martedì 26 febbraio 2013

Frammenti del passato dell'antica Sicyon

Il teatro di Sicyon visto dall'alto
Era uno dei teatri più grandi dell'antichità ed aveva una capacità di circa 10.000 spettatori. Si tratta del teatro di Sicyon, costruito tra la fine del IV e l'inizio del III secolo a.C. e ricostruito dai Romani nel 146 a.C.
Il teatro è stato rivelato al mondo dalla Scuola Americana di Studi Classici nel 1886-1898. Altri scavi sono stati effettuati dalla Società Archeologica di Atene agli inizi degli anni '50. Ulteriori restauri si sono avuti nel 1984, nel 2006 e nel 2007.
Ora sono in corso altri scavi e lavori di restauro, nel quadro di un progetto volto alla tutela ed alla valorizzazione della sua identità originaria. Al fine di risolvere i problemi strutturali e morfologici del teatro che, nel tempo, hanno causato diversi danni alla struttura ed alla sua geometria originale, sono intervenuti diversi studiosi, guidati da Konsantinos Kissas.
Particolare del Ginnasio
Il teatro dell'antica Sicyon è stato costruito ad ovest dell'agorà, ai piedi dell'acropoli ellenistica, in una cavità naturale della collina. Nell'edificarlo sono state messe in pratica due tecniche: costruzione per mezzo del tufo ed intagli di alcune parti del teatro nella stessa roccia alla quale è addossato.
Nel IV secolo a.C. il teatro ospitava una scuola policletea, dove si andò formando lo scultore Lisippo. Questi operò a Sicyon forgiando un Ercole che ci è giunto attraverso copie in marmo e che, con tutta probabilità, era stato collocato nell'agorà della città.
Sicyon fece parte della lega peloponnesiaca e venne distrutta da Demetrio Poliocerte nel 303 a.C.. Fino ad allora Sicyon sorgeva sul mare, in posizione pianeggiante. Dopo la distruzione, il porto si insabbiò e gli abitanti ricostruirono le loro dimore su un altopiano dominato da un'acropoli nei pressi dell'odierna Vasiliko, che venne fortificata. La Sicyon preellenistica si trovava nella piana sottostante. Della città, oltre al teatro, sono stati riportati alla luce l'agorà ellenistica, circondata da portici, un tempio, un'ampia sala con colonne che, probabilmente, serviva da sala di riunione della lega achea e un grande ginnasio a terrazze dove era stata collocata la statua di Ercole opera di Lisippo.
Resti del tempio dorico di Sicyon
Il ginnasio è, dopo il teatro, il monumento più importante e significativo di Sicyon. Fu costruito all'inizio del III secolo a.C. ed ornato di fontane. Alla città sono legati diversi personaggi ricordati nella storia ed alla cultura. Oltre a Lisippo vi nacquero Dedalo, scultore bronzista della fine del V-prima metà del IV secolo a.C.; lo scultore Lisistrato (IV secolo a.C.), fratello di Lisippo che, secondo Plinio, introdusse l'uso della maschera per rilevare le fattezze dei personaggi; Prassilla, poetessa del V secolo a.C., autrice di inni e ditirambi.
Sul luogo dove, forse, sorgeva la città arcaica e classica, è emersa una basilica di VI secolo d.C., sovrastante un più antico edificio dorico (IV secolo a.C.), forse da identificarsi con il tempio di Athena che vide Pausania. Quest'ultimo ha lasciato una descrizione della città piuttosto fedele ed accurata, che ha permesso agli archeologi di riconoscere i monumenti che venivano, via via, alla luce.
Planimetria del teatro di Sicyon
La città era circondata da mura delle quali si conserva un ampio tratto. Dei templi presenti, Pausania ne cita uno dedicato a Tyche Akràia, i cui resti non sono oggi visibili. Le terme romane sono state, ora, trasformate in un edificio in cui raccogliere le sculture ed altri resti emersi dagli scavi. Accanto alle terme si trova un edificio rettangolare, le cui origini sono arcaiche ma che fu ricostruito in epoca ellenistica. E' stato identificato come il tempio di Apollo, che Pausania afferma essere antichissimo e dedicato da un certo Proitos.
Gli archeologi hanno riportato alla luce anche una sala ipostila di superficie quadrata, si tratta del bouleutèrion, fornito di quattro file di quattro colonne, che reggevano il tetto. Rimangono tuttora sconosciuti i due santuari che Pausania attribuisce ad Ercole e ad Asklepios, il cui culto è attestato da un solo rilievo votivo rinvenuto, casualmente, nel 1952.

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