scene di caccia e sacrifici in stile ellenistico. Proprio in questo frangente, l'edificio sacro tornò ad essere meta di pellegrinaggi per ottenere guarigione dalle malattie.
Quando i francesi cominciarono a scavare, la zona era prevalentemente occupata da abitazioni, per cui i sondaggi furono estremamente limitati dalla loro presenza. Gli scavi clandestini, tuttavia, continuarono, al punto che un busto pertinente al faraone Osorkon I comparve a Napoli intorno al 1881, anche se la scritta che lo accompagnava rivelò solo negli anni Venti del secolo scorso che il busto proveniva dall'antica città fenicia.
Nuove campagne di scavo sul sito dell'antica Biblo si ebbero tra il 1921 ed il 1924, ostacolati anch'essi dalla presenza di edifici abitativi che occupavano l'area. Tuttavia, malgrado questi ostacoli, furono scoperti due templi, chiamati "tempio egiziano" e "tempio siriano" in via provvisoria. I resti appartenevano, in realtà, ad un tempio del periodo romano costruito sui diversi livelli architettonici di un più antico santuario. Gli oggetti che furono ritravati durante gli scavi, però, erano senz'altro indizio di un fiorente commercio tra Biblo e la terra dei faraoni già a partire dal III millennio a.C..
La scoperta più sensazionale fu pressocché casuale ed avvenne nel febbraio 1922, grazie ad una frana sul pendio dell'altura dove sorgeva la cittadina moderna. La frana portò alla luce una tomba che si identificò immediatamente come appartenente ad una famiglia di rango reale. La camera funeraria conteneva il sarcofago di un sovrano di Biblo, insieme con oggetti che erano stati donati dal faraone Amenhemat III, vissuto nel XIX secolo a.C.. Questa scoperta portò, più tardi, allo scavo di un'intera necropoli reale, con nove tombe delle quali tre ancora inviolate. La più importante, sebbene non fosse la più ricca, era quella contenente oggetti dell'epoca di Ramses II insieme ad un sarcofago decorato con rilievi fenici, datato al XIII secolo. Su questo sarcofago vi era un'iscrizione che specificava come Ittobaal, re di Biblo, avesse fatto fabbricare quel sepolcro per il padre Ahiram. Quest'iscrizione è considerata una delle più antiche iscrizioni in lingua fenicia mai rinvenute.
In realtà già si conosceva l'esistenza, fuori da Saida, l'antica Sidone, di una necropoli con ricche tombe, ma poche altre tracce dell'antico centro fenicio erano sopravvissute al tempo ed agli uomini. A Saida i primi scavi condussero alla scoperta del Sarcofago di Eshmunazar, scoperta che spinse gli archeologi a scavare, nei primi decenni del XIX secolo, fino ai piedi delle colline che circondano la moderna Saida.
La scoperta più spettacolare data al 1887, quando, nei pressi di Sidone, in un terreno sfruttato come cava, un operaio portò casualmente alla luce una tomba. L'esistenza di questo sepolcro portò ben presto alla individuazione di ben altri sei ipogei scavati nella roccia. Questi contenevano sarcofagi scolpiti in modo magistrale appartenenti agli antichi sovrani fenici. Questi sarcofagi furono battezzati con i nomi di Sarcofago di Alessandro, Sarcofago del Satrapo, Sarcofago licio, Sarcofago delle Piangenti.
Nel 1901 una Missione dell'American School di Gerusalemme rinvenne, nella necropoli di Ain el-Helwe, a sud est della città di Seida, un gran numero di sarcofagi antropoidi in marmo bianco che si ispiravano alle mummie egiziane ma i cui capelli erano realizzati in stile greco. Gli scavi presso Seida continuarono nel 1914, nel 1920, nel 1924 e nel 1929.
Circa 4 chilometri a nord di Sidone, in località Bostan esh-Sheik erano ben note le rovine di un grande complesso architettonico. Nell'estate del 1900 alcuni operai che lavoravano al recupero dei grandi blocchi di un muro, s'imbatterono in due massi iscritti, che furono letti da Charles C. Torrey, dell'Università di Yale. Le iscrizioni erano in fenicio e dicevano che il re Bodashtart, sovrano dei Sidoni, aveva costruito quel tempio per il suo dio Eshmun. Nel 1924 il tempio, che nel frattempo era stato praticamente dimenticato e ricoperto di vegetazione, tornò alla ribalta. Eshmun era una divinità guaritrice che era "specializzata" soprattutto nella guarigione dei fanciulli. Dagli scavi si dedusse che il tempio fu costruito forse alla fine del VI secolo. Esso era un alto massiccio piramidale, ricoperto da un podio monumentale sul quale, in epoca persiana, fu costruita un'altra struttura. Fu proprio quest'ultimo il periodo più fiorente del santuario, quando Sidone era la sede della V satrapia ed il suo re era l'ammiraglio principale della flotta al servizio del re di Persia. L'edificio fu distrutto, con tutta probabilità, al tempo della rivolta dei satrapi, culminata con l'incendio di Sidone nel 343-342 a.C.. Il santuario conobbe una nuova vita quando furono edificati, alla base dell'alto podio, tre ambienti decorati con scene di caccia e sacrifici in stile ellenistico. Proprio in questo frangente, l'edificio sacro tornò ad essere meta di pellegrinaggi per ottenere guarigione dalle malattie.
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