domenica 3 ottobre 2010

La nascosta divinità etrusca della caccia


Molte divinità greche, specialmente quelle più note, passarono nel pantheon etrusco, che le adottò, cambiandone il nome. Tra queste la sorella di Apollo, Artemide, non fu tra le più popolari, pur essendo raffigurata, abbastanza spesso, sulle impugnature degli specchi in bronzo.
La dea era considerata, anche in Etruria, di ambito prettamente femminile, ma le furono dedicate solo poche iscrizioni e non si è avuta notizia di alcun ritrovamento di un tempio che le fosse dedicato. A tutt'oggi, inoltre, non si conoscono epiteti etruschi che le fossero attribuiti od un suo nome etrusco, come è stato per le altre divinità greche.
Nel VI secolo a.C., però, le offerte presentate all'altare del tempio di Menerva, nel santuario di Portonaccio a Veio, presentano due dediche votive su ciascun oggetto, ad Aritimi ed a Turan, le greche Artemide ed Afrodite. Più diffusa della forma Aritimi è la forma Artumes che è anche più vicina al termine greco originario e che è stata documentata in un graffito, ritrovato presso Gravisca, porto di Tarquinia, datato al VI secolo. Sempre Artumes è stato rinvenuto a Roselle, per l'offerta di una coppa attica, ed a Tarquinia nella consacrazione di una barretta oracolare presso l'Ara della Regina.
Dunque Artemide, od una divinità con caratteristiche simili ad Artemide, veniva adorata in Etruria nel VI secolo a.C. in associazione ad altre divinità femminili. Gli specchi figurati, però, mostrano Artumes con le caratteristiche proprie dell'Artemide greca. Uno specchio tardo arcaico la ritrae a cavallo di una cerva. E la divinità è sempre sola e non presenta le caratteristiche proprie di una divinità adorata.
Le altre attestazioni sono rappresentate da conversazioni divine in cui la dea è associata al fratello Apollo e, in alcuni casi, a Latona (in etrusco Letun), madre di entrambi. Il carattere vendicativo e pericoloso della Artemide etrusca, proprio anche della sua "collega" greca, viene chiaramente rappresentato nella scena su uno specchio in cui è raffigurato il rapimento di Arianna/Estia dopo la sua unione con Dioniso/Fufluns. Qui Artemide, richiamata nella variante Artames del nome, ha con sé un arco e richiama la funzione di angelo della morte inviato dagli dèi a ristabilire l'ordine sulla terra, riportando Arianna nel regno degli Inferi. Dunque Artemide, od una divinità a lei similare, in Etruria, assume un carattere nettamente infernale, che si armonizza con il suo ruolo di sorella del nero Apollo etrusco, divinità anch'essa infera.
In Etruria Artemide non ha, però, la funzione di divinità lunare che, invece, le è propria in Grecia. Quella lunare è una divinità ben distinta, chiamata Tiu (o Tiur, al plurale, in onore della natura triplice dell'astro notturno). Un oggetto votivo estremamente particolare è stato rinvenuto nel XVIII secolo da Cesare Borgia, che lo donò al vescovo di Città della Pieve. Oggetto che, pertanto, è oggi custodito nel Museo Gregoriano Etrusco al Vaticano: è una lastrina di bronzo a forma di mezzaluna dotata di un perno per la connessione ad una base oppure ad un oggetto maggiore. Probabilmente il luogo in cui è stato ritrovato era, originariamente, un santuario etrusco nei dintorni di Acquasanta di Chianciano. Su una delle facce della mezzaluna è incisa un'iscrizione di consacrazione alla divinità della luna Tiur (alla quale è attribuito l'epiteto Kathunias), che dimostra che un culto lunare indipendente da Artemide esisteva già nel VI secolo a.C.. Un'altra attestazione, più recente, è costituita da un breve testo di consacrazione a Tiu su una brocchetta rinvenuta nel deposito votivo di Campetti di Veio, dedicato alla dea Vei (corrispondente alla greca Demetra).
Alcuni indizi hanno portato gli archeologi a pensare che le divergenze tra la divinità greca della luna (Artemide) e quella etrusca fossero più marcate di quanto appaia. Come la divinità etrusca del sole, chiamata Cavtha, era di genere femminile, mentre in Grecia il sole era di genere maschile, così per analogia la divinità della luna poteva essere, in Etruria, maschile. Per questo la divinità lunare veniva chiamata Kathunia(n)s a Città della Pieve e [U]silnanz a Feltre, la cui terminazione -ns è tipica dei nomi etruschi di genere maschile. Inoltre è conosciuta un'immagine di un Tiu barbuto ed armato di lancia su uno specchio.
Ancora più convincente, per quel che riguarda la natura maschile della divinità lunare etrusca Tiu, è la forma di culto che a questi viene tributata da una famiglia chiusina sepolta nella tomba delle Tassinaie. Qui compare una sorta di stemma di famiglia a forma di falce lunare su uno scudo dipinto che documenta il nome Tiu nel diminutivo Tiuza, per il figlio maschio del capostipite sepolto nella camera funeraria.

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