sabato 4 giugno 2011

I primi passi dell'antica Neapolis

Percorso sotterraneo sotto
S. Lorenzo Maggiore
Il primo nucleo insediativo che darà poi origine alla città di Napoli, è quello di Partenope, sorta sul monte Echia, che attualmente è la collina di Pizzofalcone. Il nucleo si ingrandì, poi, con il tempo fino a includere l'isoletta di Megaris che, un tempo, era collegata alla terra ferma e che oggi ospita Castel dell'ovo.
Gli studiosi avanzano diverse ipotesi su chi occupò inizialmente il sito dell'antica città di Partenope. Alcuni ritengono si sia trattato di marinai Rodii (VIII secolo a.C.), che ne avrebbero fatto uno scalo commerciale, mentre altri pensano che Partenope sia stata una subcolonia della più antica colonia greca in Italia, Cuma. Gli scavi in via Nicotera hanno, invero, permesso di accertare l'esistenza di una necropoli del VII secolo a.C., collegata allo scalo commerciale oppure alla subcolonia di Cuma.
Il sito prendeva il nome di una sirena, Partenope, appunto, che, vuole la leggenda, abitava la penisola sorrentina e che alla morte venne trasportata dalle correnti marine sul luogo dove, secoli dopo, sarebbe sorta Neapolis. La sepoltura e il luogo di culto legato alla sirena erano ancora visibili all'epoca di Strabone. Del resto le sirene era di casa, nel golfo di Napoli, basti pensare agli scogli delle sirene e all'incontro tra queste ultime e Ulisse.
Per quanto riguarda la fondazione di Neapolis, Strabone afferma: "Neapolis, città dei Cumani; (più tardi ricevette anche una colonia calcidese e alcuni coloni da Pitecusa e da Atene, e per questo fu chiamata Neapolis)". Il legame tra la nuova città e Cuma è confermato dalla numismatica: il sistema ponderale utilizzato nella nuova città è lo stesso di quello cumano e sempre a Cuma rimandano le prime emissioni monetali in argento. Proprio attraverso le monete si possono datare i vasi ritrovati nella necropoli di Castel Capuano, che fissano la data della fondazione di Neapolis agli anni immediatamente successi al conflitto navale tra Etruschi e Cumani (474 a.C.). Quest'ultimo si svolge proprio nello specchio d'acqua dinnanzi a Cuma, che poteva contare sull'appoggio anche di un equipaggio siracusano. Gli Etruschi, invece, erano alleati con i Cartaginesi. La battaglia navale ebbe come vincitori i Cumani che dovettero spartirsi con Siracusa le zone d'influenza. La città siciliana si prese l'isola di Pitecusa (attuale Ischia) mentre Cuma decise di creare, accanto alla piccola Partenope, una nuova città: nasce in questo modo Neapolis.
Sull'attuale collina di S. Aniello a Caponapoli è stata localizzata l'acropoli di Neapolis, dove dovevano sorgere i templi principali e dove venivano celebrati i riti religiosi connessi alle divinità protettrici della città. Anticamente la collina era più alta di quanto lo sia attualmente ed aveva pareti che scendevano a picco sulla vallata, costituendo, in tal modo, un baluardo naturale di protezione della città. Qui sorgevano diversi templi dedicati a diverse divinità: il tempio di Demetra, il tempio di Apollo, il tempio di Diana, a forma circolare, che sorgeva dove oggi è visibile la basilica - anch'essa circolare - di S. Maria Maggiore alla Pietra Santa.
La sacralità del luogo è stata ulteriormente confermata dal ritrovamento di numerose statue votive, la cui datazione copre un arco temporale che va dal V al III secolo a.C.. Sono emerse testine, figure sedute e particolari anatomici.
A valle di quest'area vi era l'Agorà cittadina. Gli scavi hanno consentito di recuperare alla visibilità l'impianto romano, databile al I secolo d.C., che sicuramente riprendeva una planimetria più antica. Una piazza era già stata disegnata nel V secolo a.C., sfruttando il pendio della collina e distribuita su due livelli collegati da una gradinata: al livello superiore si svolgevano le attività politiche, a quello inferiore le attività commerciali. All'interno del chiostro settecentesco di S. Lorenzo Maggiore è visibile il tracciato di una strada di Neapolis, messa in luce sotto il transetto e ricoperta da un lastricato del V secolo d.C.
Resti di un theatrum e di un odeion (teatro coperto) sono visibili ai piedi dell'acropoli romana. Le strutture sono quasi completamente inglobate in edifici moderni. Le fonti antiche ci informano ampiamente sulla fortuna dei teatri partenopei, frequentati dagli imperatori che soggiornavano a volte a Neapolis. Questa fortuna, con il tempo, si perse al punto che le strutture furono abbandonate e riutilizzate per altri scopi. Il theatrum di Neapolis fu danneggiato da un terremoto nel XVII secolo: alcune sue parti crollarono e si pensò di aprire qui vico Cinquesanti, luogo dove è ancora possibile scorgere le strutture dell'edificio antico. Il theatrum di Neapolis ebbe tre fasi riconoscibili: una augustea (fondazioni e sostruzioni della cavea); una di età flavia (gran parte dell'elevato e della scena); una di fine II secolo d.C. (opere di consolidamento). Recentemente, in seguito ai lavori di ristrutturazione seguiti al sisma del 1980, è stato possibile individuare, portare alla luce e documentare le strutture dell'odeion.
Durante l'età di Tiberio (I secolo d.C.), dove ora sorge il complesso monumentale di San Paolo Maggiore, fu edificato il Tempio dei Dioscuri, del quale alcune strutture ricordano un edificio più antico. Castore e Polluce, come Apollo e Demetra, erano le divinità protettrici della città di Neapolis. Del tempio ai Dioscuri rimangono due delle otto colonne della facciata, due torsi dei gemelli divini (ora al Museo Archeologico) ed un frammento dell'iscrizione dedicatoria in greco.
Tra il 2003 e il 2004 in piazza Municipio sono stati mostrati alla stampa internazionale l'antico porto della città di Napoli ed i resti della città antica, riemersi durante gli scavi della metropolitana. Il porto ha restituito, anche, i resti di alcune imbarcazioni, gioielli, anfore ancora sigillate con tappi di sughero, ceramiche, suole di calzari.

Nessun commento:

Interessanti risultati sullo studio degli antichi Piceni

Uno studio condotto da un team internazionale, coordinato da Sapienza Università di Roma e dal Cnr , rivela le origini genetiche dei Piceni...