giovedì 26 maggio 2016

Bologna, trovato un crocefisso medioevale

Il crocefisso trovato a Santa Maria Maggiore, Bologna
(Foto: ilrestodelcarlino.it)
(Fonte: Il Resto del Carlino) - La croce lapidea monumentale rinvenuta a Santa Maria Maggiore a Bologna è sicuramente la più antica tra tutte quelle datate di età medievale mai recuperate in città. “È un ritrovamento di notevolissimo valore”, ammette Roberta Budriesi, già ordinario a Bologna di Archeologia cristiana e medievale, e socio corrispondente della Pontificia accademia romana di archeologia che da tempo studia la storia della più antica chiesa mariana di Bologna.
Nel 2013 la chiesa era chiusa per i lavori di restauro del portico a causa dei danni causati dal sisma dell’anno prima. “Durante quei primi lavori – racconta Budriesi – all’altezza del secondo pilastro del porticato, subito sotto il pavimento, è stata trovata questa grande croce latina”. Lunga 95 centimetri e larga 77, con uno spessore di 15 centimetri, raffigura sul davanti il Cristo in croce con gli occhi profilati e sovrastato da un grande rosone, mentre sul retro ha un motivo fitomorfo. Ma soprattutto, sullo spessore di un lato, è inciso l’anno di realizzazione che rende la sua datazione certa: 1143.
"Il parroco don Rino Magnani me l’ha mostrata – continua la professoressa – È stata trovata così com’è, sdraiata con il Redentore rivolto verso l’alto appena sotto il pavimento. La croce è spezzata in più parti, certe rotture sono più datate di altre e purtroppo manca buona parte del viso e dei piedi. Ma rappresenta un importante simbolo di Bologna che nel Medioevo era contraddistinta da torri, ma anche da croci”. Le croci monumentali, sorrette da alte colonne, venivano posizionate come punti di adorazione nei pressi di trivi, quadrivi o basiliche e spesso erano inserite in edicole, “com’erano quelle oggi conservate in San Petronio – continua Budriesi – Quelle con la data impressa sono pochissime e tra tutte quelle medievali datate rinvenute in città questa è la più antica, oltre a essere di ottima fattura”. Di particolare pregio, infatti, la raffigurazione del Cristo, “non sempre prevista nelle croci monumentali dove, a volte, si trovano incisi solo motivi fitomorfi – continua – Ma soprattutto siamo certi che questa croce fosse installata qui, in via Galliera (era il cardo maior della pianta romana di Bologna, mentre il decumano massimo via Rizzoli-Bassi, ndr), perché Pietro da Villola ne dà conto nella sua cronaca trecentesche, là dove correva il torrente Aposa”.
All’epoca Santa Maria Maggiore era un monastero benedettino femminile e al momento non è chiaro chi abbia commissionato quella croce, chi l’abbia realizzata, quanto sia rimasta esposta nella sua collocazione d’origine e perché alla fine venne seppellita anziché distrutta. “C’è ancora molto da indagare e il restauro del manufatto è tutto da fare – spiega – Sarà importante capire, ad esempio, da dove viene il materiale usato che appare calcareo. Le croci monumentali vennero distrutte nel periodo napoleonico. Questa fu realizzata appena due anni dopo il ritrovamento del corpo di Petronio, in un momento storico di particolare sintonia tra Chiesa e Comune”. Tanti ancora i punti da chiarire, quindi, in questa vicenda che ora necessita di un intervento di restauro. “Speriamo di trovare quelche sponsor – auspica don Rino – il sogno sarebbe poterla esporre qui dove è sempre stata”.

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