martedì 5 febbraio 2013

Piccola, antica Skylletion/Scolacium

Scavi archeologici di Skylletion
Si sa poco dei primi coloni greci che diedero vita alla città di Skylletion. Le fonti antiche hanno sempre riportato l'esistenza di un insediamento greco nell'area, assegnando la fondazione della città all'VIII secolo a.C.. I riscontri archeologici, però, non vanno oltre il VI secolo a.C. (pochi frammenti di vasi a figure nere ed orli di coppe cosiddette ioniche).
Strabone (I secolo a.C. - I secolo d.C.) afferma che la piccola cittadina fu fondata dagli Ateniesi al seguito di Menesteo, quando, finita la guerra di Troia, gli eroi greci avevano intrapreso il viaggio di ritorno alle loro terre. Altre fonti voglio che a fondare la cittadina sia stato Ulisse in persona. Ma l'origine ateniese dell'antica Skylletion è tuttora in discussione. E' più probabile che la città abbia avuto origine dalla vicina Crotone, interessata ad avere una base per controllare l'istmo di Catanzaro e per avanzare verso Caulonia, ultimo avamposto prima del territorio locrese.
Il foro dell'antica Scolacium
Nel III secolo a.C. Annibale e la defezione dei Brettii, probabili padroni dell'istmo, segnarono il lento declino dell'antica Skylletion, che andò rapidamente spopolandosi al termine della seconda guerra punica. Tra il 123 e il 122 a.C., però, la città ebbe una rinascita. Sul luogo dell'antica Skylletion i Romani, spinti dalla necessità di riorganizzare un territorio devastato dalle guerre contro Cartagine, fondarono Colonia Minervia Scolacium.
Promotore di questa "rinascita" fu il tribuno Caio Gracco, che inserì la rifondazione della città insieme a quelle di altri grandi centri come Cartagine, Capua e Taranto. Inoltre la posizione dell'antica Skyllation, ora Scolacium, era strategica per i commerci e per l'agricoltura. La colonia fu dedicata a Minerva non si sa se in omaggio ad antichi culti locali o per altre motivazioni di carattere religioso e politico.
Scolacium, resti del teatro romano
Nel I secolo a.C. la cittadina di Minervia Scolacium era in piena crescita edilizia e meta privilegiata della classe mercantile che sperava in ottimi guadagni dal commercio da e per la Grecia o l'Africa. L'analisi di alcune epigrafi dell'epoca rivela che tra le classi sociali emergenti all'epoca, un ruolo di primo piano ebbero i negotiatores, che traevano enormi vantaggi dai traffici commerciali.
Anche l'area attorno alla città fu riorganizzata attraverso cardines e decumani che tracciarono appezzamenti quadrati o rettangolari, le centuriae. Nei secoli successivi la città continuò a crescere. In età Giulio-Claudia, poi, Scolacium attraversò un periodo particolarmente fecondo. In un'epigrafe Antonino Pio è ricordato come costruttore di un acquedotto e sotto l'imperatore Nerva (96-98 d.C.) Scolacium venne ricolonizzata e il suo nome venne mutato in Minervia Nervia Augusta Scolacium.
Scolacium, resti della basilica bizantina
Gli scavi archeologici sono stati iniziati nel 1982 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria. Subito è stata individuata e scavata l'area del foro, che ha mostrato un'insolita ed ammirevole grandezza. Il foro venne realizzato al centro della città, nel momento compreso tra la nascita della colonia e il I secolo a.C. ed ha una dimensione di 38 x 84 metri. I coloni si servirono di mattoni sesquipedali per pavimentare la piazza, poiché mancava pietra da taglio locale. Si tratta di un esempio unico in Italia e giustificato dalla abbondante presenza di argilla e sabbia.
Il foro era circondato da diversi edifici pubblici e da un edificio deputato al culto. Non sono state trovate finora tracce di edifici commerciali. Tra gli edifici pubblici sono stati riconosciuti la Curia, sede del Senato locale; il Capitolium, massimo monumento religioso della colonia; la Basilica, che concentrava funzioni amministrative e giuridiche, oltre al Caesareum, un edificio in cui si svolgevano i culti destinati all'imperatore.
Antiquarium di Scolacium, statue provenienti dal foro
Chiudeva il foro una strada di 5,50 metri di larghezza, pavimentata con basoli di granito e identificata come Decumanus maximus, vale a dire l'asse viario principale della città. Qui è stata ritrovata un'epigrafe in lettere di bronzo tra le meglio conservate ritrovate in Italia. L'iscrizione è stata datata al I secolo d.C. e reca inciso il nome di L. Decimius Secundio, forse un magistrato locale.
Il teatro appartiene alla Scolacium romana e fu edificato in due fasi: la prima in età Giulio-Claudia (ne rimangono la cavea, un vano posto sulla sommità di quest'ultima e il muro del pulpitum); la seconda fase risale al II secolo d.C. e ad essa appartengono la scena, i parasceni e, forse, l'orchestra. Parte della cavea poggia sul pendio naturale di un colle ed era divisa in tre settori per un totale di 3500 spettatori. Il pulpitum era il luogo dove recitavano gli attori ed era accessibile dai lati. L'edificio subì una fine violenta e precoce a causa di un terremoto seguito da un incendio, verso la fine del IV secolo d.C.
Nell'antica Scolacium sono stati identificati anche due edifici termali, un anfiteatro (interrato) e le necropoli che sorgevano fuori città, tutti in attesa di essere studiati con maggiore attenzione.
Si riprese a parlare di Scolacium nel VI secolo d.C., in una lettera in cui Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, ministro del re d'Italia Teodorico (553-557 d.C.), nomina la sua Scylaceum "prima tra le città dei Bruzi" ancora attiva e popolosa.

1 commento:

Lapenna Daniele ha detto...

I romani hanno raggiunto ogni zona,
probabile che lì ci sia il loro zampino.
Visto che con le datazioni gli archeologi
non ci azzeccano quasi mai.
Ave Cesare!

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