domenica 8 luglio 2018

Memorie di Vindolanda, trovata una mano in bronzo di Giove Dolicheno

Scozia, la mano in bronzo di Giove Dolicheno
trovata a Vindolanda
(Foto: Vindolanda Trust)
Gli archeologi hanno scoperto un'antico reperto romano, chiamato "mano di Dio", ma la storia che questo particolare reperto racconta è tutt'altro che celeste. La mano è stata rinvenuta nei pressi del Vallo di Adriano ed è di 2,3 chili di peso. Il materiale in cui è forgiata è il bronzo massiccio. Fu quasi certamente il dono ad una divinità militare che doveva dare ai Romani una grande vittoria prima di un'operazione militare.
Per quanto riguarda quest'ultima, si pensa sia l'invasione romana della Scozia, condotta tra il 209 e il 210 d.C., uno degli eventi più sanguinosi della storia britannica che portò all'uccisione di migliaia di persone appartenenti alle tribù dell'attuale Scozia. I Romani sostenevano che i capi nativi avevano infranto un accordo di pace e li consideravano, pertanto, dei ribelli. E' probabile che la mano di bronzo, un oggetto sacro, sia stata sepolta da un comandante romano che aveva preso parte al conflitto.
Per descrivere la rabbia che i Romani provavano, Cassio Dione pone in bocca all'imperatore romano dell'epoca, Settimio Severo, un discorso particolarmente raccapricciante preso in prestito dall'Iliade: "Non ci accingiamo a lasciar vivo nemmeno un bambino nel grembo della madre, nessuno di loro deve sopravvivere. Tutto il popolo deve essere sterminato, nessuno deve rimanere a versare una lacrima per loro, non devono lasciare traccia". Anche se quasi certamente l'imperatore non pronunciò mai queste parole, esse restituiscono la dimensione violenta e vendicativa con cui agirono le truppe romane.
Moneta romana con ritratto di Settimio Severo trovata a Vindolanda
(Foto: Vindolanda Trust)
La mano in bronzo era stata depositata in una zona paludosa, ritualmente significativa, adiacente ad uno dei forti romani di Vindolanda. E' stata associata ad una divinità di origine mediorientale, Giove Dolicheno, originariamente una versione locale siriana di Giove, signore degli dèi. Giove Dolicheno era particolarmente venerato dai militari romani. La mano in bronzo veniva spesso posta sulla cima di un palo ed utilizzata per benedire o santificare i seguaci del durante i rituali religiosi all'interno dei templi a lui dedicati. I militari che occupavano i forti di Vindolanda erano di origine gallica ed erano prevalentemente militari di fanteria ausiliaria e cavalleria. Erano comandati da un ufficiale benestante di origine borghese, Sulpicius Pudens, che da quanto si conosce era particolarmente devoto a Giove Dolicheno, al quale dedicò due altari all'interno del tempio del forte di Vindolanda, nei pressi di una sorgente di zolfo.
Settimio Severo morì prima che il conflitto fosse completamente risolto ed i suoi successori mostrarono poco interesse per la Gran Bretagna. La mano di bronzo sarà in mostra permanente nel Museo di Vindolanda.

Fonte:
independent.co.uk

Nessun commento:

Interessanti risultati sullo studio degli antichi Piceni

Uno studio condotto da un team internazionale, coordinato da Sapienza Università di Roma e dal Cnr , rivela le origini genetiche dei Piceni...