venerdì 27 maggio 2011

Isotopi e...vecchi merletti

Tra il 1520 e il 1650, l'economia spagnola subì una terribile inflazione. Molti storici hanno attribuito quest'inflazione, iniziata nel 1550, all'argento affluito in gran quantità dalle Americhe, che determinò un aumento della circolazione monetaria in Spagna.
Un rapporto stilato, però, in questi giorni da una squadra di ricercatori ha dimostrato che gli spagnoli non utilizzarono l'argento delle Americhe per coniare monete per almeno un secolo. Dunque la quantità di monete in circolazione nel paese iberico non ha avuto alcun effetto scatenante dell'inflazione.
Tra il XVI e il XVIII secolo, la Spagna estrasse più di 300 tonnellate all'anno dalle miniere in Perù ed in Messico. Se i pesanti lingotti riuscivano a sopravvivere ai pericoli del mare, sia di origine umana (i pirati) che naturale, potevano, una volta giunti a destinazione, essere "confezionati" in pezzi più piccoli o commercializzati con altri paesi in modo da far rientrare dei costi il governo spagnolo, che doveva, a quel tempo, finanziare la guerra in Olanda e nel contempo importare porcellana e seta dalla Cina.
Ma gli spagnoli utilizzarono l'argento anche per coniare monete? Per rispondere a questa domanda, l'archeologa Anne-Marie DeSaulty ed i suoi colleghi dell'Università di Lione, in Francia, hanno utilizzato uno spettrometro di massa per misurare la quantità dei diversi isotopi del metallo in 91 monete antiche: 24 provenienti dalla Grecia e da Roma, 23 monete medioevali provenienti da tutta Europa, 25 monete coniate in Spagna dal XVI al XVIII secolo sotto diversi re e 19 monete coniate con argento proveniente dall'America Latina. Queste ultime avevano, generalmente, una commistione di differenti metalli: sono stati rilevati isotopi di argento, piombo e rame in misura maggiore rispetto a quelli presenti nelle monete europee. Questo, probabilmente, è dovuto alla complessità geologica delle grotte vulcaniche in cui fu cavato l'argento del Nuovo Mondo.
Gli studiosi hanno anche scoperto che le monete coniate in Spagna prima del regno di Filippo V (1700-1746), avevano dei marcatori di isotopi simili alle monete coniate in Europa nel Medioevo. Monete coniate più tardi avevano, al contrario, dei marcatori di isotopi più simili a quelli rintracciati nell'argento delle Ande. Proprio questo ha permesso agli studiosi di stabilire che pure se l'argento del Nuovo Mondo è giunto in Spagna nel 1550, esso fu, comunque, utilizzato solo un secolo più tardi per coniare monete.
Akira Motomura, economista allo Stonehill College di Easton, Massachussetts, ha obiettato che, forse, il campione studiato da DeSaulty non è sufficientemente ampio per giungere a queste conclusioni. Tuttavia, afferma Motomura, non è soltanto l'importazione di grosse quantità d'argento dal Nuovo Mondo ad aver scatenato la devastante inflazione che colpì la Spagna.

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