mercoledì 27 giugno 2012

Gli italiani e il Buddha di Jahanbad

L'archeologo Luca Olivieri
Quando i talebani hanno fatto saltare, in Pakistan, il volto di un imponente scultura di pietra raffigurante il Buddha, antica di 1500 anni, in soccorso dei tesori minacciati dalla stupidità umana è arrivato un archeologo italiano, Luca Olivieri. Grazie agli sforzi suoi e dei suoi collaboratori, un'immagine del Buddha di sei metri di altezza, vicino la città di Jahanabad, sta per essere restaurata e molti tesori contenuti nella splendida valle di Swat sono in corso di scavo e di conservazione.
Il Buddah di Jahanabad è stato inciso su un'alta parete di roccia nel VI-VII secolo d.C. ed è una delle più grandi sculture che si trovano nell'Asia meridionale. Nell'autunno del 2007 è stato gravemente danneggiato quando i talebani del Pakistan si riversarono nella pittoresca valle di Swat. Il Dottor Olivieri dovette, in quei frangenti, lasciare, dopo due decenni, incustodite ricchezze che risalgono ad Alessandro Magno oltre ai capolavori dell'arte buddista, indù e musulmana. Tornò in Pakistan solo nel 2010.
La squadra capeggiata da Olivieri ha iniziato proprio a giugno di quest'anno a lavorare sulla statua del Buddah di Jahanabad, cercando di "suturare" le fessure e ricostruire fedelmente quel che resta del viso. Una ricostruzione completa è impossibile, perché non esiste una documentazione dettagliata in grado di guidare gli archeologi nel loro paziente lavoro di ricostruzione.
La missione archeologica del Dottor Luca Olivieri è finanziata dal governo italiano che lavora in accordo con le locali autorità pakistane. Gli archeologi italiani hanno scoperto oltre 120 siti buddisti tra le colline di Swat. 

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