domenica 22 gennaio 2017

Paestum, il ritorno del guerriero

Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha recuperato cinque pregevoli dipinti sottratti al territorio di Paestum.
La storia di questi dipinti risale al 1995, quando un'importante indagine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere per contrastare la piaga degli scavi clandestini e della ricettazione, mette al centro dei riflettori un noto trafficante internazionale. Grazie alle intercettazioni telefoniche si è scoperto che l'uomo aveva centinaia di reperti già piazzati sul mercato illecito in fase di trattativa con i tombaroli.
Ulteriori indagini hanno portato al sequestro di numerosi reperti, alcuni dei quali recavano ancora tracce di terra, custoditi in un deposito a Campione d'Italia (Co). Si tratta di porzioni di una tomba a cassa litica, con scene dipinte che permettono di ascriverle al repertorio delle tombe affrescate sannitico-campane di IV-III secolo a.C. nelle aree archeologiche di Paestum.
Tre lastre tombali recano le immagini di altrettante figure femminili che offrono bevande e frutta alla divinità. Le donne indossano vesti chiare bordate, al centro, di rosso; sono a braccia nude tranne una, che appare velata come ad indicare una donna di età e status superiore, la domina delle sue ancelle. Nella lastra più grande un giovane eroe a piedi, capelli neri e un filo di barba, recante uno scudo conico, un cinturone di bronzo e due corti giavellotti in ferro, conduce un mulo che trasporta un carico con un cagnolino. Questa lastra ha un diretto riscontro con un affresco rinvenuto nel 1969 negli scavi in località Andriuolo-Laghetto (Paestum). L'iconografia del ritorno del guerriero, inoltre, è un tema molto diffuso nel IV secolo a.C.
Il cavaliere è accompagnato da due guerrieri a piedi vestiti con stivali, tunica, cinturoni, scudi ed elmi. Il guerriero a destro, barba fluente e lunghi capelli neri, impugna due corte lance in ferro. Anche l'elmo è in ferro. L'uomo ha un'aria piuttosto esotica, tipica di un mercenario straniero, forse etrusco. Tutte le lastre risultano tagliate e poi ricomposte circa a metà dell'altezza, probabilmente per trafugarle e trasportarle meglio. Erano pertinenti, molto probabilmente, alla sepoltura di un membro dell'aristocrazia lucana del IV secolo a.C.

Fonte:
Liberamente tratto da Archeologia Viva marzo/aprile 2016

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