domenica 6 maggio 2012

Gladiatori (1)

Bassorilievo raffigurante un gladiatore
Oggi l'ipotesi che la lotta tra gladiatori abbia preso spunto da sacrifici rituali etruschi è ritenuta infondata.
Lo storico greco-siriano Nicola Damasceno narra che al funerale di Bruto Pera, nel 264 a.C., i suoi due figli, ottemperando alle volontà paterne, organizzarono tre combattimenti contemporanei nel Foro Boario, il mercato del bestiame dell'antica Roma. Nel 174 a.C. Tito Flaminio allestì un munus, un servizio funebre in onore del defunto, che impiegò ben 74 uomini che si scontrarono in una serie di combattimenti singoli che durarono tre giorni.
I munera si celebravano solitamente in dicembre, contemporaneamente alle feste dedicate a Saturno, divinità connessa ai sacrifici umani. Oltre ai giochi gladiatori, nei munera si poteva assistere anche alla caccia agli animali (venationes), che solitamente si svolgeva di mattina e comportava una mattanza di animali esotici provenienti dalle regioni più disparate dell'impero. Quando i nobili e i politici romani cominciarono a capire che i munera potevano costituire una sorta di monumento alla loro vita, iniziarono a dare disposizioni testamentarie per l'organizzazione dei giochi, che divennero sempre più spettacolari e costosi.
I munera culminavano con i combattimenti dei gladiatori che, sovente, erano allestiti in apposite arene. Le prime furono costruite negli anfiteatri di Roma, intorno al Foro Romano, erano in legno ed il loro pavimento era ricoperto di arena, sabbia, da cui derivarono il nome. Il sovraffollamento che derivava da questi spettacoli popolari sfociava, spesso, in terribili incidenti. Tacito parla di uno di questi incidenti, considerato uno tra i peggiori. Un ex schiavo, Attilio, iniziò a costruire un anfiteatro a Fidene, destinato ad ospitare gli spettacoli dei gladiatori. Non fissò, però, le fondamenta su un terreno solido e non assicurò al meglio la struttura di legno. Accorsero molti spettatori che si accalcarono nell'anfiteatro e la struttura collassò su se stessa. Tacito afferma che morirono 50.000 persone ma, forse, ha un pò esagerato.
Milano, statuetta in terracotta
di gladiatore
La costruzione dell'Anfiteatro Flavio, meglio conosciuto come Colosseo, permise a Roma di possedere il primo anfiteatro in pietra. Originariamente il pavimento era in sabbia, poi fu costruita una rete di tunnel sotterranei, l'ipogeo, che ospitava montacarichi e carrucole per i cambi di scena, nonché botole collegate alla superficie che permettevano agli animali ed ai combattenti di arrivare velocemente in superficie.
Non erano molti i cittadini romani che sceglievano di diventare gladiatori, poiché questa "professione" era considerata alla stregua di un insulto. Le scuole gladiatorie acquistavano la maggior parte degli allievi nei mercati di schiavi, ma c'era anche qualcuno che faceva il gladiatore di sua volontà. In quest'ultimo caso si trattava solitamente di una persona rimasta senza sostentamento per aver dilapidato le sue fortune, ma vi era anche chi si "arruolava" per poter sperimentare emozioni forti.
La disciplina imposta nei ludi gladiatori, le scuole dei gladiatori, era rigidissima. Il programma imposto agli allievi gladiatori comprendeva una severa successione di esercizi e allenamenti fisici. Operavano, nelle scuole gladiatorie, anche abili unctores, massaggiatori, e doctores, maestri di lotta, che avevano il compito di mantenere i gladiatori in forma e salute. Questo permetteva sia il buon rendimento dei gladiatori nell'arena sia la relativa tranquillità degli stessi gladiatori, evitando malcontenti ed agitazioni pericolose. La rivolta dei gladiatori di Spartaco, nel 73-71 a.C., aveva creato una percezione di questi combattenti delle arene come personaggi piuttosto pericolosi e violenti e le scuole gladiatorie si resero, di conseguenza, più consapevoli che un regime troppo duro poteva portare a danni solo lontanamente immaginabili.
Statuette di gladiatori, II secolo d.C.
I gladiatori erano di proprietà del lanista, una sorta di manager-allenatore. Di solito si trattava di un ex gladiatore di successo che aveva ottenuto la libertà e che sapeva riconoscere le qualità di un buon lottatore. Il lanista era, però, malvisto dalla società dell'epoca, poiché lucrava sulla morte degli altri con il minimo rischio per se stesso.
I gladiatori di successo non mietevano vittime solo nell'arena: essi erano apprezzati tanto dalle fanciulle che dagli uomini di tutte le classi sociali. Si mormorava che persino la moglie di Marco Aurelio, Faustina, non disprezzasse i servigi dei gladiatori, anche se potrebbe trattarsi di una malignità nata per giustificare l'amore di suo figlio Commodo per l'arena e per gli spettacoli gladiatori.
Il prezzo dei gladiatori, in età imperiale, cominciò ad essere rigidamente controllato. Un'iscrizione scoperta a Siviglia riporta tutti i prezzi massimi che si potevano pagare per le diverse categorie di gladiatori in tutto l'impero.

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