domenica 27 gennaio 2013

Un monumento alla vittoria, Nikopolis

Nikòpolis
La notte che precedette la battaglia di Azio, Ottaviano si aggirava nell'accampamento romano. Scorse un uomo che saliva il sentiero verso di lui, spingendo davanti a sé un asino. Ottaviano lo fermò e gli chiese chi fosse. L'uomo rispose "Eutychos", cioè Fortunato. Ottaviano lo considerò un presagio e chiese come si chiamasse l'asino che accompagnava l'uomo e questi rispose che l'asino si chiamava Nikon, cioè Vincitore.
Il 2 settembre del 31 a.C., dopo una burrasca, il mar Ionio apparve tranquillo e le navi di Ottaviano e quelle di Marco Antonio cominciarono a disporsi per la battaglia. Oggi un tunnel sotterraneo unisce le due sponde dello stretto. Sul promontorio di Azio oggi sorge la città greca di Prèveza.
La battaglia di Azio pose fine alle guerre civili che avevano insanguinato Roma per un secolo e consacrò Ottaviano padrone assoluto dell'Urbe. La sconfitta delle forze unite di Marco Antonio e di Cleopatra consegnò a Roma l'Egitto dei Tolomei.
Nikòpolis, ninfeo
Per celebrare questa importantissima vittoria, tra il 29 e il 27 a.C., Ottaviano volle costruire un complesso monumentale sul promontorio di Azio, sacro ad Apollo. Durante gli scavi che hanno riportato alla luce l'intero santuario, scavi condotti dall'archeologo Konstantinos Zàchos, sono stati scoperti anche due basamenti in pietra quadrangolare che erano, forse, i piedistalli di due statue in bronzo. Le fonti antiche tramandano che si trattava delle statue dell'umile Eutychos e del suo asino Nikon.
L'attrattiva maggiore, però, erano i trofei delle navi nemiche, qui collocati da Ottaviano. Il colle venne consacrato alle tre divinità che avevano favorito la vittoria del futuro primo imperatore dell'Urbe, Marte, Nettuno ed Apollo. I trofei delle navi erano costituiti da ben trentasei speroni in bronzo, a tre punte, inseriti nel podio del monumento voluto da Ottaviano. Di questi rostri bronzei, purtroppo, oggi rimane davvero ben poco.
Nikòpolis, fortificazioni cittadine
Il santuario della vittoria di Azio era una stoà a forma di pi greco, con cornici in terracotta che riproducevano delfini, lupe capitoline e gemelli romulei. Sono stati ritrovati frammenti di rilievi con processioni simili a quella della gens Iulia, con quadrighe trionfali, elementi vegetali e sacrifici di animali. Sul capo di Azio sorgeva, poi, un tempio più antico di quello voluto da Ottaviano. Si trattava del tempio dedicato ad Apollo che, secondo Virgilio, aveva aiutato Ottaviano facendo saettare le frecce dal suo arco durante la battaglia di Azio.
Ma non è tutto: il nuovo padrone di Roma fece svuotare intere città dell'Epiro e dell'Arcadia, smantellare gli edifici pubblici che contenevano e reimpiegare il materiale per edificare una nuova città che doveva ricordare per sempre la fortunata battaglia, i presagi e gli attori di questa storia. Si trattava della città di Nikòpolis, la Città della Vittoria. La città era impiantata attorno ad un cardo e a un decumano ed era circondata da ben 5 chilometri di mura. Al termine delle due strade ortogonali si aprivano porte protette da torri che davano origine a strade che collegavano Nikòpolis al resto della Grecia.
Nikòpolis, teatro
Lungo il cardo e il decumano di Nikòpolis, gli archeologi hanno individuato ricche costruzioni funerarie, simbolo dell'opulenza raggiunta dalla nuova cittadina. Ottaviano istituì, inoltre, le festività degli Aktia, a cadenza quadriennale, in onore di Apollo. Durante queste festività si svolgevano gare atletiche e ginniche, competizioni musicali e artistiche.
Nikòpolis crebbe in ricchezza per tre secoli, arrivando ad ospitare ben 300.000 persone. Fu capoluogo dell'Epiro e dell'Arcadia e fu visitata da Nerone ed Adriano, ma anche da filosofi come Epitteto. Il primo grave colpo Nikòpolis lo ebbe dall'invasione degli Eruli, anche se Diocleziano continuò a mantenerla come capitale della provincia dell'Epirus Vetus.
Nikòpolis, mura cittadine
Il monumento più grande e impressionante, però, fu opera di Giustiniano: si tratta delle fortificazioni cittadine. Le mura si erano rese necessarie a causa delle devastanti scorrerie dei Vandali, nel 474 d.C.. Le mura, per tecnica costruttiva, sono state paragonate a quelle di Costantinopoli e di Tessalonica. Erano in opus incertum mixtum. Comunque, benché grandiose, le mura occupavano solo un sesto della Nikòpolis augustea.
L'età più difficile per la città arrivò tra il IX e l'XI secolo e segnò il definitivo spopolamento di Nikòpolis. Gli scavi di Kostantinos Zàchos hanno provato che la distruzione e lo spoliazione dei monumenti furono sistematici. Nikòpolis tornò a far sentire il suo nome solamente nel 1913, quando l'Epiro fu restituito alla Grecia e gli uomini cominciarono ad interessarsi del grande passato della loro terra.

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