giovedì 10 marzo 2011

Tamna' splendore d'Oriente


Plinio fu l'ultimo scrittore antico a fare il nome del regno del Qataban e della sua capitale Tamna'. Questo regno era, al tempo, una vera e propria potenza economica, sviluppatosi dal I millennio a.C. fino all'epoca cristiana.
Il generale di Ottaviano Augusto, Elio Gallo, che voleva conquistare la ricca terra dell'incenso in mano ai regni di Saba, Ma'in, Qataban e Hadramawt, non riuscì a spingersi oltre la capitale dei Sabei, Marib, che confinava con il Qataban. Probabilmente la missione fallì perchè il generale non riuscì a conquistare Tamna', vero e proprio snodo del commercio dell'incenso e da cui, dice Plinio, partivano le carovane dirette a Gaza. Proprio la crisi delle vie carovaniere, nel I secolo d.C., condannò il Qataban all'oblìo. Tamna' cessò di esistere nel II secolo d.C.
La grandezza di Tamna' è ben testimoniata dall'imponenza delle sue rovine. La città poteva godere, all'epoca del suo massimo splendore, di risorse idriche ed agricole di notevole importanza in una landa sostanzialmente arida qual è il deserto yemenita.
Il suo tell ovale, che oggi ospita il villaggio di Hajar Kuhlan, ha 350 metri di larghezza, 700 di lunghezza e 20 di altezza. La cinta muraria che difendeva ed abbracciava Tamna' era costruita in pietra e formata dalla sovrapposiizone dei muri esterni delle case perimetrali. A nord e a sud della cinta ovale si possono ammirare i resti di due porte monumentali.
A circa 2 chilometri a nord di Tamna' si trovano le rovine della necropoli, scavata per la prima volta solo nel 1951 dagli americani, che misero in luce una serie di architetture e reperti, prime testimonianze dirette della misteriosa e favolosa "terra dell'incenso". Furono, in questo frangente, riportate alla luce alcune ricche case private, presso la porta sud, un grande edificio al centro della città e numerose tombe. Gli scavi, però, non vennero mai pubblicati, per cui gli archeologi moderni non hanno finora potuto usufruire di una precisa stratigrafia e della cronologia del sito.
Nel 1999 gli scavi ripresero e questa volta ad operare a Tamna' è stata una Missione Archeologica italiana di cui faceva parte un'equipe di epigrafisti francesi. Fino al 2006 si sono susseguite ben otto campagne di scavo che hanno riportato alla luce numerosi monumenti. Innanzitutto si è riportato alla luce un asto edificio templare, il Tempio di Athirat, accanto alla porta nord; poi la cosiddetta Piazza del mercato, al cui centro è stata trovata una stele di granito con iscritte le leggi che regolavano il commercio cittadino; poi, ancora, il palazzo reale o Grande Tempio e la necropoli di Hayd bin 'Aquil, nella quale sono state scavate nuove tombe.
Le campagne di scavo sono state l'occasione per analizzare numerose ceramiche, statue, bronzi e iscrizioni rinvenute sul sito. Proprio per ospitare i numerosi reperti, gli archeologi italiani hanno costruito il Museo di Tamna'.
Il Tempio di Athirat, grandioso edificio rettangolare, fu in uso tra il IV secolo a.C. e il I secolo d.C.. Ne conosciamo il nome dalle numerose iscrizioni che lo citano, il tempio si chiamava Yashshal. E' pervenuto fino a noi anche il nome della divinità adorata all'interno delle sue mura, la dea Athirat, che aveva lo stesso nome del tempio, il che sta a testimoniare la lunga tradizione di culto che le era tributato. Accanto al tempio gli archeologi italiani hanno anche ritrovato una costruzione ipostila a tre navate con numerose banchette intonacate, collegata al culto del tempio principale.
La Piazza del mercato di Tamna' aveva una forma ovale ed era circondata da ville lussuose e da abitazioni private. Le case erano costruite su basamenti in granito alti e robusti ed erano accessibili tramite scalinate. Avevano due o più piani in legno e mattoni crudi. La ceramica ritrovata ha datato il quartiere al IV secolo a.C.. Le abitazioni rimasero in uso fino al I-II secolo d.C., quando una violenta distruzione spazzò via la città.
Il Palazzo reale, invece, è una costruzione rettangolare già scavata dagli americani e riconosciuto come un tempio della divinità suprema sudarabica 'Athtar, è stato ultimamente riconosciuto come l'antico palazzo reale. Gli scavi del 2005 hanno permesso di ritrovare una vasta area lastricata sul piano cittadino proprio a ridosso del lato nord del palazzo, in cui si trovano un grande bacino in calcare, un altare circondato da una canaletta per l'acqua e un pozzo a bocca quadrata, probabilmente utilizzato per abluzioni e fini cultuali.

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