mercoledì 13 ottobre 2010

La città scomparsa di Claterna


Il territorio di Ozzano Emilia ospita una delle più interessanti realtà archeologiche dell'Emilia Romagna, l'antica città di Claterna, i cui resti, però, non emergono in superficie. Ogni tanto i contadini ritrovano frammenti di vetri, ceramiche, mattoni e tessere di mosaico.
Il nome di Claterna deriva alla città dal fiume che tuttora la bagna, il Quaderna. Gli studiosi ritengono sia di origine etrusca. La città viene, per la prima volta, menzionata nel 43 a.C., quando Aulo Irzio la espugna e vi si attesta per rafforzare le forze che combattono a favore di Ottaviano contro Marco Antonio. Le fonti scritte ritrovate in situ, incise sulla pietra, sono dediche a personaggi di rango, imperatori e divinità.
Le prime tracce umane, sul territorio dove più tardi sorgerà la città romana di Claterna, risalgono al Paleolitico e sono attrezzi litici in selce, ritrovati nel corso del fiume Quaderna. Gli insediamenti umani veri e propri si consolidarono durante l'Età del Bronzo: sorsero grandi villaggi che perdurarono fino al II millennio a.C., quando in Italia comparve la civiltà Villanoviana. Proprio il periodo villanoviano portò la civiltà etrusca che, in Emilia, fondò l'importante città etrusca di Felsina (Bologna).
Un'altra fase di notevole importanza per il territorio in cui nacque Claterna, fu quella caratterizzata dall'arrivo dei Celti suddivisi in grandi tribù come quella dei Boi (forse provenienti dall'attuale Boemia). L'incontro-scontro tra la civiltà etrusca e quella celtica fu devastante per la prima, prima di determinarsi in una sorta di fusione etrusco-celtica. In località Monte Bibele, non lontano a Monterenzio, è stato scavato un villaggio in cui visse una popolazione dai tratti culturali misti ed anche a Claterna sono stati ritrovati degli ornamenti con chiare influenze celtiche.
I Romani, nella regione compresa tra gli Appennini ed il Po, comparvero nel 268 a.C., quando fondarono la colonia di Ariminum (Rimini) in pieno territorio celtico. L'etrusca Felsina fu rifondata come colonia romana con il nome di Bononia nel 189 a.C.. Le origini di Claterna sembrano più oscure di quelle di Felsina, a parte l'origine etrusca. Gli archeologi ritengono che il centro si coagulò nell'area del fiume Quaderna durante la prima metà del II secolo a.C..
Quel che è certo è che Claterna fu, all'inizio, un villaggio con la funzione innanzitutto itineraria, collocato com'era all'incrocio tra la via Aemilia ed una via che gli studiosi ritengono sia la Flaminia Minor (entrambe vie consolari realizzate nel 187 a.C.). La seconda funzione di Claterna era di natura economica e sociale, fungendo la città da centro di riferimento per il territorio circostante. Nel I secolo a.C., probabilmente sotto Giulio Cesare, la città divenne amministrativamente autonoma e fu elevata a rango di municipio confinante ad ovest con Bononia e ad est con Forum Cornelii (attuale Imola). I primi secoli dell'impero furono quelli durante i quali fiorì pienamente Claterna.
La città aveva un impianto urbano con isolati di forma e ampiezza variabili, dovuti ad un'urbanizzazione iniziale di tipo spontaneo e ad una successiva pianificata. Le strade furono realizzate con piani acciottolati. Il foro era, ovviamente, il centro della vita cittadina ed il luogo in cui erano concentrate le emergenze urbane. Fu scoperto nell'Ottocento, nel settore orientale della città, ma non si potuto arguire granchè degli edifici che vi erano ospitati o degli spazi pubblici, come i templi, che vi si trovavano. Le emergenze più individuabili sono le domus, case private di personaggi in vista, che mostrano di possedere un atrium, come la più classica delle abitazioni romane, ed ambienti con preziosi pavimenti in mosaico o in cotto.
La crisi, per Claterna, sopravvenne con il cambiamento delle strutture economiche, sociali e politiche dell'Impero, durante il III secolo d.C., che vide l'arrivo delle prime incursioni barbariche anche nel centro della penisola. Lentamente la città si impoverì lentamente. Il centro urbano si spopolò e non venne mai più rioccupato. Nel V secolo d.C. della città non rimase resto visibile.
La scoperta della città sparita di Claterna è dovuta agli scavi di Edoardo Brizio, direttore del Museo Civico di Bologna, e, in seguito, di Salvatore Aurigemma. Furono messi in luce, all'inizio, alcuni tratti di strada e parti di case riconosciute come romane, con pavimenti in mosaico ed in cocciopesto. Negli anni '30 si rinvennero alcune interessanti pavimentazioni oggi esposte a Bologna.

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