domenica 1 maggio 2011

I segreti del lago di Bolsena



(liberamente tratto dal sito dell'Associazione Scuola Sub Lago di Bolsena, dal quale è tratta anche l'immagine) Il lago di Bolsena è il più grande lago vulcanico d'Europa nel quale sorgono le isole Martana e Bisentina, residui di antichi coni vulcanici. L'isola Martana è un piccolo scoglio che, nel medioevo, tra il IX e il XIV secolo, ospitava una numerosa comunità laica ed ecclesiastica. Prima ancora di questo periodo Teodato, nipote di Teodorico re dei Goti, fece erigere, sulla sommità dell'isola, un villa che fungeva da difesa per la popolazione e per ricovero sicuro dei tesori che aveva razziato. Vuole la leggenda che, proprio in questa villa, fosse confinata, fino alla morte, Amalasunta.
Nell'VIII secolo d.C. l'isola Martana ospitava una nutrita comunità di pescatori che dipendevano direttamente dal monastero benedettino di Santo Stefano in Insula Martana. Gli scambi commerciali che i pescatori avevano con le terre costiere portò, ben presto, alla costruzione, tra Montefiascone e Marta, di un porto chiamato Pretagna, del quale ad oggi non si conosce l'ubicazione. E' stato, invece, individuato il porto dal quale i pescatori di Martana partivano per condurre i loro commerci. Se ne sono trovati alcuni resti pertinenti al molo e alla banchina costiera proprio a pelo d'acqua.
Il porto di Pretagna doveva essere piuttosto importante se lo si ritrova in fonti scritte che parlano, anche di una torre posta a difesa edificata in epoca medioevale.
Plinio il Vecchio (I secolo d.C.) cita il lago di Bolsena nella sua Naturalis Historia, affermando che era punteggiato da due piccole isole boscose in movimento, fenomeno che venne annotato anche nei secoli successivi. Le parole di Plinio hanno trovato conferma nelle indagini subacquee: nel 1994, un ecografo ed un PC hanno permesso di rilevare dettagliatamente la barimetria dei fondali tra l'isola Martana e la terraferma. Queste indagini hanno condotto alla conclusione che, quando il lago era di 8-10 metri più basso, la riva di "Cornossa" si spostava verso nord di 1300 metri, metre la riva dell'isola si protendeva verso la terraferma per circa 300 metri. Questo faceva sì che l'isola Martana diventasse una penisola mentre l'isola Bisentina cambiava forma e da triangolare diventava rotonda.
Le immersioni subacquee, curate da archeologi esperti, hanno permesso di rilevare le tracce di un'intensa attività di pesca in epoca medioevale. Si sono rintracciati pesi da reti ricavati da coppi sagomati e forati e pali infissi nel fondale a formare dei cerchi. Gli archeologi hanno potuto, in tal modo, ricostruire l'antico sistema di pesca utilizzato, lungo le coste del lago, dall'VIII secolo d.C. fino al 1600 circa. Sistema che è molto simile a quello in uso fino ad epoca recente nei laghi Maggiore, di Como e della Brianza. In fondali di 8-10 metri venivano infissi dei pali a formare un cerchio, qualora il fondale fosse stato pietroso o ghiaioso, i pali venivano assicurati alla base al foro centrale di una piccola macina di pietra che fungeva da zavorra. In questo cerchio venivano gettate le fascine di ramaglie a cui erano state precedentemente legate delle pietre. Questa struttura veniva circonda, in seguito, di reti in cui si impigliavano e venivano catturati i pesci che vi cercavano rifugio.
Il lago di Bolsena, però, ha restituito anche reperti di altra natura, rispetto ai pacifici sistemi di pesca medioevali e rinascimentali: si tratta di una brocchetta di ceramica invetriata con becco trilobato, di due asce risalenti al VI-VII secolo a.C. e di un elmo con una celata all'italiana del XV-XVI secolo. Una delle asce ha la lama allungata verso il basso con taglio ricurvo, mentre la seconda, pur essendo simile, è più piccola. Nell'immanicatura delle due asce è conservato il legno che, alle prime analisi, si è potuto accertare fosse di acero. Queste asce da combattimento sono ricollegabili alla tradizione germanica e durante il medioevo furono utilizzate in modo diverso, a seconda delle tecniche di combattimento adottate. Grandi utilizzatori di queste armi furono i Franchi che diedero il nome di francisca alle asce in questione. In Italia furono le armi preferite di Goti e Longobardi.
L'elmo, invece, era di un tipo piuttosto comune sui campi di battaglia d'Italia. E' un elmo piuttosto semplice e durante il restauro è comparso un danneggiamento nella parte posteriore alta del coppo che attesta una violenta botta ricevuta da un oggetto tagliente. L'utilizzo di quest'elmo può essere ricondotto, cronologicamente, al periodo in cui l'Italia era funestata dalle guerre condotte da truppe mercenarie capeggiate da un condottiero non più scelto per acclamazione dai soldati, ma autonominatosi tale. E', quella dell'elmo, l'epoca di condottieri come Muzio Attendolo Sforza e Braccio da Montone, entrambi della scuola di Alberico da Barbiano ritrovatisi, nel tempo, in campi opposti.
Tra il mese di giugno e quello di settembre 1419 le acque antistanti l'isola Martana videro proprio svolgersi uno scontro tra le truppe contrapposte dei due famosi condottieri. Muzio Attendolo Sforza combatteva sotto le insegne della regina Giovanna II di Napoli e di papa Martino V, Braccio da Montone, invece, si contrapponeva ad entrambi. Muzio Attendolo Sforza cercò di non far riunire le truppe del suo vecchio amico a quelle del Tartaglia, alleato di Braccio, ma dovette ripiegare su Viterbo senza riuscire nell'impresa. Lo scontro avvenne comunque e fu violentissimo: le truppe dello Sforza furono costrette ad una rapida ritirata lasciando moltissimi prigionieri. Muzio Attendolo riuscì, comunque, a ritirarsi a Viterbo dove riorganizzò le sue forze. Braccio da Montone rinchiuse i prigionieri avversari sull'isola Martana. Un altro scontro si ebbe ad agosto e Muzio Attendolo ebbe più fortuna riuscendo a fare ben cento prigionieri avversari e a liberare i prigionieri del primo scontro, confinati sull'isola di Martana.
Forse l'elmo rinvenuto durante le esplorazioni archeologiche subacquee è appartenuto proprio ad uno dei guerrieri che combatterono, in quel lontano 1419, sulle sponde del lago di Bolsena.

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