Il paese di Mogoro, in provincia di Oristano, in Sardegna, presenta tracce antiche dell'esistenza dell'uomo. La maggior parte degli studiosi concorda nel far risalire il toponimo Mogoro al basco Mokòr e allo spagnolo Mogòte, altopiano, cima collinare, collina bassa. Altri possibili significati, recentemente ipotizzati, sono quelli che vogliono Mogoro derivare da mogheròs, luogo faticoso o da mahor, stanziamento od ospizio. Non secondaria è la derivazione dal fenicio makor, fonte, dal momento che a Mogoro esistono due sorgenti d'acqua. Gli uomini hanno abitato il sito sin dal Paleolitico superiore (13000 anni fa), con più o meno continuità nel corso dei secoli. Questa presenza è attesata dai ritrovamenti di centri per la lavorazione dell'ossidiana e dall'importante villaggio di Puisteris. Il fiorire delle cinte megalitiche durante l'Età del Rame ha portato gli studiosi a pensare che si sia venuta a creare, in quel periodo, una situazione di generale irrequietezza nel Mediterraneo, provocata dalla ricerca, estrazione, commercio e lavorazione dei metalli. In quest'epoca si continua ad abitare in villaggi di capanne circolari, con l'aggiunta di zoccolatura in pietra, soprattutto nei pressi di Oristano e di Cagliari. I morti continuano ad essere deposti in tombe ad ipogeo, in grotte naturali oppure in tombe interrate. Nel 509 a.C., Cartagine prese il controllo di tutta la Sardegna, sia quella costiera che quella dell'entroterra. Ai punici si sostuirono i Romani, che si impadronirono delle aree più fertili dell'isola. Vennero, allora, inviati in Sardegna prigionieri di guerra, tra cui 4000 ebrei, soldati romani e mercenari, ai quali vennero affidate le terre divise in piccoli appezzamenti, affinché le coltivassero ed incrementassero la produzione di cereali necessaria per sostenere il resto dell'impero. Nel medioevo Mogoro fece parte del Giudicato d'Arborea. Nel 1355 inviò i propri rappresentanti al primo parlamento convocato a Cagliari da Pietro IV d'Aragona. In quello stesso anno fu concesso in feudo dal sovrano a Francesco di San Clemente. Nel 1421 venne devoluto a Giordano Tola, nel 1442 fu venduto al mercante di Sassari Giacomo Manca. Dal punto di vista archeologico, in località Puisteris, ai margini del tavolato basaltico di Perdiana, è stato intercettato e scavato un insediamento prenuragico dove, negli anni '50 del secolo scorso, le ricerche archeologiche hanno permesso di riportare alla luce uno dei più importanti villaggi neolitici della Sardegna. Sono emersi i resti di ben 260 strutture di capanne di varia forma. Qui si svolgeva l'importante lavorazione dell'ossidiana. Saggi di scavo condotti recentemente hanno confermato l'importanza assunta dall'ossidiana per gli abitanti di Puisteris. Il minerale veniva trasportato dal Monte Arci dal Rio Mogoro che lo depositava dopo le piene delle stagioni piovose. L'età nuragica è documentata, inoltre, da diversi monumenti, primo tra tutti il complesso di Cuccurada, posto sullo sperone meridionale di un altopiano basaltico. Questo complesso comprende le emergenze di un nuraghe polilobato, imperniato, al centro, su un primitivo edificio a corridoio, al quale si appoggia il bastione, composto da quattro torri periferiche. Le torri sono raccordate tra loro da cortine che circondano un cortile centrale dove si aprono le porte che permettono l'accesso a quasi tutti i vani interni. Una poderosa struttura ciclopica ellitica cinge il nuraghe a sud-ovest. All'interno di questo importantissimo complesso sono stati trovati oggetti molto interessanti per lo studio della cultura nuragica, tra i quali un piccolo gruppo in bronzo che raffigura una scena di caccia, rinvenuto in una delle torri periferiche. Un'altra importantissima scoperta è stata quella di un deposito votivo di età tardo-romana, collocato nel corridoio d'ingresso al cortile. Qui sono emersi moltissimi crani e mandibole di ovini, caprini e bovini, ma anche spilloni crinali in osso, lucerne fittili integre e frammentarie, monete di bronzo, frammenti di vetro e numerosi altri reperti risalenti al IV secolo a.C.. Nel corridoio d'ingresso al cortile è, inoltre, emersa una stipe votiva del IV secolo d.C.
Io non conosco verità assolute, ma sono umile di fronte alla mia ignoranza: in ciò é il mio onore e la mia ricompensa. (Kahlil Gibran)
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