giovedì 10 marzo 2011

I colli di Roma


I sette colli per antonomasia sono quelli sui quali si distende la città di Roma, la septemgemina, come scrive il poeta Stazio.
Secondo la versione canonica, i colli di Roma sono: Aventino, Campidoglio, Celio, Esquilino, Palatino, Quirinale e Viminale. Gli stessi antichi, però, proponevano diverse variabili, come Servio, che dal novero dei colli toglie il Campidoglio e inserisce il Gianicolo, oppure altri che tolgono Quirinale e Viminale e inseriscono Gianicolo e Vaticano. Senza contare di quando aumenterebbero, i famosi sette colli, se si contassero anche le cime di cui sono composti. Quattro sono state contate sul Quirinale (Latiaris, Sanqualis, Salutaris e Quirinalis vero e proprio); due sono le cime del Campidoglio (Capitolium ed Arx); tre dell'Esquilino (Fagital, Oppius e Cispius); due del Palatino (Palatium e Velia). Il Celio era distinto in due parti di cui una era chiamata Caeliolus o Caelius Minor e l'altra, di cui non si conosce il nome era integtrata da un piccolo Aventino.
I colli sono in parte di origine vulcanica (Aventino, Celio, Campidoglio e Palatino) e sono alti, sul livello del mare, dai 46 metri dell'Aventino e del Campidoglio agli oltre 60 metri delle zone orientali dell'Esquilino, del viminale e del Quirinale. Un tempo questi colli erano coperti di boschi (come quello di faggi che dava nome al Fagutal) e furono presto alterati dalla presenza e dall'intervento umano.
Al tempo dei Cesari, malgrado i colli conservassero, in gran parte, la loro originale fisionomia, furono adattati alle esigenze degli imperatori. Il Quirinale venne separato dal Campidoglio con lo smantellamento della sella che univa i due colli, affiinché Traiano potesse edificare il suo Foro ed eliminare il diaframma naturale interposto tra la città vecchia e quella nuova, la città dei colli e quella della pianura.
In età imperiale, inoltre, alcuni colli avevano anche cambiato nome. Gli antichi affermano che il Campidoglio si chiamava originariamente Tarpeius (dal nome della divinità tutelare Tarpeia), il Celio si chiamava Querquetulanus (per via del bosco di querce che lo ricopriva); l'Aventino era detto Murcus (dal nome della dea Murcia, che fu poi identificata con la Fortuna Virile e con Venere, che vi aveva un sacello).
Con il tramonto dell'epoca antica e della Roma imperiale, la città papalina andò contraendosi e si ridusse alle zone basse del Campo Marzio e del Trastevere, mentre i colli venivano progressivamente appandonati dalle abitazioni, eccezion fatta per il Laterano e Santa Maria Maggiore. Anche i nomi romani finirono nell'oblìo generale, tanto che il Quirinale venne chiamato Monte Cavallo e il Campidoglio Monte Caprino. Là dove, un tempo, sorgevano case gentilizie, terme, portici e fontane, non compariva altro che terreno incolto, prati, orti, vigne, chiese e conventi. Il Quirinale, poi, finì per diventare la sede estiva dei papi.
L'unità d'Italia, nel 1870, portò ad una massiccia urbanizzazione della città ed i colli famosi vennero vilipesi ed oltraggiati da tunnel che ne trapassarono le viscere, dalla costruzione del Vittoriano, che sbancò buona parte del Campidoglio. Altri monti entrarono a far parte del novero dei colli romani, come il Pincio, Monte Sacro, Monteverde, i Parioli, Monte Mario, Monte Antenne, i Colli Portuensi. Di quelli antichi, l'ultima menzione si trova in un discorso di Benito Mussolini del 1936, pronunciato dal balcone di Piazza Venezia.

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