sabato 22 maggio 2010

Il castello mai dimenticato


Il 1° ed il 2 giugno verranno presentati al Teatro comunale degli Arrischiati di Sarteano, in pronvia di Siena, le scoperte relative al Castello di Castiglioncello del Trinoro.
Nel 2009, dopo un accurato lavoro di scavo archeologico al quale ha partecipato anche la Soprintendenza archeologica della Toscana, sono venuti alla luce i resti di un'antica fortezza in uso già durante i primi anni dell'XI secolo. La fortezza venne identificata come il Castello di Castiglioncello del Trinoro.
Nel 2010, le ulteriori ricerche hanno permesso di identificare l'accesso al castello e la continuazione della cinta muraria che doveva proteggere il borgo senese. Queste scoperte danno nuovo e maggiore valore ai documenti che attestano i diversi passaggi di proprietà del cassero dai conti Manenti di Sarteano all'abbazia camaldolese di San Pietro in Campo fino al XIII secolo, quando il castello divenne proprietà della Repubblica senese. Verso gli ultimi anni della sua vita, il castello fu acquistato dalla nobile famiglia dei Salimbeni e sembra che abbia anche avuto modo di ospitare Caterina da Siena.
Delle cinque chiese e delle antiche fortezze, oggi non rimangono che chiesa romanica di Sant'Andrea e la Porta Senese.
Castiglioncello del Trinoro era, in origine, un abitato etrusco di notevole importanza, come appare testimoniato dalle vicine necropoli. I Romani battezzarono la cittadina Castrum Latronum. Uno dei signori medioevali di Castiglioncello, Manente, dopo essere stato emancipato da suo padre, il conte Pepone, nell'anno 1117, rinunciò al monastero camaldolese di S. Pietro in Campoindieme ed a metà del castello in favore dell'ordine dei frati camaldolesi. Non sempre, però, i successori di Manente tennero fede ai patti tra il loro avo ed i camaldolesi, sicchè questi ultimi si videro più volte costretti a ricorrere ai tribunali senesi finquando ottennero, il 26 agosto 1210, dal giudice in Siena dell'imperatore Federico II una sentenza favorevole, che obbligò gli eredi del conte Manente a restituire ai frati quanto era stato loro donato.
Varie altre vicissitudini colpirono sia il castello sia i frati, fino ad arrivare al 1368, anno nel quale il Castello risulta tolto ai perugini da Cione di Sandro Salimbeni, uno dei più potenti signori di Siena. Questa conquista fu definitivamente sanzionata dal figlio di Cione, Cocco, con un documento del 1404, che obbligava Siena a difendere il territorio ed il castello.
Nel 1405, però, la Repubblica di Siena esautorò completamente Cocco di Cione Salimbeni, a causa di alcune sue manovre politiche poco chiare e contrarie alla Repubblica. Nel 1418, mentre Cocco di Cione Salimbeni era impeganto a difendersi nella Rocca di Tentennano (Val d'Orcia), gli abitanti del borgo di Castiglioncello del Trinoro riuscirono a penetrare nel castello di Trinoro e ad espugnare il cassero. Il borgo decise, quindi, di allearsi con Siena ed ottenne, per questo, diversi benefici, a patto di non accogliere, tra le mura del borgo, nessun parente o discendente di Cocco Salimbeni. Nel 1497 quest'alleanza, che inizialmente era rinnovata ogni 25 anni, venne dichiarata perpetua, ed il borgo seguì le sorti della Repubblica.
Dunque era ben nota l'esistenza di questo castello e le sue vicende storiche, ma nessuno, finora, era riuscito ad individuare i resti della fortezza. Gli scavi hanno permesso di mettere in luce il cassero medioevale diviso in una torre, tratti murari ed una cisterna utilizzata già nell'XI secolo.

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