Martedì prossimo, 3 maggio, inizierà, a Bologna, l'ispezione del contenuto del sarcofago di Marcus Beleius, risalente al I secolo a.C. e ritrovato nella periferia nord della città. Il sarcofago è ora conservato nel Museo Civico Archeologico.
L'ispezione microstratigrafica di quanto è ancora conservato nel sarcofago sarà eseguita dalla Società Tecne, sotto la direzione scientifica dell'archeologa Renata Curina e la supervisione della restauratrice Antonella Pomicetti della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna. Si cercherà di individuare ed, eventualmente, identificare i pollini esistenti nella terra all'interno del sarcofago, per risalire a fiori o elementi vegetali disposti nella sepoltura.
Il sarcofago proviene da uno scavo programmato effettuato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. E' realizzato in pietra d'Aurisina fiorita, una pietra calcarea che i Romani cavavano nel Carso costiero, e misura 2,50 metri di lunghezza per 1,10 di larghezza per circa 5-6 tonnellate di peso. Al momento del rinvenimento il sarcofago era in ottimo stato di conservazione, malgrado il coperchio fosse leggermente fratturato, ed era nella posizione in cui era stato originariamente collocato, comprese le grappe di piombo e di ferro che sigillavano la cassa.
Il lato lungo del coperchio conserva un'iscrizione di fattura eccellente, che fa riferimento al proprietario del manufatto, Marcus Beleius. Quando il coperchio è stato sollevato, è apparso uno strato denso di fanghiglia sul quale giacevano un'olpe da vino in ceramica e un balsamario in vetro.
Il sarcofago di Marcus Beleius appartiene ad una serie di sepolture che comprendono almeno un altro monumento funebre già demolito in età tardo antica e tre tombe in cassa laterizia e lignea. Il defunto, figlio di Caius Beleius, era di discendenza celtica, iscritto nella tribù Sabatina, come tutti i cittadini di Mantova. Il padre pare essere stato un importante militare, un proprietario terriero forse di origini aristocratiche. Tutto il sepolcreto era pertinente un complesso abitativo residenziali piuttosto ampio che, però, ancora non è stato ben individuato.
L'ispezione microstratigrafica di quanto è ancora conservato nel sarcofago sarà eseguita dalla Società Tecne, sotto la direzione scientifica dell'archeologa Renata Curina e la supervisione della restauratrice Antonella Pomicetti della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna. Si cercherà di individuare ed, eventualmente, identificare i pollini esistenti nella terra all'interno del sarcofago, per risalire a fiori o elementi vegetali disposti nella sepoltura.
Il sarcofago proviene da uno scavo programmato effettuato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. E' realizzato in pietra d'Aurisina fiorita, una pietra calcarea che i Romani cavavano nel Carso costiero, e misura 2,50 metri di lunghezza per 1,10 di larghezza per circa 5-6 tonnellate di peso. Al momento del rinvenimento il sarcofago era in ottimo stato di conservazione, malgrado il coperchio fosse leggermente fratturato, ed era nella posizione in cui era stato originariamente collocato, comprese le grappe di piombo e di ferro che sigillavano la cassa.
Il lato lungo del coperchio conserva un'iscrizione di fattura eccellente, che fa riferimento al proprietario del manufatto, Marcus Beleius. Quando il coperchio è stato sollevato, è apparso uno strato denso di fanghiglia sul quale giacevano un'olpe da vino in ceramica e un balsamario in vetro.
Il sarcofago di Marcus Beleius appartiene ad una serie di sepolture che comprendono almeno un altro monumento funebre già demolito in età tardo antica e tre tombe in cassa laterizia e lignea. Il defunto, figlio di Caius Beleius, era di discendenza celtica, iscritto nella tribù Sabatina, come tutti i cittadini di Mantova. Il padre pare essere stato un importante militare, un proprietario terriero forse di origini aristocratiche. Tutto il sepolcreto era pertinente un complesso abitativo residenziali piuttosto ampio che, però, ancora non è stato ben individuato.
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