venerdì 13 aprile 2012

La domus riminese del chirurgo

Tenaglie a becco facenti parte del corredo del chirurgo della domus riminese
La presenza dell'uomo, nel territorio della città di Rimini, risale a milioni di anni fa, con il ritrovamento dell'Homo Erectus prima e con il fiorire, a Verrucchio, della civiltà Villanoviana. Il centro storico della città, invece, conserva l'impronta della colonia di Ariminum, prima colonia a nord degli Appennini, fondata dai Romani nel 268 a.C.
La domus del Chirurgo, recentemente scoperta e rivalutata per la visita dei turisti, ha rivelato una serie di  strumenti chirurgici illuminanti per completare gli studi su quest'antica professione medica, della quale poco o niente è giunto a noi dall'antichità. La domus è oggetto di scavo sin dal 1989 ed offre un'ampia visione di insieme anche grazie ad un sistema di passerelle trasparenti sospese attraverso diverse porzioni di scavo.
La domus del Chirurgo appare essere stata, prima ancora di essere una sorta di gabinetto-abitazione medica, una ricca residenza della prima età imperiale, con un giardino porticato. Nel II secolo d.C. quest'abitazione venne trasformata in una residenza a due piani con cortile, nella quale esercitò la sua professione il proprietario degli strumenti medici ritrovati sotto il crollo dell'edificio, dovuto - probabilmente - ad un incendio devastante, conseguenza di una scorreria germanica avvenuta ai tempi dell'imperatore Gallieno. Proprio a questo evento è ascrivibile l'edificazione della nuova cinta muraria della città, di cui è visibile proprio il breve tratto dietro la domus.
L'abitato tornò a vivere tra il V e il VI secolo con sale di rappresentanza a pianta composita, mosaici e un ninfeo nel cortile. A testimoniare un periodo particolare di crisi dovuta alle guerre greco-gotiche (535-553) vi sono alcune sepolture pertinenti un piccolo cimitero. La Rimini del VII secolo, capitale della Pentapoli marittima bizantina, offre al visitatore odierno resti di case in legno, argilla e laterizi. Dal XIII al XIV secolo, invece, la medesima area fu occupata da edifici di carattere prevalentemente religioso.
La domus del Chirurgo era accessibile attraverso un ingresso posto sul cardine minore. Da qui era possibile traversare un atrio e un disimpegno fino ad arrivare ad un triclinium e ad una taberna medica, sorta di casa di cura costituita da una stanza da letto (cubiculum) collegata a uno studio, un ambiente di soggiorno e due vani dei quali uno riscaldato. Il piano superiore, dove, con tutta probabilità, si trovava la dispensa e la cucina, è miseramente crollato.
Vaso a piede utilizzato per la cura di artrosi e traumi, ritrovato nella domus
Al centro del pavimento dello studio fu ritrovato il corredo medico che ha permesso di attribuire l'abitazione ad un chirurgo. L'ambiente era pavimentato a mosaico con una certa ricercatezza e raffinatezza. L'ambiente riscaldato era, con tutta probabilità, destinato alla cura dei calcoli alla vescica con l'immersione dell'ammalato in acqua calda. Oltre agli strumenti medici, nella domus sono state ritrovate diverse suppellettili, vasellame da cucina e da mensa nonché alcune lucerne.
La formazione del medico, proprietario dell'importante domus di Rimini, era sicuramente di natura militare. Sono stati ritrovati 150 strumenti tra i quali sono notevolmente preponderanti quelli adatti a sanare ferite e ricomporre fratture. Oltre agli strumenti sono stati ritrovati un bacile e un vaso configurato a piede, dotati entrambi di intercapedine in cui introdurre acqua calda o fredda per la cura di artrosi o traumi. Mortai, pestelli, bilance e contenitori in vetro e ceramica parlano della capacità del medico di preparare farmaci.
Il gusto artistico del proprietario della domus riminese è attestato da un quadro in vetro (pinax) con pesci sul fondo del mare, appeso ad una parete del triclinium, ma anche da una coppa in vetro intagliato con figure mitologiche, di manifattura sassanide. Un frammento di statua del filosofo Ermarco, discepolo di Epicuro, attesta la formazione greco-ellenistica del proprietario della domus. Un grafito, rinvenuto sulla parete adiacente il letto di decenza, restituisce anche il nome del medico. Di quest'ultimo, appellato come "homo bonus", rimangono solo tre lettere, YCH, che rimandano al nome greco Eutyches.
Particolare di un pavimento
della domus del Chirurgo
Tra gli strumenti chirurgici che fanno parte del corredo medico, sono stati ritrovati attrezzi di uso specialistico, che denotano l'elevato livello professionale raggiunto dal suo proprietario. Quaranta i questi strumenti - soprattutto pinze, leve e scalpelli - sono pertinenti alla chirurgia ossea e traumatologica. Vi sono anche strumenti utili per la trapanazione del cranio tra i quali sono stati identificati, per la prima volta, due particolari attrezzi: lo scalpello ricurvo e quello lenticolare, raccomandati da Galeno per questo tipo di intervento. E' stato anche riconosciuto un altrettanto inedito "cucchiaio di Diocle", adoperato per estrarre punte di freccia o di lancia. Sono, altresì, presenti pinze di una forma particolarmente allungata (staphylagra, staphylocaustes), adatte alla chirurgia delle parti molli situate in profondità e due esemplari di litotomo, pinze utili all'estrazione dei calcoli dalla vescica. Infine vi sono sette robuste pinze odontoiatriche e alcuni sottili bisturi (pterigotomi) che indicano come il medico proprietario della domus fosse anche un valente odontoiatra e oculista.

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