venerdì 9 gennaio 2015

Chi ha avvelenato Cangrande della Scala?

La mummia di Cangrande della Scala (Foto: Gino Fornaciari)
Quella che si pensava essere una morte dovuta a malattia, ad un'analisi e ad un'autopsia si è rivelata essere la conseguenza di un avvelenamento. La vittima, morta nel 1329, è Cangrande della Scala, signore di Verona.
Gli scienziati hanno trovato tracce di digitale nel tratto digestivo di Cangrande. Questi aveva da tempo esteso il suo dominio su gran parte dell'Italia del nord. Governò Verona e conquistò le città di Vicenza, Padova e Treviso ma fu anche un uomo amante della cultura, fu il principale patrono di Dante Alighieri.
Il 18 luglio 1329 Cangrande fece il suo ingresso trionfale in Treviso, diversi mesi dopo essersi impadronito della città. Qualche giorno dopo, però, si ammalò di una malattia che gli provocò vomito, febbre e diarrea. Morì di lì a poco all'età di appena 38 anni. Le fonti dell'epoca affermano che Cangrande morì per aver bevuto ad una sorgente inquinata, ma ci sono anche voci diverse che vogliono che, invece, sia stato avvelenato.
Gli scienziati hanno riesumato, pertanto, la salma di Cangrande, sepolta in una tomba riccamente decorata nella chiesa di Santa Maria Antiqua a Verona. La mummia dell'uomo d'arme è stata, quindi, sottoposta a diverse indagini mediche che hanno permesso di accertare che Cangrande soffriva di una lieve forma di enfisema e del cosiddetto "polmone nero", dovuto al fatto che aveva vissuto spesso in ambienti saturi del fumo dei camini. Le ossa di Cangrande mostravano anche segni di artrite.
E' stato poi esaminato il sistema digestivo di Cangrande ed è stato scoperto che questi aveva consumato camomilla e gelso nero prima della sua morte. Non solo: gli scienziati hanno individuato concentrazioni tossiche di digossina e digitossina, due molecole che caratterizzano la digitale, nel fegato.
Dosi precise di digitale sono state utilizzate, nel corso della storia, per scopi medicinali ed ancor oggi la pianta è utilizzata per l'insufficienza cardiaca congestizia. La pianta, però, è estremamente potente, mangiarne inavvertitamente alcune parti può indurre nausea, vomito, diarrea, allucinazioni ed un'alterazione potenzialmente fatale del ritmo cardiaco. I sintomi che, storicamente, vengono attribuiti a Cangrande sono coerenti con un'overdose di digitale.
Gli studiosi non escludono che l'avvelenamento non sia stato intenzionale ma un terribile errore, ma se il nobile, al contrario, è stato deliberatamente avvelenato da digitale (forse mascherata con un misto di camomilla e gelso nero), ci sono anche i possibili sospetti: la Repubblica di Venezia, il Ducato di Milano o forse qualcuno ancora più vicino a Cangrande, l'ambizioso nipote Mastino II della Scala.

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