mercoledì 3 settembre 2014

Antiche tavolette di cera e d'avorio da Durazzo

Le tavolette di cera con base d'avorio ritrovate a Durazzo
(Foto: Eduard Shehi)
Nel 1979 l'archeologo albanese Fatos Tartari fece una sconcertante scoperta durante lo scavo di una necropoli a Durazzo. Nel ripostiglio interrato di una tomba romana era stata seppellita un'urna in vetro piena di un liquido scuro simile a vino, contenente al suo interno due stili, un pettine di ebano e cinque tavolette di cera utilizzate per la scrittura, tutte in ottime condizioni di conservazione.
E' assai raro ritrovare resti di vino non evaporato in una sepoltura ed ancora più raro se non eccezionale è l'ottimo stato di conservazione delle tavolette immerse nel liquido, liquido che sarà presto analizzato per comprendere meglio di cosa si tratti. I reperti sono conservati nel Museo di Durazzo da più di 40 anni, ma l'anno scorso sono stati rimossi perché necessitavano di un restauro che è stato eseguito nella città tedesca di Magonza.
In Germania i restauratori sono rimasti estremamente sorpresi dallo scoprire che le tavolette rivestite di cera non avevano una "base" di legno, come si pensava, ma di avorio. Ora gli archeologi albanesi e quelli tedeschi stanno tentando faticosamente di decifrare quanto è stato scritto su queste tavolette, che potrebbe essere fondamentale per la comprensione della vita che si svolgeva nella ex colonia romana di Durazzo nel II secolo d.C.
Durazzo, conosciuta anche come Epidamnos, venne abitata ininterrottamente fin dal VII secolo a.C.. Dopo le guerre illiriche del 169 a.C., che si conclusero con la definitiva sconfitta degli Illiri, la città passò sotto il dominio romano. I Romani ne svilupparono le potenzialità di base navale e militare.
Il ritrovamento di tavolette di cera su base d'avorio è un unicum nell'archeologia albanese. Pochissime ne sono state ritrovate in Egitto, ma nessuna tavoletta del genere è mai stata ritrovata, finora, nell'Europa continentale.
La presenza del pettine e di altri manufatti nella sepoltura in cui giacevano le tavolette, fa pensare che gli oggetti appartenessero ad una donna ricca, forse un'aristocratica locale. Ad un primo esame si pensava che le tavolette potessero essere un contratto di matrimonio o una sorta di atto testamentario. Le prime notizie sull'ultimo esame a cui sono state sottoposte, però, parlano di una sorta di libri di debito, con le date esatte in cui il denaro era stato prestato, la quantità e persino gli interessi. Sicuramente questa sorta di registri d'avorio appartenevano alla donna seppellita nel tumulo scavato, il che sottolinea la considerazione di cui godevano le donne in Illiria nel II secolo d.C.. Non è ancora chiaro il motivo per cui la donna sia stata sepolta con i suoi libri contabili, forse perché si pensava che potesse continuare a svolgere la sua funzione di "usuraia" anche nell'oltretomba.

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